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Con una serie di seminari Città del Vino riflette sulla ripresa post covid-19.
Il 5 giugno, durante un incontro in diretta Facebook, si è parlato della riorganizzazione delle cantine tra suggestione e accoglienza sicura.
Paolo Corbini, vicedirettore di Città del vino, ha aperto la chiacchierata sullo sviluppo dei territori del vino e sulle misure da adottare, anche a livello politico, per la tutela e il rilancio del turismo enogastronomico.
Giorgio Salvan, presidente Movimento del turismo del vino Veneto, dopo i doverosi ringraziamenti perchè: “Avere amiche le città del vino è importante”, ha ricordato la collaborazione decennale tra le due realtà, nonché l'appuntamento, imperdibile per gli amanti del vino, con Calici di stelle. Con un briciolo di amarezza ha poi affermato: “Non vendiamo vino quest'anno, ma sogni, non sappiamo quale sarà l'Iva su questi sogni, ma non ci interessa, quelli possiamo sempre venderli”.
Il presidente di Città del vino, Floriano Zambon, ha sottolineato come sia un momento problematico, ma anche come questa sia una grandissima occasione per l'enoturismo. “Si tratta di mesi utilissimi, da cogliere – ha affermato - c'è la possibilità di fare un salto di qualità che permetta di godere maggiormente delle cantine, delle vigne e dei nostri orizzonti. Bisogna cogliere la poesia che sta dietro la produzione per stimolare emozioni che daranno risultati soprattutto in prospettiva”.
Il celebre enologo Roberto Cipresso ci ha raccontato che lo scorso anno il turismo del vino era in crescita, ma dopo quello che è successo in questo periodo, l'entusiasmo non è più sufficiente, ora: “E' necessario essere rassicuranti ed usare un linguaggio nuovo”. E, ha continuato: “Prima, camminare nel fango del vigneto era poetico, adesso occorre essere più attenti, mantenendo il romanticismo ma con uno sguardo nuovo alla sicurezza. Occorre che tutto sia misurabile, il mercato si è progressivamente saturato, e oggi il valore aggiunto si ottiene solo con scientificità e storicità”. Cipresso sostiene che la scientificità, la tracciabilità e la sostenibilità ora siano necessarie, non più solo un plus. Ci sono modalità di accoglienza in cantina che vanno seguite.
Corbini ha poi sottolineato come il territorio debba dimostrare di essere in grado di fare accoglienza a tutti i livelli.
Nel suo intervento Elena Sgambati, consulente per le cantine, ha affermato come la sua attività sia tesa ad aiutare i produttori di vino ad aprirsi all'enoturismo: “La pandemia ci ha bloccato, ma ci ha fatto riconsiderare l'essenzialità. Il turista andrà sempre più alla ricerca di verità, e questo va oltre il marketing”. Occorre una maggiore attenzione alla sicurezza, ma soprattutto alla comunicazione della stessa: “L'ospite diventava ambasciatore dei prodotti. Ci saranno nuove linee guida che si spera siano più omogenee possibili. Occorre empatia e sintonizzazione con l'ospite, solo così renderemo le esperienze memorabili e sicure”. Secondo Sgambati, i produttori si preoccupano degli investimenti, ma in realtà andranno sfruttati gli spazi all'aperto, le vigne, le esperienze a contatto con la natura. Ci saranno un ventaglio di possibilità più ampie, occorre utilizzare creatività, con gazebo, terrazze all'aperto, tavolate che garantiscano il distanziamento, in una frase: “Utilizzare le vigne come teatro naturale”.
Giuseppe Festa dell'Osservatorio turismo del vino ha chiesto a Roberto Cipresso come è possibile che rassicurazione e sicurezza possano accordarsi con la suggestione. Secondo Festa, negli ultimi anni i lavori fatti dalle cantine sono stati enormi, ma più che un'attenzione all'irrobustimento dell'offerta sarebbe necessario lavorare sullo stimolo della domanda.
