Passeggiare lungo le sue strade e pensare: "Vorrei vivere qui". Solo questa riflessione vale un viaggio ad Amsterdam. Indossare i panni di un turismo slow, e sentirsi, come si dice in olandese, ‘gezelling’, questo è il trucco per assaporate a pieno il gusto di questa città tanto libertina da sembrare naif, ma al contempo così classica da non sembrare quella calamita che attrae ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo e per tutto l’anno. ‘Gezelling’ è l’atmosfera accogliente, conviviale, il lento immergersi nel clima che questa città trasuda che crea un flusso turistico che non conosce stagionalità. Più apprezzata d’estate, ma amatissima anche d’inverno dove si gode a pieno l’offerta cittadina indoor.
Ad Amsterdam, nonostante l’efficiente rete di mezzi pubblici, è bello percorrere a piedi o, da vero olandese, in bicicletta, le vie che fiancheggiano i suoi canali, dal 2010 diventati patrimonio dell’Unesco, e lasciarsi suggestionare dagli aromi che escono dai koffieshop, una delle tipicità, e vero e proprio polo attrattivo, della città. Nei koffieshop, distribuiti diffusamente dal centro alla periferia, si possono acquistare e consumare marijuana e hashish. Tante le qualità che si trovano sul bancone esposte con i differenti prezzi. In questi locali vigono regole ferre: si possono comprare o consumare droghe leggere, si può bere, non si mangia se non qualche snacks, rigorosamente a base di marijuana, e non si possono consumare droghe pesanti né, tanto meno, fumare tabacco. Perché in Olanda, complice una legge dell’omologo Sirchia olandese, non si può fumare nei luoghi pubblici. Chi prova ad accendersi una sigaretta è sollevato di peso e portato fuori dal locale. L’eccessiva attrattiva esercitata dal consumo libero di droghe leggere ha indotto quest’anno il governo centrale a promulgare una legge che vieta agli stranieri l’ingresso nei koffieshop, per arginare, si dice, il degrado cittadino.
Il comune non è d’accordo e ad oggi continua il braccio di ferro tra governo centrale e locale. Un accordo non è ancora stato trovato e l’ingresso nei koffieshop è ancora consentito a tutti i maggiorenni. Altro elemento folcloristico, oggetto di polemiche e diatribe, è il quartiere a luci rosse, situato in pieno centro storico. Nel cuore medioevale della città, intere vie sono occupate da vetrine dalle luci rigorosamente porpora, dove giovani donne mettono in mostra ed in vendita il proprio corpo. Pare siano libere professioniste che paghino tasse ed affitto dei locali. Il governo vorrebbe ridurne il numero e chiudere soprattutto quelle vicino alle scuole o alle zone di grande interesse pubblico, ma anche qui al momento niente da fare e, giorno e notte, le vie del centro sono percorse da curiosi che passeggiano proprio per dare un’occhiata a questo quartiere pittoresco.
Imperdibile meta cittadina è il museo di Van Gogh dove si trova la collezione più grande al mondo di opere del tormentato artista olandese. Oltre duecento dipinti, tra le quali alcuni celeberrimi come i ‘Girasoli’, ‘La casa gialla’, ‘I mangiatori di patate’ o la ‘Camera di Van Gogh’, si trovano esposti qui.
Anche il Museo nazionale merita una visita, purtroppo visibile al pubblico, a causa di lavori di restauro che dovrebbero terminare nel 2013, c’è solo un’ala della struttura, dove comunque è possibile ammirare oltre 200 capolavori dei principali maestri fiamminghi tra cui Vermeer e Rembrandt con, tra le altre, la sua tela di oltre 3 metri per 4 ‘La ronda di notte’.
Oltre un milione di visitatori l’anno arrivano in città per visitare la casa di Anna Frank, oggi museo. Per 2 anni, dal 1942, a causa delle persecuzioni naziste, la giovane Anna e la sua famiglia, olandese di origini ebraiche, vissero in un appartamento segreto situato all’ultimo piano di un palazzo nella zona ovest della città. Superata la libreria girevole si entra nel mondo clandestino della famiglia Frank ed in particolare in quello della quattordicenne Anna, descritto con semplicità e pathos nel suo diario, diffusamente letto dagli studenti di tutto il mondo. Il diario fu rinvenuto da alcuni amici della famiglia e pubblicato da Otto Frank, padre di Anna, e unico sopravvissuto ai campi di concentramento. Nel 1945 a pochi giorni dalla Liberazione, la stessa Anna morirà nel campo di Bergen Belsen, dopo che l’anno prima, a seguito di una soffiata, fu scoperto il nascondiglio della famiglia e furono tutti deportati.
Mentre si gironzola per la città, una visita al Palazzo Reale, situato nella piazza centrale Dam, dimora ufficiale della regina Beatrice, permette di avere un’idea dello sfarzo che la monarchia voleva ostentare al momento della sua costruzione nel 1665. Oggi la monarchia ha un ruolo quasi esclusivamente cerimoniale e ogni sfarzo pare abbandonato. L’unica ostentazione che permea la città è quella di una libertà, quieta, effettiva e non presenta, in una parola: gezelling.
Sara Rossi