A Navarino la storia dell’indipendenza greca si incontra con quella italiana.
Nel 1825, a causa del fallimento dei moti italiani, molti patrioti videro nella situazione greca una forte analogia con quella della loro patria e si offrirono volontari per andare a combattervi. Tra essi il leader delle rivolte piemontesi del 1821 che avevano portato alla prima Costituzione, Santorre di Santarosa.
Nel 1825, il conte torinese si recò in Peloponneso e si offrì per un qualsiasi incarico al governo provvisorio greco, che tuttavia non diede seguito alla cosa per timore di inimicarsi gli alleati inglesi. Santarosa scelse quindi cambiare nome in Annibale De Rossi e arruolarsi come soldato semplice.
Nei primi mesi del 1825 partecipò agli scontri di Patrasso e di altre località della zona, dove l'esercito greco ebbe la meglio su quello ottomano e contribuì a sconfiggere le truppe egiziane di Ibrahim Pascià, mentre il 21 aprile giunse a Navarino, baia molto riparata e difesa all’ingresso dall’isolotto di Sfacteria.
La difesa della base si presentò subito assai difficile per la sproporzione delle forze e, quando i soldati greci cominciarono a dare i primi segni di resa, vi furono mandati come rinforzo cento uomini, tra cui lo stesso Santarosa, che però non riuscirono ad offrire un grande apporto. Poi cominciò l’evacuazione delle forze greche, ma Santorre decise di rimanere fino alla fine per vedere più da vicino i turchi.
Quello stesso giorno 8 maggio, l'isola cadde in mano nemica; alcuni greci riuscirono a fuggire servendosi di piccole imbarcazioni, ma tra di essi non vi era Santarosa: il conte fu probabilmente riconosciuto dai nemici, ma non fu risparmiato poiché sapevano che dalla sua prigionia non avrebbero tratto alcun vantaggio.
Al Cimitero degli Eroi di Missolungi, una lapide commemora il contributo dato dai patrioti italiani alla guerra di indipendenza greca. (foto On the Road)