Secondo Cipresso la vera emozione in ambito enologico nasce quando il vino porta in un luogo oppure riporta a rivivere un momento storico legato alla sua datazione, queste sono le sole due aree in cui il vino riesce a fare venire la pelle d'oca. Oggi, il clima di incertezza ha cambiato le modalità di spostamento e le percezioni. “La priorità è trovare un posto rassicurante, che oggi è lo spazio aperto, non le persone con le mascherine e le visiere”. E poi, continua: “Occorre infondere sicurezza senza ostentarla. Non bisogna che l'enoturista si ponga troppe domande: “Tu pensa a vivere l'esperienza in tranquillità che alla tua sicurezza pensiamo noi”. In realtà l'unico aspetto che conta è che la cantina sia seriamente certificata, non bisogna raccontare storie insomma.
Sempre secondo Cipresso: “Il valore aggiunto è dato dai fatti, la tracciabilità è effettiva, occorre serietà. Un ospite tranquillo e sicuro che si gode la sua esperienza sensoriale è la ricetta per avere successo oggi”.
Occorre equilibrio, fare percepire un ambiente sicuro in cui vivere un'esperienza. “Il marketing è fallito perchè non ce la fa più, ma se il produttore riesce a vivere al meglio questo momento ne uscirà rafforzato”.
Giuseppe Festa ha chiesto poi alla Dott.ssa Sgambati quale è quindi questa nuova modalità di comunicazione che si deve utilizzare per informare l'enoturista.
Secondo Elena Sgambati occorre far sapere che si fa ospitalità, quali tipo di esperienze e la sicurezza igienico sanitaria che si troverà: “Deve passare il messaggio che lavorare con piccoli gruppi è esclusività, occorre mostrare teche con raggi uv per disinfettare i bicchieri ad esempio e una nuova tensione al dettaglio che va comunicata a chi sta programmando una visita”.
Di tutta altra idea sembra essere il produttore Giorgio Salvan che spera solo che questa situazione passi in fretta: “Per accogliere l'enoturista si deve essere a posto con la normativa, ma non è necessario ostentarlo. Un turista cerca prima di tutto accoglienza, e io accolgo sempre all'aperto, la cantina è per i tecnici o per chi vuole un'esperienza da raccontare, non bisogna tediare, ne terrorizzare l'ospite”. Secondo Salvan: “Il vino deve essere buono che sia certificato è un fatto personale, lo deve essere, ma non serve in questo settore. E' necessario invece nella grande distribuzione, quando il vino viaggia. Chi viene in cantina è un turista elitario e a lui questi dettagli non interessano”. Chiosa poi: “Io sono stato certificato per 12 anni, ma è avvilente. Ho perso le vigne e ho perso gli amici. Ho provato a fare le stesse cose in maniera diversa e tutto è migliorato. Ribadisco che quando si muove la persona è diverso da quando si muove il vino”.
Il movimento turismo del vino è nato con lo slogan: “Vieni e vedi cosa bevi”, è fondamentale il rispetto del paesaggio, solo in questo modo è possibile ottenere del buon vino.
Sul rispetto del paesaggio sono tutti d'accordo. Aggiunge Corbini: “Un bel paesaggio, servizi efficienti e qualità della vita sono alla base per buoni prodotti e valide esperienze enoturistiche”.
Floriano Zambon, in merito alla cura del paesaggio ha proposto di fare incontri mirati tra amministratori e territori: “Penso che diversi proventi, tipo la tassa di soggiorno, se ben spesi non possano che migliorare la qualità del vivere sul territorio, sia per turisti che per gli abitanti. I comuni devono investire bene le risorse per fare la loro oculata parte”.
Paolo Corbini ha accolto l'invito di Zambon e ha rivelato di lavorare con Festa per mettere in rete una sorta di “pillole dei territori delle città del vino” dove raccontare i progetti virtuosi nella gestione dei territori, tesi a migliorare la qualità della vita.
