Sono 15 meravigliose perle disseminate nel cuore del Sud Pacifico, a creare un angolo di paradiso all’insegna dell’eco-sostenibilità e a ricordare la vera Polinesia, quando ancora non sorgevano grandi complessi alberghieri e quando la natura regnava quale sovrana indiscussa: le Isole Cook, scoperte nel 1777 e poi spesso visitate dal grande esploratore e navigatore della Marina Reale britannica da cui prendono il nome, James Cook, sono un concentrato di natura mozzafiato e incredibili paesaggi lambiti da uno dei mari più puri e intatti del mondo.
Rappresentano una delle aree meglio conservate di questa zona del Pacifico, un patrimonio inestimabile salvaguardato fortunatamente da un turismo rispettoso dell’ambiente e del territorio, che propone progetti di sviluppo sostenibile per garantire equilibrio fra crescita economica, sia a livello turistico, che di pesca o di attività estrattive, e conservazione della biodiversità nell’Oceano.

 

Meta ideale quindi per chi è in cerca di una vacanza responsabile. Tra le principali attrazioni a “tutta natura” della Polinesia Neozelandese c’è il Parco Marino, santuario degli squali: con i suoi 1.065 milioni di chilometri quadrati è pari a due volte la Francia. L’area vanta, ovviamente, un primato: quello di riserva più grande mai definita da un singolo Stato negli oceani del Pianeta.
Al suo interno, mille angoli di paradiso. Si va dagli atolli remoti alle isole vulcaniche circondate da barriere coralline ad una fauna incontaminata con uccelli, balene, mante e diverse specie di squali, di cui alcune a rischio estinzione.
Proprio qui dove la terraferma è minoranza assoluta rispetto all’Oceano, sorge il più grande parco marino del mondo che comprende una delle più importanti barriere coralline del Pacifico, un ‘santuario’ ricco di vita marina costituito da un nucleo centrale, dove ogni attività di pesca è bandita, e alcuni settori speciali dove il turismo e la pesca saranno permessi ma monitorati.

 

Il governo delle Isole Cook ha dichiarato le acque territoriali quali Santuario per le balene e dal 2010 sono ben 11 le nazioni che, affacciate sull’oceano Pacifico, uniscono gli sforzi per proteggere le balene formando con le loro acque un immenso santuario comune di 18 milioni di kmq.
Il Cook Islands Whale Sanctuary si estende su una superficie di 1 milione di kmq e accoglie una presenza consistente di megattere durante l’inverno australe, ovvero da luglio ad ottobre, quando si ha anche la possibilità di osservare questi enormi cetacei durante l’accoppiamento, il parto e studiarne il loro comportamento.
Numerose ricerche, svolte in diverse zone delle Isole Cook, sono ancora oggi condotte dal Whale Sanctuary per stimare l’abbondanza delle megattere in questo territorio, documentare l’uso dell’habitat e il loro comportamento, valutare gli spostamenti all’interno del Pacifico del sud e, attraverso la raccolta di campioni bioptici qui presenti, analizzare la struttura genetica delle megattere di quest’area del Pacifico.
Altri studi sono rivolti alla specie estremamente rara della balena con il becco, un cetaceo appartenente alla famiglia degli zifidi composta da specie che vivono molto distanti da terra preferendo zone con fondali molto profondi, avendo trovato resti di scheletrici di questo mammifero soprattutto intorno a Rarotonga.
Nel 2000 è stato inaugurato a Rarotonga, nella capitale Avarua, il Cook Islands Whale and Wildlife Centre, centro espositivo, luogo di ricerca e di studio per la conservazione dei cetacei e per un incontro ravvicinato con la biologia marina, l’Oceano e i suoi abitanti, tra cui non mancano appunto balene, squali e pesci.

 

www.conservation.org/projects/Pages/marae-moana-cook-islands-marine-park.aspx