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Perchè non passare un pomeriggio domenicale passeggiando tra i vigneti romagnoli?
Questo 1 dicembre non potrete non cogliere al volo l'ultimo di tre appuntamenti con le “Le camminate del gusto”, in collaborazione con “Strada dei vini e sapori dei colli di Forlì e Cesena”.
Si tratta di trekking a bassa intensità con partenza e arrivo presso presso la cantina "Il Glicine", via Cesuola 701, Rio Eremo a Cesena.
L'itinerario escursionistico porterà, tramite uno storico sentiero, dalla valle del Cesuola, torrente fondamentale nella storia di Cesena, a quella del Rio Donegallia. Deliziosi gli scorci su gran parte della costa romagnola e passaggio nei pressi di una rocca malatestiana. Il tutto a pochi km dal centro di Cesena. L'arrivo in cantina sarà allietato da una degustazione vini e da una merenda in compagnia dei proprietari della cantina Il Glicine che con passione racconteranno la loro storia e quella del loro vini.
Questo il programma della giornata
Ore 14.00 Ritrovo presso cantina "Il Glicine"
Ore 14.15 Partenza escursione
Ore 17.00 Rientro e degustazione
Qualche dettaglio tecnico sull'escursione
Distanza 8.5 km.
Dislivello 400 mt
Durata 2.5 ore
Difficoltà E
Si consiglia un abbigliamento da escursione con particolare attenzione alle scarpe, da trekking visto anche la presenza di tratti fangosi. Consigliate ghette, bastoncini e una torcia o lampada frontale, visto l'ora di arrivo.
Iscrizioni
Prenotazioni per la degustazione entro venerdì sera via telefono o whatsapp al 3355352608 Grilli Andrea - Guida Ambientale Escursionistica assicurata.
La passeggiata è aperta a tutti, per i non soci è possibile iscriversi all'uscita direttamente in loco al costo di 5 euro.
Per altre info consultate il sito di Rubicone Gran Trail.
La degustazione avrà il costo di 10 euro.
L'Associazione "Strade dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena"
E ora qualche parola su questa prolifica associazione che è tra le protagoniste delle Strade del Vino e degli itinerari enogastronomici italiani, che, con all'attivo l'organizzazione di molti eventi in ogni stagione, ha contribuito, nel corso degli anni, alla creazione di una nuova immagine delle colline FC e della fascia pedemontana. Veri protagonisti sul territorio, gli imprenditori privati che hanno creduto nella “Nuova Ruralità”, assieme e grazie all’impegno degli amministratori comunali e provinciali che hanno permesso la rinascita delle frazioni e dei piccoli borghi rurali, promuovendo la conservazione del paesaggio collinare, valorizzando i grandi centri storici, e permettendo la crescita di strutture e servizi che aisupportassero le imprese e offrissero accoglienza e prodotti di qualità.
Nel corso del biennio 2013-14, la Strada dei Vini e dei Sapori di Forlì-Cesena ha contribuito all'ingresso di 11 nuovi Comuni: Dovadola-Portico di Romagna-Rocca S. Casciano-Tredozio-Premilcuore-Galeata-Santa Sofia-Sarsina-Bagno di Romagna-Verghereto-Borghi, all'interno dei circuito dei borghi delle colline di Forlì e Cesena, consentendo di raddoppiare l’itinerario da 285 a 534 Km. Tutto questo allo scopo di consolidare il ruolo del circuito enogastronomico della Strada dei Vini e dei Sapori riconosciuto dalla nostra Regione, anche grazie all'attività finanziata relativa ai progetti realizzati negli ambiti del Programma di Sviluppo Rurale negli anni dal 2009 al 2014.
Fondamentale è la creazione di sinergie con l'assessorato regionale all'agricoltura e, in particolare, con le altre strade dei vini romagnole, ma non solo, sviluppando pacchetti turistici e suggestioni di viaggio con al centro l'ospitalità rurale, l'offerta enogastronomica e l'ospitalità romagnola schietta e con un'attenzione conosciuta in tutto il mondo in particolare per quanto riguarda i luoghi di mare, ma che va valorizzata ed “esportata” anche nelle zone di campagna.
Non bisogna poi dimenticare l’esperienza di “Romagna Terra del Sangiovese” - le eccellenze selezionate delle Strade dei Vini e dei Sapori della Romagna, in cui la Strada e le aziende di Forlì e Cesena hanno dato un grande contributo - che ha fatto da effetto moltiplicatore delle potenzialità dell’insieme del territorio romagnolo, configurando un prezioso lavoro di concerto con la Regione Emilia Romagna, le Province, le Camere di Commercio, APT, Casa Artusi, GAL solo per indicarne alcuni.
La redazione
Per conoscere tutte le attività organizzate della Strade dei Vini FC visitate il loro sito.
