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Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia ha commentato con queste parole loperazione 'pesce Doc', condotta dalla Guardia costiera in tutta Italia e conclusasi in questi giorni. Sotto il coordinamento del Centro nazionale controllo pesca del Comando generale, i nuclei ispettivi della Guardia costiera presenti su tutto il territorio, hanno verificato il rispetto delle normative nazionali ed europee in materia di cattura, produzione, commercializzazione e consumo dei prodotti della pesca. Loperazione mirava essenzialmente a bloccare limportazione e la commercializzazione di prodotti ittici sprovvisti di documentazione sulla loro provenienza o commercializzati illecitamente come prodotti tipici del Mediterraneo o come prodotti freschi.
"Un giro di vite contro le frodi e a tutela dei consumatori, ha detto lammiraglio Raimondo Pollastrini, comandante generale del Corpo, necessario per interrompere commerci poco leciti, vere e proprie truffe nei confronti di chi cerca nei prodotti ittici acquistati qualità e caratteristiche garantite. Proprio per questo la massima attenzione è stata posta verso il pescato importato dal mercato asiatico particolarmente soggetto a sofisticazioni."
Con loperazione 'pesce Doc' è stata controllata lintera filiera della pesca: pescherecci, punti di sbarco, grossisti, mercati ittici, punti vendita nei supermercati, pescherie e ristoranti.
In cinque giorni, 2000 tra ufficiali, sottufficiali e marinai sono stati impegnati nelloperazione; i controlli effettuati sono stati 8488. Particolare attenzione è stata posta verso i siti di commercializzazione: 954 sono state le verifiche in mercati ittici, grossisti e supermercati e 1259 quelle nei ristoranti, per un totale di 2172 multe effettuate ed un milione di euro di sanzioni. Sequestrate 21 tonnellate di pescato. Di queste, sei erano in pessimo stato di conservazione e comunque inadatte al consumo.
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Avvenimento, per la prima volta a Torino, di importanza europea, promosso dalla Regione Marche, la degustazione 'Nel segno del verde'. Si è trattato di un evento che ha coinvolto Spagna, Portogallo, Slovenia e naturalmente l'Italia.
Tutti questi Paesi a forte vocazione vinicola hanno presentato, sia alla stampa specializzata internazionale che ai visitatori del 'Salone del Gusto' i 'vini verdi' d'Europa, ossia il Verdeja, il Vinho Verde, lo Zelen e il Verdicchio di Iesi.
Il Vicepresidente ed Assessore all'Agricoltura della Provincia di Ancona, Giancarlo Sagramola, è intervenuto a Torino, unitamente alla collega Paola Cardianali della Provincia di Macerata, per illustrare il lavoro fatto da diversi anni nelle Marche, per valorizzare, sotto molteplici aspetti, il vino 'Verdicchio', assai apprezzato nel territorio.
Un delegato del Governo Sloveno, da parte sua ha fatto il 'punto enologico' della Valle del Vipara, zona tipica per il vino verde, che aderisce come partner della 'rete verde europea'.
Angelo Serri, responsabile dei rapporti con la stampa e Presidente di 'Tipicità', la manifestazione che attualmente si svolge a Fermo, per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari marchigiani, nel presentare la 'Degustazione nel segno del verde', ha sottolineato non solo l'importanza della 'rete verde', ma l'interessamento di altri Paesi della Ue quali Austria, Francia e Croazia, che diventeranno componenti della 'rete dei vini a tonalità verde'.
Alfredo Zavanone
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E' uno dei condimenti più usati. Finisce nelle insalate, negli arrosti, nella pasta, sulle verdure e sulle pizze. Viene celebrato come il re della cucina italiana, eppure molte volte di italiano non ha proprio nulla. Infatti negli scaffali dei supermercati è straniero l'olio d'oliva contenuto in quasi una bottiglia su due, ma nelle etichette nessuno lo dice. Meglio far finta di niente o far credere ai consumatori che stanno comprando un prodotto italiano, commenta Roberto Madda, direttore della Coldiretti di Milano e Lodi mentre arriva da olive spagnole, greche o tunisine. Perchè non dirlo? Perchè non dare la possibilità alla gente di scegliere? Per questo la Coldiretti ha avviato una petizione per l'indicazione l'origine del prodotto anche sulle bottiglie di olio d'oliva. Porte aperte quindi negli uffici di zona di Milano, Lodi, Melzo, Monza, Codogno, Vimercate, Abbiategrasso, Magenta, Cuggiono, Rho e Melegnano dove si può firmare a sostegno della trasparenza e della spesa senza inganni. L'indicazione di origine esiste già per il latte fresco, per le uova, per la carne bovina e di pollo, per la frutta e la verdura e per la passata di pomodoro e spiega Madda, a maggior ragione dovrebbe esserci anche per l'olio d'oliva, che rappresenta una delle principali risorse agroalimentari italiane. In tutta la penisola se ne producono oltre 6 milioni e 200 mila quintali, in particolare al centro sud, ma con nicchie di alta qualità anche in Lombardia che arriva a 7.655 quintali. La raccolta di firme che abbiamo avviato - commenta il direttore della Coldiretti di Milano e Lodi non è per la difesa corporativa di un singolo settore, ma è per favorire l'intera filiera e in particolare i consumatori. Anche perchè, come rilevato dall'indagine 2006 Coldiretti-Ispo sulle opinioni degli italiani in tema di alimentazione, il 92 per cento della popolazione del nostro Paese ritiene che dovrebbe essere sempre indicato in etichetta il luogo di allevamento o di coltivazione dei prodotti agricoli contenuti negli alimenti. E per l'olio questo non succede. Una distorsione informativa che, oltre ad essere figlia di un vuoto legislativo, conclude Madda è probabilmente in parte influenzata dal fatto che alcuni storici marchi sono in mano straniere. Ad esempio la spagnola Sos Cuetara controlla Carapelli e Minerva Oli (Olio Sasso), mentre i 'brand' Dante e Bertolli sono della multinazionale anglo olandese Unilever.
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