di Paola Drera
Solo pochi giorni e anche i cinesi diranno addio al 2017. A differenza del nostro, il loro capodanno varia per data a seconda dei cicli lunari e il loro zodiaco è contraddistinto dagli animali al posto che dai segni che noi conosciamo. In base alla leggenda 12 di loro risposero alla chiamata del Buddha, guadagnandosi il diritto di entrare nell’Oroscopo cinese. Il topo (per primo ad arrivare e quindi preferito da Buddha), il bue, la tigre, il coniglio, il drago, il serpente, il cavallo, la capra, la scimmia, il gallo, il cane e il maiale.
Dal 16 febbraio si aprirà l’anno del cane e così come tutti nel mondo secondo i loro tempi, anche la Cina si prepara a celebrare il 2018.
Primo rituale della vigilia ripulire a fondo la casa per spazzare via la sfortuna. Secondo, preparare una cena per amici e parenti con piatti che siano di buon auspicio per il nuovo anno.
Se per noi cotechino e lenticchie non possono mancare, per il popolo con gli occhi a mandorla i must da mettere in tavola sono i ravioli, il pesce, gli involtini primavera e il niangao (torta di riso).
Noi per tradizioni e superstizioni non scherziamo, ma i cinesi non sono da meno! Hanno rituali esotici e affascinanti che vale la pena conoscere, soprattutto perché sono la comunità più numerosa presente in Italia e dal tempo più lungo.
Difficilmente qualcuno di noi sarà invitato alla loro tavola per la cena della vigilia; sono schivi, riservati, e soprattutto per le feste preferiscono preservare il loro ambiente, ma possiamo sempre dare una sbirciatina per curiosare e scoprire cosa combinano.
Partiamo dal pesce. Deve essere portato in tavola intero e non deve essere consumato completamente, per far credere al nuovo anno che ci sarà prosperità sufficiente ad avere persino degli avanzi. La testa deve essere rivolta in direzione degli anziani o dell’ospite d’onore in segno di rispetto. La persona verso cui è rivolta la testa del pesce sarà la prima a cominciare a mangiarlo, solo allora anche gli altri potranno seguire.
I veri protagonisti però sono i ravioli. Con una storia di oltre 1800 anni rappresentano una pietanza cinese classica e un piatto tradizionale estremamente popolare in tutta la Cina durante le festività per il nuovo anno. E non solo.
Non so se li avete presente, ma la loro forma è davvero caratteristica e non casuale. Ovali, con le estremità rivolte verso l’alto, sono realizzati così per somigliare ai lingotti d’oro cinesi e naturalmente, durante la cena della vigilia, più se ne mangiano più soldi si guadagneranno nel nuovo anno. Hanno un impasto sottile e un ripieno a base di carne di maiale o gamberetti, pesce, pollo, manzo e verdure.
Se volete provare i migliori di Milano dovete andare in via Paolo Sarpi, nota come la China Town della città.
Sono il frutto della collaborazione tra un cinese laureato alla Bocconi e una delle più antiche e note macellerie meneghine: Agie e Walter Sirtori.
I due negozi stanno fianco a fianco e il loro obiettivo condiviso è stato fin dall’inizio realizzare un’eccellenza con il meglio della Cina e dell’Italia. Walter vede in Agie lo stesso suo stesso entusiasmo degli inizi e non esita ad aiutarlo. Tra i due i rapporti di affari sembrano marginali, si ha più l’idea di vicini di casa di quelli un tempo: Agie fa provare le sue creazioni a Walter e quest’ultimo va dal primo per il tè.
Pensano a una piccola azienda con una produzione molto limitata (inizialmente i ravioli erano di 2 tipi soltanto), minima anche negli spazi ma di qualità, e gestita con trasparenza. La cucina è aperta e lo spazio è tutto lì, tutti possono vedere cosa succede.
Per acquistare non si entra, si resta in strada, il banco arretra appena di 50 cm dalla soglia. Le ricette sono quelle della nonna di Agie; i ravioli si possono comprare pronti da mangiare (lo spirito dello street food è esattamente quello cinese) o si possono portare a casa da cucinare in seguito.
Per me, ma soprattutto per i grandi esperti, non esistono ravioli migliori in città. Provarli è un atto dovuto al palato e un riconoscimento a una collaborazione (quella tra Italia e Cina) che non passa attraverso relazioni diplomatiche tutte cerimoniali e protocollo, ma solo tra esseri umani che condividono il gusto del buono.
Se passerete da quelle parti in occasione del capodanno cinese, per vedere le classiche parate con lanterne, gente in costume tradizionale e dragoni, non perdete l’occasione per provare queste prelibatezze. Ma rassegnatevi! La coda è spesso lunghissima (e questo dice tutto…). Però potete anche imparare a farveli da soli se avete voglia. Spesso la Ravioleria Sarpi organizza corsi per neofiti.
Paola Drera