Oggi gran parte delle vallate dell’Alto Adige/Südtirol si presenta come un unico grande frutteto di mele e pere. Tuttavia in alcune zone le distese di alberi sono interrotte da campi coltivati a grano, segale, mais, orzo, avena o farro: il ritorno all’agricoltura originale d’alta montagna, la riscoperta di antiche colture e la rivitalizzazione dell’antica cultura cerealicola.
Sono bastati 100 anni per ridurre la superficie di coltivazione di cereali da 30 mila ettari (nel 1900) a soli 243 ettari (nel 2000) in tutto l’Alto Adige. Dal 2011 grazie al progetto 'Regiograno' sotto l’egida del Tis Innovation Park Alto Adige/Südtirol in Val Pusteria, Val Venosta e Valle Isarco è stata attivata una rete di collaborazione che vede coinvolti produttori di sementi, agricoltori, mugnai e panificatori, con l’obiettivo di dare nuovi impulsi alla coltivazione dei cereali. Oggi su circa 71 ettari vengono raccolte ben 308 tonnellate di grano (268 t di segale e 48 t di spelta o farro grande), che vengono lavorate dal mulino di Merano per poi essere trasformate in gustosi pani tipici da parte di 40 panettieri locali.

L'Alta Val Venosta, per secoli già nota come il 'granaio del Tirolo storico', oggi è al centro di vari progetti di rinascita e rilancio della cerealicoltura. Il primo progetto è nato grazie all’associazione culturale 'arcus raetiae' e al Centro sperimentale Laimburg, che hanno censito tutte le varietà altoatesine di segale (58), trovando che ben 17 di queste varietà sono presenti in Val Venosta. Nel 2010 nasce il secondo progetto 'Granaio Val Venosta' che si propone di rilanciare il concetto dello storico granaio con una serie di iniziative che vanno dalla coltivazione alla lavorazione, allo stoccaggio, alla trasformazione fino alla vendita, non tralasciando la ricerca e la formazione.

Una curiosità: dove ci sono cereali, c’è whisky. Nasce così a Glorenza il primo ed unico produttore di whisky d’Italia, Puni, che trova la materia prima davanti alla porta della distilleria - malto d’orzo, frumento e segale.