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Nessuna nazione europea può considerarsi scevra da colpe per quanto riguarda la “soluzione finale”, quel folle disegno criminale che ha portato il regime nazista all’eliminazione sistematica di sei milioni di ebrei, nonché di oppositori politici, partigiani, disabili, omosessuali, testimoni di Geova, zingari.
Anche l’Italia ha le sue atroci responsabilità e la Risiera di San Sabba, nell'omonimo quartiere triestino, è uno di quei luoghi che continuano a ricordarcelo, tanto che, ormai nel lontano aprile del 1965, il presidente della repubblica Giuseppe Saragat dichiarò l'ex pileria monumento nazionale, quale “unico esempio di lager nazista in Italia”.
Le origini della Risiera e l'evoluzione
Costruita nel 1898 alla periferia sud di Trieste, come stabilimento per la pilatura del riso, la Risiera fu trasformata inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’armistizio dell’8 settembre, e denominata Stalag 339.
Al termine dell'ottobre 1943, la costruzione dai mattoni rossi diviene Polizeihaflager, campo di detenzione politica, utilizzato come centro di raccolta dei detenuti in attesa di essere deportati nei più “efficienti” campi di Germania e Polonia e come deposito dei beni sequestrati a deportati e condannati a morte.
Il progetto del Museo Civico di Romano Boico
L'ingresso alla Risiera è stretto e in cemento armato, frutto di un progetto del 1975, firmato dall'architetto Romano Boico che ha messo mano a tutti gli edifici nell'intento, da un lato di restituirne l'atmosfera originaria, dall'altro di inchiodarci al nostro senso di responsabilità.
Queste le sue parole: “La Risiera semidistrutta dai nazisti in fuga era squallida come l’intorno periferico, pensai allora che questo squallore totale potesse assurgere a simbolo e monumentalizzarsi. Mi sono proposto di togliere e restituire, più che di aggiungere. Eliminati gli edifici in rovina ho perimetrato il contesto con mura cementizie alte undici metri, articolate in modo da configurare un ingresso inquietante nello stesso luogo dell’ingresso esistente. Il cortile cintato si identifica, nell’intenzione, quale una basilica laica a cielo libero. L’edificio dei prigionieri è completamente svuotato e le strutture lignee portanti scarnite di quel tanto che è parso necessario”.
La struttura della Risiera di San Sabba
Al pianterreno dell'edificio a tre piani, in cui erano sistemati i laboratori di sartoria e calzoleria, dove venivano impiegati i prigionieri, nonché le camerate per gli ufficiali e i militari delle SS, vi erano 17 micro-celle in ciascuna delle quali venivano ristretti fino a sei prigionieri. Questi spazi angusti erano riservati in particolare a partigiani, oppositori politici ed ebrei, la cui eliminazione era prevista a distanza di giorni, e talora di settimane.
Le prime due celle venivano usate a fini di tortura o di raccolta di materiale prelevato ai prigionieri, qui sono stati rinvenuti migliaia di documenti d'identità sequestrati a detenuti e deportati.
Il fabbricato centrale, di sei piani, aveva la funzione di caserma per le SS tedesche e per gli italiani impiegati in Risiera con funzioni di sorveglianza. Le cucine e la mensa si trovavano al piano inferiore, ora adattato a Museo. L’edificio, oggi adibito al culto, senza differenziazione di credo religioso, al tempo dell’occupazione serviva da autorimessa per i mezzi delle SS. Qui stazionavano anche i furgoni, con lo scarico collegato all’interno dell'edificio, usati, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, per la gassazione delle vittime.
Nell'adiacente edificio a quattro piani venivano rinchiusi, in ampie camerate, i detenuti destinati alla deportazione nei campi del nord Europa, si trattava di uomini e donne di tutte le età ma anche di bambini di pochi mesi. Da qui finivano a Dachau, Auschwitz, Mauthausen, verso un tragico destino che solo in pochi hanno evitato.
Nel cortile interno, di fronte alle celle, sull'area oggi contrassegnata da una piastra metallica, c'era l'edificio destinato alle eliminazioni - la cui sagoma è ancora visibile sul fabbricato centrale - con il forno crematorio. L’impianto, al quale si accedeva scendendo una scala, era interrato. Un canale sotterraneo univa il forno alla ciminiera. Qui oggi sorge una simbolica e moderna Pietà, segno della spirale di fumo che usciva dal camino.
Dopo essersi serviti, nel periodo gennaio - marzo 1944, del preesistente essicatoio, i nazisti, reputandolo insufficiente, lo trasformarono in forno crematorio secondo il progetto di Erwin Lambert, ingegnere che si era occupato di costruzioni simili in alcuni campi di sterminio nazisti polacchi. Questa nuova struttura venne collaudata il 4 aprile 1944 con la cremazione di settanta corpi di ostaggi fucilati il giorno prima nel poligono di Opicina.