Sara Rossi
nelle foto
- Paolo Corbini
- Floriano Zambon
- I vigneti del Sannio
- Roberto Cipresso
- Giorgio Salvan
- Città del vino
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Per tutto il mese di giugno tariffa promozionale di 1 euro
Dopo quasi tre mesi di chiusura forzata martedi 2 giugno riapriranno il Castello del Buonconsiglio, Castel Thun, Castel Beseno e Castel Stenico con il nuovo orario continuato dalle 11.00 alle 18.30 pronti ad accogliere nuovamente i visitatori.
L'ingresso, per tutto il mese di giugno, sarà alla tariffa promozionale di 1 euro.
Si tratta di un'occasione eccezionale di visita che, con modalità inedite e per un periodo così ampio, apre edifici e sale affrescate, mostra opere d'arte allo scopo di offrire un'esperienza importante, fornire spunti di svago e di intrattenimento, conoscenza e costruzione di identità individuali e collettive, che aiutino e accompagnino la fase di ripresa.
Proprio per questo nel corso di giugno molte iniziative promuoveranno il contatto diretto con il patrimonio custodito nei castelli.
TI PRESENTO L’OPERA:
alle 17.30 di ogni martedì, viene presentato al pubblico un manufatto delle collezioni, da tempo non esposto o rientrato dopo un intervento di restauro, che rimarrà visibile per l'intera settimana, e un conservatore accompagna i partecipanti nella sua lettura e nella sua storia.
Davanti allo specchio: CONOSCI TE STESSO dal mercoledì al venerdì, alle 17.30 l’appuntamento è con un’opera già presente nel percorso di visita, che, in un dialogo tra operatori museali e visitatori, è destinata a stimolare riflessioni, interrogativi e dubbi da condividere in un piccolo gruppo.
Per tutto il mese di giugno, ad orario fisso e connesso al sistema di turnazione tramite prenotazione on line o telefonica, i visitatori saranno accolti nei giardini da educatori museali che forniranno una dettagliata introduzione al complesso museale e al percorso interno, che poi ciascuno potrà effettuare in autonomia e in sicurezza.
Nelle ampie aree verdi del Buonconsiglio, di Thun, di Beseno e di Stenico le famiglie potranno accedere anche avvalendosi dei kit autogestiti e pensati appositamente per giochi e svaghi dei più piccoli.
Per tutti e quattro i castelli è obbligatoria la prenotazione che si potrà fare sul sito internet del museo o telefonando allo 0461 492811 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 - 13.00 e 14.00 - 16.00.
Tutte le informazioni relative alla visita in sicurezza sono consultabili nella pagina Disposizioni in merito a Covid 19.
Info:
Museo Castello del Buonconsiglio monumenti e collezioni provinciali
Via B. Clesio,5 Trento
tel. 0461 233770
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(casa Lajolo Piossasco -To)
Le Dimore Storiche - spesso intese come luoghi delle meraviglie inossidabili al tempo – sono in
realtà gioielli fragili. La loro cura e conservazione, demandata interamente ai proprietari privati,
preserva la nostra storia, la nostra cultura, il nostro paesaggio. Tutti elementi che all’estero ci
contraddistinguono con eccellenza e che per noi costituiscono un immenso valore di identità e
riconoscimento, su cui merita investire per il futuro.
Riflessioni e nuovi propositi, dunque, per le Dimore Storiche del Piemonte e Valle d’Aosta perché, in questo
momento di emergenza sanitaria e crisi economica, la conservazione del patrimonio storico-artistico
resta il fondamento della nostra cultura e civiltà, per una ripartenza del popolo italiano.
Castelli, ville storiche, forti, rocche, palazzi di città e tenute di campagna … Sono circa 4.500 le
proprietà private che in Italia aderiscono all’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) e la
Sezione Piemonte e Val d’Aosta, con oltre 300 soci, è fra le regioni che vantano il maggior numero di
dimore iscritte.
