Il progresso può attendere
Zanzibar è come una grande casa sul mare. Le sue finestre guardano su due diversi continenti e le molte etnie che la abitano convivono in armonia pur preservando ognuna le proprie origini e tradizioni. Per secoli è stata un importante scalo commerciale nell'Oceano Indiano, frequentata da mercanti africani, persiani e arabi che concentravano qui i loro scambi. Punto di partenza per le grandi spedizioni di Livingstone, Burton e Stanley, Zanzibar è diventata depositaria di storie fantastiche e leggende come quella del marinaio Sindbad ne 'Le mille e una notte'.
Dietro al nome esotico e alle spiagge assolate si nasconde una cultura millenaria, con profonde radici africane e forti influenze orientali; il passato ha lasciato preziose eredità e le generazioni si sono tramandate insegnamenti di grande valore. Il progresso tecnologico e industriale non sembra aver trovato terreno fertile a Zanzibar e tutte le attività conservano il carattere artigianale di un tempo, come la lavorazione del legno, eseguita nelle piccole botteghe di Stone Town, dove mani sapienti realizzano portoni finemente intagliati, splendida caratteristica della città.
Uomo e natura qui lavorano insieme
L'oceano Indiano che circonda l'isola come in un abbraccio rassicurante è un prezioso sostegno alla sua debole economia. Oltre alla pesca, praticata con in dhow, le caratteristiche imbarcazioni a vela triangolare, la produzione delle alghe concepita per l'esportazione al mercato orientale, rappresenta una importante fonte di valuta estera. Giocano un ruolo fondamentale i cicli delle maree; il fenomeno è particolarmente sostenuto e ogni 6 ore il mare si ritira anche di 200 metri lasciando affiorare le singolari piantagioni.
Tocca alle donne l'improbo lavoro di coltivazione: i gesti ricordano quelli delle mondine nelle vecchie risaie, i pesantissimi sacchi con il raccolto vengono trasportati a riva, dove il riverbero del sole sulla sabbia bianca è accecante e costringe gli occhi a chiudersi fino a diventare sottili fessure.
Con la bassa marea le spiagge si popolano anche di bambini in cerca di patelle e altri molluschi. Non si tratta di un gioco; tutti i membri della famiglia, non solo gli adulti, contribuiscono al suo sostentamento e anche questi piccoli frutti del mare serviranno per la preparazione del pasto.
Un tesoro fatto di profumi e colori
Lasciata la costa si scopre che l'interno dell'isola riserva nuove sorprese e nasconde il suo tesoro più prezioso: le spezie.
Chiodi di garofano, noce moscata, pepe, cannella ma anche vaniglia, cacao, citronella e un curioso arbusto dal cui baccello le donne estraggono una sostanza burrosa arancio vivo che usano per truccare le labbra: la pianta del rossetto. Le piantagioni sono piccoli paradisi di profumi e colori, tutte le spezie sono comunemente impiegate in cucina ma anche per la preparazione di oli essenziali e saponi. Le loro proprietà curative, già note nel passato e ampiamente utilizzate in oriente, sono state riscoperte anche dal mondo occidentale grazie alla sempre maggiore diffusione di medicine alternative come l'Ayurvedica e la Tradizionale Cinese.
L'isola che costringe a tornare
Dalle spiagge bianche al blu dell'’oceano, dal rosso fuoco dei tramonti al verde delle foreste di palme, Zanzibar riempie gli occhi e i ricordi di colori ma soprattutto lascia nel cuore emozioni che non si dimenticano. Questo piccolo lembo d'Africa racchiude in se tutta la magia del continente nero e allo stesso tempo il fascino orientale. Il tempo si misura senza orologio: la prima ora del giorno è quella del sorgere del sole e l'ultima quella del tramonto. I giovani rispettano ancora gli anziani e tutti rispettano la natura da cui dipende la loro sopravvivenza.
Almeno qui sembrano essersene resi conto, malgrado le difficoltà economiche e la poca istruzione. Da ogni viaggio si torna con tante foto e qualche souvenir, ma da Zanzibar si riporta una nostalgia che costringe a tornare.
Nella grande casa sul mare con le finestre affacciate su due continenti.

Paola Drera