Torna fruibile, dopo 4 anni di chiusura, la storica miniera di Gambatesa, ubicata nel territorio di Ne, nell’alta Val Graveglia, entroterra del Tigullio. Il sito è stato riaperto utilizzando circa 850 mila euro di fondi regionali ed europei. "Prima della chiusura era la seconda attrazione dopo l'Acquario di Genova" ha spiegato il sindaco di Ne Cesare Pesce. "Gambatesa non è solo un museo, è un monumento al lavoro – ha detto Anselmo Agoni della Sky Mine che si occupa del museo minerario - gestiamo altre 4 miniere, ma questa è unica perché è rimasto tutto com'era".
Gli interventi finora hanno riguardato solo un primo lotto della miniera che è stata la più grande cava di manganese d'Europa, attiva dal 1876 sino al 2011, quando ha cessato l'attività estrattiva. L'attività museale, iniziata una quindicina di anni fa, ha fatto diventare Gambatesa una delle attrazioni turistiche della Liguria orientale. Successivamente, cambiando il quadro normativo di riferimento, è stata decisa la sospensione dell'accesso ai visitatori.
Il Parco regionale dell'Aveto, attuale proprietario, in questi anni, ha comunque sempre lavorato per giungere alla ripresa delle visite. Alla presentazione c’erano anche alcuni minatori che hanno lavorato a Gambatesa, tra cui Italo Domenico Rossi, 87 anni, nei cunicoli dal '55 al '74 e che scoprì la vena di manganese più redditizia della miniera: "rinunciai ad andare all'Italsider per lavorare qui – ha raccontato - più di una volta rischiai la vita; in quei tunnel ho perso l'udito quando io e un collega rimanemmo bloccati a causa delle esplosioni che avanzavano da entrambi i lati, riuscendo a stento a salvarci".