Realtà che custodiscono la memoria e la tradizione di famiglie le cui radici affondano nella storia e
che rivestono non solo un ruolo fondamentale dal punto di vista storico e culturale, ma anche sono
trainanti per l’economia territoriale di tanti comuni sotto i 20.000 abitanti e per ben il 29% dei
piccoli borghi con meno di 5.000 residenti. Molte dimore storiche sono attive in una o più filiere
produttive, come eventi, ristorazione, alberghiero, ma il 60% è costituito da antichi borghi, ville,
tenute, cascinali e palazzi che semplicemente testimoniano la nostra Storia, contribuendo a
impreziosire e preservare l’architettura urbana e il paesaggio grazie agli interventi sostenuti
unicamente dai proprietari.
Un patrimonio unico di “musei diffusi” dell’intera Penisola che oggi più che mai, considerando le
limitazioni ai viaggi a media/lunga distanza causate dall’emergenza in atto, può dare un valore
aggiunto al turismo di vicinanza.
LA GIORNATA NAZIONALE ADSI
La Giornata Nazionale A.D.S.I. è l’appuntamento clou dell’Associazione: da dieci anni consente al
pubblico di entrare a piccoli passi in alcune di queste residenze e visitarne gratuitamente gli interni.
Ogni anno si arricchisce di un’ampia gamma di eventi culturali – mostre, concerti, spettacoli
teatrali… - affidati ad artisti e studenti di scuole ed istituti d’arte con cui A.D.S.I ha stretto rapporti di
collaborazione sia a livello centrale che locale. Ogni dimora poi apre i suoi spazi ed il proprio baule
virtuale di memorie. Guidati dagli stessi proprietari e dalle nuove generazioni che li stanno sempre
più affiancando, tra scampoli di storia e simpatici aneddoti, si ripercorre la storia di famiglie e
dinastie. Quasi a voler ricomporre, anno dopo anno, un Patrimonio immateriale che rappresenta
una risorsa preziosa e distintiva del nostro Paese e di cui la Giornata Nazionale delle Dimore
Storiche è sempre più Ambasciatrice.
L’appuntamento 2020 era fissato per domenica 24 maggio e in Piemonte e Valle d’Aosta
aveva già raccolto l’adesione di 35 Dimore Storiche. Vista l’emergenza sanitaria è stato necessario
sospendere tutte le visite ma i proprietari non si sono arresi e pensano a un doppio appuntamento:
- Domenica 24 maggio ADSI ha voluto comunque ricordare quel momento di coinvolgimento e di
condivisione che è la Giornata Nazionale e ha realizzato un video che
consente di ammirare giardini, fioriture e angoli nascosti di gran parte delle Dimore
Storiche, in attesa di poterne varcare le soglie di persona.
Domenica 4 ottobre, nuovo appuntamento per la Giornata Nazionale ADSI 2020, le Dimore
Storiche si offriranno a turisti italiani e stranieri per la prima volta in versione autunnale.
Come sempre daranno la possibilità di accedere gratuitamente ad atmosfere uniche e
scoprire luoghi spesso poco conosciuti dal grande pubblico perché fuori dagli itinerari
tradizionali, luoghi che le dimore contribuiscono a mantenere in vita e a tramandare intatti
alle generazioni future.
UN COMPARTO DA VALORIZZARE…
La crisi determinata dal Coronavirus può divenire una opportunità per questo segmento oggi messo
a serio rischio. Il recentissimo studio “Covid-19: Indagine economica sui beni culturali privati in
Italia”, che ADSI ha commissionato alla Fondazione Bruno Visentini in collaborazione con
Confagricoltura e Confedilizia, evidenzia le concrete ripercussioni sulla rete degli immobili storici e
ne stima perdite di circa 2 miliardi di euro, 30.000 posti di lavoro a rischio, tra i 25 e i 30 milioni di
visitatori in meno (circa il 50% dei 45 milioni di persone che annualmente visitano le dimore
storiche aperte al pubblico e che rappresentano la metà dei 90 milioni di turisti che ogni anno
visitano, complessivamente i musei italiani).
