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Ci sono spostamenti in treno e poi ci sono viaggi in treno. Amtrak ti porta attraverso alcuni dei luoghi e dei paesaggi più maestosi del pianeta; itinerari alla scoperta di luoghi e tempi lontani. Ecco la nostra breve lista di alcuni dei migliori viaggi in treno nel Nord America. Godetevi lo spettacolo!
1. EMPIRE BUILDER
L’itinerario dell’Empire Builder è davvero un viaggio iconico, in particolare per gli appassionati di storia e avventura, perché esplora gli Stati Uniti nordoccidentali, attraverso le Cascade Mountains e lungo la Columbia River Gorge. Questo percorso ripercorre le orme degli esploratori Lewis e Clark nella storica spedizione attraverso le Rockies e il Continental Divide, dove il treno corre a 1590 m sul livello del mare. Il treno si ferma alla Glacier Park Station, adiacente ai ghiacciai “viventi” e alle cime innevate del Glacier National Park, per una vista davvero incredibile sulle montagne. Questa fantastica esperienza con l’Empire Builder di Amtrak parte da Chicago – Illinois e dopo aver attraversato gli Stati Uniti nordoccidentali, si conclude sulle rive dell’oceano Pacifico, a Seattle, stato di Washington.
2. CALIFORNIA ZEPHYR
La rotta del California Zephyr offre alcuni dei panorami più spettacolari del paese, che rappresentano il meglio del cuore dell’America da Chicago a Denver e pittoreschi paesaggi desertici da Denver alla California. Fai un giro in tutta comodità lungo le pendici delle Rocky Mountains, attraverso i deserti dello Utah e delle High Sierras, e raggiungi la “City by the Bay”, San Francisco. A bordo di Zephyr, carrozze Superliner a due piani, rilassati nel massimo comfort mentre osservi il paesaggio che scorre. Il treno offre posti letto, ristoranti e punti ristoro per rendere la tua esperienza davvero confortevole.
3. SOUTHWEST CHIEF
La rotta del Southwest Chief parte da Chicago, attraversa il Mississippi e altri otto stati ripercorrendo il leggendario West americano, e termina la sua corsa a Los Angeles, offrendo ai passeggeri panorami e paesaggi non accessibili dalle autostrade interstatali. Attraversa campi coltivati, montagne e deserti e curva attraverso stretti passaggi di canyon di roccia rossa e infine si snoda attraverso il terreno accidentato del New Mexico e dell’Arizona. A bordo del Southwest Chief, potrai goderti il Superliner, pernottamenti e ristoranti a due piani e spettacolari viste dal pavimento al soffitto nella famosa carrozza con vetrata panoramica: Sightseer Lounge Car.
4. COAST STARLIGHT
Il Coast Starlight di Amtrak è considerato uno dei viaggi in treno panoramici tra i più belli del paese. Offre le migliori viste della costa del Pacifico, dalle scogliere della Pacific Coast Highway alle cime delle Cascade Mountains. Il percorso collega le città più famose lungo la costa occidentale - Los Angeles, Santa Barbara, San Francisco, Sacramento e Portland - offrendo fermate memorabili lungo il percorso. A bordo, guarda le foreste lussureggianti, le fertili vallate e le lunghe distese dell’Oceano Pacifico dal comfort dei sedili del Superliner e della Sightseer Lounge Car.
(Foto in ordine di nr.)
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E’ la grande rivale dell’altra città australiana per eccellenza, l’'europea' Melbourne. La prima corre, la seconda cammina. La prima vive freneticamente, la seconda è più rilassata. Sydney può essere raccontata in diversi modi, parlando di intrattenimenti, musei, giardini eccetera. Io ve la racconterò da una prospettiva diversa; partendo dai suoi viali, dall’esterno verso il centro.
Dal quartiere di Woolloomoloo, il quale dà le spalle ai Giardini Botanici (non mozzafiato come quelli di Melbourne; uno a zero), si scende la pittoresca scalinata McElhone per raggiungere la baia. E’ li che si svolge la vita notturna più divertente, ma mai kitch: bar, ristoranti che si affacciano sul porto, e non siamo ancora nel cuore della città.