La notte tra il 29 e 30 aprile del 1945, l’edificio del forno crematorio e la ciminiera vennero distrutti con la dinamite dai nazisti in fuga per eliminare le prove dei loro crimini.
Le esecuzioni nella Risiera
Sul tipo di uccisioni in uso nelle Risiera, le ipotesi sono diverse e probabilmente tutte fondate: gassazione con automezzi, colpo di mazza alla nuca o fucilazione. Non sempre le esecuzioni riuscivano alla perfezione, così il forno finì con l'ingoiare persone ancora vive. Fragore di motori, latrati di cani appositamente aizzati, musica a tutto volume, coprivano le grida delle esecuzioni.
Quante sono state le vittime?
Si pensa che abbiano trovato la morte qui tra le tremila e cinquemila persone, ma un numero ben maggiore sono stati i prigionieri da qui transitati e smistati nei lager europei. Triestini, friulani, istriani, sloveni e croati, militari, ebrei, bruciarono nella Risiera alcuni tra i migliori uomini della Resistenza e dell’Antifascismo.
Noi e la storia
Quando si visitano questa tipologia di luoghi ci si interroga sulla motivazione e sulla consapevolezza delle città silenti. Probabilmente tutti sapevano quello che succedeva a San Sabba, anche il vescovo di Trieste, il monsignor Santin, si spese per salvare alcune famiglie rinchiuse in risiera, con alterne fortune. Ma se questi edifici parlano del nostro atroce passato, non è vero che la storia poi dà sempre ragione.
Il breve processo del 1976, dove ben 60 tra associazioni, enti e singoli si sono costituiti parte civile, ha visto un solo colpevole, il comandante della Risiera, Joseph Oberhauser, condannato in contumacia per omicidio plurimo aggravato, ma che tuttavia non scontò mai la pena e rimase libero lavorando in una birreria di Monaco di Baviera fino alla morte, sopravvenuta solo 3 anni dopo. L'Italia non poté chiederne l’estradizione a causa degli accordi italo-tedeschi che la permettono solamente per i crimini commessi dopo il 1948.
La giustizia non ha trionfato dunque, e ancora una volta ha perso l'uomo, e abbiamo perso tutti noi.
Non ci resta che visitare questi luoghi e tenere viva la nostra memoria, quella di chi incontreremo e che, come in questo caso, forse ci leggeranno.
di Sara Rossi
www.risierasansabba.it
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Una residenza di charme nata per accontentare anche il turista più esigente tra rituali termali e SPA di assoluta eccellenza, raffinate esperienze gastronomiche, immersi in un territorio ricco di proposte culturali e folkloristiche, golfistiche e sportive; questo è l'Abano Ritz Hotel.
L’autunno, tempo di benessere e relax, è il periodo migliore dell’anno per concedersi una vacanza rigenerante alle terme. Nel cuore della Regione Veneto, a due passi dalla palladiana Vicenza; da Padova, città del Santo e del mitico Caffè Pedrocchi; dalla gettonatissima Venezia che in ogni stagione assicura emozionanti incantesimi; da Verona, la città tanto amata da Byron, densa di meraviglie, magica e romantica e ai piedi dei Colli Euganei, tra boschi, vigneti, oliveti, campi da golf, prati e un’ampia rete di sentieri percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo, l’area delle Terme Euganee, è dal tempo dei Romani un luogo privilegiato per ritemprare corpo e spirito.
Avete provato ad immergervi in una vasca d’acqua calda?
Immediatamente il calore dell'acqua vi regala un effetto distensivo aiutandovi a recuperare energie e vitalità.
Il calore dell’acqua termale amplifica tali sensazioni, in particolare, l'acqua salso-bromo-iodica delle Terme Euganee, che, partendo dai Monti Lessini e dalle piccole Dolomiti, dopo un lungo viaggio sotterraneo di decine di anni riaffiora, presso il bacino termale, alla temperatura di 78-82 gradi centigradi, ricca di proprietà minerali che la rendono risorsa termale preziosa e ad alto valore terapeutico. Raffreddata, per poter essere utilizzata ad una grado di calore ideale nelle piscine termali (tra i 30° e i 35°), per i trattamenti di balneoterapia (36°-38°), per le terapie inalatorie, viene poi riutilizzata negli impianti delle strutture alberghiere ad una temperatura ancora sufficientemente alta per riscaldarle nei mesi freddi prevenendo così l’inquinamento dell’aria ed evitando il consumo di gas metano o gasolio.
Ma le Terme Euganee non sono famose solo per l’acqua termale, ma anche per il famosissimo fango, l’unico garantito da un Brevetto europeo, un talismano assolutamente naturale, proveniente da laghetti ai piedi dei Colli Euganei, impareggiabile sia dal punto di vista curativo sia estetico grazie alle proprietà dell’acqua calda termale in cui viene fatto maturare. Il fango, infatti, può essere usato non solo in ambito medico, riconosciuto come cura dal servizio sanitario, per intervenire su patologie dell’apparato osseo articolare e muscolare, ma anche in ambito beauty, per combattere le impurità della pelle, la cellulite e la ritenzione idrica. E non per ultimo anche contro lo stress.
