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Se si desidera passare qualche giorno di inverno nella più assoluta ma strategica tranquillità, il mio consiglio è di soggiornare nell’Agriturismo la Tana del Gusto di Comacchio, in provincia di Ferrara. Difficilmente attacco subito con la “sponsorizzazione” un esercizio, e so già che Simone strabuzzerà gli occhi e finalmente comprenderà il perché delle tante domande. Curiosità, certo, ma anche per spendere qualche parola sull’agriturismo che lui con instancabile ardore gestisce.
Progetti iniziati, abbandonati, poi ripresi e tanti ancora nel cassetto, perchè Simone è un vulcano di idee e certamente non si fermerà a questo disegno. Al momento la fotografia che vediamo è quella di 12 ettari di campi nei quali è inserito un casolare ben ristrutturato dove si riposa divinamente, nel più totale silenzio, e dove si mangia ancora meglio. La produzione principale dell'azienda agricola è quella delle zucche difatti all'ingresso una mensola piena di zucche di ogni forma e dimensione accoglie gli ospiti. Animali allevati poco distante da cui nasce uno stufato strepitoso, cotto quasi un giorno intero.
Poche camere che vengono rifatte una volta ogni due giorni, neanche a casa cambiamo la biancheria ogni giorno, perchè pretenderlo quando non siamo tra le quattro mura domestiche? Pochi orpelli, nessuna tv, l'essenziale per rimanere in pace son se stessi. Ho amato questo luogo. Complice questo inverno che ci ha regalato tante belle giornate di sole, perchè nei mesi freddi la nebbia delle Valli di Comacchio avvolge questi luoghi come una bianca coperta, il soggiorno è stato perfetto.
Visitare Comacchio
A Comacchio non ci passi, è una meta che devi scegliere.Si trova all'interno del Parco del Delta del Po, anche se in realtà è collocata a sud dell'ampia foce del grande fiume. Una “piccola Venezia” così la appellano i locali per via dei canali che la attraversano. Io la definirei la città dei ponti poiché il centro abitato antico sorgeva su piccole isole collegate le une alle altre da questi elementi architettonici che ancora oggi lo denotano. Simbolo della città è infatti il complesso architettonico dei Trepponti, creato nel 1634 dall'architetto Luca Danesi, e costituito da cinque ampie scalinate - tre anteriori e due posteriori - culminanti in un piano in pietra d'Istria. Nel periodo natalizio sotto ad ogni ponte sono istallati i presepi che creano un'atmosfera davvero suggestiva, soprattutto verso sera quando la cittadina è avvolta da una sottile e onirica nebbia.
Nata come città lagunare, l'insularità di Comacchio ha avuto fine nel 1821, quando venne costruito il terrapieno stradale che la collega al vicino borgo di Ostellato.
Anche in inverno è possibile passeggiare lungo una delle spiagge dei suoi lidi, lentamente. Ascoltare il suono del mare. E chi lo ha detto che il mare di inverno è triste? Sarà che non lo amo molto d'estate, ma quando fa freddo il suo movimento riappacifica con il mondo.
Comacchio, inoltre, si trova a poco più di mezz'ora da Ravenna, dove si possono spendere tranquillamente un paio di giorni per ammirarne i mosaici, e a quaranta minuti da Ferrara, perla estense.
La storia di Comacchio
Comacchio, dal greco-latino “piccola onda”, o “raggruppamento di dossi” in etrusco, ha origine circa duemila anni fa proprio da una colonia etrusca stanziatasi nel Delta del Po. Comacchio, nata dall'unione di tredici piccole isole, fu assoggettata al potere dell'Esarcato di Ravenna prima, del Ducato di Ferrara poi, per tornare a far parte dei territori dello Stato Pontificio.
La vicinanza di Ravenna permise la diffusione del cristianesimo a Comacchio. Il primo vescovo della città di cui si ha memoria fu Pagaziano. A testimonianza del periodo tardo-romano restano i monasteri di Santa Maria in Padovetere e Santa Maria in Aula Regia.
