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Nelle corti giapponesi del periodo Heian (794-1185), allo stesso modo del Rinascimento italiano, facoltose personalità deliziavano i propri ospiti illustri organizzando spettacoli che prevedevano aggraziate danze musicate ovvero il Gagaku termine che deriva da due caratteri cinesi: Ga, elegante, aggraziato, e Gaku, musica. Nel Gagaku si impiegano strumenti a fiato, a corda e a percussione. Gli strumenti a fiato sono tre e ricordano per suoni e caratteristiche loboe, il flauto traverso e larmonica; quelli a corda sono sempre tre e assimilabili al liuto, mentre lorganico delle percussioni è più vario arrivando fino a 6 tipi diversi di strumenti. Questa forma di musica attraversando le corti giapponesi per 1000 anni è arrivata inalterata ai nostri giorni per la grande importanza di musica ufficiale della Corte Imperiale e a tale proposito è sorto il Dipartimento Musicale dellUfficio Cerimonie della Casa Imperiale che salvaguarda la corretta esecuzione del Gagaku e che collabora oggigiorno proprio con il gruppo musicale di Kyoto Ichihime Gagaku-kai.
La realizzazione di questo evento è stato reso possibile grazie a Japan Foundation, e al contributo di: Associazione Amici Firenze e Kyoto, Club Firenze Kyoto, Camera di Commercio di Kyoto, Istituzioni pubbliche di Kyoto, imprenditori di Tokyo e Kyoto, Officina Profumo Farmaceutica di Santa Maria Novella, Auditorium Parco della Musica di Roma e Teatro di Tradizione Dante Alghieri.
Mercoledi` 5 novembre, a Firenze presso la Chiesa di Santo Stefano al Ponte, venerdì 7 al Teatro Dante Alighieri di Ravenna e lunedì 10 a Roma nel Teatro Studio dell`Auditorium Parco della Musica.
Tutti i concerti iniziano alle ore 21:00 e l`ingresso è libero fino all`esaurimento dei posti. Sono inoltre previsti due incontri divulgativi: giovedì 6, alle ore 10:30 nella Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella in via della Scala n.16, ci sarà la presentazione degli strumenti e dei costumi tradizionali della musica Gagaku; mentre lunedì 10 alle ore 10:00 presso l`Università La Sapienza di Roma si terrà un simposio sulla musica Gagaku.
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Artigianato tradizionale Hida Shunkei
La lacca Shunkei, ricoperta da una vernice trasparente detta sukeurushi, è apparsa per la prima volta nel dodicesimo anno dell'era Keicho (circa 400 anni fa) durante il periodo Kanamori grazie al falegname Takahashi Kizaemon ed al laccatore Narita Mitsuemon. Si dice che i loro primi lavori siano stati dei vassoi da presentare allo shogunato.
Ichii Ittobori (scultura)
Alla fine del periodo di Edo (circa 150 anni fa), Matsuda Sukenaga diede vita alla scultura Netsuke utilizzando le migliori qualità del legno dell'albero di tasso di Hida. II legno è lasciato allo stato naturale, senza tinture, per esaltarne la bellezza.
Ceramiche e porcellane
Negli anni dell'era Genna (da circa 380 a 390 anni fa), Kanamori Shigeyori, allora Signore del castello di Takayama, invitò gli artigiani ceramisti di Kyoto per costruire un forno in ceramica nei sobborghi occidentali della città, sulla collina Koito. Ci sono attualmente quattro forni nella zona, due a Shibúkusa, uno a Koito e uno a Yamadà.
Mobili in legno
Si dice che questi artigiani abbiano iniziato a lavorare il legno nel periodo Asuka e nel periodo di Nara (circa 1350 anni fa). Tutti questi anni di esperienza hanno formato degli ebanisti capaci di far sentire il calore del legno nei loro mobili ed oggetti originali.
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Conosciuto anche come 'castello dell'airone bianco', per via della somiglianza delle mura bianche all'immagine di un airone che spicca il volo, il castello sorge su un'altura dominante la città.
Un pò di storia
Nel 1346 Akamatsu Sadanori pianificò la costruzione di un castello, vicino al luogo dove suo padre, Akamatsu Norimura, aveva fatto costruire il tempio di Shomoyoji. Quando la zona passò sotto il controllo imperiale, nel 1577, Hideyoshi Toyotomi proseguì l'edificazione del castello, facendo costruire una torre di tre piani a scopo difensivo. Dopo la famosa battaglia di Sekigahara, nel 1601, Ieyasu Tokugawa divenuto sovrano del Giappone affidò il castello ad uno dei suoi più valenti generali, Ikeda Terumasa. Quest'ultimo, rendendosi conto del grande valore strategico del castello, iniziò un progetto di espansione durato 7 anni e al termine del quale l'edificio raggiunse la forma che in gran parte è quella conservatasi fino ad oggi. L'ultima grande struttura venne costruita nel 1618. Il complesso poteva ora rivaleggiare con i grandi castelli di Osaka e di Edo.
