In una sola generazione sono praticamente raddoppiati i consumi mondiali di olio di oliva con un balzo del 73% negli ultimi 25 anni che ha cambiato la dieta dei cittadini in molti Paesi, dal Giappone al Brasile, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna alla Germania. È quanto emerge dallo studio Coldiretti presentato alla Celebrazione giornata mondiale dell’olio di oliva indetta dal Consiglio Oleicolo Internazionale (COI). Si tratta di una tendenza positiva che ha avvantaggiato anche l’Italia con un aumento record delle esportazioni di olio di oliva dell’8’% nei primi otto mesi del 2016, e – sottolinea la Coldiretti - valori che vanno per il Made in Italy dall’aumento del 18% in Cina, dove però le quantità sono ancora ridotte, al +7% del Giappone fino al +11% negli Usa, dove è diretto quasi 1/3 dell’olio di oliva che varca le frontiere nazionali.
Nel mondo sono stati consumati complessivamente 2,99 miliardi di chili di olio di oliva nel corso dell’anno con la vetta della classifica conquistata dall’Italia con 581 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 490 milioni di chili, ma sul podio - continua la Coldiretti - salgono a sorpresa anche gli Stati Uniti con un consumo di ben 308 milioni di chili e un aumento record del 250% nell’arco di 25 anni. Ma la crescita dei consumi - prosegue la Coldiretti - è avvenuta in modo vorticoso nell’ambito di una generazione anche in altri importanti Paesi a partire dal Giappone dove l’incremento è stato addirittura del 1400% per un consumo di 60 milioni di chili nel 2015, in Gran Bretagna con una crescita del 763% a 59 milioni di chili e in Germania che, con un incremento del 465%, raggiunge i 58 milioni di chili. Una rivoluzione nella dieta si è verificata anche in Paesi come il Brasile in cui l’aumento è stato del 393% per un totale di 66,5 milioni di chili, la Russia in cui l’aumento è stato del 320% anche se le quantità restano limitate a 21 milioni di chili e la Francia che con un incremento del 268% ha superato i 103 milioni di chili. La situazione - continua la Coldiretti - è invece profondamente diversa nei Paesi tradizionalmente produttori come l’Italia dove nel corso dei 25 anni i consumi sono rimasti pressoché stabili (+8%), la Spagna dove c’è stato un debole aumento del 24% mentre in Grecia si è verificato addirittura un calo del 27%.