Codogno è un piccolo borgo immerso nella campagna della pianura padana del lodigiano, tra i campi ancora dorati dall’autunno, con le strette vie a ridosso le une alle altre, che nascondono tanti piccoli tesori.
Si può cominciare dal bel chiostro affrescato del monastero di Madre Francesca Cabrini, Patrona degli Emigranti, che lo fondò insieme ad un ordine di religiose, l’Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. Qui, in alcuni locali della prima casa da lei istituita si trova il Museo Cabriniano, che in varie sezioni ospita documenti,e oggetti che parlano della sua vita dall’adolescenza fino alla morte, oltre alle testimonianze sui processi di beatificazione e di canonizzazione. All’interno si possono vedere le celle delle suore fino alla sua camera. La mostra permanente 'La missione Cabriniana ieri e oggi-oggetti, foto e storia da tutto il mondo' narra la complessa opera di apostolato svolta dalle Missionarie nel tempo.
All’interno, nella chiesa del Tabor, viene conservata la preziosa reliquia del cuore della Santa. Proseguendo si giunge all’ampissima e ariosa piazza XX Settembre su cui si affaccia la Collegiata di San Biagio. L’assetto attuale fu costruito nel 1491 sul luogo in cui sorgeva, come rivelano dei documenti ritrovati, una cappella dedicata a San Biagio, da cui prese il nome. La facciata in cotto è articolata in due ordini sovrapposti e presenta sulla destra un’antica meridiana, restaurata nel 2005. I principi di Trivulzio, feudatari di Codogno, vollero far edificare all’interno della chiesa una cappella dedicata all’Assunta: a tal fine venne commissionata a Callisto Piazza una pala sull’Assunzione della Vergine, che concluse nel 1533. Altre cappelle sorsero tra il XVI e il XVIII sec., mentre dal 1635, per merito del Cardinal Teodoro Trivulzio, la chiesa assunse il titolo di 'collegiata', divenendo così l’unico luogo in cui si potevano celebrare funzioni solenni. Una dolcissima Madonna con il suo Bambino porge il saluto ai visitatori. L’itinerario ci conduce infine fino al magnifico palazzo del ‘600 della famiglia Lamberti (in via Cavallotti 6), dove nelle belle sale di cui, alcuni soffitti sono ancora affrescati, è ospitata la collezione di opere pittoriche da lui raccolte. Lui stesso ne dipinse alcune, in questo rivelando una viva sensibilità artistica, oltre che radunando diverse opere di artisti prevalentemente lombardi, talvolta suoi amici e con le medesime affinità. Dopo la sua morte, grazie a Giuseppe Novello fu inaugurata la raccolta d’Arte, nel novembre 1973 in queste stesse sale, con l’eposizione dei più validi pittori locali dell’Ottocento e del Novecento. La raccolta è aumentata grazie alle molte donazione e tuttora si sta ampliando. Anche Novello fece dono della sua collezione riunendo così i propri dipinti a quelli del carissimo amico, seguito dagli eredi del pittore Angelo Pietrasanta.
Tra i ritratti che più colpiscono si distinguono le due fanciulle del dipinto 'Ripassando la lezione', in stile filo-impressionista, cosi come 'le curiose', oppure la bellissima dama in rosso che legge,e la figura di Lamberti stesso, nobile e severo.
Altrettanto interessanti dal punto di vista pittorico sono i paesaggi di campagna dalle varie tinte degradanti nelle tonalità di verdi autunnali, e le bellissime marine, dove ci si perde nell’azzurro.
Grazia Paganuzzi