Himeji fu uno degli ultimi possedimenti dei tozama daimyo (con questo termina si indicano i signori che avevano accettato di mettersi al seguito di Tokugawa Ieyasu dopo la battaglia di Sekigahara) a resistere alla fine del periodo Edo. Nel 1749 il castello passò sotto il controllo dei discendenti di Sakai Tadasumi. Nel 1868 il governo mandò l'armata Okayama, sotto il comando di un discendente di Keda Terumasa, per liberare il castello dai suoi occupanti, senza danneggiarne la struttura.
Quando il sistema dei han (sistema creato da Toyotomi Hideyoshi per dividere il paese in feudi) fu abolito nel 1871, il castello fu abbandonato e poi venduto all'asta per la cifra di 23 yen e 50 sen. Nel 1879 il castello passò sotto il controllo del Ministero della Guerra. Nel 1910 la torre centrale fu rinnovata usando fondi pubblici.
Himeji fu bombardata durante la II Guerra Mondiale, ma il castello fortunamente subì solo lievi danni: gli abitanti si prodigarono infatti per coprirlo con lenzuola e teli, al fine di nasconderlo alla vista degli aerei americani. La restaurazione del castello iniziò nel 1956 e finì nel 1964. Il processo di ristrutturazione faceva esclusivamente uso di metodi e materiali da costruzione tradizionali.
Architettura
Altro edificio interessante è il Harakiri-maru, letteralmente luogo per il suicidio rituale dei samurai. Il pozzo vicino all'edificio sembra venisse usato per lavare e pulire i corpi decapitati. In realtà questo edificio era uno dei posti più importanti per la difesa dell'entrata posteriore del castello. La torre principale è composta da sette piani, mentre le torri più piccole sono di cinque. La torre centrale, che poggia su un basamento di pietra, è alta 50 metri ed è rafforzata da due colonne di legno che corrono dal basamento fino all'ultimo piano. Per salire in cima (rigorosamente a piedi scalzi) si fa una certa fatica, soprattutto se la giornata è calda e umida, ma arrivati in cima ne vale la pena. Infatti si gode di una splendida vista e in giornate limpide si vedono le isole del mare interno del Seto.
Lungo i cornicioni e le grondaie si possono vedere gli stemmi delle famiglie che contribuirono economicamente alla costruzione degli edifici; per esempio sulla grondaia di un deposito per le armi costruito sulle mura Ni c'è una tegola con incisa una croce. La parte a ovest della costruzione è dove vissero felicemente la Principessa Sen e il suo sposo Tadatoki Honda. Il fascino di questo vecchio castello ha fatto si che leggende, storie di fantasmi, aneddoti, fossero ambientate all'interno delle sue mura. Come per esempio la storia del fantasma di Okiku, una serva che per caso venne a scoprire che un dipendente del signore stava tramando per ucciderlo. Il complotto fu smascherato ma il cattivo riuscì a vendicarsi facendo incolpare la ragazza di aver rubato un prezioso piatto. Okiku fu torturata a morte e il suo corpo fu buttato in un pozzo, il pozzo di Okiku.
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Nel mare a una distanza di 200 metri dal santuario c'è il O-Torii il simbolo più conosciuto di Miyajima, autentica icona del Giappone riprodotta ovunque. Il santuario è stato ufficialmente classificato come bene prezioso per il patrimonio dell'umanità dall UNESCO nel dicembre del 1996.
Senjokaku è il nome popolare del salone principale del santuario di Toyokuni. E una biblioteca di libri buddisti che Hideyoshi Toyotomi ha cominciato a costruire nello stile di Irimoya per il riposo delle vittime della guerra. Con la sua morte si sono fermati anche i lavori e la costruzione è rimasta incompiuta. La pagoda a cinque piani, di 28 metri di altezza, è stata costruita probabilmente nel 1407. La struttura fa mostra della propria bellezza strutturale, mischiando abilmente dei modelli architettonici giapponesi e cinesi. Limmagine del Buddha è interamente dipinta a mano su un muro interno della pagoda. I prodotti dell'artigianato tradizionale di Miyajima sono famosi in tutto il Giappone. Gli stuzzicadenti a cinque colori, i mestoli e i cucchiai per il riso, i prodotti fatti al tornio, i piatti scolpiti e decorati a mano, le terracotte e le ceramiche.
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Hida è situata nella Prefettura di Gifu, quasi al centro dell'arcipelago giapponese.
La città occupa una delle più grandi piane fra le strette valli che si distendono fra le innumerevoli montagne scoscese punteggiate da villaggi.
