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Da qualche parte bisogna pur ricominciare. Dal food ai motori, all’arte e la cultura: i ‘distretti produttivi’ per rilanciare il turismo
I sistemi turistici locali esistono da anni, ma oggi presentano un nuovo potenziale da sviluppare in vista della ripresa. Meglio se in sinergia con i distretti produttivi. E non solo quelli enogastronomici.
Sono già diversi anni che i territori promuovono i distretti anche nel turismo. Spesso valorizzando le sinergie con le produzioni locali. Le Strade del Vino e le Strade dell’Olio sono ottimi esempi di come una produzione strettamente connessa a un territorio – in questo caso più un terroir che un distretto – possa trasformarsi in una vocazione turistica. E, in un Paese che vanta il record mondiale di prodotti alimentari a denominazione protetta, non esiste praticamente un solo angolo che non abbia un prodotto tipico da valorizzare. Grazie alla sinergie tra BitMilano, TUTTOFOOD e HostMilano, Fiera Milano rappresenta un punto di riferimento e integrazione tra le filiere del turismo, del food e dell’ospitalità.
Oggi però, in vista della ripresa post-pandemia, è il momento di spingere sull’acceleratore per cogliere potenzialità non ancora sviluppate. Anche oltre il food le possibilità sono pressoché infinite: pensiamo alla Motor Valley emiliana, alla rete dei musei aziendali della Lombardia (dove altro nel mondo si potrebbe trovare un museo dedicato alle macchine per caffè?) o nel Triangolo della Moda del Veneto, per non parlare degli innumerevoli percorsi legati alle grandi epoche o personaggi della nostra storia dell’arte.
Da distretti produttivi a destinazioni turistiche?
Perchè no. Potrebbe essere questa quindi una delle chiavi per rilanciare l’incoming Italia puntando anche a una ripresa del turismo domestico. Una opportunità che può fondarsi su una lunga tradizione e una solida base giuridica. I distretti produttivi sono uno dei fattori chiave che, a partire dal dopoguerra, hanno abilitato la rapida trasformazione del nostro Paese da economia ancora sostanzialmente agricola a potenza industriale. La loro importanza è tale che per disciplinarne lo sviluppo è stata varata una legge apposita, la n. 317/91 che li definisce come “aree territoriali caratterizzate da elevate concentrazioni di piccole imprese con una particolare specializzazione produttiva, e dove esiste un particolare rapporto tra presenza di imprese e popolazione esistente”.
Anche se ci si riferisce in genere ai distretti industriali – dai più noti come il distretto dell’arredo in Brianza a quello dell’occhialeria di Belluno, fino ai più recenti ma altrettanto di successo come il distretto dell’aerospaziale in Puglia – a molti non sfuggirà che una simile definizione descrive perfettamente anche molte destinazioni turistiche del Bel Paese. E infatti già l’anno successivo la disciplina si è ampliata all’industria turistica con la legge 488/92, che ha istituito i Sistemi Turistici Locali, veri e propri distretti turistici che introducono anche nel turismo il concetto di integrazione tra le PMI caratterizzante dei distretti industriali. Un patrimonio che in questa fase storica presenta sicuramente un ulteriore potenziale da valorizzare.
Tutte le opportunità di rilancio dell’Italia saranno approfondite e valorizzate a Bit 2021, a fieramilanocity dal 9 all’11 maggio prossimi.
la redazione
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Un bel lavoro di ricerca che esplora i Cammini d’Italia per analizzare il valore e la ricchezza dei Piccoli Comuni italiani.
A presentare lo studio e l'atlante “Piccoli Comuni e Cammini d’Italia” è la Fondazione Symbola, con il presidente Ermete Realacci, alla presenza, tra gli altri, del ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, e del presidente IFEL Guido Castelli.
All’interno di questa rete, i Cammini d’Italia si configurano come un network di percorsi che collega tradizioni, natura e bellezza, economia sostenibile, agroalimentare a filiera corta, privati etici e associazioni non profit.
Si tratta di un viaggio composto da 44 itinerari in 15.400 km che si snoda lungo tutta la penisola e le isole, attraversa 1.435 comuni, di cui 944 piccoli (66% di quelli interessati dalla rete degli itinerari), e incontra oltre 2mila beni culturali e 179 produzioni DOP/IGP, l’86,6% di queste ultime nei piccoli comuni.
Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola, ricorda che tutto nasce dalla Legge 158 del 2017 per la valorizzazione dei piccoli comuni che, partendo dall'unicità del nostro paese, tende alla costruzione di un'economia sempre più a misura d'uomo. Continua dicendo che: “L'Italia è tra i paesi più influenti al mondo, ma occorrono nuovi progetti, investimenti sulle nuove tecnologie come la banda larga”. E soprattutto: “Occorre coesione sociale politiche pubbliche, nuove tecnologie, questo virus ci ha fatto riflettere. L'Europa di fondi ce ne darà per la green economy, le nuove tecnologie, occorre crossare questi aspetti con le nostre virtù”. I cammini vanno proprio in direzione di un turismo green, sostenibile che, conclude “E' un turismo perfetto per l'Italia”.
Giuseppina Paterniti, Direttrice Direzione Editoriale per l’Offerta Informativa RAI, che ha moderato la presentazione, ha sostenuto la validità di questo progetto a cui va creata una solida rete di sostegno e di investimenti.
Secondo Guido Castelli, Presidente Ifel-Fondazione Anci, i comuni di Italia hanno scommesso sulla dimensione dei cammini: “Una delle metafore che amo ricordare sulla pandemia è quella di far venire tanti nodi al pettine, come quello dei piccoli comuni, delle zone montane. In tanti hanno rivalutato quelle aree, che possono essere una via per la ripresa”. Nelle aree marginali spesso si è trovata una chiave di risposta in questo momento così delicato. “La forza dell'Italia sta proprio nell'assecondare la logica metro-montana tipica della nostra nazione. Il turismo è uno dei fattori determinanti di questa sfida, ma la prospettiva non è l'idea di salvare dall'estinzione certe zone, ma di renderle protagoniste. Occorre la giusta assegnazione dei diritti, vanno valutate le capacità di essere moderni nell'affrontare il problema. Il lavoro fatto sui cammini abbina green new deal e tradizione”. E conclude: “Il cammino è una scelta di per sé generativa. Prevede una meta, uno studio, uno spirito e la voglia di costruire, cose di cui l'Italia ha bisogno”.
Il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini, dimostra un cauto ottimismo: “In questi anni sono stati fatti molti passi avanti, già ci stavamo muovendo in questa direzione, un turismo che valorizzi l'Italia meno conosciuta, che sia sostenibile. Sui cammini da qualche anno è stato fatto un percorso, abbiamo lavorato sull'Atlante dei cammini. In italia c'è un reticolo di cammini, non un percorso di Santiago, ci sono tantissime possibilità, si tratta di un reticolato enorme che valorizza borghi, case cantoniere, ferrovie storiche , quest'anno era proprio l'anno delle ferrovie. Ora non è più un'idea utopistica, l'idea era quella di decongestionare le aree urbane, oggi lo scopo è un altro, ma è altrettanto valido. Occorre continuare con determinazione.
Marco Bussone, Presidente Uncem nazionale dei piccoli comuni montani, ritiene indissolubile il rapporto tramodernizzazione e sviluppo: “Con la legge 158 già c'è stato un segnale, manca una maggior coesione e interconnessione, occorre fare un grande lavoro sulla fiscalizzazione che va differenziata e agire sulle aree interne con investimenti europei che servano al rilancio”.
Secondo Ettore Prandini, Presidente Coldiretti, è necessario sostenere le aree agricole, innanzitutto portando la rete nei piccoli comuni e nelle aree interne in particolare: “Occorre tenere i nostri giovani che possono restare legati alla terra, nei nostri borghi. I turisti vanno attirati in zone poco conosciute, anche nelle zone montane, con le bici elettriche ad esempio. Non bisogna dimenticare che l'agricoltura dop nasce nei piccoli comuni e va valorizzata”.
Sofia Bosco, Direttore sede di Roma e dei Rapporti Istituzionali FAI, parla dei territori italiani che sono al centro dell'interesse del Fai negli ultimi anni, quelli sopra i 600 metri di altitudine: “E' un territorio che rappresenta la metà dell'Italia. Queste zone si stanno svuotando, occorrono campagne di comunicazione conoscitiva, occorre promuovere turismo anche grazie a mappature ed eventi”. A tal proposito afferma come il censimento dei “luoghi del cuore” stia producendo una mappa molto interessante. Continua poi la sua disamina sui flussi turistici: “Il turismo di massa non era piacevole, e già l'orientamento era quello di fuga dai luoghi affollati e di avvicinamento ai piccoli borghi, per un turismo di approfondimento”. Il Fai da anni fa la sua parte in questa direzione: “Noi stiamo già spingendo i turisti fuori dai grandi centri con i nostri beni che sono quasi sempre periferici. La riconversione verso la scoperta di luoghi minori ma che sono in realtà la parte integra dell'Italia è la ricetta per lo sviluppo”.
