Consumi alimentari in discesa per il dodicesimo mese consecutivo. Anche le tavole degli italiani sono sempre più 'povere'. I consumi alimentari, per il dodicesimo mese consecutivo, da novembre 2007 a ottobre 2008, registrano il segno negativo. In questo periodo si è, infatti, avuta una flessione, in quantità, del 3,8% negli acquisti domestici delle famiglie. Solo nello scorso mese di ottobre, rispetto allanaolgo periodo dellanno scorso, la diminuzione è stata pari a 2,7%. E quanto mette in evidenza la Cia-Confederazione italiana agricoltori, le cui stime confermano una situazione difficile e preannunciano un 2008 'nero' per le vendite del settore agroalimentare. Ormai siamo in piena recessione.
Consumi alimentari, quindi, ancora in picchiata. La crisi economica e i prezzi troppo alti fanno tirare la cinghia agli italiani e si prospetta, dunque, un 2008 con tavole sempre più 'spoglie'. E dalla ricerca condotta dalla Cia, sulla base dei dati Ismea e Istat, e dallelaborazione delle tendenze agli acquisti oggi in atto, emerge, infatti, una previsione negativa per gli acquisti alimentari che, secondo le prime stime, dovrebbero scendere a fine anno, rispetto al 2007, del 4,2% in quantità; mentre la spesa mensile, in termini monetari, dovrebbe crescere, sempre per quanto riguarda il 2008, del 3,4% (486 euro contro i 470 euro del 2007). Le flessioni più marcate, secondo le previsioni della Cia, dovrebbero aversi per la frutta (meno 3,9%), per la carne bovina (meno 3,2%), per il pane (meno 2,3%), per il vino e lo spumante (meno 2,2%), per lolio doliva (meno 2,3%), per gli ortaggi e le patate (meno 1,8 per cento), per la carne suina e i salumi (meno 1,5%). Sempre secondo le stime della Cia, dovrebbero, invece, risultare in crescita prodotti come la pasta (più 1,2%), nonostante la forte lievitazione dei prezzi fin adesso registrata, la carne avicola (più 5,6 per cento), il latte e i suoi derivati (più 0,7%). La Cia ricorda che per quanto riguarda i primi dieci mesi del 2008, in rapporto allanalogo periodo del 2007, il calo dei consumi è stato del 3,2 per cento. Le flessioni più evidenti si sono avute per pane (2,5%), per la frutta (4,2%), per le carni bovine (3,4%), per lolio doliva (2,7%), per gli ortaggi (1,9%) e per vino e spumante (1,5%). La spesa alimentare, sempre nei primi dieci mesi del 2008, ha rappresentato in media, il 18,8% di quella totale ed è così ripartita: 3,2% pane e cereali, 4,3%, 1,7%, 2,5% latte, formaggi e uova, 0,7% oli e grassi, 3,4% frutta, ortaggi e patate, 1,3% zucchero, caffé e altri, 1,7% bevande. Anche per i riflessi negativi della difficile congiuntura e soprattutto a causa degli eccessivi rincari, è aumentata, secondo la ricerca Cia la percentuale di famiglie che hanno acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount (dal 9,7 del 2007 al 10,2%). Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 68,2% (specialmente nel Centro-Nord con il 73%). A seguire il negozio tradizionale (64,9%), in particolare nel Sud (77,1%).
Consumi alimentari, quindi, ancora in picchiata. La crisi economica e i prezzi troppo alti fanno tirare la cinghia agli italiani e si prospetta, dunque, un 2008 con tavole sempre più 'spoglie'. E dalla ricerca condotta dalla Cia, sulla base dei dati Ismea e Istat, e dallelaborazione delle tendenze agli acquisti oggi in atto, emerge, infatti, una previsione negativa per gli acquisti alimentari che, secondo le prime stime, dovrebbero scendere a fine anno, rispetto al 2007, del 4,2% in quantità; mentre la spesa mensile, in termini monetari, dovrebbe crescere, sempre per quanto riguarda il 2008, del 3,4% (486 euro contro i 470 euro del 2007). Le flessioni più marcate, secondo le previsioni della Cia, dovrebbero aversi per la frutta (meno 3,9%), per la carne bovina (meno 3,2%), per il pane (meno 2,3%), per il vino e lo spumante (meno 2,2%), per lolio doliva (meno 2,3%), per gli ortaggi e le patate (meno 1,8 per cento), per la carne suina e i salumi (meno 1,5%). Sempre secondo le stime della Cia, dovrebbero, invece, risultare in crescita prodotti come la pasta (più 1,2%), nonostante la forte lievitazione dei prezzi fin adesso registrata, la carne avicola (più 5,6 per cento), il latte e i suoi derivati (più 0,7%). La Cia ricorda che per quanto riguarda i primi dieci mesi del 2008, in rapporto allanalogo periodo del 2007, il calo dei consumi è stato del 3,2 per cento. Le flessioni più evidenti si sono avute per pane (2,5%), per la frutta (4,2%), per le carni bovine (3,4%), per lolio doliva (2,7%), per gli ortaggi (1,9%) e per vino e spumante (1,5%). La spesa alimentare, sempre nei primi dieci mesi del 2008, ha rappresentato in media, il 18,8% di quella totale ed è così ripartita: 3,2% pane e cereali, 4,3%, 1,7%, 2,5% latte, formaggi e uova, 0,7% oli e grassi, 3,4% frutta, ortaggi e patate, 1,3% zucchero, caffé e altri, 1,7% bevande. Anche per i riflessi negativi della difficile congiuntura e soprattutto a causa degli eccessivi rincari, è aumentata, secondo la ricerca Cia la percentuale di famiglie che hanno acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount (dal 9,7 del 2007 al 10,2%). Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 68,2% (specialmente nel Centro-Nord con il 73%). A seguire il negozio tradizionale (64,9%), in particolare nel Sud (77,1%).