Alla stazione di Bex, il trenino che conduce a Villars sur Ollon sembra un giocattolo; diversa è la prospettiva quando i vagoni si inerpicano - quasi in verticale - nel fitto della boscaglia e sull’orlo del precipizio e allora speri davvero di non essere su un trenino-giocattolo. Canton de Vaud: un fazzoletto di Svizzera francese che profuma di autunno e di silenzio; per quanto anche in treno i collegamenti siano ottimi (Milano è raggiungibile in quattro ore e Losanna in meno di un’ora) la sensazione, palpabile, è di totale lontananza dalle forme più invasive di civiltà. Non stupisce che cent’anni fa, viaggiatori francesi e inglesi abbiano scoperto il fascino discreto delle Alpi svizzere, adottando la zona come rifugio e antidoto contro i miasmi della Seconda Rivoluzione Industriale; a sua volta, non stupisce come Villars (centro vip del luogo) si sia affermata in contrapposizione alla sfavillante vetrina di Saint Moritz come 'nascondiglio' privilegiato delle celebrità che hanno deciso di sfuggire ai riflettori e darsi alla macchia.
Turistica (ma senza eccessi), esclusiva ma senza snobismi: a Villars la parola d’ordine è 'plaisir de vivre'; lo si coglie in ogni angolo, in primis fra i molti abitanti che hanno scelto di trasferirsi qui lasciando grandi centri come Losanna e Ginevra. In realtà c’è anche chi viene da più lontano, come Joël Quintin: chef estroso - normanno di nascita, svizzero d’elezione - che ha trasformato il ristorante 'Peppino' in uno vero e proprio laboratorio di sapori. Già, perché Joël cucina con i fiori e da 'Peppino', i fiori li troverete dappertutto, sulla tavola, nel piatto, persino nelle celle frigorifere, dove mazzi coloratissimi di melolito e pimpinella convivono allegramente con caprioli e quarti di bue appesi in bell’ordine: in Italia, il ristorante sarebbe un patinato tempio della haute cuisine, ma qui la prospettiva è diversa, piacevolmente lontana da etichette e snobismi e l’atmosfera - calda e accogliente - gravita a metà fra la convivialità di una pizzeria comune e silvestre e l’estro creativo di una fucina di sperimentazione artistica. D’altra parte, la cucina del Canton de Vaud è così: felicemente in bilico tra eleganti rivisitazioni e i corposi piatti della tradizione montana, come raclette, fondue, i rösti e la croûte de fromage. In questo senso, per chi voglia sperimentare i piaceri della cucina autoctona, è d’obbligo un salto all’'Hotel de la Poste' di Les Diablerets che spicca per la sua favolosa fondue a base di gruyère, fromage vacherin e kirsch. Non è però solo per i piaceri del palato che consigliamo di visitare Les Diablerets, passaggio obbligato per chi voglia raggiungere l’imponente (e irrinunciabile) Grand Glacier Les Diablerets.
Sterminato, saldamente ancorato sulle vette delle Alpi svizzere, a 3000 metri, il ghiacciaio fa da severo contrappunto alla tavolozza di colori dei prati e dei boschi sottostanti: è un universo a sé, austero e rigorosamente in bianco e nero su cui - racconta qualcuno sottovoce - diavoli e folletti si danno convegno per giocare a birilli. Leggende? Forse, ma qui, lontano dal clamore cittadino, la realtà sembra assumere contorni diversi e ci si può concedere di credere ancora una volta alle fiabe.
testi e foto di Martina Fragale