Dati dai quali Piemonte e la Valle d’Aosta prendono spunto per dimostrare come la rete delle
Dimore Storiche del Nord Ovest possa rivestire un ruolo importante nel tessuto e nei progetti di
valorizzazione turistica che la Regione Piemonte dovrà mettere in atto nella fase del post
emergenza.
(Castello di Piovera AL)
Ogni dimora è perno, fulcro di territori di cui tramandano fatti e vicende minori con l’affascinante
compito di divenire autorevoli “testimoni del tempo”, nonché complemento imprescindibile alle
visite delle più illustri Residenze Sabaude a cui sono unite da legami politici e commerciali secolari,
che hanno contribuito a scrivere la Storia d’Italia e intrecciare relazioni con il resto d’Europa.
In sintonia con quanto dichiarato dal Presidente Nazionale ADSI, Giacomo di Thiene, il presidente
della Sezione Piemonte Valle d’Aosta, Sandor Gosztonyi, si sta attivando affinché nasca un
confronto rapido e costruttivo con i partner e con le istituzioni per progettare in modo lungimirante
la ripartenza, così come avviene da tempo in molti Paesi d’Europa (Francia ed Inghilterra come primi
esempi), che prevedono incentivi, detassazioni ed altre formule di sostegno per coloro che aprono
al pubblico le proprie residenze, portando ricchezza a tutto il territorio.
…CHE MIRA AD UN NUOVO RUOLO NEL TURISMO
“Le dimore storiche rappresentano una categoria trasversale e a sé stante, ed ora più che mai è
necessario individuare regole precise di fruizione di questi ambienti, sinora dimenticati nelle varie
ordinanze” dichiara Gosztonyi e aggiunge “spesso molti soci svolgono attività senza essere
organizzati come impresa, ma con semplice codice fiscale. Molte poi le realtà che pur essendo
aperte alle visite, non sono classificate come musei; o che pur svolgendo attività ricettiva spesso
non sono alberghi o strutture extra alberghiere e cosi via…”
Senza contare le residenze che costellano molti centri storici di città grandi e piccole, e che, pur non avendo la possibilità di
destinare il bene all’accoglienza o alla ristorazione o di aprire al pubblico, contribuiscono a
impreziosire e preservare l’architettura urbana grazie agli interventi sostenuti unicamente dai
proprietari.
“Sarebbe utile cogliere l’occasione per dare una nuova “regia” al comparto” dichiara Sandor
Gosztonyi. “La bellezza, la fruizione e la manutenzione delle dimore storiche è a carico dei privati. E
a differenza di altre attività e aziende, queste non si possono fermare in quanto la manutenzione
degli spazi verdi, degli arredi e degli immobili storici é quotidiana. Malgrado i decreti attuali e futuri,
le aziende stenteranno a ripartire. Molti i soci piemontesi che già hanno confermato la
cancellazione fino a fine luglio per tutti gli eventi privati e aziendali e per l’ospitalità nelle varie
forme b&b, casa vacanze e agriturismi, con i clienti in dubbio anche per i mesi di settembre e
ottobre vista l’incertezza. Ad esempio, sarebbe importante avere informazioni più chiare sulle
modalità di visite dei parchi all’interno delle dimore, sulla gestione di piccoli gruppi…
Si rischia che il danno per il 2020 sia del 100% a fronte di spese di manutenzione ordinaria e
straordinaria non comprimibili “. Il sostegno alle Dimore Storiche è un aiuto per i gestori di questi
beni ma anche per tutto l’indotto, per le molte piccole filiere, le piccole medie imprese e gli artigiani
attivi sui singoli territori.
Associazione Nazionale Dimore Storiche
L’Associazione Dimore Storiche italiane, Ente morale riconosciuto senza fini di lucro, è l’associazione
che riunisce i titolari di dimore storiche presenti in tutta Italia.
Nata nel 1977, l’Associazione conta attualmente circa 4500 soci e rappresenta una componente
significativa del patrimonio storico e artistico del nostro Paese.
