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(Ontheroad-news.eu) Porto Recanati, 6 giugno. Nelle Marche è ora di… brodetto! Bianco o rosso che sia, sul popolare “piatto simbolo” della tradizionale cucina marinara del medio Adriatico si stanno per accendere i riflettori con una serie di eventi programmati, per ben otto giorni, a Porto Recanati e Porto San Giorgio per celebrare le varianti proposte dai due centri rivieraschi.Il Grand Tour delle Marche approda sulle rive dell’Adriatico e propone una full immersion nella succulenta specialità marinara che rappresenta un’icona della biodiversità, il piatto “dei pescatori” per eccellenza: il brodetto. Come per tante altre pietanze comunemente definite povere, il brodetto viene declinato in numerose varianti, in funzione della tradizione locale, stagionalità e varietà del pescato, peraltro dipendente dalla reperibilità quotidiana.
Dall’11 al 18 giugno, Porto Recanati propone “La settimana del Brodetto”. La ricetta portorecanatese presenta una caratteristica esclusiva che la distingue da tutte le altre, il colore bianco, o meglio “dorato”, dovuto all’impiego della zafferanella (carthamus tinctorius), sostituibile anche con lo zafferano.Sono oltre venti i “santuari del gusto” nei quali assaggiare, a prezzi calmierati, il “Brodetto bianco” di Porto Recanati, una delle ricette più antiche ed apprezzate dai gourmet. Già dal 1931! Infatti, una pubblicazione del Touring Club Italiano di quel periodo, cita espressamente il “Brodetto Bianco che si prepara a sud del Monte Conero”. Ma c’è di più! Nello stesso articolo del TCI veniva fatta espressa menzione del fatto che il “brodetto” era talmente rinomato, da essere addirittura inscatolato e spedito già cotto a Milano!
L’11 e 12 giugno a Porto San Giorgio, pochi chilometri più a sud, va in scena il “vero” Brodetto Sangiorgese, secondo la ricetta codificata nella Denominazione Comunale d’Origine. Si tratta di una variante “rossa” perché, a differenza di quello portorecanatese, prevede la presenza del pomodoro.Per gli amanti dei sapori autentici, il Festival del Brodetto Sangiorgese propone una serie di incontri e degustazioni dedicate al piatto principe della gastronomia marinara dell’Adriatico. Inoltre, la ricetta De.Co. si può gustare tutto l’anno, una volta la settimana, nei ristoranti aderenti ad un circuito goloso ideato e costituito dal Comune di Porto San Giorgio.
Il Grand Tour delle Marche, circuito di 28 tappe studiato da Tipicità insieme ad ANCI, offre anche l’opportunità di vivere weekend dedicati al brodetto, con particolari pacchetti turistici appositamente concepiti, o di costruirsi la propria personale esperienza di viaggio attraverso la piattaforma www.tipicitaexperience.it. (red-160606b1)
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Il referendum sulla Brexit è ormai alle porte ma che siano pro o contro, gli inglesi votano all’unanimità l’Italia come paese europeo preferito in fatto di cibo, bevande e monumenti. Emerge da una ricerca di lastminute.com su ciò che gli inglesi amano di più dell’Europa.
Fedele alla sua fama di paese in cui il cibo è di per sè un’attrazione turistica, l’Italia scalza tutti gli altri paesi europei e si posiziona al top della classifica dei piatti tipici che gli inglesi amano di più in assoluto. I primi due elementi in cima? Pizza e la pasta (62% e 56%), di gran lunga le più popolari e amate dai britannici.
La Top 10 dei cibi europei più amati dagli inglesi
1. Pizza 62%
2. Pasta 56%
3. Frites (patatine) francesi 41%
4. Baguette e cioccolata belga 39%
5. Croissant 34%
6. Olio d’oliva 30%
7. Pita 26%
8. Mozzarella 25%
9. Chorizo 24%
10. Tapas 23%
E se nel cibo l’Italia vince nettamente, quali sono le bevande più amate dagli inglesi? Ancora una volta è l’Italia ad occupare le prime due posizioni con...il cappuccino (33%) seguito dalle bollicine al secondo e terzo posto con il prosecco (29%) e lo champagne (27%). Nella top 10 troviamo anche il caffè espresso, il Chianti e il limoncello.