Attraversiamo i giardini e ci troviamo di fronte all’appariscente ed elegante struttura della Opera House. Camminata totale: trenta minuti. Niente male, vero? Da lì a poco più di 10 minuti a piedi, sarete completamente immersi nel centro della città con i suoi enormi grattacieli (forse per questo motivo è più americana di Melbourne), soffermatevi qualche minuto ad ammirare il palazzo storico Burns Philip, all’angolo orientale di Bridge Street e Macquarie Street. Non lasciatevi sfuggire l’opportunità di visitare almeno il museo di arte contemporanea (la personale dell’acclamata artista nigeriana Wangechi Mutu è in mostra fino al 14 agosto), sulla sponda opposta al Teatro dell’Opera.
Sempre nella stessa area, si possono prendere diversi traghetti. Se volete rifarvi gli occhi, grazie a una panoramica generale della costa, prendete l’imbarcazione per la spiaggia di Manley. Ci mette circa 40 minuti ma ne vale davvero la pena, potete rendervi conto della qualità di vita degli australiani, almeno di quelli che vivono nella zona costiera orientale. Non hanno idea di cosa sia la crisi. Una volta arrivati al porticciolo godetevi The Corso, la piazzetta con il corso, appunto, pedonale, piena di negozi, bar e ristoranti in cui potete rilassarvi, guardando le onde dell’oceano e i surfisti che le dominano.
Altra spiaggia, altro traghetto. Questa volta ci porta a La Spiaggia: Bondi. Non fatevi ingannare dal nome con un suono italiano. In realtà è una parola in una delle tante lingue aborigene del luogo, la quale significa “il rumore dell’acqua si infrange sulle rocce”. Famosa per le proteste di bagnanti e surfisti, quando questa spiaggia non era pubblica, Bondi ricopre il ruolo di quel Sogno Australiano composto da sole, avventura e relax. Vi è anche una camminata di circa 1 ora, lungo la costa rocciosa, la quale vi porta ad altre spiagge (non perdete quella di Bronte, più piccola, ma decisamente più tranquilla e meno affollata), passando per il cimitero monumentale, collocato proprio su di un dirupo.
Se l’innocente diatriba tra Melbourne e Sydney non è, come direbbero gli inglesi, “la vostra tazza di té”, allora lasciate la città e dirigetevi verso le Blue Mountains (1 ora e mezza d’auto dal centro di Sydney). A discapito del nome evocativo, le montagne non sono blu, ma più sul rossiccio. Ci sono due scuole di pensiero sulla ragione del nome. La prima sostiene che c’è spesso nebbia lassù, non si riesce a vedere mai il fondo della valle, ricoperta dagli alberi, e la reazione a contatto con gli alberi di eucalipto è, appunto, una sfumatura di blu rilasciata nell’aria, la seconda è che il termine 'blue' indica qualcosa o qualcuno rossiccio, nell’inglese australiano. Tutte e due le spiegazioni non sono delle più convincenti, ma ci accontentiamo dello spettacolo offerto.
Prima di entrare nella suddetta area, fermatevi alla piazzola di sosta dove vi è un famoso fast-food e un benzinaio: se la storia vi appassiona, dietro di esso troverete quello che è rimasto di un piccolo avamposto coloniale del 1865 di Sir Frederick Pottinger.
La prima vera attrazione in cui ci si imbatte è il King Tableland, un ristretto altipiano dalla roccia spoglia, importante simbolo per gli aborigeni locali. Secondo l’autore, è il punto migliore per comprendere la grandezza delle Blue Mountains. Inoltre, si possono ammirare alcuni dipinti rupestri, per scorgerli è necessaria una guida esperta. Seconda tappa sono le cascate Wentworth, alte 187 metri, tolgono il fiato alla sola vista. Si possono percorrere due sentieri, a seconda della preparazione fisica. Non sopravalutate la propria condizione fisica e non sottovalutate le indicazioni dei ranger: potrebbero salvarvi la vita. Lo scorso gennaio, un ragazzo di venti anni è scivolato da una zona a rischio medio-basso.