L’Associazione promuove attività di sensibilizzazione per favorire la conservazione, la valorizzazione
e la gestione delle dimore storiche, affinché tali immobili, di valore storico-artistico e di interesse per
la collettività, possano essere tutelati e tramandati alle generazioni future nelle condizioni migliori.
Questo impegno è rivolto in tre direzioni: verso i soci stessi, proprietari dei beni; verso le Istituzioni
centrali e territoriali, competenti sui diversi aspetti della conservazione; verso la pubblica opinione,
interessata alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale del Paese.
www.adsi.it
Facebook: Associazione Dimore Storiche Italiane
Twitter: @dimorestoriche
Youtube: Associazione Dimore Storiche Italiane
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Una giornata all'aria aperta all'insegna del cicloturismo gastronomico "soft", alla scoperta delle bellezze naturalistiche e culturali del finalese.
In e-bike, bici a pedalata assistita, nello splendido scenario dell’Altopiano delle Mànie, immersi nei profumi, nei colori e nella storia dell’entroterra ligure, circondati da una rigogliosa natura vista mare.
Tour gastronomico-culturali con bici a pedalata assistita, per vivere un’esperienza attiva senza faticare troppo, distanti dal più classico turismo balneare tipico della Riviera Ligure di Ponente.
Mare e montagne, sabbia e rocce, splendidi borghi e piccoli centri abitati: la Liguria e, in particolar modo, il Finalese, consente di vivere escursioni ed esperienze immersi nella macchia mediterranea.
Uno dei modi migliori per scoprire questa zona lentamente, senza fretta, in modo sano e lontano dal più classico turismo balneare, è una pedalata in bicicletta lungo i numerosi percorsi dell’entroterra, dove il silenzio regna sovrano.
Gli appassionati di cicloturismo e di mountain bike troveranno in questi luoghi pane per i loro denti. Ma per scoprirne le meraviglie a due ruote, in ogni periodo dell’anno, non serve essere allenati o amanti dei sentieri più impervi.
Finally E-Bike, membro del Consorzio FOR Finale Outdoor Region, ad esempio, organizza bellissimi tour con bici a pedalata assistita per affrontare senza sforzo i percorsi più belli di Finale e della Riviera Ligure di Ponente, per conoscerne le tradizioni enogastronomiche e culturali.
Il tour nell'Altopiano delle Mànie è un percorso gastronomico-culturale di circa 24 km che ha inizio dal borgo di Calvisio, dove vi attende un primo vero e proprio “assaggio” del territorio con visita e degustazione di olio extra vergine d’oliva nello storico Frantoio Magnone, in direzione della borgata di Verzi.
Lungo questo primo tratto del circuito scorgerete Calvisio Vecchia, arroccata sulla pendice occidentale del Monte Tolla e, raggiunta la suggestiva Val Ponci, oltre all’incantevole paesaggio naturalistico e rurale, vi ritroverete immersi in un vero e proprio museo a cielo aperto. Risalendo la valle incontrerete infatti 5 ponti di epoca romana (il nome stesso deriva dall’antica Vallis Pontium, Valle dei Ponti), la Caverna delle Fate, particolarmente importante in quanto sono stati rinvenuti resti umani risalenti al paleolitico, ora esposti presso il Museo Archeologico del Finale a Finalborgo, le cosiddette “cave romane”, uno degli ambienti più suggestivi del Finalese, con tre grandi cave in galleria dalle quali fu estratta la Pietra di Finale e, infine, la Grotta dell’Arma delle Mànie, uno tra i più importanti siti archeologici preistorici del Finalese.
Sulla sommità della grotta naturale si trova la “Trattoria La Grotta”, della famiglia Mendaro dagli anni ’50: questo è il luogo ideale per concedersi una piccola pausa gastronomica, a base di prodotti locali come l’immancabile formaggetta con olive taggiasche, i salumi artigianali, il pane fatto in casa e cotto nel forno a legna e un buon bicchiere di vino del territorio.
