Chi vuole a ogni costo immortalare la lavanda in fiore deve saper che la potrà trovare solo d’estate, così come chi vuole fiutare l’odore selvatico della Camargue è meglio che ci vada d’inverno e chi vuole visitare la grotta di Maria Maddalena è bene sappia che dovrà farsi un’oretta a piedi.
Chi invece vuole andare in Provenza senza un motivo non avrà problemi perchè le ragioni le troverà strada facendo e saranno tante da faticare a ordinarle nell’archivio mentale, tante da rendere difficile trovare una definizione unica per questa terra fatta di mille storie, luoghi, colori.
Nel tempo sono approdati un pò tutti su questa terra e tutti hanno lasciato qualcosa: sono arrivati i Greci dall’oriente e hanno fondato Marsiglia, i Romani dal sud e le hanno dato strade, cultura e anche il nome di Provincia, gli Inglesi dal nord e hanno inventato Cannes. Sono arrivati i pittori dal profondo dell’inquietudine e hanno trasformato i colori, sono arrivati i Papi per rifare Roma, gli Ebrei a cercare pace e i turisti a caccia di scalpi. E’ sbarcato il Piccolo Caporale che voleva indietro il suo regno, Nostradamus che guardava nel futuro, De Sade che cercava le sue vittime e Van Gogh che cercava se stesso.
Era appena passata la metà del primo secolo quando arrivarono i primi cristiani. Questo è un dato certo, il resto può essere realtà, fantasia, o qualcosa che sta a metà, perchè sono molte le leggende, ma sono molte anche le tracce concrete e moltissime sono le piste che ancor oggi vengono seguite alla ricerca di nomi, fatti, personaggi. E che ci portano dritti nel cuore verde di questa terra.
Si dice quindi che in piena Provenza approdasse, verso il 70 dopo Cristo, un gruppo di esuli provenienti dalla Palestina, dove li avevano braccati per la loro fede religiosa e caricati su una barca senza vele nè remi, con la certezza di saperli morti. La deriva li portò invece sulla spiaggia di Saintes Maries de la Mer: scesero Maria Maddalena, la sorella Marta, il fratello risuscitato Lazzaro, un discpelo di nome Massimino, Maria di Giacomo e Maria Salomè. Queste ultime due, troppo stanche per proseguire oltre, vennero ospitate da Sara, che fu la prima a convertirsi: l’evento finì per dare il nome al luogo.e ogni anno i Gitani di tutta Europa convergono per festeggiare la loro protettrice, Sara appunto, dando vita a uno spettacolo di irruenza e di colori che dura due giorni, come una marea che si distende e poi rifluisce lasciando la sabbia che è uguale a prima ma non è più la stessa.
La predicazione cominciò a spargersi per la Provenza romana, accompagnata da eventi straordinari e anche i protagonisti scelsero strade diverse: Maria Maddalena abitò appena all’interno della fascia costiera e risiedette negli ultimi anni nelle grotte di Sainte Baume, venendo poi seppellita a Saint Maximin, dove è possibile vedere la cripta che contiene il sepolcro attribuito alla santa, che gode in Provenza, di cui è la santa protettrice, di una particolare devozione. Sulla stessa costa dovette giungere anche Giuseppe d’Arimatea che pare salisse a nord seguendo il Rodano e pare morisse a Lione.
Fin qui le notizie abbastanza certe che, oltre alle tracce scritte e monumentali riposa su una tradizione ininterrotta che risale indietro nel tempo e rappresenta di per sè un indizio importante. E se per la metodologia moderna le prove storiche su questi lontani avvenimenti non sono poi molte, è però vero che le tracce della tradizione, i volti che guardano dalle pietre, i comandamenti orali che spingono da secoli verso gli stessi percorsi, lasciano pochi dubbi a coloro cui non dispiace credere: del resto, sulla P2 di Licio Gelli, si è scritto di più e se ne sa di meno.
Ma Giuseppe d’Arimatea era il discepolo che aveva messo a disposizione il Sepolcro e non era arrivato in Provenza, dicono, a mani vuote: recava infatti con sè la più sacra delle reliquie, il Graal. Questa almeno era la convinzione generale e la ricerca della Coppa divenne il tema fondante delle Chansons de Gestes, la meta di ogni cavaliere, il premio per l’eroe perfetto, ma anche la misteriosa forza che apriva le porte dell’immortalità, la chiave delle fomule alchemiche e quant’altro. Possibile? Chissà; certo è che i cercatori non sono diminuiti col passare del tempo, ma hanno anzi allargato le loro opzioni di ricerca, coinvolgendo antiche religioni orientali, catari, templari, nazisti, in un caleidoscopio di supposizioni e di scenari, da dove se ne esce solo con la suggestione che qualcosa sotto deve esserci.
Carlo Vezzoni