Enzo Bianco, Presidente Consiglio Nazionale ANCI, ringrazia per gli investimenti sulla mobilità e afferma come ad esempio grazie ad un vino dop siciliano sia possibile riscoprire alcuni territori sconosciuti, come ad esempio il comune di Randazzo. Conferma poi il ruolo attivo dell'Anci nel supporto ai piccoli comuni che vogliano usufruire dei fondi stanziati dall'Europa.
Alessandra Bonfanti di Legambiente nazionale sostiene come l'unione tra cammini e piccoli comuni sia intelligente e che debba trattarsi di un sodalizio ecologico: “I borghi e i cammini possono costruire un sistema sostenibile che sia attento al paesaggio agricolo-storico. Ringrazio il ministro Franceschini che ha uno sguardo alto che permetterà di affrontare una sfida climatica e di sviluppo ecocompatibile”. Occorre – secondo Bonfanti - un turismo che sia di qualità e rispettoso: “I piccoli comuni devono diventare protagonisti nella mobilità dolce. Siamo in una stagione nuova ma occorre certamente una fiscalità di vantaggio che permetta alle piccole economie di sostenersi”.
Franco Iseppi, Presidente Touring club italiano, ringrazia per il momento di confronto ma nutre qualche dubbio sul turismo nostrano: “Io non sono convinto che sia il turismo domestico a salvarci, il 50 % dei turisti è straniero”. A suo avviso: “Occorre concentrarsi su una mobilità che sia prodotto turistico, come quella su treni, fiumi”. Rivela che anche l'incontro annuale del Touring avrà come tema i cammini, ma sostiene che perchè vi sia un effettivo sviluppo turistico sarebbe necessario recuperare i “sistemi turistici” mettendo insieme infrastrutture, materiali e piattaforme. In particolare afferma la volontà di concentrarsi sull'Appennino e su di un progetto che lo coinvolga.
Giampiero Lupatelli,Vicepresidente progetto Caire, assumere il punto i vista dei piccoli comuni per quanto riguarda i cammini. “I piccoli comuni non sono centri al margine ma sono la frontiera, densi di storia, imprese e giovani, dove la politica dei cammini può rappresentare un importante punto di svolta”. Poi citando il rettore di Urbino: “L'innovazione è la disobbedienza che ha avuto successo, e questo sono i piccoli comuni”.
Questo modo di fare turismo allarga la platea di turisti e la rende di maggior valore. Ed è interessante per questa fase post pandemia che stiamo vivendo. Non sono parti accessorie, ma protagoniste “produttive” come è necessario in questo periodo. I cammini sono una rivendicazione di libertà e movimento, con meno fretta e al di fuori dalla contingenza, che consentono di “guardare con occhi nuovi” come diceva Marcel Proust.
Giampiero Sammuri, Presidente Federparchi, sostiene che “I parchi sono il cardine delle zone di cui stiamo parlando ma occorre che siano messi nelle condizioni di offrire un prodotto di qualità”.
Innanzitutto, afferma Sammuri, devono essere messi nelle condizioni di spendere i fondi stanziati: “I parchi hanno risorse che possono spendere, lo stato ha limitato le loro possibilità di spesa, chiedo al ministro che sblocchi i fondi che già ci sono”.
Ermete Realacci conclude la presentazione dicendosi sicuro che i tempi sono maturi per mettersi in gioco e per valorizzare questo tipo di turismo e mobilità: “Dentro al percorso del manifesto di Assisi vorremmo riunire tutti i soggetti proprio nella città umbra, vedremo come fare. Intanto occorre fare vivere questa esperienza ed incrociarla con le sfide del futuro”.
Sara Rossi
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Palazzo Rodio brinda a questo importante traguardo. Spiagge a misura di Bambino
Chiamata anche ‘città bianca‘, Ostuni si trova nel Salento ed è una delle località più celebri di tutta la rinomata e splendida costa pugliese.
E' qui che, per il nono anno consecutivo, sventola la Bandiera Verde, per le sue spiagge a misura di bambino.
E Palazzo Rodio festeggia questo importante e meritato traguardo, facendo un omaggio alle spiagge di Ostuni a tratti lunghissime, a tratti, piccole calette incastonate nella scogliera bassa.
Ma quali sono i requisiti per ottenere la Bandiera Verde? Eccoli e Ostuni li ha tutti: fondali bassi e trasparenti a riva, sabbia dove poter fare tanti castelli e giochi, un accurato sistema di salvamento, possibilità di avere nursery dove cambiare i pannolini e vicinanza di bar gelaterie, ristoranti dove poter rispondere immediatamente ai bisogni dei piccoli. A conferire questo prestigioso riconoscimento è l’Assocazione Medici Pediatri, che sottopone le spiagge ad un’accurata selezione e che dà appuntamento per la cerimonia di consegna al 27 giugno 2020 ad Alba Adriatica, cittadina abruzzese.