Dopo aver fatto il ‘pieno’ di energia e aver ricaricato le vostre e-bike (la struttura è dotata di un impianto “Protec Bike Repair Station” che, oltre a consentire la ricarica per le e-bike offre anche alcuni strumenti per la manutenzione ordinaria delle bici), vi potete diregere verso i “prati di Ferrin”, conosciuti a livello internazionale per essere il punto di partenza della mitica 24h di Finale: potrete anche voi avventurarvi e percorrere una parte dei tracciati di questa famosa competizione di mountain-bike.
Spostandosi sull’estremità destra dell’altopiano, quello rivolto verso Finale Ligure, vi fermerete per pranzo in un altro luogo simbolo delle Mànie, l’Osteria della Briga, dove gustare una cucina semplice, ma che valorizza i migliori ingredienti del territorio, sapientemente preparati dallo chef Jacopo Lovisolo.
Dopo questo piacevole ristoro, si torna in sella per raggiungere le “Terre Rosse”, cosiddette per il colore del terreno ricco di minerali; in questo angolo di paradiso, ad un’altitudine di 300 m.s.l.m., Vladimiro Galluzzo e la sua famiglia coltivano vigneti con tecniche biologiche senza usare diserbanti e concimi chimici, da cui nasce una produzione di ben sette tipi di vino: vermentino doc, pigato doc, apogeo, l’acerbina, le banche, solitario e passito, molti dei quali più volte vincitori di riconoscimenti internazionali.
Prima di intraprendere la discesa di circa 4km verso le spiagge del Rione di Finalpia, punto d’arrivo di questo imperdibile tour, raggiungerete l’emozionante punto panoramico a picco sulla località Selva, da dove si può ammirare Varigotti e la costa da Punta Crena al porto.
Tra uliveti, vigneti, frutteti in mezzo ai quali spuntano piccoli borgate storiche intatte, scorgerete in fondo, proiettata a picco sul mare sull’omonimo capo, l’antica Torre di San Donato, punto di avvistamento litoraneo realizzato in funzione delle frequenti incursioni barbaresche.
Sulla strada di rientro, vi attende l’agriturismo La Realidad, una delle storiche Osterie Slow Food, presso il quale potrete trovare frutta, verdura, olio, vino e marmellate, conserve di verdura e il celebre pesto preparati solo con prodotti provenienti dagli orti di famiglia.
Il tour volge al termine, ma non prima di aver ammirato lo spettacolo del mare quando si tinge dei colori tenui del tramonto, volgendo le spalle alla splendida vallata di Calvisio.
Dettagli del tour proposto
Percorso in e-bike: dalle ore 9.30 alle 17 circa (a seconda delle deviazioni lungo il percorso)
Difficoltà: S0/S1
Percorrenza: circa 24 km
Dislivello positivo: 800 mt
Punto di partenza: Finale Ligure, nella frazione di Calvisio
Circuito: si snoda principalmente lungo l’altopiano delle Manie, attraverso sentieri alternativi
Punto di arrivo: Finale Ligure nel Rione di Finalpia
Il tour si effettua su prenotazione; il costo a persona dipende dall’itinerario definitivo, dalle soste ai menù concordati e dal numero di persone.
Quota indicativa per 4 persone: a partire da € 90,00 a persona, pasti e guide comprese.
Per informazioni: Ufficio Turismo e Cultura – Finale Ligure
Fotografie: © courtesy Mudif e foto archivio Comune di Finale Ligure
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E' tornato il tempo delle cicogne. Oggi, lunedì 18 maggio, la fine del lockdown fa riaprire i battenti anche al Villaggio delle Cicogne di Fosso Ghiaia, in provincia di Ravenna. L'ingresso è gratuito ogni giorno dalle 9 al tramonto. Decine le specie animali in libertà che si possono ammirare nel proprio habitat: uno spazio naturale splendido, attrezzato per essere visitato in totale facilità e libertà da grandi e piccini. Una scuola naturalistica a cielo aperto dove di osservare da vicino moltissime specie di uccelli e di mammiferi.