Altra peculiarità, a differenza delle altre centri termali, dove si trova un unico stabilimento al quale tutti devono accedere per le cure, ogni struttura ricettiva delle Terme Euganee possiede un reparto curativo al proprio interno che rende estremamente confortevole il soggiorno.
Vi è venuta voglia di partire? Non vi rimane che fare la valigia ed andare ad Abano, la più vivace delle cittadine del comprensorio termale con una zona pedonale ideale per una passeggiata, un aperitivo in un localino, quattro passi con l'amico quattro zampe nel parco, un po' di shopping, una chiacchierata cogli amici seduti sul bordo di una fontana......e mille eventi e manifestazioni che ravvivano il quotidiano dei vacanzieri.
Per il soggiorno l’offerta è davvero ampia e spazia da hotel a 2 stelle fino a 5 stelle extra lusso. Se desiderate fuggire dai ritmi frenetici imposti dalla città e trascorrere un fine settimana di qualità in una struttura di grande charme ed eleganza niente di meglio che l’Abano Ritz Hotel, un 5 stelle lusso condotto da Ida e Terry Poletto, figlie del fondatore, due sorelle diverse come studi e formazione, ma complementari nella gestione dell’albergo e con un'unica filosofia: fare dell’accoglienza una passione, più che una professione.
Il primo elemento di un soggiorno di lusso funzionale al relax ed al benessere psico-fisico degli ospiti è sicuramente l'alloggio: qui vi attendono 123 raffinate camere, di diverse tipologie, dalla standard alla special, tutte spaziose e assai confortevoli, sapientemente arredate e curate in ogni dettaglio, dai materiali scelti ai colori, ai set di biancheria fino ai kit di benvenuto. Per chi vuole vivere una vacanza-esperienza, a cominciare dalla camera da letto, basta scegliere il 5 piano, battezzato “Neverending story”, dove il classico e il tradizionale lasciano spazio al design, all'innovazione e alla fantasia, ma anche alla razionalità e comodità regalando camere tutte diverse, da vivere e da abitare: creative, shabby, vintage o di design..... una vera e propria collezione di pezzi d’arte delle grandi firme dello stile italiano, studiati appositamente per il massimo comfort degli ospiti. Ospiti che, senza supplemento, potranno consumare nelle loro camere la colazione, "indulgendo così a quella sana indolenza mattutina che è il vero relax, il momento più importante in cui si fa scorte di energia per affrontare una giornata stimolante".
Personalmente amo la Suite Design, oltre 60 mq, colori bianchi e luminosissima, angolo studio e salotto e grandi vetrate con vista panoramica sul parco piscina incorniciato dai colli Euganei. Stupendo letto rotondo dall'anima glamour dove trascorrere notti serene tra sogni a colori e lampade a sospensione firmate Foscarini. Ma non disdegnerei neppure una notte nella The Garage, una stanza on the road dove si dorme all'interno di una Jaguar!
Perfetto ed armonioso punto di incontro tra modernità e tradizione, l’Abano Ritz è anche un tempio del gusto. Un luogo dove lasciarsi sedurre da una cucina che conquista gli occhi e ingolosisce il palato, preparata con prodotti di gran qualità, carni DOC, pesci di prima scelta, verdure e frutta di stagione, ripieni e dolci fatti in casa, il tutto "annaffiato" da vini finemente selezionati, con particolare attenzione alle etichette del territorio euganeo e, più in generale, di quello veneto. Senza dimenticare la cucina regionale, che non rinuncia a slanci creativi e innovativi, le ricette dietetiche, i piatti vegetariani, light o gluten free.
Cucina servita in tre ristoranti: il White Gloves, finemente arredato con una preziosa collezione di piatti dell'800 sulle pareti, dove si consumano la prima colazione e la cena, servite in un’atmosfera d’altri tempi, da camerieri in guanti bianchi e col servizio “al gueridon”, che tradotto sarebbe il servizio di sala di classe, che si vede ancora in pochi ristoranti; il Brutto Anatroccolo, affascinante, innovativo e giocoso ristorante à la carte, aperto anche al pubblico esterno, che propone una serie di ricette e piatti ispirati e declinati secondo fantasia, ma sempre con le radici ben piantate nel territorio. Durante la bella stagione poi, nello splendido parco di 6000 mq, una food experience indimenticabile aspetta gli ospiti presso il Barbecue Easy che, su prenotazione, propone come primi piatti un trionfo di sapori mediterranei, poi invitanti insalate miste, ed infine grigliate di pesce e carne, dolci e frutta fresca di stagione.