Se il trekking non fa per voi, la modesta cascata della Leura, fa al caso vostro. Il percorso dura venti minuti, piacevole per il paesaggio e non stancante. L’aspetto interessante di questo luogo è il continuo collegamento dei sentieri l’uno con l’altro, se avete tre giorni circa a disposizione, potreste abbandonare letteralmente l’auto al primo e proseguire a piedi fino ai più famosi: Echo point e le 3 Sorelle. Secondo il Sogno del popolo Gundungurra, tre sorelle bellissime, Meehni, Wimlah e Gunnedoo vivevano nella Jamison Valley. Erano follemente innamorate di tre fratelli, i quali, purtroppo, erano del popolo Dharruk. Il matrimonio intertribale era proibito dalle loro leggi. Tuttavia, i tre giovani decisero di prendere con la forza le tre donne. Così i Kurandjuri (i saggi del popolo Gundungurra) fecero un sortilegio: trasformarono le tre sorelle in rocce. Il piano era di riportarle in vita dopo la fine dei conflitti. Sfortunatamente, i saggi furono uccisi, e le sorelle rimasero per sempre delle rocce, ammirate dai turisti. Questa è una delle tante storie aborigene sulle Blue Mountains.
Anche in questo angolo, vi sono diversi sentieri. Il più affascinante, ovviamente, è quello che attraversa le Three Sisters: 1000 scalini, raccomandata solo a camminatori esperti. Non per niente la scalinata si chiama Giant Stairway (Scalinata Gigante). Se invece, non siete in forma, ma forti di cuore, allora lo Scenic World fa al caso vostro. Una cabina a 545 metri di quota, in tutta sicurezza, nella quale si può scrutare tutta la valle, Orphan rock, Echo point.
Tutti le principali attrazioni sono incentrate intorno alla cittadina Katoomba. Blue Mountains, il luogo selvaggio più accessibile d’Australia.
testi e foto
di Matteo Preabianca
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Il deserto del Negev in Israele, a soli 90 minuti di auto da Gerusalemme o Tel Aviv, tra le sue bellezze naturali ospita tre craterici unici in tutto il mondo, sei siti patrimonio dell’UNESCO, aree incontaminate, attrazioni turistiche, sentieri per escursioni a piedi, in bicicletta e molte altre attività avventurose nella natura e allo stesso tempo offre ai visitatori il silenzio e la maestosità del deserto.
Il paesaggio nel Negev cambia significativamente man mano che lo si attraversa, con spettacolari dune di sabbia a nord che abbracciano il cratere Ramon nel mezzo, il deserto africano con ampie savane e alberi di acacia ad est che lasciano spazio a granito rosso e nero, in contrasto con le colline di arenaria nel sud. È possibile attraversare questo paesaggio vario in un viaggio nel deserto di tre ore.
Il Negev offre una vasta gamma di proposte di alloggio, che si adattano perfettamente ai paesaggi e allo stile di vita del deserto, dagli hotel più economici fino a strutture a 5 stelle, o ancora ostelli, zimmers (la versione israeliana dei bed&breakfast), tende beduine, Khans (grandi complessi all’aperto con capanne e zone notte comuni), fattorie familiari (camere per gli ospiti in fattorie caratteristiche), camere per gli ospiti in kibbutz e glamping (campeggio di lusso).
Le attività proposte rispecchiano la diversità del paesaggio con percorsi da percorrere a piedi, in bici o in 4x4 che si snodano in tutto il sud di Israele, tra scoperta, sport ed esperienze mozzafiato in un luogo unico al mondo
L’esperienza beduina
L’ospitalità beduina consente di fare un’esperienza decisamente unica, al tempo stesso gradevole e interessante dal punto di vista culturale.