Palazzo Rodio è la soluzione ideale per la vacanza con bimbi piccoli. Infatti si compone di ben quattro appartamenti molto spaziosi, dove è possibile lasciar giocare i bambini in libertà e preparare le pietanze adatte a loro, grazie alla presenza di cucine attrezzate. Ha un giardino interno sicuro perché protetto da alte pareti e lontano dalla via principale.
Siamo nel cuore del centro storico di Ostuni dove si può uscire la sera per rilassanti passeggiate. Il mare si trova ad appena sei chilometri e ha tutte le caratteristiche indicate dalla Bandiera Verde oltre ad essere limpido e trasparente come solo il mare del Salento sa esserlo.
Infine all’interno del Palazzo sono stati adottati tutte le misure precauzionali e i protocolli di sicurezza anti Covid19.
Info:
Palazzo Rodio
Largo Bianchieri 43 - Ostuni (BR)
Tel.349 162 7019
www.palazzorodio.it
FB: Palazzo Rodio ArtHouse&Holidays
La Redazione
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E' stata presentata la nuova guida edita da Terre di Mezzo Editore: “La via Francisca del Lucomagno”.
Il titolo evoca qualcosa di lontano e immaginoso, in realtà con questo agile supporto alla mano è possibile percorrere 135 chilometri in Lombardia, nelle province di Varese, Milano e Pavia, a piedi o in bici, suddivisi in 8 comode tappe. La guida è già scaricabile online e sarà in libreria dal 18 di giugno.
Un percorso di natura, acqua e storia, accessibile a tutti, da soli o in piccoli gruppi ma anche da famiglie con bambini, perfettamente in linea con i percorsi di camminamento classici. Al momento è possibile accogliere sino a gruppi di 15-20 persone, ma assicurano gli autori: “Aspetta che si si sparga la voce che anche il comparto dell'accoglienza investirà”.
Il tragitto è stato studiato, verificato, provato. E' stato segnalato e la guida, fornita di mappe rappresenta l'hub dell'incontro tra territorio e accoglienza. Lungo la via si contano 40 punti di accoglienza o ristoro. Si tratta di “esperienze povere”, ostelli ad esempio. Strutture spesso messe a disposizione da alcuni enti su base volontaria, dove si preferisce un approccio easy, perfettamente in linea con la filosofia del viandante.
Scaricando l'app gratuita realizzata da Itineraria è possibile ricevere tutte le informazioni necessarie.
Mattia Gadda, che ha curato la redazione della guida, ci ha raccontato che è stato frutto di un progetto che nasce dal coordinamento di una serie di enti e istituzioni: “Il mio compito è stato metterli in rete”.
Durante la presentazione è intervenuto il sindaco di Saronno, Alessandro Fagioli, che ha ribadito come la pubblicazione sia il risultato di un lavoro di squadra: “Gli enti lombardi si sono messi a disposizione dimostrando molta collaborazione, quindi tutto è stato facile”. Ha affermato poi come il desiderio fosse quello di riattualizzare un percorso dimenticato. “C'è stata la volontà di superare piccoli e grandi ostacoli tecnici. Anche in luce del periodo appena passato, sia ha la voglia trascorrere del tempo libero all'aria aperta, senza dimenticare la valenza storica di questo percorso, che si può percorrere in gruppo o in solitaria, è adatto agli amanti del trekking, della natura e anche, ovviamente, ai pellegrini”.
Con un pizzico di commozione ha poi ricordato il contributo di Donatella Ballerini, funzionario della provincia di Varese, che ha messo passione e impegno nel progetto e che è venuta a mancare di recente.
Marco Giovannelli, tra gli autori della guida, dice che quello che stanno presentando non è tanto il prodotto quanto il lavoro della squadra che c'è dietro. Ringrazia Mattia Gadda che definisce curatore di “encomiabile professionalità”. Dice poi che “Il prodotto è piccolino, ma molto bello, come è il percorso”. Altri ringraziamenti vanno a Pietro Scidurlo e Alberto Conte - coautore - “che ha preso la sua bici per indicare il percorso che va da Lavena Ponte Tresa a Pavia”. Tra coloro che vanno ringraziati c'è poi Fai che lungo il precorso ha suoi due beni: il Monastero di Torba e Casa Macchi, ora in ristrutturazione.