Il benessere degli ospiti, che inizia in camera e prosegue a tavola, ha il suo complemento con una serie di servizi relax e termali. Sono infatti a disposizione degli ospiti, non solo due accoglienti piscine termali, una semi-olimpionica coperta e una scoperta, semi-comunicanti, entrambe con acqua termale a 34°, ma anche sauna e bagno turco, doccia emozionale, palestra attrezzata Technogym con personal trainer, balneoterapia, massaggi e trattamenti bellezza, personalizzati, proposti da personale altamente specializzato con brand di alta gamma.
Ma la ciliegina sulla torta è sicuramente il suo rinomato Centro Termale, classificato di livello superiore dal Ministero della Salute, con la propria sorgente di acqua ipertermale che propone trattamenti di fango–balnoterapia accreditati e brevettati a livello europeo, massoterapia, terapie riabilitative e antalgiche, trattamenti per il benessere psico-fisico e per l’estetica viso e corpo, ed anche terapie inalatorie. Inoltre l’albergo è l’unico nella zona termale euganea dotato al suo interno di un Centro di sordità rinogena, convenzionato ASL, dove si interviene con ottimi risultati, con inalazioni ed aerosol, insufflazioni endotimpaniche, visite audiologiche, lavaggi endonasali ed estrazioni di tappi di cerume, su questo deficit uditivo transitorio, ma ricorrente, diffuso soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Ma non solo: l’AbanoRITZ possiede un altro primato: è l'unica struttura alberghiera a livello nazionale ad offrire un Professional Voice Center con protocolli che aiutano a rimettere in forma la voce di attori, cantanti ed altri professionisti che, con le corde vocali, devono lavorare.
E la sera? Anche le serate sono tutte da vivere all'Abano Ritz Hotel tra concerto di musica classica nella suggestiva Sala Specchi; serate a tema; balli al Midnight Club con DJ e musica anni 60-70-80 con vinili; concerti jazz e mille altri appuntamenti tutti da scoprire.
Gloria Giovanetti
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Ogni anno, la prima domenica di settembre è il giorno della Regata Storica a Venezia.
Una festa che affonda l'origine nella notte dei tempi e che, nel tempo, ha subito qualche cambiamento, ma che è rimasta, nei suoi tratti essenziali, la stessa di sempre.
O per lo meno, la stessa di quell'assolato 6 giugno del 1489.
Un corteo per una regina triste
Il 6 giugno 1489 Caterina Cornaro, o Corner alla veneziana, entra a Venezia sul Bucintoro, imbarcazione ufficiale del Doge di Venezia.
Accanto a lei, il Doge e la Dogaressa Barbarigo.
Arriva da Cipro, o meglio, sta scappando da Cipro.
L'accoglienza è trionfale, ma Caterina è tutt'altro che felice.
Ha dovuto abdicare al suo trono, ereditato alla morte improvvisa del marito Giacomo II nel 1473, e ha dovuto cedere le terre alla Serenissima.
In cambio, ha avuto salva la vita, ha mantenuto il titolo di Regina di Cipro, di Gerusalemme e dell'Armenia e ha ottenuto di divenire regina di Asolo, dove vivrà fino alla morte.
Oggi, la Regata Storica è un momento di grande celebrazione per Venezia.
Sia i veneziani che i turisti si accalcano sulle rive, ai balconi e sulle terrazze dei palazzi che si affacciano su Canal Grande.
Qualcuno sa che la Regata Storica ripercorre un momento storico importante per la Serenissima, qualcun altro ricorda la Regina di Cipro, Caterina Corner, ma pochi sanno che tutta questa allegria, questo corteo storico celebrativo in cui l'acqua di Canal Grande è nuovamente solcata da imbarcazioni patrizie su cui ci sono donne e uomini in lussuosi abiti ha origine nelle lacrime di una donna.
La Regata Storica e le gare
Mentre i turisti fanno a gara per non cadere in canale, riuscire a vedere qualche squarcio di un'imbarcazione sontuosa che scivola sull'acqua e mentre qualche fortunato si gode lo spettacolo del corteo storico, Bucintoro e Doge compresi, da una qualche terrazza con affaccio su Canal Grande, i veneziani e i local sono presi dalla frenesia crescente per la gara, anzi per le gare.
Peché la Regata Storica non esaurisce la giornata di festa. Ne è solo l'inizio.
Sono ben 6 le gare che si susseguono nel giro di poco più di un 'ora lungo il Canal Grande ed è allora che la lunga tradizione di Repubblica Marinara e di città d'acqua torna in tutta la sua potenza a Venezia.
