E’ un bellissimo baglio risalente fine ‘800, custode delle memorie nascoste dove si respira ancora un aria antica e profumi tipici della campagna e dell’estate siciliana che, con piacere, si inerpicano nel naso. Con un ampio porticato spiovente in legno, pavimentato in mattone rosso che si unisce a un prato verde all’inglese e piante secolari, l’originale architettura dell’età Signorile dei feudi, offre un atmosfera intensa e ricca di charme. Dietro, un folto palmeto con piante di varia grandezza, attraversato da un viale che porta alla cantina e ai laboratori che controllano la qualità delle uve.
Stiamo parlando dell’azienda Agricola Fondo Antico, ubicata in aperta campagna, tra Trapani e Marsala, dalla cui cantina escono 450.000 bottiglie di vino bianco e rosso di alta qualità, (75 ettari vitati ) vendute nel canale horeca e che i mercati nazionali ed esteri apprezzano sempre di più.
Il titolare Giuseppe Polizzotti
(foto) lo abbiamo incontrato a Milano, in occasione di una cena-degustazione del Grillo Parlante e Nero d’Avola, dove abbiamo potuto apprezzare la passione che lo ha condotto a dedicare gran parte delle sue energie all’azienda vinicola, affiancando la non facile attività di vignaiolo alla professione di farmacista.
Grillo Parlante è una splendida interpretazione dell’autoctono vitigno siciliano realizzata da Fondo Antico, che ha fatto della qualità la propria stella polare.
I vigneti - impiantati ad altitudini variabili tra i 150 e i 250 metri godono di differenti composizioni del suolo che si riflettono sulle caratteristiche dei vini, rendendoli unici - sono prevalentemente dedicati ai vitigni siciliani (Grecanico, Grillo, Inzolia e Nero d’Avola).
La vitivinicoltura - come l’agricoltura in genere - non è mai semplice: diviene particolarmente difficile quando non solo si ricerca la qualità come valore assoluto, ma si vuol anche mantenere il legame con la cultura di un territorio e la sua storia per farli ritrovare nel bicchiere.
Come accade con l’autoctono Grillo parlante,un vino dal bouquet di fiori che subito ci ha fatto immaginare il caldo solare della Sicilia, l’antico baglio circondato da piante e da affascinanti vigneti su dolci declivi.
Non si hanno notizie certe sull’origine del Grillo, ma è certo che nella Sicilia occidentale ha trovato l’habitat ideale divenendone vitigno simbolo, specialmente nel Trapanese dove nell’epoca di massima popolarità giunse a rappresentare circa il 60% dei terreni vitati. Espansione dovuta al suo utilizzo per la ricostruzione post-filossera. Il Grillocomunque era presente in zona fin da fine Ottocento: secondo alcune testimonianze risalenti al 1870 era utilizzato - grazie alle sue caratteristiche - per la produzione del Marsala.
Vitigno non facile (sia in fase di coltivazione, sia in cantina), nella seconda metà del Novecento è stato abbandonato a favore di altri più popolari e redditizi e solo con la rivalutazione degli antichi vitigni autoctoni - che preservano la riconoscibilità di un territorio - ha conosciuto un’inversione di tendenza.
Il Grilloproduce vini tendenzialmente alcolici e di facile ossidazione (da cui l’utilizzo per il Marsala), leggermente tannici e con una buona acidità che favorisce l’invecchiamento.
L’interpretazione in purezza della Fondo Antico- ottenuta in acciaio con pressatura soffice delle uve raccolte a mano e poste in cassette - affascina da subito per il bouquet che esalta le caratteristiche del vitigno sottolineandone le note di pesca bianca e floreali e conquista il palato per la grande freschezza, l’equilibrio, l’armonia e la gradevole sapidità. Un vino che invita a berne un secondo e un terzo bicchiere provocando solo rimpianti in chi non lo fa.
Premesso che può essere bevuto a ‘tutto pasto’, è particolarmente indicato per carni bianche e pesci, anche se logicamente è esaltato dalla cucina siciliana: Pituni alla messinese, Panelle, Pizza di patate e le splendide Polpette di sarde alla messinese - magnificamente preparate dalla signora Giulia (chef dell’omonimo ristorante milanese che ha ospitato la degustazione) si sono rivelati partner perfetti.
La struttura che caratterizza il Grillo Parlante (base della sua attitudine alla longevità) gli permette di essere abbinato con successo anche a piatti più ‘corposi’ come Involtini e Caponata di melanzane (eccezionale il piatto degustato in questa circostanza), Arancini in tutte le loro varianti e Timballo di anelletti al ragù.
Veramente notevole anche il Nero d’Avola- ottenuto dal vitigno siciliano forse più conosciuto - che si distingue nella vasta panoramica dei vini ricavati da queste uve per non ricercare ‘effetti speciali’ che molto spesso finiscono per penalizzarne gli originali e splendidi profumi e sentori.
Vitigno certamente antico, ma dalle origini incerte: se le prime notizie scritte risalgono alla fine del 1500 e si riferiscono all’area di Catania, occorre arrivare all’Ottocento perché il vitigno (allora noto come Calabrese, nome che non indicava la vicina Calabria, ma era la traduzione in italiano del termine siciliano ‘calavrisi’ in cui ‘cala’ significa uva e ‘vrisi’ di Avola) sia legato al paese di Avola nel Siracusano; solo successivamente il termine ‘Nero’ sarà associato ad Avola.
Fino a pochi anni fa le sue uve erano utilizzate soprattutto per il taglio e molti vini del Nord e della Francia dovevano loro la propria gloria.
Il Nero d’Avola del Fondo Anticoè vinificato in purezza e unicamente in acciaio. Di colore rosso ciliegia intenso, al naso è gradevole con un bouquet complesso di frutti di bosco, ciliegia e spezie e in bocca è avvolgente, armonico, fresco, gradevolmente fruttato e di facile bevibilità.
Si sposa ottimamente con fritture di pesce, arrosti, brasati, agnello e formaggi stagionati. Anche in questo caso la cucina siciliana - dalla più semplice come la carne panata (classica fettina di carne bianca o rossa impanata con pane grattugiato e arrostita alla griglia) a quella più articolata come i fagottini di manzo alla griglia e lo splendido pesce spada alla ghiotta con patatepreparato dalla signora Giulia - fornisce sensazioni di rara armonia e fa rivivere l’atmosfera di questa terra eccezionale.
Degna conclusione della cena-degustazione la cassata siciliana, dolce di rara bontà, che ha permesso di godere di un’altra chicca prodotta da Fondo Antico: il Boccadoro, una vendemmia tardiva ottenuta da Grillo e Zibibboin cui le due uve si armonizzano creando un vino da meditazione di rara freschezza caratterizzato dal ricordo delle zagare in fiore.
Oltre ai vini già citati, dalla cantina fondo Antico escono un interessantissimo Rosato ottenuto da Nero d’Avola (Aprile), due barricati in cui però la barrique non è invasiva (Coro prodotto con uve Grillo e Canto da uve Nero d’Avola), uno Syrah e un Nero d’Avola top di gamma (Memorie) che ricorda il vino di un tempo, tutti contraddistinti da grande qualità e ottimo rapporto qualità/prezzo.
Enzo Russo