Il percorso in realtà parte da Costanza, attraversa il Liechtenstein, arriva in Canton Ticino, e attraversando appunto il passo del Lucomagno arriva poi in Lombardia. Si tratta di una via affluente
della francigena. In Lombardia parte da Vercelli, che è in Piemonte, e arriva a Palestro, attraversa la Lomellina e giuge a Pavia.
Si tratta anche di una via d'acqua, che dal lago di Lugano passa ad Argentera, poi dal lago di Ghirla al lago di Ganna, sino a quello di Varese, poi c'è il fiume Olona sino a Castellanza, si arriva quindi sul Naviglio Grande, lo si percorre tutto sino a Bereguardo e da lì a Pavia, sul Ticino.
Tanta natura, parchi, acqua, ma anche passaggi storici con solo due parti fortemente antropizzate: “La via è quasi tutta in sicurezza – afferma - in un paio di punti occorre prestare un po' più di attenzione, non bisogna dimenticare che si tratta di una via che ha 1000 anni di storia”.
Cita poi i due siti Unesco presenti sul percorso: il Sacro Monte di Varese e il Monastero di Torba, ma anche altri centri di importante interesse storico, artistico e religioso come la Canonica di Bernate e l'Abbazia di Morimondo.
Ferruccio Maruca di Regione Lombardia racconta gli albori del progetto: “Si tratta della conclusione di un percorso che è terminato nel gennaio del 2015, sono stati gli svizzeri a proporcelo, poiché volevano attivare percorsi romei che congiungessero la Svizzera a Roma. E' frutto di una forte condivisione con gli enti locali, una cinquantina, tra cui la Regione Lombardia. A fianco alla parte istituzionale si è inserita quella privata che ha dato il suo importante contributo, creando il 'sistema delle vie'. La via è nata come riattualizzazione che è stato sin da subito fruibile. Questa dimensione è stata colta anche dai piccoli comuni che hanno collaborato fattivamente”.
Tutto è pronto quindi. La guida è uscita. I primi 8 turisti partiranno settimana prossima e faranno da apripista. In questa estate all'insegna del turismo di prossimità, preferibilmente outdoor, mantenendo la distanza sociale, nulla mi toglie dalla testa che la via Francisca del Lucomagno rientri tra le migliori mete turistiche.
Per informazioni su percorso e accoglienza consultate il sito
(foto: - lago di Ghirla - credits Marco Giovannelli; lago di Ceresio - credits Marco Giovannelli; Boffalora Ticino Naviglio Grande - credits Marco Giovannelli; Robecco sul Naviglio - credits Marco Giovannelli)
Sara Rossi
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La località dolomitica di Arabba, un piccolo ma meraviglioso centro incastonato tra il Passo Pordoi e il Passo Campolongo da una parte e la Marmolada dall’altra, è pronta ad accogliere gli amanti della montagna con le sue attività outdoor all’insegna della sicurezza. Tra pochi giorni, il 13 giugno riaprono i primi impianti di risalita, permettendo così ai turisti di praticare escursioni, ferrate e trail in mountain bike, grazie anche a speciali promozioni.
Cosa ci ha lasciato il periodo di lockdown? Sicuramente la voglia di rivalutare le piccole cose e respirare di nuovo la libertà. Tra le sensazioni che mancano maggiormente agli amanti dell’outdoor c’è la frizzante aria di montagna e il senso di appartenenza che si prova in un trekking in quota o l’adrenalina di una discesa sulle due ruote lungo i sentieri predisposti.
Un paese a misura d'uomo
Posizionata ai piedi del massiccio del Sella, a 1600 metri di quota, a poca distanza dalla montagna “Regina” delle Dolomiti, la Marmolada, Arabba è un piccolo villaggio ladino che ha conservato la cultura, le tradizioni e i valori di uno stile di vita semplice e genuino, che oggi permette agli ospiti di immergersi in un “mondo fuori dal mondo”. Un paese raccolto e caratteristico, un luogo ideale per riscoprire una dimensione a misura d’uomo con aria pulita, natura incontaminata e zero stress, “the place to be”.
Le strutture ricettive della zona, così come bar e ristoranti, sono pronte ad entrare in funzione e ad accogliere gli amanti della montagna. Un territorio da scoprire in maniera slow per vivere un’esperienza unica sulle Dolomiti, patrimonio mondiale Unesco.
Impianti pronti a ripartire e attività outdoor
I primi impianti ad aprire saranno la funivia Arabba-Porta Vescovo e la seggiovia Campolongo-Bec de Roces, rendendo praticabili numerosi percorsi di trekking e ferrate in quota.