Un gruppo di tribù nomadi indigene e con una storia di molte centinaia di anni, i beduini di Israele, continua a vivere secondo le tradizioni, aprendo ai visitatori i loro cuori, le loro abitazioni e il loro stile di vita, per consentire al pubblico di condividere i loro costumi e la loro ospitalità famosa in tutto il mondo.
Le escursioni a dorso di cammello, i pasti tradizionali beduini e addirittura i pernottamenti sotto le tradizionali tende beduine costituiscono attrazioni molto apprezzate dai turisti della regione e danno la possibilità di scoprire tradizioni ed entrare a contatto con stili di vita ormai dimenticati.
Il Cratere Ramon
Un fenomeno geologico unico situato nel Negev a circa 85 km a sud della città di Beer Sheva, è il più grande cratere naturale del mondo, lungo 40 km e che raggiunge i 10 km nel suo punto più ampio e le sue pareti raggiungono i 200-300 metri di altezza. Turisti e visitatori possono visitare l’area in jeep, in bicicletta e a piedi per dare uno sguardo alla magia e ai segreti del deserto e alla “finestra” che apre negli antichi mondi geologici di fossili , sabbie colorate, rocce vulcaniche e molto altro ancora.
Avdat National Park
Situato nel cuore del deserto del Negev a circa 20 km a nord di Mitzpe Ramon e arroccato su una collina sopra il corso d’acqua del torrente Tsin, ospita gli imponenti resti di una delle città nabatee meglio conservate in Israele.
Avdat è situato su uno dei più grandi altipiani in Israele, a cui dà il nome - Avdat Heights e rappresenta un complesso archeologico - una città e un sistema ben sviluppato di antica agricoltura e pozzi, che lo rendono uno dei siti archeologici più importanti del Negev, nel 2005 è stato riconosciuto dall’UNESCO come dichiarato patrimonio dell’umanità, insieme alle città del deserto e alla Via dell’Incenso. In questo sito si trovano i resti di una città che esistita per circa mille anni, dal periodo nabateo fino al periodo bizantino.
Parco di Timna
16.070 ettari di valle a forma di ferro di cavallo circondati da scogliere scoscese, il parco di Timna rappresenta un’esperienza straordinaria e un paradiso di bellezza per gli amanti delle escursioni. Qui potrete ammirare le meravigliose opere della natura, le piante e gli alberi che hanno fatto del deserto la loro casa, sopravvivendo a condizioni dure e difficili.
Con la sua moltitudine di attrazioni, sabbie colorate e montagne impervie, il parco di Timna Park attrae irresistibilmente i visitatori.
Yotvata Hai-Bar
La riserva naturale di Yotvata Hai-Bar è il centro di allevamento e cura di animali più grande della zona. Gli animali vengono successivamente reintrodotti nel loro ambiente naturale. La riserva vanta stupende attrazioni che fanno la gioia degli amanti degli animali, tra cui il centro degli animali da preda, con i suoi predatori vivi e i piccoli animali del deserto, un osservatorio notturno di animali all’interno di una stanza oscura e 12 chilometri quadrati di terreno in cui i greggi di erbivori scorrazzano liberamente.
(foto On the Road)
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Le squadre di soccorso, al lavoro nella grotta in Thailandia dove dodici bambini e un adulto sono intrappolati dal 23 giugno, stanno valutando il calo dei livelli dell’acqua interna e questo li potrebbe indurre ad accelerare il salvataggio del gruppo. Le autorità hanno annunciato di aver ridotto il livello di acqua nella prima sezione della grotta - un tratto di un chilometro e mezzo dall’ingresso fino a un punto che chiamano ‘camera tre’ - del 40%: ora è possibile camminare attraverso il lungo tratto (i ragazzi infatti non sanno nuotare). Il governatore della provincia di Chiang Rai, Narongsak Osatanakorn, ha detto che è una “corsa contro il tempo” e che stanno valutando i rischi dell’operazione, considerato anche che nel week-end sono previste forti precipitazioni monsoniche. “Non possiamo garantire quando accadrà. Ma faremo in modo che i bambini siano al 100 per cento al sicuro” durante la missione, ha detto in una conferenza stampa il governatore della provincia dove si trova la grotta.