Oltre alla più nota Regata dei Gondolini, imbarcazioni che ricordano le gondole ma sono più leggeri e veloci, ci sono:
- la regata de le Maciarelle e de le Schie: gara per giovani
- la regata dei Pupparini: gara dei giovanissimi che usano le imbarcazioni un tempo usate per la vigilanza marittima
- la regata delle Caorline: gara con le barche usate un tempo, ma anche ora, per il trasporto degli ortaggi. La caratteristica principale è quella di avere prua e poppa uguali.
- la regata degli universitari: gara in cui le università di Venezia e quelle dei dintorni si sfidano su galeoni
- la regata delle donne in macareta: una barca veloce, un tempo usata per la pesca e per il diporto. Secondo la tradizione il nome mascareta deriva dal fatto che fosse usata dalla prostitute in maschera.
Cosa succede durante le regate di Venezia
Il punto di partenza delle gare è sempre all'altezza dei Giardini di Castello, quasi all'estremo lembo a Sud Est di Venezia.
Da lì, le imbarcazioni entrano in Canal Grande tra Punta della Dogana e Piazza San Marco per sfrecciare verso il paleo, il punto in cui devono girare e ripercorrere il Canal Grande verso il traguardo.
Se la linea di via è la medesima per tutti, il paleo è in punti diversi.
Ad esempio, i gondolini, le caorline e le donne girano all'altezza di Ca' Vendramin Calergi a Cannareio, mentre altri devono arrivare proprio fino alla Stazione di Santa Lucia.
Il traguardo resta sempre, invece, lo stesso: tutti devono arrivare a Ca' Foscari per vincere.
E cosa si vince alla Regata di Venezia?
Denaro, sì, ma sono le bandiere colorate ad essere il premio più ambito delle Regate di Venezia.
L'equipaggio che è arrivato prima ha in dono una bandiera rossa.
L'ultimo ha una bandiera bianca con un maialino, animale per tradizione non esattamente velocissimo.
Cosa fare a Venezia prima e durante la Regata Storica:
- Prima della Regata Storica, c'è il Disnar per la Storica.
Giorni prima della Regata Storica i sestieri e le associazioni remiere organizzano una giornata di incontro con la voga veneta che culmina con una cena libera in cui ognuno porta qualcosa. Una vera immersione nella Venezia autentica
Info per la cena pre Regata Storica - Corteo e benedizione dei Gondolini alla Chiesa della Salute, qualche giorno prima della Regata Storica
- Assistere alla Regata Storica in tribuna d'onore proprio su Canal Grande è possibile: i biglietti di possono acquistare online
- Dopo la Regata Storica, è il momento perfetto per cicchetti e un 'ombra de vin in uno dei bacari, locali tipici di Venezia.
I migliori per On the Roads sono:
- Ruga Rialto in Ruga Rialto
- Ai Zimei in Ruga Rialto
- Ai Do Mori zona Rialto
- Al Timon in Riva Ormesin
- Al Paradiso Perduto in Riva Ormesin
Cristiana Pedrali
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Tre valli valdostane e due piemontesi, oltre 71 mila ettari di aree protette, 533 chilometri di sentieri accessibili, 57 ghiacciai e 183 laghi, questi alcuni dei numeri del parco nazionale naturale più antico d'Italia: Il Gran Paradiso. Fondato ufficialmente nel 1922 allo scopo di proteggere il suo animale simbolo, lo stambecco, cacciato indiscriminatamente per secoli su tutto l'arco alpino. L'ungulato era preda ambita per le sue carni, per alcune parti del suo corpo che erano utilizzate come medicinale, per le sue corna e per un ossicino, la croce del cuore, che si credeva avesse potere afrodisiaco.
All'inizio del XIX secolo si pensava che la specie fosse definitivamente estinta sino a quando l'ispettore forestale valdostano Joseph Delapierre scoprì che proprio negli scoscesi valloni del massiccio del Gran Paradiso ne sopravviveva una colonia di un centinaio di esemplari. Così, il 21 settembre 1821, il re di Sardegna Carlo Felice ordinava che: “Rimane fin d'ora proibita in qualsivoglia parte de' regni domini la caccia degli stambecchi”. Ma la passione venatoria del giovane re Vittorio Emanuele II lo portarono nel 1856 a farne una Riserva Reale di Caccia, si creeranno dei sentieri ed aree per le escursioni, ma l'intera zona era battuta da intense campagne di caccia della famiglia reale, durante le quali solo il re aveva il potere di sparare. Venivano abbattuti solo capi maschi ed in breve, il numero di animali aumentò. L'ultima caccia reale si tenne nel 1913. Vittorio Emanuele III cedette i territori del parco allo stato italiano nel 1919, dando specifiche indicazioni per l'istituzione di una zona protetta. Si arriverà al 3 dicembre 1922, quando, durante i primi giorni del regime di Mussolini, il re firmerà il decreto legge che istituiva il Parco Nazionale del Gran Paradiso. Oggi l'ente parco ha censito 2568 stambecchi. Ma non solo, si contano anche oltre 6700 camosci, 27 coppie di aquile reali e, vero fiore all'occhiello, 3 coppie nidificanti di gipeti, si tratta dei più grandi avvoltoi europei, estinti nel novecento e reintrodotti nel parco negli anni Ottanta, in Val di Rhêmes. Oggi il gipeto nidifica grazie alle condizioni ideali che trova nel parco: abbondante fauna selvatica, pareti rocciose scoscese, tranquillità, per effetto anche del divieto di sorvolo aereo.