Grazie alla funivia Porta Vescovo si potrà percorrere il sentiero Viel dal Pan: adatto a tutta la famiglia, questo itinerario conduce al Passo Pordoi e deve il suo nome agli scambi commerciali che, in passato, avvenivano lungo questa direttrice. Seguendo il sentiero 601 si percorre la dorsale della montagna in direzione del Passo Pordoi, accompagnati dalla presenza del lago di Fedaia e dall’imponente ghiacciaio della Marmolada. Arrivati al “Belvedere”, il sentiero conduce gli escursionisti in discesa fino al Passo Pordoi e ad Arabba.
Grazie al fatto che il percorso non presenta grandi pendenze e si mantiene costantemente in quota attorno ai 2500 metri, questo trekking è perfetto per le famiglie e per i camminatori meno esperti che vogliono però godere di un panorama incontaminato.
Sarà accessibile anche la Ferrata delle Trincee, che da Porta Vescovo arriva fino al Passo Padon, attraverso l’impervio campo di battaglia della Prima Guerra mondiale, con molti vecchi appostamenti, trincee e postazioni letteralmente aggrappate alla roccia. La prima parte impegnativa è compensata da una seconda lunga, ma più semplice, con tratti in cresta e un panorama sempre spettacolare sui 3343 metri del ghiacciaio della Marmolada. Da un paio di anni è stato ripristinato e messo a disposizione degli appassionati il tratto denominato Sasso dell’Eremita, una parete a difficoltà media con un dislivello verticale di circa 55 metri.
La seggiovia Campolongo – Bec de Roces renderà disponibile l’omonimo percorso trekking e la falesia associata, una vera palestra per gli alpinisti locali, con 25 vie disponibili (alcune di queste adatte anche ai bambini) soprattutto nella zona est dove si trovano settori di monotiri con grado di difficoltà dal 5b al 7a, e lunghezza fino 35 metri su muri verticali o leggermente a strapiombo. Sul lato ovest si trovano salite più lunghe (fino a tre tiri di corda) di stampo più alpinistico, la cui difficoltà è compresa tra il III e V grado, dove è consigliabile integrare le protezioni ed effettuare discese in corda doppia.
Interessante è il trekking Bec de Roces. Il percorso, con partenza fissata al Passo Campolongo, permette di raggiungere un enorme masso chiamato Sasso Quadro dove è possibile ammirare i resti di una vecchia postazione di guerra austro-ungarica, che funge ora da balcone naturale, con una bellissima vista sulla Marmolada, e arrivare in un paio di ore al Lago Boè: dopo una rilassante pausa ai bordi del piccolo specchio d’acqua naturale si rientra a Passo Campolongo, per un tempo totale dell’escursione di circa quattro ore.
Dal 27 giugno riapriranno anche la telecabina Fodom, che unisce Pont de Vauz a Passo Pordoi, e la seggiovia Burz, che permetterà quindi di effettuare Sellaronda MTB Tour, ovvero il periplo del massiccio del Sella, dove Arabba rappresenta il punto di partenza ideale. Fissata al 5 luglio l’apertura della seggiovia che da Passo Campolongo porta al Cherz.
Insieme agli impianti riapriranno anche i rifugi nel rispetto delle norme legate alla sicurezza personale, e che permetteranno dei pit-stop strategici per riprendere fiato e gustare i piatti della tradizione ladina.
Le promozioni per un'estate indimenticabile e conveniente
Sono due le possibili soluzioni per gli amanti degli sport all’aria aperta.
La prima è Arabba-Marmolada Summer Pass 2020, la tessera nominativa che permette, fino a settembre, di raggiungere tutti i percorsi e le attrazioni in quota utilizzando gli impianti di risalita nel comprensorio Arabba-Marmolada.
Due le formule a disposizione, per chi sceglie di fare un weekend lungo, con 3 giorni su 4 a 50,00 €, oppure 5 giorni su 7, anche non consecutivi, a 60 €, per chi si vuole concedere una settimana intera.
Per ragazzi e bambini sono previste riduzioni; i nati dopo il 04.06.2004 avranno le due tessere rispettivamente a € 35,00 e € 42,00, invece la categoria Baby, valida per i nati dopo il 04.06.2012, potrà usufruire gratuitamente degli impianti, se accompagnata da un adulto.
La seconda opzione è la Super Summer Card, tessera nominativa che include la possibilità del trasporto bike, nella formula giornaliera a 47,00 €, 3 giorni su 4 a 110,00 €, e 5 giorni su 7 a 147,00 €.