Con l'invasione longobarda, tutti i territori del Delta del Po furono perduti dall'Impero romano e Comacchio rimase l'unico centro commerciale della regione, continuando a ricevere i rifornimenti di olio e spezie dalle navi bizantine. In epoca longobarda il territorio di Comacchio venne donato ai monaci di San Colombano, divenendo così un possedimento del grande Feudo monastico di Bobbio. I monaci vi allestirono il porto fluviale e svilupparono l'agricoltura e l'allevamento. Infine migliorarono lo sfruttamento delle saline, il cui sale era trasportato in tutto il nord d'Italia. In epoca carolingia le proprietà delle saline erano distribuite fra l'Abbazia di Bobbio ed i monasteri di S.Pietro in Ciel d'Oro di Pavia, della Novalesa, Leno, San Sisto di Piacenza e del vescovado di Reggio Emilia. Tra i secoli dal VI al IX Comacchio dispose di una delle più potenti flotte dell'Adriatico entrando direttamente in concorrenza con Venezia. Nell'810 Carlomanno prese in prestito le navi comacchiesi per portare il suo attacco a Venezia. Venezia non accettò la presenza di un'avversaria nella sua stessa area geografica e nel 866 i veneziani occuparono Comacchio e la saccheggiarono per la prima di cinque volte.
Nel 1299 Comacchio passerà sotto il dominio estense per poi tornare nel 1598 sotto quello della chiesa che la pose all'inteno della neonata Legazione di Ferrara. Comacchio fece parte dello Stato Pontificio fino al marzo 1860, quando i territori delle ex Legazioni furono annessi al Regno di Sardegna per effetto dei plebisciti.
Comacchio è nota per due eventi che si tengono ogni anno: la Sagra dell'Anguilla che dal 1999 richiama numerosi visitatori e appassionati e, dal 2006, la Fiera Internazionale del birdwatching.
Autunno a Comacchio: la Sagra dell'anguilla
Si tiene l'ultimo fine settimana di settembre e i primi due di ottobre, giorni durante i quali concerti, spettacoli, presentazioni letterarie, approfondimenti culturali, proiezioni, convegni, animazioni per bambini tutto legato alla storia, pesca, cottura e preparazione di ricette tradizionali a base di anguilla. Ma anche rappresentazioni in teatro dialettale lungo le vie del centro. Per ulteriori informazioni, consultare il sito della sagra.
Primavera a Comacchio: la fiera internazionale del birdwatching
La Fiera Internazionale del Birdwatching e del Turismo Naturalistico quest'anno si terrà dal 28 aprile al 3 maggio. Sarà la X Edizione dell’unico evento in Italia specializzato e professionale dedicato al birdwatching, alla fotografia naturalistica e al turismo ambientale, seconda solo alla British Birdwatching Fair. Un importante appuntamento che si svolge nel cuore del Parco Delta del Po e che unisce la professionalità degli addetti ai lavori, all’ambiente, alla biodiversità, al turismo di un territorio ricco di avifauna e di un patrimonio naturalistico, storico-culturale.
La novità 2020 dello spazio espositivo che in ogni edizione si rinnova: allestitimenti tra Palazzo Bellini e Argine Fattibello, a ridosso del Centro storico, con “hotspot” dedicati alle nuove tecniche fotografiche, all’osservazione dell’avifauna allestiti direttamente nelle Valli di Comacchio, per poter testare direttamente sul campo le ultime novità dei prodotti e delle strumentazioni ottiche e fotografiche. Questo permette di avvicinare il pubblico e far conoscere nuove tecniche fotografiche, praticare l’osservazione dell’avifauna con le strumentazioni appropriate e vivere esperienze uniche di turismo ambientale, in costante crescita rispetto al turismo tradizionale.
E in estate... I lidi
Non dimentichiamo che siamo a un passo dal mare e Comacchio è nota anche per i suoi sette lidi, distribuiti in ampi arenili lungo la costa dalle foci del fiume Reno fino al Po di Volano, interessando il Parco regionale Delta del Po. Lido di Volano, delle Nazioni, di Pomposa, degli Scacchi, Porto Garibaldi, Lido degli Estensi, di Spina.
Sara Rossi
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Perchè non passare un pomeriggio domenicale passeggiando tra i vigneti romagnoli?
Questo 1 dicembre non potrete non cogliere al volo l'ultimo di tre appuntamenti con le “Le camminate del gusto”, in collaborazione con “Strada dei vini e sapori dei colli di Forlì e Cesena”.
Si tratta di trekking a bassa intensità con partenza e arrivo presso presso la cantina "Il Glicine", via Cesuola 701, Rio Eremo a Cesena.
