Soprattutto nel calcio ma non solo, quando si parla di Olanda il colore a cui si associa il Paese è l’arancione. Come gli americani sono a stelle e strisce, gli svizzeri rossocrociati, gli olandesi sono arancio. Non è un fatto di bandiera come per gli altri, quella infatti ha tutt’altre tinte, però c’è una ragione storica che accompagna questa evidenza cromatica. Era più o meno la metà dell’anno 1500 quando Guglielmo I il Taciturno acquisisce da un cugino senza eredi più prossimi il titolo di Principe di Orange, la località nel Sud della Francia. Di colonie l’Olanda ne ha avute in tutto il mondo ma questa fra tante ha il pregio di aver lasciato un segno… colorato. Tanti Guglielmo si sono succeduti nella storia del Paese (nome che è un po’ un tormentone! non esiste generazione di regnanti che non l’abbia imposto almeno a un suo membro), ma quell’Orange è arrivato fino ai giorni nostri e l’attuale sovrana è quindi Beatrice Wilhelmina Van Oranje Nassau. Chiarito il piccolo mistero che circonda il colore nazionale sarebbe bello capire perché gli olandesi, dalla notte dei tempi, hanno deciso di rendersi la vita difficile per vivere in un territorio che per gran parte si trova un metro sotto il livello del mare. La loro è da sempre una lotta costante per strappare la terra all’acqua. Salata come dolce perché due grandi fiumi, il Reno dalla Germania e la Mosa dal Belgio attraversano l’Olanda per gettarsi nel Mare del Nord. Non a caso un noto proverbio recita "Dio ha creato il mondo ma gli olandesi hanno creato l’Olanda". Però è grazie a questa caparbietà che il piccolo Stato del Nord Europa riserva unicità straordinarie, delle icone introvabili altrove e che sono al centro di una campagna dell’ente del turismo battezzata 'Faces of Holland', nata con lo scopo di valorizzare i simboli d’Olanda e di consentirne la percezione nella loro versione più classica così come in chiave moderna. Una delle figure sempre presenti nell’immaginario collettivo quando si pensa all’Olanda è sicuramente il mulino che ha avuto, e in parte ha ancora, un ruolo di primaria importanza nel controllo delle acque. Per ammirare una imponente concentrazione di queste caratteristiche costruzioni è sufficiente spostarsi di pochi chilometri da Rotterdam e raggiungere il bassopiano di Alblasserwaard, un tempo affollato da ben 150 mulini a vento. La località di Kinderdijk ne conta 19 costruiti a metà del 1700 allo scopo di far defluire l’acqua dal terreno strappato al mare. Kinderdijk significa 'diga dei bambini' e una leggenda aleggia nell’aria. Durante una catastrofica alluvione del 1420 un culla con un bambino e un gatto fu travolta dalla furia delle acque ma miracolosamente i due piccoli occupanti furono ritrovati sani e salvi sulla diga; da qui il nome del luogo. I due filari di mulini sulle sponde del canale sono uno spettacolo unico e Kinderdijk è una delle località più visitate d’Olanda. In passato svolgevano la loro funzione drenante grazie al lavoro di chi li abitava e uno di essi è stato occupato dalla stessa famiglia per 11 generazioni! Non esistendo telefono e per evitare di coprire a piedi la distanza che separa i mulini era stato elaborato un semplice ma efficace sistema di comunicazione impostato sulla posizione delle pale. Si trasmettevano così messaggi di ogni genere: una nascita, una malattia, una richiesta di aiuto e molto altro. Attualmente i mulini sono ancora abitati ma la loro funzione è puramente decorativa perché una moderna centrale di pompaggio assolve alla loro antica funzione. Uno dei mulini può essere visitato e all’interno è riprodotto fedelmente quel che era l’arredamento dell’epoca e lo stile di vita. A Kinderdijk si possono noleggiare biciclette con le quali partire alla scoperta dei 19 mulini su di un percorso che si snoda per 29 chilometri o navigare da un capo all’altro del canale grazie a un servizio di piccoli battelli.
Per chi decidesse di avventurarsi a piedi una raccomandazione è d’obbligo: attenzione ai ciclisti. Gli olandesi subiscono una singolare metamorfosi a bordo delle due ruote che li spinge a sfrecciare a velocità insospettabili e a trasformarsi in una vera e propria minaccia per i pedoni, soprattutto per quelli che hanno la malaugurata idea di cambiare improvvisamente direzione.
Paola Drera