Un gruppo di archeologi ha rinvenuto in Polonia uno scheletro con un mattone bloccato in bocca, prova sufficiente secondo gli studiosi per ritenere che i resti appartengano a qualcuno una volta sospettato di vampirismo. La storia viene raccontata da Lettera43 (quotidiano inline indipendente, direttore Paolo Madron - www.lettera43.it).
La tomba (risalente al XVI secolo) è stata trovata durante gli scavi effettuati nel cimitero accanto alla chiesa del villaggio di Kamien Pomorski. Oltre che per il mattone in bocca, a ritenere che le ossa siano proprio di un vampiro, è un femore perforato: nei secoli scorsi, infatti, la gamba del ‘vampiro’ veniva inchiodata al legno della cassa per evitare che uscisse dalla bara. Chi non ha alcun dubbio è Slawomir Gorka, archeologo e responsabile dello scavo: “Un pezzo di mattone in bocca e una coscia forata sono elementi sufficienti per indicare che si tratta della sepoltura di un ‘vampiro’”.
Ma perchè si inseriva un sasso, una pietra o un mattone nella bocca del cadavere? Era un rituale utilizzato per evitare che il morto mordesse e quindi tornasse in vita. Non è la prima volta che in Polonia si sono verificate scoperte di questo genere. Nel luglio del 2013 un gruppo di tombe sono state rinvenute vicino a Gliwice, nel Sud del Paese, in una zona dove gli archeologi si aspettavano, in realtà, di poter incappare nelle spoglie di soldati periti durante la Seconda Guerra mondiale. Gli scheletri avevano il cranio in mezzo alle gambe, il che indica un tipo d’esecuzione rituale che nella tradizione popolare veniva riservata ai bevitori di sangue, per evitare che ritrovassero la testa al loro risveglio e risorgessero dalle tombe a terrorizzare i vivi. Risalire alla data della morte non sarà facile, dato che non c’è alcun elemento nelle tombe (tipo gioielli o ornamenti) che aiuti nel compito e, nei secoli, la sorte di chi veniva accusato di essere un vampiro è sempre stata segnata: in alcuni casi le persone venivano decapitate; in altri venivano appese alla forca fino a quando la testa non si staccava dal corpo grazie al processo di decomposizione. In ogni caso, i cadaveri dei presunti vampiri venivano sepolti o con un mattone in bocca o col cranio tra le gambe, con la credenza che ciò avrebbe impedito al vampiro di ritrovare la propria testa una volta risvegliatosi. Secondo gli storici, questa pratica era piuttosto comune nei Paesi slavi, soprattutto nei decenni che seguirono la conversione al Cristianesimo.