Anche in questo caso sono previste riduzioni: i nati dopo il 16.05.2004 avranno il 30% di sconto, mentre per i nati dopo il 16.05.2012 sarà gratuita, nel rapporto un bambino per accompagnatore.
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Uno dei Borghi più Belli d’Italia del Trentino, sotto le Pale di San Martino
Se suoni la campanella che trovi su una sedia rossa posizionata a sorpresa,
ecco arrivare un abitante del paese a farti da cicerone!
Paese-Museo en plein air, Mezzano di Primiero (fra i Borghi più Belli d’Italia del Trentino) rivendica fiero il suo passato rurale e manda in scena uno spettacolo tutto suo, di quelli che incantano nella loro disarmante semplicità. Il passato altrove dimenticato non si limita a sopravvivere, ma è vivo, si fa presente, si mette in mostra e viene condiviso con i visitatori che sono accolti con il cuore. Rimasto tenacemente aggrappato alle sue radici, alle sue architetture, alle tradizioni di un popolo fiero, fortificato dalla vita dura di montagna, Mezzano ha trasformato in arte le tradizioni e in storie da raccontare i ricordi delle vite contadine di pochi decenni fa, all’apparenza così lontane, ma che fanno parte integrante della sua realtà odierna. Oggi Mezzano è l’angolo romantico e suggestivo del Primiero, un serbatoio di vita alpina, di cui si ripercorrono le tracce in ogni angolo nascosto, lungo i vicoli, nelle piazzette, all’ombra dei ballatoi in un vibrante museo all’aperto in cui si intrecciano architetture, dipinti murali, antiche iscrizioni, fontane e stoili (piccoli acquedotti in cunicoli pensati per condurre al coperto l’acqua dalle alture), orti e cataste artistiche di legna.
Mezzano Romantica
Un museo en plein air, senza ressa o code, che ciascuno può scoprire da solo passeggiando senza fretta, seguendo semplicemente le indicazioni molto intuitive dell’accattivante segnaletica con le scritte rosse in italiano e inglese sotto il logo di Mezzano Romantica, a ricordare che tutto qui si fa col cuore. Un totem dà il benvenuto ai visitatori, e li invita a scaricare gratuitamente l’App bilingue, che può essere scaricata on line anche prima di arrivare, in modo da prepararsi alla visita. Seguendo le frecce rosse, ci si imbatte via via in una serie di piccoli tesori d’arte e tradizione, contrassegnati da un cartello con un occhio. Avvicinandosi, si riceve un messaggio che avvisa di ascoltarne se si vuole la storia, oppure leggerla sullo smartphone.
La sedia rossa
Ma soprattutto bisogna cercare una semplice sedia rossa, che compare a sorpresa negli angoli più suggestivi del paese, e suonare la campanella appoggiata sul suo sedile. Al suo suono, arriva una persona che abita nei paraggi e che si mette a disposizione per dare informazioni, raccontare la storia di Mezzano e delle sue montagne, svelare curiosità e aneddoti, indicare dove poter trovare prodotti tipici e lavorazioni artigianali, dove poter dormire e mangiare, quali sentieri da percorrere per salire a malghe e rifugi, quali le attività sportive e quelle più adatte per i bambini… Sono anziani, ragazzi, donne, artigiani che, con l’autenticità e l’immediatezza che solo il racconto diretto sa dare, condividono con gli ospiti la propria vita e le proprie conoscenze, li consigliano come potrebbe fare un amico affinché possano godersi al meglio la loro permanenza a Mezzano, sia una visita di qualche ora, oppure un ritemprante periodo di vacanza. La sedia rossa si può trovare tutti i giorni dal 20 giugno a metà settembre (e poi durante i fine settimana), ad indicare che qualche abitante di Mezzano è a disposizione dei turisti per dare informazioni e condividere racconti. Così, semplicemente, come si fa quando si passa a casa di un amico senza preannunciarsi.
Cataste&Canzèi, quando le cataste di legna si fanno arte
Il percorso è punteggiato da una trentina di monumentali cataste artistiche di legna, Cataste&Canzei, che per la loro originalità hanno reso famoso anche all’estero questo piccolo borgo montano. Unica nel suo genere, la rassegna inanella stupefacenti e fantasiose cataste artistiche di legna, nate dalla tradizione della gente di montagna di accatastare in bell’ordine la scorta di legname per l’inverno. Ed ecco così la fisarmonica in tensione che pare una stella, la clessidra chiusa tra sole e luna a segnare il trascorrere del tempo, la grande parete che ricorda l’alluvione che colpì il paese nel 1966, gli uomini intenti a tagliare l’albero, la catasta instabile che cede a un coreografico crollo… Ogni canzèl è un piccolo capolavoro di perizia e attenzione, nello spirito parsimonioso di chi abita i paesi di montagna, ma anche una vivida e cangiante tavolozza nelle calde tinte del legno che colora le vie di Mezzano, abbellite anche dalle cataste che le famiglie sistemano fuori dalle proprie case.