La città è ricca di rovine di interesse storico del periodo Jomon (circa 8000 anni fa), con oggetti che aprono le porte al nostro immaginario sulle antiche culture. Circa 1350 anni fa, all'epoca della riforma Taika, fu deciso il pagamento di una tassa sulla produzione agricola. Hida, situata in una regione montagnosa non produceva abbastanza riso, grano o prodotti tessili per pagare le tasse, pertanto fu deciso che gli abitanti dei villaggi sarebbero andati a lavorare fino alla capitale da 250 a 300 giorni all'anno come falegnami per la costruzione di palazzi, portali e templi. Circa 100 artigiani andavano e venivano da Hìda e grazie alle mani di questi lavoratori, furono edificati palazzi magnifici. Certi altri rifuggirono questo tipo di lavoro, ma storicamente parlando, numerosi sono gli artigiani di Hida che hanno lasciato il loro nome fra coloro che costruirono celebri templi della capitale. Una volta ritornati a Hida, gli artigiani utilizzavano le loro capacità per costruire templi come il Sanbutsuji, del quale oggi restano solo rovine. Queste abilità tecniche si ritrovano ancora oggi nelle arti e nell'artigianato tradizionali di questa regione.
Alla fine del periodo Muromachi (circa 450 anni fa), Takayama Geki fece edificare un castello a Tenjinyama (oggi chiamata Shiroyama, che significa montagna del castello). E per questa ragione che l'area nei pressi del castello di Takayama Geki prese il nome di Takayama..
Nel 1585, Kanamori Nagachika prese il controllo di Hida e fece molti sforzi per far rivivere la cultura del castello, la città e i suoi templi. II periodo Kanamori continuò per 107 anni attraverso 6 generazioni di governanti.
Alla fine di questo periodo, Hida passò sotto il diretto controllo dello shogunato Tokugawa. II castello di Takayama, distrutto nel 1695, divenne un luogo storico della prefettura e il Sito del Castello Takayama è oggi il Parco Shiroyama. II periodo che va dalla fine del periodo Kanamori alla fine dello shogunato Tokugawa (Tokyo) è denominato periodo di Edo (1603 al 1867). Durante questo periodo, Takayama rimase città vassallo dello shogunato Tokugawa. Fu un periodo che testimoniò un grande sviluppo della cultura giapponese, passato attraverso i secoli e tutt'ora evidente a Takayama. II periodo di controllo diretto da parte dello shogunato durò 177 anni sotto la direzione di 25 governatori locali, ed ebbe fine con la miriade di cambiamenti che apportati dalla Restaurazione Meji (1868). Fu nel 1936 (anno 11 dellera Showa) che l'area divenne il Comune di Takayama.
Negli ultimi anni, la città si è impegnata molto per preservare le sue bellezze antiche e per creare un ambiente confortevole per i suoi cittadini più anziani e per i disabili, promuovendo la creazione di una città senza frontiere riassunta dalla frase. Una città comoda da vivere è una città comoda da visitare. Dal 2001, la città ha intensificato le iniziative volte a facilitare la visita di turisti stranieri attraverso opuscoli, informazioni su Internet, cartine e segnalazioni, al fine di permettere a tutti di apprezzare la città e le sue attrazioni storiche e tradizionali.
Spettacoli tradizionali
L'artigianato di Hida si ritrova dappertutto sotto forma di spettacoli di marionette karakuri, sculture, tessuti, etc., che si possono ammirare durante la festa di Takayama che si tiene in primavera e in autunno. Vari quartieri della città rappresentano ancora le vecchie danze del leone (come Kinzojishi e Renjishi) e Tokeiraku.
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La striscia di terra che borda la Penisola Arabica verso il Golfo Persico è un territorio per molti aspetti sconosciuto, intrigante ma anche sconcertante per i contasti che lo caratterizzano: cultura islamica tradizionale e architettura futuristica, moschee e grattacieli di vetro, nomadi beduini a dorso di cammelli e ricchissimi sceicchi a bordo di limousine, pescatori di perle e giocatori di golf.
Carla Diamanti
Oman, Quatar, Emirati Arabi Uniti
Milano, Ulisse Network, 2007
128 pp. - 12,50 Euro
L'autrice
Scrittrice, giornalista e viaggiatrice (nonchè preziosa collaboratrice di on the road), è nata a Roma, ha vissuto negli Stati Uniti e in Belgio. Esperta di Medio Oriente, laureata in Scienze politiche, appassionata di culture e popoli, fa della conoscenza dei luoghi il principale motore di ogni sua attività giornalistica e di consulenza. Dalle sue perigrinazioni nascono articoli, libri, fotografie, oltre ad uno straordinario patrimonio interiore. (carladiamanti.com)
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