Quando poi si arriva al capitolo monumenti, l’Italia sembra davvero surclassare tutti gli altri paesi europei, sebbene la prima posizione sia occupata dalla Tour Eiffel (42% delle preferenze). Seguono il Colosseo (30%) e la Torre di Pisa (26%), due dei più incredibili monumenti che caratterizzano il nostro paese e che accolgono migliaia di turisti inglesi (e non solo!) ogni anno. Il Louvre (25%) conquista la quarta posizione ma in quinta troviamo di nuovo un pezzo d’Italia, con Pompei e Piazza San Marco (entrambi preferiti dal 23% degli inglesi). Altri monumenti italiani che figurano nella Top 10 dei più amati dagli inglesi sono la Fontana di Trevi (18%), la Basilica di San Pietro (17%), il Duomo di Firenze (14%) e il Pantheon di Roma (13%). Quando si tratta invece di scegliere i propri preferiti tra i personaggi europei più influentidel passato e del presente, gli inglesi votano come numero uno Leonardo da Vinci (40%) che batte l’altro gigante rinascimentale, Michelangelo (28%).
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(Ancona – 23 mag) Alla ‘Tipicità in blu’ di Ancona, vittoriosa manifestazione che ben rappresenta la voglia della città di riprendersi il futuro dopo un periodo un pò opaco e la sua rinnovata strategia di esaltare il proprio tradizionale legame col mare, unendolo alla rappresentanza di un territorio sempre sorprendente, non poteva mancare l’incrocio con l’Amerigo Vespucci, gloria nazionale nel campo della marineria.
La nave scuola, bandiera italiana nel mondo (nella foto, il Comandante Curzio Pacifici), ha infatti attraccato al porto di Ancona la mattina di venerdì 20 maggio, pronta per una settimana di incontri con la cittadinanza e di iniziative benefiche, tra cui una serata per Telethon. E gli anconetani non aspettavano altro, tanto che in soli tre giorni, 15.000 di loro hanno accalcato il molo per poterla visitare da dentro, completa di un’attrezzatura ottocentesca, fatta di vele, corde e ottoni, ma ricreati in versione Duemila, che le consentono di effettuare crociere lunghissime, fino all’intero giro del mondo.
Chi scrive ebbe a visitarla nel 2002 a Dublino ed è sempre un’esperienza, dove brilla soprattutto l’entusiasmo di un equipaggio, fatto di giovani e ragazze, che ne parlano con la deferenza di un critico d’arte nei confronti della Gioconda. In quella occasione, la Vespucci aveva fatto tappa nel corso di un completo giro del mondo, dove le era capitato di restare in mare anche 28 giorni consecutivi, dando così modo alla ‘ squadra cucina’ di esibirsi in sapienti manifestazioni di efficienza. Ad Ancona, vista la concomitanza con ‘Tipicità in blu’, domenica sera menù di gala per la raccolta fondi a favore della lotta ai tumori, realizzato con pesce dell’Adriatico e verdure marchigiane. (160523d1 – foto ontheroadnews)
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(Ancona – 23 mag) Tra i navigatori italiani che hanno lasciato il segno, ci sono senz’altro Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci, ma il loro bravo posto lo meritano anche altri marinai meno conosciuti ma non per questo meno capaci.
Una storia riapparsa dalla penombra del tempo è quella che ci racconta, nel corso degli incontri di ‘Tipicità in blu’, un navigante di Ancona, Pino Veneroso, che aggiunge così il suo nome a quello del concittadino Orlando Grassoni, di Vincenzo Fondacaro da Bagnara Calabra e di Pietro Troccoli, cilentino di Marina di Camerota, tutti insieme iscritti nel vasto libro delle imprese della marineria italiana.
Riassumo. Nel 1880 un gruppo di nostri connazionali emigrati in Uruguay, dove Giuseppe Garibaldi (chiamato non per niente Eroe dei Due Mondi) aveva compiuto decisive azioni guerresche a difesa del paese, decisero di forgiare e far pervenire all’esule di Caprera una sciabola che gli ricordasse il passato. Grassoni e gli altri costruiscono quindi una goletta di 9 metri per consegnare l’arma effettuando un percorso transoceanico da Montevideo all’Italia e la chiamano ‘Leone di Caprera’. Succede però che i donatori, una volta vista la piccola barca e valutate le probabilità che non arrivasse mai a destinazione, ritirino il dono per non affidare il prezioso cimelio ai fondali marini, certi che la conclusione della folle navigata non potesse essere altra.
Da noi è d’abitudine arrangiarsi e i nostri, non avendo nessuna intenzione di rinunciare al viaggio, decidono di ripiegare su un libro che raccolga le firme degli italiani dell’Uruguay: almeno quelle, se vanno a fondo, si possono rifare.
