“Nebbia sulla Manica, il Continente è isolato”. Questa espressione, ripetutamente citata in questi giorni per sintetizzare lo spirito ‘anglo’ che ha prodotto la vittoria del Brexit, è senz’altro molto rappresentativa, ma andrebbe, a mio giudizio, colta nelle sue sfumature più profonde. E, per coglierle, bisogna fare riferimento al contesto in cui il voto si è espresso.
Innanzitutto, abbiamo assistito a uno schieramento di forze a favore del ‘remain’ che ha pochi precedenti. Della squadra facevano parte tutti, dicasi tutti, quelli che contano: i rappresentanti delle principali istituzioni straniere, a cominciare dal Presidente Obama; praticamente tutte le testate più autorevoli inglesi, con l’eccezione del neutrale Times (gruppo Murdoch); i vertici della finanza nazionale e internazionale; la maggioranza senza confini del mondo accademico, impegnato a dettagliare le nefaste conseguenze soprattutto economiche e sociali della Brexit. Come umanamente capita, anche nel caso di eventi disumani come l’uccisione della deputata Cox, la potenza di fuoco di questa imponente batteria ha raggiunto il massimo spiegamento.
Va inoltre considerato il rapporto circospetto sempre mantenuto dal regno Unito con l’Europa e che non data certo da oggi. Il continente rappresenta per l’inglese medio (leave o remain non fa differenza) una sorta di gabbia di matti, pronti a litigare per una sciocchezza, complessivamente visti come molto inaffidabili per la difficoltà a raccordarsi su qualsiasi cosa, anche all’interno dei singoli Paesi. L’insularità dell’isola, dato di fatto di per sè inoppugnabile, ha parallelamente generato una serie di ‘sì, però…’ (spesso arbitrari e tirati per i capelli) che hanno prodotto un’unione magari anche integrale su alcuni aspetti normativi, ma mai protesa verso un futuro di unità, prospettiva decisamente aborrita un pò da tutti.
Infine voglio citare una realtà che spesso viene messa in ombra nelle analisi o valutata come semplice elemento di colore. La Gran Bretagna ha da quattro secoli come controparte il mondo intero e con esso è abituata a convivere e spesso a dominare. Oggi Sua Maestà Elisabetta II è tuttora Regina in 15 Paesi oltre il suo, Canada e Australia compresi. E del Commonwealth fanno parte 53 Paesi, cioè quasi tutti quelli di lingua inglese (non gli USA certo), e l’inglese rappresenta non solo un collante solidissimo, ma anche un passepartout imprescindibile per il mantenimento e lo sviluppo delle relazioni in tutto il mondo. Per non parlare infine del dettaglio costituito dai detestati (a parole) e spesso impresentabili ‘paradisi fiscali’: Cayman e Gibilterra sono territori del Regno Unito come il Kent e l’Essex, mentre l’isola di Man è dipendenza personale della Regina. La dimensione storica e attuale del Regno Unito è quindi globale per definizione, realizzata senza aspettare l’Unione.
Non si può peraltro sottovalutare la realtà di un’Europa un pò (troppo) manipolata dalla Germania e incline a concentrarsi su aspetti normativi penetranti per la quotidianità dei singoli in misura che anche altrove viene sempre più contestata e che, quando affronta problemi grossi, come l’ondata migratoria, lo fa senza una visione di insieme e cercando di mettere una pezza all’oggi senza considerare il domani. Anche per questo subdolo tran tran dell’andazzo europeo, il ceto medio, in Inghilterra come un pò dappertutto, dopo aver costituito il nerbo produttivo dei singoli Paesi e il fondamento sinceramente democratico delle loro istituzioni, si trova oggi ad essere impoverito nei redditi, marginalizzato nelle decisioni, sbeffeggiato nei suoi valori: il lavoro non è più essenziale, meglio un sussidio; il voto serve quasi sempre solo a compilare statistiche; la libertà individuale si espande in ogni direzione, ma non prevede più la vecchia privacy o l’aver in tasca più di mille euro.
Penso che questo serva un pò a capire come mai ha vinto il leave e a non bollare le ragioni degli altri come ‘rigurgiti populisti’. Non è il Regno Unito che è uscito dall’Europa, ma è l’Europa che è stata spinta fuori dal Regno Unito. (cv – 160627e1)