I tabià e le stalle
I caratteristici tabià (vecchi fienili in disuso, ora recuperati) narrano ancora il rito del filò, le storie narrate dagli anziani del paese nelle lunghe serata d’inverno. In particolare cinque sono stati recuperati a nuova vita. Il Tabià del Rico è un piccolo ma interessantissimo museo etnografico zeppo di oggetti che raccontano vita e lavori di un tempo, raccolti in tanti anni con amore e passione da Mary Orsingher e intitolato al padre Enrico. Il Tabià del Checo espone in moderne vetrine cubiche, che mescolano l’ambiente rustico con una raffinata soluzione moderna, le eccellenze di alcuni artigiani e produttori agroalimentari locali: Zeni scultori, Gianluigi Zeni, Artelér, Artistica legno GT, Macelleria Bonat, Bionoc’, La Rondine. Il Tabià de la Gema, situato in una delle più caratteristiche case del paese, viene utilizzato come teatro nelle serate di Mezzano Romantica. La Stalla dei Presepi (visitabile durante tutto l’anno) contiene una quindicina di presepi a diverso tema fra storico, classico, moderno, immaginario realizzati in vari anni dall'artista Mario Corona.
La Stalla “In nome de Iesu” contiene infine delle scene che raccontano la vita e la passione di Cristo realizzate anch’esse dall'artista Mario Corona. Il suo nome si ricollega alla frase che contadini e boscaioli pronunciavano un tempo all’inizio della giornata lavorativa, per mettere il loro lavoro nelle mani della protezione divina.
L’antica lisiera e i 250 orti
Un’altra piccola perla in cui ci si imbatte è la lisiera, l’unica in tutto il Trentino a essere tutelata dalla Soprintendenza. È la lisciaia, ovvero il locale dove si produceva la lisia (acqua in cui è stata fatta bollire cenere) per il bucato, spesso profumandola con bucce di limone. Il bucato era un lavoro lungo e faticoso, che le femene cominciavano già a sette o otto anni. Di questo, delle loro fatiche, delle chiacchiere, delle amicizie e delle contese che nascevano lì dentro racconta ancora romanticamente la lisiera. Amorevolmente restaurata con le sue tre calgere (caldaie di rame), ospita anche piccoli eventi: un luogo insomma di aggregazione così come lo era per le femene intente al bucato. Il verde entra deciso fra le antiche pietre del paese grazie ai suoi orti: se ne contano circa 250 fra Mezzano e frazioni, su circa 1.600 abitanti. Partiti da un’esigenza di produzione di cibo per la famiglia, rispettano fedelmente la tradizione trentina che tra le staccionate dell’orto sposa l’utile al dilettevole spartendo la terra tra ortaggi, fiori, odori, piante da frutto e viti rampicanti. Veri e propri orti-giardino, costituiscono tappa imprescindibile anche delle visite guidate per il borgo, organizzate questa estate per piccoli gruppi e su prenotazione in modo da garantire il distanziamento richiesto dalle normative.
Il ponte tibetano e gli abeti giganti
Mezzano non è bella solo tra le sue stradine e le sue architetture. È circondata da una natura forte e rigogliosa, che accoglie il quotidiano della gente di montagna e si fonde con esso. Ci sono tante piccole perle che circondano il paese, mete di passeggiate o pedalate in relax, alla scoperta dei romantici scorci di questo angolo del Primiero, di boschi, malghe, vette, seguendo sentieri di bassa e media quota ben battuti e segnalati. Ci sono luoghi che si godono meglio su due ruote come la pista ciclabile del Molaren, una passeggiata illuminata anche la sera con diverse soste per godersi il panorama in completo relax. Altri che conquistano i più avventurosi, come gli orridi di Val Noana, in uno dei quali si fa anche canoyng, o il ponte tibetano che fa da collegamento tra rifugi Caltena e Fonteghi. Altri che conquistano per l’assoluta bellezza dei boschi, come il Parco Naturale di Panveggio e il Sentiero degli Abeti Giganti in Val Noana, con i suoi alberi secolari che svettano fino a toccare i 50 metri ed hanno il diametro del tronco che può arrivare a misurare un metro di larghezza.
Per informazioni: Ufficio Turistico Comune di Mezzano
Tel. 349.7397917 -
La Redazione
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