“Se il rischio è inferiore al 10 per cento, andremo avanti”, ha aggiunto a sua volta una delle responsabili delle operazioni. L’operazione si svolgerà in maniera graduale, portando all’esterno prima i ragazzini nelle migliori condizioni sia fisiche che psicologiche. Intanto circa 20 pompe di drenaggio lavorano senza sosta e continuano a estrarre circa 10 mila litri all’ora, il che si traduce in una diminuzione costante anche se infinitesimale (circa un centimetro) del livello delle acque.
I 12 ragazzini, fra i 11 e i 16 anni, erano dispersi dal 23 giugno quando avevano fatto un’escursione nella grotta di Thaum Luang, nella provincia di Chiang Rai al nord della Thailandia assieme al loro allenatore. Per l’esattezza, hanno passato 220 ore, 9 giorni, intrappolati a circa 400 metri dalla cavità di Pattaya Beach. Davanti all’ingresso erano state ritrovate le loro biciclette. Successive piogge avevano allagato l’ingresso, bloccando i ragazzi all’interno e rendendo molto difficili i soccorsi.
Con il passare dei giorni oltre mille persone, con aiuti da dieci paesi, si sono impegnati nei soccorsi che hanno tenuto col fiato sospeso l’intera Thailandia, mentre dalla grotta non giungeva nessun segnale di vita. La speranza di tutti, e dei genitori che hanno atteso tutti questi giorni davanti alla grotta, era che i ragazzi avessero potuto trovare un rifugio all’asciutto.
L’esperto, interpellato dall’Ansa, afferma: “Ci vogliono 11 ore per compiere il tragitto di andata e ritorno tra l’entrata della grotta Tham Luang e il punto dove i 12 giovani calciatori e il loro allenatore sono bloccati da ormai dodici giorni. Lo hanno calcolato i soccorritori che hanno percorso avanti e indietro i quattro tortuosi chilometri di distanza, parte dei quali ancora sommersi. In particolare, mentre il primo tratto consente ormai di camminare con i piedi nell’acqua, l’ultimo chilometro abbondante tra la terza base intermedia - che funge da area di sosta e di rifornimento per i soccorsi - e i ragazzi, viene percorso in circa tre ore”.
E’ improbabile che l’intero percorso venga liberato dall’acqua prima del weekend, quando sono previste nuove piogge. Anche per questo, all’esterno della grotta altre squadre di soccorritori continuano a perlustrare la giungla sulle pendici della montagna, nella speranza di individuare un’entrata alternativa dalla quale possano essere fatti uscire i ragazzi.
Nel frattempo, dalla Svezia è arrivata una speranza in più: la donazione di 15 maschere che coprono tutto il viso e permettono ai giovani calciatori di respirare a lungo dal naso. La speciale maschera, si legge sul New York Times, va incontro alle difficoltà di chi non ha dimestichezza con la respirazione subacquea e non è in grado di usare le maschere tradizionali dotate di valvola. L’uscita dalla grotta sarebbe così più facile anche nei tratti in cui è necessario procedere sott’acqua.
(foto Thai Navy, Rainews, Ansa)
Marco Balsamo
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(Milano, 5 maggio) - Solo stanotte l'US Geological Survey (USGS) ha riferito che il terremoto di ieri, venerdì 4 maggio, manifestatosi alle 12:33 nella zona del vulcano Kilauea sulla Big Island, era di magnitudo 6.9, molto più alto quindi delle ultime stime aggiornate a 6.4, ma precedute da un iniziale 6.0.
Sulla Big Island, l’eruzione del vulcano Kilauea sta provocando panico e distruzione. La lava sgorga da diverse fratture nel suolo, distruggendo strade e abitazioni e incendiando i boschi. Il Pacific Tsunami Warning Center ha ricevuto per tutta la giornata numerose chiamate dai residenti, preoccupati che l’attività sismica e la crescente eruzione del vulcano Kilauea potessero innescare uno tsunami.
