Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO il Forte di Agra è conosciuto anche come Lal Qila, Fort Rouge o Forte Rosso di Agra.

Circondata dal fiume Yamuna la fortezza monumentale deve il suo nome al materiale utilizzato per la costruzione, l’arenaria rossa, menzionata per la prima volta nel 1080, e il primo sultano che si trasferì da Delhi alla volta della fortezza fu Sikandar Lodi nel 1500 circa.

Si tratta di una delle fortezze più importanti e rappresentative dell’India, grazie alla sua ubicazione e costruzione poiché è circondata da un fosso d’acqua proveniente dal fiume. In passato erano conservati i tesori dello stato e fu abitata da differenti imperatori. Akbar il Grande (1542-1605) voleva rendere Agra la capitale dell’impero moghul ma arrivò nella fortezza solo poco prima della sua morte.

Le mura sono grandiose, con un fossato tra cinta esterna e interna. La Porta di Amar Singh è l’ingresso principale, di là del ponte levatoio sulle acque del fossato. La porta fu costruita da Shah Jahan nel 1665, per commemorare l’audacia di Rao Amar Singh, fratello del sovrano Rajput di Jodhpur e nobile di corte.

In cima alla rampa, i giardini a destra portano, all’Akbar Mahal, il Palazzo.

II grande bagno posto sul fronte e datato circa 1600 risale al matrimonio d’amore di Jahangir con Nur Jahan e forse fu uno dei regali dello sposo.

La facciata di marmo, sempre dello stesso periodo e fittamente decorata, fu aggiunta da Jahangir.

Oltre l’arcata ci sono le stanze di Akbar, di tendenza hindu, ispirandosi a costruzioni autoctone, con l’impiego di artigiani locali.

La corte centrale è su archi, con tetto poggiato su mensole decorate da singolari intagli.

Le stanze intorno sono riccamente decorate a intaglio. A destra c’è un ambiente soggiorno, dietro gli appartamenti della Principessa Rajput, con le nicchie per le divinità hindu, a sinistra l’harem e di fronte a altre tre stanze, la biblioteca di Akbar.

Il suo primogenito, Salim, in seguito divenuto Jahangir ovvero signore del mondo, diventato imperatore all’età di 36 anni, decorò il palazzo di Akbar con stucchi levigati e dipinti d’oro e aggiunse a nord stanze altrettanto lussuose, dietro la lunga facciata.

Uscendo dalle stanze di Jehangir, si raggiungono i tre padiglioni di marmo bianco. Quello centrale a cinque archi è il Khas Mahal, il palazzo privato di Shaha Jahan. I due padiglioni laterali sono quelli delle figlie predilette Jahanara e Roshanara. Tetti curvi allungati di tradizione Rajput, marmi traslucidi che filtrano luce ma non calore. Soffitti in oro e azzurro e dove sui muri erano appesi arazzi e ritratti.

All’esterno l’aria era rinfrescata da fontane e profumata da fiori. Attorno all’Anguri Bagh o Giardino della Vita vivevano le donne della casa imperiale, nelle stanze d’arenaria costruite da Akbar.

I bagni reali erano nell’angolo nord-est, dotati di due anticamere dette Shish Mahal o Palazzo degli Specchi, perché ricoperti di specchi che riflettevano la luce delle candele.

La serie di edifici, sulla piattaforma di marmo, mostrano il gusto raffinato di Shah Jahan come le Mussaman Burj o torri ottagonali e le stanze squisitamente intarsiate che formano un mini-palazzo destinato a Mumtaz, con cortile, bagni, soggiorno e terrazzi.

Shah Jahan lasciava il Khas Mahal e passava di qui per raggiungere la sala delle udienze private.

Più avanti, al piano superiore e affacciato con due troni sull’ampia piattaforma in riva al fiume, si trova lo spazioso e bel Diwan-i-Khas o sala delle Udienze Private, decorata con stupende colonne in pietra dura.

Sotto il Diwan-i-Khas era custodito il favoloso tesoro reale. Sotto la piattaforma vi sono le stanze sul fiume, la Malchchi Bhavan o casa del pesce di Akbar, nel cui spazioso giardino le cortigiane tenevano speciali bazar, occasioni uniche per corteggiamenti pubblici. Secondo la leggenda qui Jahangir incontro Nur Jahan e Shah Jahan la sua Mumtaz.

A conclusione della visita la maestosa Diwan-i-Am o sala delle udienze pubbliche, realizzata completamente in pietra arenaria con uno stile che è un perfetto mix di architettura persiana e indiana.

 

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