La goletta di 9 metri parte quindi da Montevideo il 3 ottobre 1880 e raggiunge, dopo una navigazione che ha dell’incredibile, prima Las Palmas il 9 gennaio dell’anno dopo, poi Gibilterra il 23, per arrivare infine a Livorno il 9 giugno. Qui vengono accolti come meritano e il Re d’Italia concede loro una onorificenza e dispone che il ‘Leone di Caprera’ venga esposto all’esposizione Universale di Milano del 1881.
L’ultimo atto è dei tempi nostri. Questo navigante di Ancona, Pino Veneroso appunto (foto), cresciuto con la voglia di andare a vedere cosa ci sta oltre l’orizzonte, decide di ripetere l’impresa in memoria del suo concittadino. Si costruisce una barca analoga, ugualmente minima, e con qualche accortezza tecnologica in più rifà all’inverso, onda dopo onda, la rotta del ‘Leone di Caprera’, arriva a Montevideo, ottiene una sciabola analoga alla prima (anche se meno preziosa) e la riporta in Italia, dove tuttora attende di essere consegnata agli eredi di Giuseppe Garibaldi e di essere collocata a Caprera accanto alla sua tomba.
Questo è tutto. Ma non è poco. (160523d2 – foto ontheroadnews)
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(Ancona – 24 mag) Con la brillante conduzione del noto speaker RAI di Caterpillar AM, Marco Ardemagni, in chiusura di Tipicità in blu 2016 è andato in onda il racconto del mare che ha visto protagonisti alcuni personaggi intimamente legati ad esso.
Ad esordire l'Assessore alla Cultura di Ancona, Paolo Marasca, che ha tratteggiato il rapporto duale tra Ancona e il mare, sottolineando in particolare come Ancona, rispetto ad altre città italiane storicamente proiettate verso il mare, non abbia mai interpretato il mare come terreno di conquista, ma come luogo di passaggio dei popoli, delle culture e delle merci e, in ultima analisi, di incontro. Marasca ci ha anche spiegato di come l'aspetto di Ancona e del suo waterfront siano stati profondamente danneggiati dalla guerra.
La dr.ssa Maria Grazia Salonna, ci ha raccontato la storia della pesca ad Ancona e di come, con l'avvento delle imbarcazioni a motore negli anni '30, si è verificata una vera e propria "immigrazione" di comunità di pescatori provenienti da Civitanova Marche e da Porto Recanati, L’approdo di Porto Recanati era infatti troppo piccolo per quelle imbarcazioni, mentre Civitanova era proprio priva di un vero porto degno di questo nome. E di come la pesca, praticata prima di allora ad Ancona sporadicamente dai lavoratori del porto e degli arsenali, nel poco tempo libero, sia diventata, con l'arrivo di queste comunità, stabilitesi nella zona degli Archi, una vera e propria attività professionale.
L'esempio vivente di questa storia ci è stato fornito da Luigi Gaetani, pescatore e imprenditore ottantenne i cui genitori provenivano esattamente l'uno e l'altra dalle due località a sud di Ancona. Gaetani ha tratto dalla memoria i suoi esordi da pescatore nei primi anni '50 e il ricordo di come abbia sofferto per tre anni il mal di mare. Lo zabaione di mamma non serviva: i movimenti della barca, l'odore della sentina, lo facevano star male. Ne uscì cercando di non pensarci. Poi una grossa crisi della pesca, dovuta alla scarsità di materia prima, attorno al 1957 costrinse lui e molti pescatori di Ancona a cercare fortuna sul Tirreno e in particolare a Civitavecchia dove si utilizzavano tecniche di pesca molto antiquate. Il successo che Gaetani ebbe in quella zona fu dovuto non solo alla "esportazione" delle tecniche adriatiche, ma anche alla formazione e all'ulteriore affinamento, in anni successivi, da lui svolto in Francia. Si è tratteggiato, anche qui con gli altri interlocutori, in particolare con Gaetani, Salonna e Piccinetti, del ruolo delle donne nelle famiglie dei pescatori (qui è intervenuta anche la sorella di Gaetani) come amministratrici e commercianti e di come questa sia una tipica caratteristica dell'anconetano e della Calabria.