E, in effetti, il terremoto di magnitudo 6.9 di ieri, venerdì 4 maggio, ha provocato qualche piccola onda di tsunami sulla Grande Isola delle Hawaii, secondo quanto riportato dagli esperti. Inizialmente, c’è stata un po’ di confusione riguardo alla possibilità di alcuni cambiamenti nell’oceano provocati dalla forte scossa. In un primo momento, gli esperti hanno riferito che non c’era stata alcuna attività di tsunami. In seguito, hanno confermato che un piccolo tsunami non distruttivo, in realtà, era stato generato.
Il dott. Charles McCreery, direttore del Pacific Tsunami Warning Center, ha spiegato: “Si è generato un piccolissimo tsunami intorno alle coste della Grande Isola e stiamo vedendo piccole fluttuazioni del livello del mare, meno di 30 cm, ma sufficienti a farci capire che il terremoto ha causato lo spostamento dell’oceano e ha generato un piccolo tsunami”. Ora sembra che l’acqua si stia ritirando in alcune aree costiere, ma l’episodio sta portando le autorità a esortare i residenti affinché mantengano uno stato di allerta. Negli ultimi giorni, infatti, la Grande Isola delle Hawaii è stata colpita da centinaia di piccole scosse, ma anche da diversi terremoti che hanno raggiunto un livello di magnitudo 5.
Quando l'eruzione principale del vulcano Kilauea si è rallentata nella tarda notte di giovedì, la Protezione Civile della Contea di Hawaii ha confermato che nuove bocche vulcaniche stanno esplodendo in quella che è nota come "la zona dell'East Riff, una vasta area nel Puna District che comprende le tenute rurali di Leilani vicino a Kaupili, Makamae e Mohala Street". Nel complesso, sono state segnalate oltre 600 scosse di terremoto.
Oltre all'evidente pericolo materiale per i nuovi flussi di lava provocati dall'eruzione di Kilauea, l'evacuazione obbligatoria continua a causa dell'elevato livello di anidride solforosa emessa. Sebbene fosse considerata possibile, l'eruzione con attività sotterranee così importanti è giunta inaspettata. The Big Island Video News ha riportato: "Il governatore Hawaii, David Ige, era sulla Big Island venerdì, e aveva firmato un'emergenza già giovedi notte, dicendo "il pericolo è di tale portata che merita un'azione preventiva e protettiva al fine di garantire la sicurezza, la salute e il benessere dei residenti di Leilani Estates e delle aree circostanti". La proclamazione autorizza la spesa di denaro statale per gli aiuti immediati e il governatore Ige ha detto che sta lavorando anche su vie federali per l'assistenza. Nel complesso, a oggi, migliaia di persone sono state evacuate, e al momento non si hanno notizie di vittime.Secondo la portavoce dell'Osservatorio vulcanologico delle Hawaii, Janet Babb, i numerosi terremoti registrati finora sull'isola - incluso quello di magnitudo 6.9 - riflettono il movimento del vulcano che si adatta allo spostamento del magma. E gli esperti stanno valutando adesso se i sismi avranno un impatto sull'eruzione dello stesso vulcano. Intanto le autorità hanno ordinato l'evacuazione di oltre 1.700 persone dall'area più vicina alla lava, mettendo in guardia i residenti contro il pericolo del gas solforico per gli anziani e le persone con problemi respiratori. Finora due abitazioni sono state inghiottite dalla lava. Le autorità hanno inoltre evacuato tutti i visitatori dal Parco nazionale che si trova sull'isola a causa delle frane provocate dal terremoto lungo i sentieri. Allo stesso tempo sono stati chiusi i campus della Università delle Hawaii a Hilo dell'Hawaii Community College.
Siti di aggiornamento: eturbonews.com - hawaiinews.online - meteoweb.eu - ansa.it
foto: ansa – meteoweb
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