Una base larga e piana, le forme di un tulipano chiuso, una serie di incisioni a tracciare i sei punti di una piccola circonferenza tutto intorno alla giuntura tra il calice e lo stelo, dov’è il settimo.
E ancora: l’estro e la caparbietà di un ristoratore affermato, la tecnica e l’entusiasmo di un ingegnere edile architetto, il mestiere di un artigiano.
Nasce dalle sinergie tra mondi e competenze diverse il nuovo calice studiato da Luca Bini, titolare della Casa del Vino, dalla moglie Diletta e da un giovane designer, Mattia Tamanini, per liberare e valorizzare il perlage di spumanti e champagne e garantire al consumatore la possibilità di provare le caratteristiche più autentiche del prodotto.
All’origine della fruttuosa contaminazione tra i saperi c’è il progetto avviato da Trentino Sviluppo per far incontrare imprese e giovani creativi.
L’avventura prende avvio tre anni fa, quando le strade di Luca Bini e Mattia Tamanini si incontrano grazie al progetto “Trentino Creativo” avviato da Trentino Sviluppo per far incontrare aziende e giovani designer.
L’obiettivo del primo diventa la sfida del secondo: l’intreccio di esperienze, conoscenze e competenze diviene la formula per la soluzione di un problema.
“Soprattutto per i vini importanti come Champagne e Metodo Classico – spiega Luca Bini, titolare della Casa del Vino – il perlage è il risultato di anni di affinamento sui lieviti e del duro lavoro di enologi e viticoltori. Spesso tuttavia questo ‘effetto bollicine’ non viene valorizzato dal bicchiere e bastano pochi secondi per disperdere anni di lavoro”. Perché ciò non accada occorre, insomma, un bicchiere diverso.
Inizia una sperimentazione incessante: i campioni, di volta in volta sottoposti al giudizio dei maggiori sommelier di tutta Europa vengono messi in discussione, abbandonati, perfezionati.
“Come prima cosa – racconta Mattia Tamanini - è stato fondamentale studiare una forma che potesse far sprigionare al vino tutte le qualità del perlage nel rispetto di ognuna di esse, senza la predominazione di una sulle altre. La forma definitiva, che è stata l’evoluzione di una lunga serie di prototipi, ha tre caratteristiche definite in modo rigoroso: la larghezza della pancia, l’altezza del corpo e l’ampiezza della bocca”.
Le misure del calice consentono ai profumi e agli aromi del vino di sprigionarsi senza disperdersi immediatamente: l’altezza del fusto li trattiene, l’ampiezza della bocca trasforma l’assaggio del vino in un’esperienza armonica e a tutto tondo, per cui è possibile annusare il suo profumo e degustarne appieno il sapore intenso e frizzante.
La linearità delle pareti del bicchiere permette di convogliare immediatamente il vino nella bocca: il liquido viene rovesciato direttamente sulla lingua facendo percepire totalmente e subito le sue qualità.
Tuttavia la vera rivoluzione è nella base piana della coppa che permette di godere del processo continuo di liberazione di anidride carbonica dal fondo del calice alla superficie, ma soprattutto nella tecnologia che permette la valorizzazione del perlage.
Impiegando un raggio laser, Bini e Tamanini hanno applicato sul fondo del calice sette piccole incisioni: sei sono poste su una circonferenza, una è posizionata nel centro del cerchio.
Le imperfezioni stimolano il perlage, che continua a formarsi per decine di minuti. “In sintesi – conclude Bini -la forma ampia del calice, l’inclinazione delle sue pareti, la presenza dei punti perlage, raccolgono tutte le qualità dello spumante e le portano al naso e alla bocca, valorizzando il prodotto come mai era accaduto prima”.
Ad oggi, nel solo Trentino Alto Adige, il titolare della Casa del Vino ha raccolto ordini per 15 mila bicchieri.
E, date le caratteristiche ed il carattere di innovatività del prodotto, il nuovo calice sembra già pronto per numerosi brindisi anche oltre confine.
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