In Val d'Aosta il parco comprende: la Val di Rhêmes, la Valsavarenche e la Valle di Cogne. Infinite le possibilità di escursioni, dalle più semplici alle più impegnative. Tantissimi i rifugi da raggiungere e dove sostare per rifocillarsi con una polenta oncia, uno per tutti, dove si giunge dopo una passeggiata di un paio d'ore, è il rifugio Benevolo in Val di Rhêmes, dove è possibile anche fermarsi per la notte, nei mesi di maggior affluenza è sempre meglio prenotare.
L'estate valdostana si presenta sempre ricca di eventi, dai laboratori per bambini, alla scuola di arrampicata, a feste della birra, sagre, ma anche il Gran Paradiso Film Festival che, quest'anno alla sua 22 esima edizione, nei mesi di luglio e agosto, permette di assistere a numerose proiezioni gratuite distribuite nei diversi comuni del parco. Si tratta di una tra le più famose kermesse europee dedicate al cinema naturalistico. Ma le vere protagoniste di una vacanza più o meno lunga in questi luoghi sono la natura e la montagna, in tutte le loro declinazioni. Non fanno per voi queste valli se disdegnate il silenzio, la tranquillità e la vita all'aria aperta.
Per il soggiorno una delle possibilità, forse la migliore, è fermarsi in una delle case del Villaggio diffuso, a Rhêmes Notre-Dame e a Rhêmes Saint-Georges c'è quello gestito dalla famiglia Pellissier. Qui è possibile vivere come nei borghi alpini di una volta, con ritmi lenti e a contatto con la natura. Interessanti le offerte per l'autunno, quando il bosco si tinge di colori caldi, il silenzio regna sovrano e, con le temperature che ci regalano ottobre e novembre negli ultimi anni, è possibile godere a pieno di questi luoghi meravigliosi. Per informazioni sulle strutture del borgo: www.casegranparadiso.com.
Via accorgerete che in queste case non manca nulla, ma soprattutto si aprono le imposte ed il parco è lì e ti sembra di toccarlo allungando una mano.
Per info sul parco: www.grand-paradis.it
di Sara Rossi
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IL 24 OTTOBRE INGRESSO LIBERO AGLI SCAVI DI POMPEI IN OCCASIONE DELL’ANNIVERSARIO DELL’ERUZIONE DEL VESUVIO
E’ stata la recente scoperta di un’iscrizione a carboncino realizzata da "un operaio buontempone", a spostare la data della catastrofe più famosa della storia da agosto a ottobre del 79 dC e per la precisione al 24 ottobre del 79 a.C. Per questo motivo, in occasione dell’anniversario dell’eruzione del Vesuvio, si consente ai visitatori di entrare gratuitamente agli scavi per godere degli affreschi e mosaici recuperati, giardini riallestiti e grandi sculture bronzee moderne. L’area archeologica di Pompei continua tra l’altro ad aumentare il numero di visitatori di anno in anno. Pompei si trova a soli 40 km dalla rigogliosa costiera amalfitana, gita ideale ad un’ora di strada dal lussuoso Hotel Santa Caterina di Amalfi che accoglierà i suoi ospiti in un ambiente unico dalla spettacolare bellezza.
Pompei è stata una delle città più grandi e splendenti dell’epoca romana, come testimoniano i ritrovamenti che continuano ad emergere dalla terra. La grande produzione ed esportazione di olii e vini fece di Pompei una città molto ricca, che divenne meta turistica per i patrizi romani quando la città fu assorbita dall’espansione della futura Capitale d’Italia.
I pompeiani non sapevano che il “monte Vesuvio” fosse un vulcano.I terremoti che avevano preceduto l'eruzione non insospettirono i pompeiani che erano ancora occupati nel restauro degli edifici colpiti dal forte sisma di 17 anni prima. Pompei, insieme alle città vicine di Stabia, Ercolano ed Oplontis offre al visitatore contemporaneo una suggestiva ed impareggiabile esperienza. Passeggiare tra le strade ed i vicoli, affacciarsi nelle varie case ed officine, visitare i templi e le terme di 2000 anni fa in un’area di oltre 66 ettari è possibile farlo solo e soltanto a Pompei.
