Con una serie di seminari Città del Vino riflette sulla ripresa post covid-19.
Il 5 giugno, durante un incontro in diretta Facebook, si è parlato della riorganizzazione delle cantine tra suggestione e accoglienza sicura.paolo corbini vice presidente città del vino 1200x675

Paolo Corbini, vicedirettore di Città del vino, ha aperto la chiacchierata sullo sviluppo dei territori del vino e sulle misure da adottare, anche a livello politico, per la tutela e il rilancio del turismo enogastronomico.

Giorgio Salvan, presidente Movimento del turismo del vino Veneto, dopo i doverosi ringraziamenti perchè: “Avere amiche le città del vino è importante”, ha ricordato la collaborazione decennale tra le due realtà, nonché l'appuntamento, imperdibile per gli amanti del vino, con Calici di stelle. Con un briciolo di amarezza ha poi affermato: “Non vendiamo vino quest'anno, ma sogni, non sappiamo quale sarà l'Iva su questi sogni, ma non ci interessa, quelli possiamo sempre venderli”.

floriano zambonIl presidente di Città del vino, Floriano Zambon, ha sottolineato come sia un momento problematico, ma anche come questa sia una grandissima occasione per l'enoturismo. “Si tratta di mesi utilissimi, da cogliere – ha affermato - c'è la possibilità di fare un salto di qualità che permetta di godere maggiormente delle cantine, delle vigne e dei nostri orizzonti. Bisogna cogliere la poesia che sta dietro la produzione per stimolare emozioni che daranno risultati soprattutto in prospettiva”.

Il celebre enologo Roberto Cipresso ci ha raccontato che lo scorso anno il turismo del vino era in crescita, ma dopo quello che è successo in questo periodo, l'entusiasmo non è più sufficiente, ora: “E' necessario essere rassicuranti ed usare un linguaggio nuovo”. E, ha continuato: “Prima, camminare nel fango del vigneto era poetico, adesso occorre essere più attenti, mantenendo il romanticismo ma con uno sguardo nuovo alla sicurezza. Occorre che tutto sia misurabile, il mercato si è progressivamente saturato, e oggi il valore aggiunto si ottiene solo con scientificità e storicità”. Cipresso sostiene che la scientificità, la tracciabilità e la sostenibilità ora siano necessarie, non più solo un plus. Ci sono modalità di accoglienza in cantina che vanno seguite.

Corbini ha poi sottolineato come il territorio debba dimostrare di essere in grado di fare accoglienza a tutti i livelli.

Nel suo intervento Elena Sgambati, consulente per le cantine, ha affermato come la sua attività sia tesa ad aiutare i VignetiDelSannioRossiproduttori di vino ad aprirsi all'enoturismo: “La pandemia ci ha bloccato, ma ci ha fatto riconsiderare l'essenzialità. Il turista andrà sempre più alla ricerca di verità, e questo va oltre il marketing”. Occorre una maggiore attenzione alla sicurezza, ma soprattutto alla comunicazione della stessa: “L'ospite diventava ambasciatore dei prodotti. Ci saranno nuove linee guida che si spera siano più omogenee possibili. Occorre empatia e sintonizzazione con l'ospite, solo così renderemo le esperienze memorabili e sicure”. Secondo Sgambati, i produttori si preoccupano degli investimenti, ma in realtà andranno sfruttati gli spazi all'aperto, le vigne, le esperienze a contatto con la natura. Ci saranno un ventaglio di possibilità più ampie, occorre utilizzare creatività, con gazebo, terrazze all'aperto, tavolate che garantiscano il distanziamento, in una frase: “Utilizzare le vigne come teatro naturale”.

Giuseppe Festa dell'Osservatorio turismo del vino ha chiesto a Roberto Cipresso come è possibile che rassicurazione e sicurezza possano accordarsi con la suggestione. Secondo Festa, negli ultimi anni i lavori fatti dalle cantine sono stati enormi, ma più che un'attenzione all'irrobustimento dell'offerta sarebbe necessario lavorare sullo stimolo della domanda.

