barcellona 403 m r20x  Turismofobia è una parola nuova di zecca, che non abbisogna di grandi spegazioni: esprime lo stato d’animo di chi vive in una città di grande interesse turistico e non ne può più. Per i cambiamenti che i periodi di grande afflusso inevitabilmente generano nelle sue abitudini quotidiane, per il surplus di folla, di rifiuti, di traffico. Per le mutazioni che vanno a interessare particolari delle zone della città, con la sovrabbondanza di esercizi che ai residenti abituali poco servono, con il vicinato che diventa precario, con lo snaturamento del mercato degli affitti, senza contare i problemi di ordine pubblico, in qualche modo legati alla massiccia presenza di venditori abusivi e speriamo non ad altro.  turismofobia la vanguardia
Poi ci sono, se vogliamo, questioni più sottili: che ci stanno a fare legioni di backpackers, mangiatori di hamburger, abituati a sedersi dove capita, in città che custodiscono religiosamente tesori artistici che il mondo invidia e difendono coi denti la loro particolarità e il loro stile?
E’ certamente il caso di Barcellona, dove le proteste per la congestione delle spiagge affollate da fugaci ombre forestiere si sposano con le tensioni per un referendum sull’indipendenza che si vorrebbe anche fare, ma pare dividere la città più di quanto si pensasse. Ma, secondo uno studio di ‘Indipendent’, interessa città diversissime come Arlimgton, Amsterdam, Santorini, Lisbona. Noi stessi abbiamo il macro-esempio di Venezia, incerta se farsi allagare dall’Adriatico o affondare da sola per il peso fisico dei turisti. O di Firenze dove un gruppo di anime gentili ha dato vita a un gruppo whatsapp che invita i visitatori a “fare i bravi”.
E’ un aspetto del famoso ‘turismo sostenibile’, facile da definire quando si tratta di difendere la tartaruga ‘Caretta-Caretta’, ma più arduo da praticare quando si tratta di grandi aree urbane.  turismofobia las provincias

Tanto per restare comunque alla questione, da quel che ho capito, turismofobia è un termine che con Barcellona non c’entra molto (anche se manterrà la bandiera di averlo lanciato) perchè la città è quella di sempre, accogliente, movimentata e meritevole di una lunga sosta. Da un’indagine di ‘La Vanguardia’, appare chiaramente che il disagio (o addirittura la repulsione) rimane confnato in una minoranza che raggiungerebbe il 7% della popolazione, mentre il 14% vorrebbe meno turisti, contro il 76% degli abitanti che ritiene che il turismo sia un ottima cosa per Barcellona. Dove del resto è un settore che contribuisce al 15% del PIL e occupa il 9% della forza lavoro.
Registriamo quindi la novità del termine e passiamo a fare un giro in città.

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