Gli Scavi di Pompei non smettono di regalare agli archeologi continue sorprese. Gli scavi effettuati nel Regio V del Parco Archeologico di Pompei, la nuova area in cui si stanno concentrando i lavori, continuano a regalare scoperte su scoperte. La più sensazionale, forse, è stata effettuata in una delle domus che sorgono nel settore, conosciuta come Casa del Giardino, nella quale è stata ritrovata una stanza con dieci vittime dell'eruzione del Vesuvio che sommerse Pompei nel 79 d.C, tra cui donne e bambini. Nella stessa domus è stata rinvenuta anche una cassa in legno che al suo interno custodiva un piccolo tesoro: 140 piccoli oggetti, perlopiù amuleti e monili legati al mondo femminile, utilizzati per proteggersi dalla cattiva sorte o semplicemente come ornamento. Si tratta di oggetti preziosi soprattutto in osso, bronzo e ambra, spiccano anche due specchi, come ad esempio vaghi di collana, frammenti di una spiga, amuleti fallici apotropaici, ma anche varie gemme. Gli oggetti, infatti, potrebbero appartenere a una delle 10 vittime, probabilmente una intera famiglia. I 140 preziosi saranno presto esposti in una mostra alla Palestra Grande degli Scavi di Pompei.
Di recente riapertura e quindi visitabili sono attualmente Casa della Fontana Grande, Casa dell’Ancora e Tempio di Iside: sono tre le riaperture al pubblico di quest’anno nel sito di Pompei a seguito degli interventi di restauro e manutenzione. Per l’occasione sono stati anche riproposti allestimenti storici, interventi di decoro del verde e indagini di ricerca.
Dopo molti anni di chiusura si restituisce al pubblico la possibilità di accedere anche ad una delle case più famose dell’area archeologica di Pompei, la Casa dei Vettii; le nuove scoperte visitabili e i luoghi più importanti e imperdibili dell’itinerario classico standard dell’area archeologica di Pompei. Si visita soprattutto per lo splendido corredo di affreschi che ornano gli ambienti, rinnovati in età imperiale, appartenuti ai mercanti Aulo Vettio Restituto e Aulo Vettio Conviva.
Le altre domus di nuova apertura sono: la Domus dell’Efebo, le Domus di Fabius Amandio o quella del Sacerdote Amandus, entrambe più piccole e modeste della precedente con meno stanze delle altre eppure decorate con una certa raffinatezza. E poi c’è la Domus del Criptoportico che deve essere stata di grandissimo prestigio nell’età augustea, con le stanze decorate con scene dell’Illiade e, pitture di altissima qualità, terme. Particolarmente interessante è poi la visita della Fullonica, che è uno dei più completi e importanti laboratori per il lavaggio e il trattamento dei tessuti scoperti a Pompei
Soggiornare nel magico Hotel Santa Caterina:
Un’opportunità da non perdere per visitare l’area archeologica più interessante e suggestiva al mondo senza rinunciare a momenti di relax soggiornando all’Hotel Santa Caterina di Amalfi
A pochi minuti di distanza da Amalfi, in uno dei punti più suggestivi della costiera, l’Hotel Santa Caterina è costruito a picco sul mare, all’interno di una vasta proprietà che “precipita” fino all’acqua con una serie di splendide terrazze naturali. Due ascensori scavati nella roccia o un sentiero di spettacolare bellezza portano gli ospiti attraverso agrumeti e giardini lussureggianti fino agli impianti a livello del mare, che comprendono una piscina con acqua marina, solarium, fitness centre, café/bar e ristorante all’aperto.
La sera la magia continua nell’elegantissimo ristorante con una cena a lume di candela ammirando il suggestivo panorama di Amalfi illuminata dalla luna. E che dire della suite “Follia Amalfitana” con la sua minipiscina tonda con vetrata e vista mozzafiato sulla baia o della suite “Giulietta e Romeo” con terrazzino a picco sul mare e piscina privata a sfioro…
L’Hotel Santa Caterina ha 36 camere di tipologia standard, superior e deluxe e 13 tra junior suite, executive junior suite, suite e senior deluxe suite che si trovano nell'edificio principale. Inoltre, tra le Garden Suite, le dépendances “Villa Santa Caterina” e la “Villa il Rosso” nel lussureggiante parco si contano altre 17 camere e suite. Dal 2019 l’offerta gastronomica dell’albergo è firmata dal nuovo Chef Giuseppe Stanzione: le colazioni, gli snack, il Bistrot, l’elegante Ristorante fine dining Glicine con le vetrate affacciate sul panorama del golfo, e un menù più raffinato e personale con l’impronta dello Chef, il Ristorante Al Mare, aperto adesso sia a pranzo che a cena, con piatti più semplici e tradizionali e prevalentemente marinari. I due ristoranti panoramici dell’Hotel Santa Caterina saranno quindi aperti entrambi la sera. La Carta dei Vini offre un’accurata selezione di etichette italiane ed estere e una scelta produzione della Campania.
La Redazione
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