Vivido. E' questo l’aggettivo più idoneo a descrivere in una sola parola il ricordo del Marocco. Un paese che non fa caso al passare del tempo ed una realtà in cui convivono una grande espansione turistica, antiche tradizioni, insoliti mestieri e credenze popolari.
Non a caso, è proprio in questo magico paese che si è tenuto lo scorso settembre il 55° Congresso della Fijet, un tour tra Casablanca e Marrakech.
Due città affollate, vivaci, frenetiche e dai colori ipnotizzanti,capaci di incantare i fotografi più esigenti. Piazze affollate da venditori, giocolieri, incantatori di serpenti, cartomanti, tatuatori e coloratissimi venditori di acqua travolgono i passanti al ritmo incessante di tamburi, bonghi e musica. All’interno del souk, nel dedalo di viuzze ci si sente catapultati in un’altra epoca: circondati da botteghe di artigiani intenti a lavorare e a vendere, dopo estenuanti trattative che si concludono sempre e solo con grande soddisfazione del venditore e con l’illusione per il turista di aver avuto la meglio. Si percorrono vicoli dalla luce fioca dove in piccolissime botteghe sono stivati migliaia di oggetti divisi per zona e per tipo di articolo: argenti, tessuti e abiti, tappeti, ceramiche coloratissime, accessori in pelle. Il tutto rigorosamente fatto a mano e tipico per forme e colori.
Proprio come i calzari: le babbucce riproposte in tutte le tonalità e persino nella versione più “turistica”: in pelle stampata,copia delle “grandi firme”!
I souk sono affollatissimi ed il traffico è rumorosissimo e travolgente: i motorini guidati da autisti di ogni eta’ senza casco, sfrecciano acrobaticamente tra i passanti ed i carretti a due ruote guidati da conducenti urlanti e trainati da asini, sono carichi di pelli appena scuoiate destinate ai “tintori”. Questi uomini, immersi ciascuno in una vasca colma di un colore assieme alla pelle da tingere sono anch’essi “tinti”. Uno spettacolo singolare ed indimenticabile che costringe a riflettere....!
Ogni angolo in Marocco può essere contemporaneamente ammirato,fiutato e assaporato nella sua particolare e affascinante ambientazione.
Infatti, anche l’olfatto ed il gusto sono immancabilmente colpiti dall’esplosione di profumi provenienti dall’ immensa varietà di spezie: menta, zenzero, curcuma, cannella, zafferano, peperoncino e tante altre, stivate all’ interno di enormi sacchi, anch’essi colorati, posti sopra e sotto i banconi, ostacolando persino l’ ingresso alle botteghe.
Sono proprio queste profumatissime spezie che caratterizzano la cucina marocchina, estremamente saporita e raffinata per i suoi accostamenti inconsueti. Infatti, agli ingredienti base rappresentati da carne di agnello e pollo, vengono accostate verdure, cous cous, prugne, datteri, pinoli e mandorle. I piatti che ne derivano sono un concentrato di sapori che vanno dal dolce al salato con un profumo accattivante. Le pietanze locali che solitamente soddisfano il palato di noi europei sono: il “pollo allo zenzero” ed il “pollo al limone in salamoia con olive verdi”, cucinato e servito nella “tajine”. Questa tradizionale pentola di terracotta magrebina con il coperchio a forma di cono favorisce una cottura a vapore, trattenendo il calore, cuocendo la carne in umido e rilasciando il profumo delle spezie. In particolare, quello dei limoni in salamoia che si trovano nei mercati assieme alle olive, perfettamente ordinati e lucidati, generalmente fatti in casa e di cui ogni famiglia custodisce la propria ricetta segreta.
Il colore ed il profumo che sprigionano, colpisce i nostri sensi rendendoli un unico ed indimenticabile 'scatto'.

Rosaria Lubrano Lavadera