L'itinerario escursionistico porterà, tramite uno storico sentiero, dalla valle del Cesuola, torrente fondamentale nella storia di Cesena, a quella del Rio Donegallia. Deliziosi gli scorci su gran parte della costa romagnola e passaggio nei pressi di una rocca malatestiana. Il tutto a pochi km dal centro di Cesena. L'arrivo in cantina sarà allietato da una degustazione vini e da una merenda in compagnia dei proprietari della cantina Il Glicine che con passione racconteranno la loro storia e quella del loro vini.
Questo il programma della giornata
Ore 14.00 Ritrovo presso cantina "Il Glicine"
Ore 14.15 Partenza escursione
Ore 17.00 Rientro e degustazione
Qualche dettaglio tecnico sull'escursione
Distanza 8.5 km.
Dislivello 400 mt
Durata 2.5 ore
Difficoltà E
Si consiglia un abbigliamento da escursione con particolare attenzione alle scarpe, da trekking visto anche la presenza di tratti fangosi. Consigliate ghette, bastoncini e una torcia o lampada frontale, visto l'ora di arrivo.
Iscrizioni
Prenotazioni per la degustazione entro venerdì sera via telefono o whatsapp al 3355352608 Grilli Andrea - Guida Ambientale Escursionistica assicurata.
La passeggiata è aperta a tutti, per i non soci è possibile iscriversi all'uscita direttamente in loco al costo di 5 euro.
Per altre info consultate il sito di Rubicone Gran Trail.
La degustazione avrà il costo di 10 euro.
L'Associazione "Strade dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena"
E ora qualche parola su questa prolifica associazione che è tra le protagoniste delle Strade del Vino e degli itinerari enogastronomici italiani, che, con all'attivo l'organizzazione di molti eventi in ogni stagione, ha contribuito, nel corso degli anni, alla creazione di una nuova immagine delle colline FC e della fascia pedemontana. Veri protagonisti sul territorio, gli imprenditori privati che hanno creduto nella “Nuova Ruralità”, assieme e grazie all’impegno degli amministratori comunali e provinciali che hanno permesso la rinascita delle frazioni e dei piccoli borghi rurali, promuovendo la conservazione del paesaggio collinare, valorizzando i grandi centri storici, e permettendo la crescita di strutture e servizi che aisupportassero le imprese e offrissero accoglienza e prodotti di qualità.
Nel corso del biennio 2013-14, la Strada dei Vini e dei Sapori di Forlì-Cesena ha contribuito all'ingresso di 11 nuovi Comuni: Dovadola-Portico di Romagna-Rocca S. Casciano-Tredozio-Premilcuore-Galeata-Santa Sofia-Sarsina-Bagno di Romagna-Verghereto-Borghi, all'interno dei circuito dei borghi delle colline di Forlì e Cesena, consentendo di raddoppiare l’itinerario da 285 a 534 Km. Tutto questo allo scopo di consolidare il ruolo del circuito enogastronomico della Strada dei Vini e dei Sapori riconosciuto dalla nostra Regione, anche grazie all'attività finanziata relativa ai progetti realizzati negli ambiti del Programma di Sviluppo Rurale negli anni dal 2009 al 2014.
Fondamentale è la creazione di sinergie con l'assessorato regionale all'agricoltura e, in particolare, con le altre strade dei vini romagnole, ma non solo, sviluppando pacchetti turistici e suggestioni di viaggio con al centro l'ospitalità rurale, l'offerta enogastronomica e l'ospitalità romagnola schietta e con un'attenzione conosciuta in tutto il mondo in particolare per quanto riguarda i luoghi di mare, ma che va valorizzata ed “esportata” anche nelle zone di campagna.
Non bisogna poi dimenticare l’esperienza di “Romagna Terra del Sangiovese” - le eccellenze selezionate delle Strade dei Vini e dei Sapori della Romagna, in cui la Strada e le aziende di Forlì e Cesena hanno dato un grande contributo - che ha fatto da effetto moltiplicatore delle potenzialità dell’insieme del territorio romagnolo, configurando un prezioso lavoro di concerto con la Regione Emilia Romagna, le Province, le Camere di Commercio, APT, Casa Artusi, GAL solo per indicarne alcuni.
La redazione
Per conoscere tutte le attività organizzate della Strade dei Vini FC visitate il loro sito.
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Nessuna nazione europea può considerarsi scevra da colpe per quanto riguarda la “soluzione finale”, quel folle disegno criminale che ha portato il regime nazista all’eliminazione sistematica di sei milioni di ebrei, nonché di oppositori politici, partigiani, disabili, omosessuali, testimoni di Geova, zingari.