Secondo Cipresso la vera emozione in ambito enologico nasce quando il vino porta in un luogo oppure riporta a rivivere un momento storico legato alla sua datazione, queste sono le sole due aree in cui il vino riesce a fare venire la pelle d'oca. Oggi, il clima di incertezza ha cambiato le modalità di spostamento e le percezioni. roberto cipresso“La priorità è trovare un posto rassicurante, che oggi è lo spazio aperto, non le persone con le mascherine e le visiere”. E poi, continua: “Occorre infondere sicurezza senza ostentarla. Non bisogna che l'enoturista si ponga troppe domande: “Tu pensa a vivere l'esperienza in tranquillità che alla tua sicurezza pensiamo noi”. In realtà l'unico aspetto che conta è che la cantina sia seriamente certificata, non bisogna raccontare storie insomma.

Sempre secondo Cipresso: “Il valore aggiunto è dato dai fatti, la tracciabilità è effettiva, occorre serietà. Un ospite tranquillo e sicuro che si gode la sua esperienza sensoriale è la ricetta per avere successo oggi”.
Occorre equilibrio, fare percepire un ambiente sicuro in cui vivere un'esperienza. “Il marketing è fallito perchè non ce la fa più, ma se il produttore riesce a vivere al meglio questo momento ne uscirà rafforzato”.

Giuseppe Festa ha chiesto poi alla Dott.ssa Sgambati quale è quindi questa nuova modalità di comunicazione che si deve utilizzare per informare l'enoturista.
Secondo Elena Sgambati occorre far sapere che si fa ospitalità, quali tipo di esperienze e la sicurezza igienico sanitaria che si troverà: “Deve passare il messaggio che lavorare con piccoli gruppi è esclusività, occorre mostrare teche con raggi uv per disinfettare i bicchieri ad esempio e una nuova tensione al dettaglio che va comunicata a chi sta programmando una visita”.

Di tutta altra idea sembra essere il produttore Giorgio Salvan che spera solo che questa situazione passi in fretta: “Per accogliere l'enoturista si deve essere a posto con la normativa, ma non è necessario ostentarlo. Un turista cerca prima di tutto accoglienza, e io accolgo sempre all'aperto, la cantina è per i tecnici o per chi vuole un'esperienza da raccontare, non bisogna tediare, ne terrorizzare l'ospite”. giorgio salvanSecondo Salvan: “Il vino deve essere buono che sia certificato è un fatto personale, lo deve essere, ma non serve in questo settore. E' necessario invece nella grande distribuzione, quando il vino viaggia. Chi viene in cantina è un turista elitario e a lui questi dettagli non interessano”. Chiosa poi: “Io sono stato certificato per 12 anni, ma è avvilente. Ho perso le vigne e ho perso gli amici. Ho provato a fare le stesse cose in maniera diversa e tutto è migliorato. Ribadisco che quando si muove la persona è diverso da quando si muove il vino”.
Il movimento turismo del vino è nato con lo slogan: “Vieni e vedi cosa bevi”, è fondamentale il rispetto del paesaggio, solo in questo modo è possibile ottenere del buon vino.

Sul rispetto del paesaggio sono tutti d'accordo. Aggiunge Corbini: “Un bel paesaggio, servizi efficienti e qualità della vita sono alla base per buoni prodotti e valide esperienze enoturistiche”.

Floriano Zambon, in merito alla cura del paesaggio ha proposto di fare incontri mirati tra amministratori e territori: “Penso che diversi proventi, tipo la tassa di soggiorno, se ben spesi non possano che migliorare la qualità del vivere sul territorio, sia per turisti che per gli abitanti. I comuni devono investire bene le risorse per fare la loro oculata parte”.città del vino

Paolo Corbini ha accolto l'invito di Zambon e ha rivelato di lavorare con Festa per mettere in rete una sorta di “pillole dei territori delle città del vino” dove raccontare i progetti virtuosi nella gestione dei territori, tesi a migliorare la qualità della vita.

Sara Rossi

 

nelle foto

- Paolo Corbini

- Floriano Zambon

- I vigneti del Sannio

- Roberto Cipresso

- Giorgio Salvan

- Città del vino