Abbiamo approfittato a questo punto della sua graditissima presenza per chiedere una spiegazione a Corrado Piccinetti, Responsabile del Laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano, sulle ragioni di questa crisi del 1957. Piccinetti ci ha spiegato che è del tutto naturale che i cicli di riproduzione del pesce, possano portare, per qualche anno, alla scarsità di alcune specie e che non si deve pensare, per quel periodo, all'inquinamento o a un eccesso di cattura. Da lì siamo passati a fare una disamina sull'attuale situazione dell'attività di pesca in questi giorni. Piccinetti ha portato numeri preoccupanti sulla perdita di posti di lavoro e di imbarcazioni, scesi da 19.000 a 12.000 nel giro di pochi anni in Italia e anche di come il consumo di pesce pro capite, che grazie alle campagne e anche alla moda del sushi, era salito fino al 2013, si sia contratto negli ultimi due anni.
Federico Bigoni è intervenuto per ricordarci le difficoltà normative in cui devono attualmente operare i pescatori, della concorrenza con i pescatori croati che utilizzano tecniche differenti. Si è parlato anche con gli altri interlocutori, come le potenzialità della pesca sportiva e turistica sui pescherecci, siano di fatto vanificate da normative piuttosto farraginose. Qui è intervenuto a supporto anche il fratello di Gaetani, di tredici anni più giovane, avvocato.
Con il Sindaco di Camerota, Antonio Romano, che pure si è speso in seguito sugli aspetti normativi che rendono difficile l'attività della pesca (in particolare, ad esempio, l'eccessiva tutela delle specie più predatorie come i tonni, in certi periodi dell'anno), abbiamo ripercorso il valore storico e culturale dell'impresa del Leone di Caprera nel 1880 che vedeva protagonisti, oltre al comandante Vincenzo Fondacaro, di Bagnara Calabra, anche i cittadini di Ancona Orlando Grassoni e di Camerota Vincenzo Troccoli.
Al termine dell’incontro, Luigi Gaetani ha ricevuto dalle mani dell’assessore al bilancio di Ancona, Fabio Fiorillo, il Premio Oro di Mare, per “la dedizione, la passione e la professionalità dimostrata nella sua lunga vita di pescatore, sia nel Mar Adriatico che nel Mar Tirreno”. (160524d2 – foto ontheroadnews)
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(Ancona – 23 mag) La “barchetta” simbolo di Tipicità in blu ammaina le vele con enorme soddisfazione e con la consapevolezza che il water front di Ancona non è una prospettiva futura, ma una realtà del presente. (nella foto Tipicità, l’inaugurazione)
I numeri dell’evento fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale di Ancona parlano di oltre 4.000 persone a degustare piatti di mare in compagnia dei pescatori, più di 400 richieste per le minicrociere del Conero.
Le 500 persone, principalmente di settore, che hanno partecipato ai 4 convegni nell’ambito delle Giornate del Mare e della Pesca, con due importanti forum della Regione Marche sul progetto comunitario ECOSEA e con la presenza dei più autorevoli esperti del settore, riportano Ancona al centro del dibattito sul mare, la pesca e l’ambiente marino. A completare le attività di approfondimento alla Mole Vanvitelliana, più di 40 laboratori in “Adriaticolab”, con oltre 470 bambini e tanti curiosi nel week end.
Ben 10 case vinicole in rassegna al Mandracchio per la degustazione di Rosso Conero proposto con il pesce dell’Adriatico, grazie alla collaborazione dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini.
Già messa in calendario per il 2017 la seconda edizione della regata enogastronomica Sailing Chef, salpata da Marina Dorica con 12 equipaggi iscritti ed una giuria composta da esperti di fama mondiale.
In chiusura un inedito pic-nic “a miglio 0” di Coldiretti-Campagna Amica e l’Accademia Oro di Mare, esempio della coralità di oltre 20 associazioni e partners che hanno contribuito all’organizzazione, con oltre 55 pubblici esercizi della città che hanno aderito ai menù in blu ed agli aperiblu.
Un successo che guarda oltre e abbraccia lo scacchiere della Macroregione Adriatico Ionica. Ospite ufficiale la città di Spalato. Il Sindaco della città croata, prima di riprendere l’idrovolante per la costa dalmata ha dichiarato: “ho chiesto al Sindaco Valeria Mancinelli di alternare la location di Tipicità in blu, un anno a Spalato ed uno ad Ancona”.
Ultimo, ma non meno importante, relativamente al richiamo turistico della manifestazione: ben 84 camper da tutta Italia per il primo raduno nazionale Città di Ancona-Tipicità in blu! (160524d1 – foto ontheroadnews - tipicità)
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