Il Villaggio delle Cicogne sorge appunto a Fosso Ghiaia, pochi chilometri a sud di Ravenna: lo si può raggiungere lasciando l’auto al parcheggio gratuito del ristorante La Campaza, e da lì seguendo una breve, piacevole passeggiata segnalata, che in pochi minuti porta all’accesso del parco.
Al suo interno, liberi e integrati, vivono centinaia di animali di diverse specie. Prima fra tutte la cicogna bianca, che dà il nome al Villaggio e di cui sono presenti decine di esemplari, con i caratteristici grandi nidi tondi che sorgono a una decina di metri d’altezza.
Ma fra gli uccelli, è possibile vedere anche numerose altre specie autoctone: dai fenicotteri rosa alle volpoche, dai cigni bianchi e neri agli aironi cenerini, dalle oche selvatiche ai pavoni bianchi e blu, fino a germani reali, fagiani, gallinelle mantovane, solo per citarne alcune.
Non mancano però anche i mammiferi: caprette, asinelli, pecore nane di Ouessant. E poi ancora le tartarughe, o alcune specie di animali non autoctoni ma molto affascinanti, come l’alpaca, l'ibis o la gru coronata.
Una gita immancabile per chi ama gli animali: e soprattutto per i bambini, che hanno la possibilità di godere di uno “spettacolo” davvero inedito, nella più assoluta tranquillità e libertà.
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“Io non viaggio in autostrada” è la filosofia di Mirko Confaloniera. Un principio espresso battendosi la mano sul petto perché tutto è possibile, ma questa regola non si infrange. Mai. In un mondo in piena crisi climatica, questi viaggi in Matiz Gpl sono carichi di commovente poesia e di rispetto per il territorio.
Quando ormai si sa che lo spostamento climaticamente più irrispettoso è quello aereo perché per effettuare una sola tratta si producono tonnellate di CO2, quello più sano è a piedi o in bici, Mirko sceglie il gpl. Le distanze sono ampie, l’Italia è girata in lungo e in largo, ma soprattutto, per geografiche ragioni, in lungo. E le motivazioni della scelta del suo mezzo non sono strettamente ambientali, ma liriche. Sì, sono viaggi poetici, pennellate d’Italia.
Nei suoi sette racconti di viaggio "on the road" lungo la penisola, percorrendo solo strade statali, Mirko Confaloniera non è mai didascalico o noioso, lascia immagini che raggiungono la meta.
Inseparabile compagna di viaggio: la Livietta, una cagnolina di peluche, silente testimone di incontri e sensazioni.
Mirko macina chilometri, percorre strade mai battute ma spesso i medesimi tragitti, sperimenta emozioni, rinnova stupori, annota mutamenti, si ferma in bar fuori mano per rifocillarsi.
“Il solo concetto che una strada, il più importante mezzo di comunicazione su questo pianeta dalla notte dei tempi, possa essere etichettata come privata o a pagamento mi fa ribollire il sangue nelle vene. Le strade devono essere di tutti: libere, gratuite accessibili. Purtroppo non è così in molte parti del mondo. Ed è per questo che #iononviaggioinautostrada e preferisco pure per lunghi viaggi ripercorrere le vecchie, malinconiche, ma irrimediabilmente romantiche, strade statali di una volta”.
Questo è il pensiero di Mirko, non solo poetico quindi ma oserei dire politico. Non si paga per percorrere strade, non si trovano scorciatoie, nel viaggio, così come nella vita. Tutto si conquista, ma tutto si può anche perdere come un amore giovanile fuggito a Est oppure un amico, come Christian Sartori, scomparso prematuramente su una strada non statale come quelle che Confaloniera tanto ama, a cui il libro è dedicato.
Sara Rossi
Titolo: Io non viaggio in autostrada
Casa Editrice: Albeggi Edizioni, 2019
Autore: Mirko Confaloniera
ISBN 8898795564, 9788898795567
Pagine: 343
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