Anche l’Italia ha le sue atroci responsabilità e la Risiera di San Sabba, nell'omonimo quartiere triestino, è uno di quei luoghi che continuano a ricordarcelo, tanto che, ormai nel lontano aprile del 1965, il presidente della repubblica Giuseppe Saragat dichiarò l'ex pileria monumento nazionale, quale “unico esempio di lager nazista in Italia”.
Le origini della Risiera e l'evoluzione
Costruita nel 1898 alla periferia sud di Trieste, come stabilimento per la pilatura del riso, la Risiera fu trasformata inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’armistizio dell’8 settembre, e denominata Stalag 339.
Al termine dell'ottobre 1943, la costruzione dai mattoni rossi diviene Polizeihaflager, campo di detenzione politica, utilizzato come centro di raccolta dei detenuti in attesa di essere deportati nei più “efficienti” campi di Germania e Polonia e come deposito dei beni sequestrati a deportati e condannati a morte.
Il progetto del Museo Civico di Romano Boico
L'ingresso alla Risiera è stretto e in cemento armato, frutto di un progetto del 1975, firmato dall'architetto Romano Boico che ha messo mano a tutti gli edifici nell'intento, da un lato di restituirne l'atmosfera originaria, dall'altro di inchiodarci al nostro senso di responsabilità.
Queste le sue parole: “La Risiera semidistrutta dai nazisti in fuga era squallida come l’intorno periferico, pensai allora che questo squallore totale potesse assurgere a simbolo e monumentalizzarsi. Mi sono proposto di togliere e restituire, più che di aggiungere. Eliminati gli edifici in rovina ho perimetrato il contesto con mura cementizie alte undici metri, articolate in modo da configurare un ingresso inquietante nello stesso luogo dell’ingresso esistente. Il cortile cintato si identifica, nell’intenzione, quale una basilica laica a cielo libero. L’edificio dei prigionieri è completamente svuotato e le strutture lignee portanti scarnite di quel tanto che è parso necessario”.
La struttura della Risiera di San Sabba
Al pianterreno dell'edificio a tre piani, in cui erano sistemati i laboratori di sartoria e calzoleria, dove venivano impiegati i prigionieri, nonché le camerate per gli ufficiali e i militari delle SS, vi erano 17 micro-celle in ciascuna delle quali venivano ristretti fino a sei prigionieri. Questi spazi angusti erano riservati in particolare a partigiani, oppositori politici ed ebrei, la cui eliminazione era prevista a distanza di giorni, e talora di settimane.
Le prime due celle venivano usate a fini di tortura o di raccolta di materiale prelevato ai prigionieri, qui sono stati rinvenuti migliaia di documenti d'identità sequestrati a detenuti e deportati.
Il fabbricato centrale, di sei piani, aveva la funzione di caserma per le SS tedesche e per gli italiani impiegati in Risiera con funzioni di sorveglianza. Le cucine e la mensa si trovavano al piano inferiore, ora adattato a Museo. L’edificio, oggi adibito al culto, senza differenziazione di credo religioso, al tempo dell’occupazione serviva da autorimessa per i mezzi delle SS. Qui stazionavano anche i furgoni, con lo scarico collegato all’interno dell'edificio, usati, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, per la gassazione delle vittime.
Nell'adiacente edificio a quattro piani venivano rinchiusi, in ampie camerate, i detenuti destinati alla deportazione nei campi del nord Europa, si trattava di uomini e donne di tutte le età ma anche di bambini di pochi mesi. Da qui finivano a Dachau, Auschwitz, Mauthausen, verso un tragico destino che solo in pochi hanno evitato.
Nel cortile interno, di fronte alle celle, sull'area oggi contrassegnata da una piastra metallica, c'era l'edificio destinato alle eliminazioni - la cui sagoma è ancora visibile sul fabbricato centrale - con il forno crematorio. L’impianto, al quale si accedeva scendendo una scala, era interrato. Un canale sotterraneo univa il forno alla ciminiera. Qui oggi sorge una simbolica e moderna Pietà, segno della spirale di fumo che usciva dal camino.
Dopo essersi serviti, nel periodo gennaio - marzo 1944, del preesistente essicatoio, i nazisti, reputandolo insufficiente, lo trasformarono in forno crematorio secondo il progetto di Erwin Lambert, ingegnere che si era occupato di costruzioni simili in alcuni campi di sterminio nazisti polacchi. Questa nuova struttura venne collaudata il 4 aprile 1944 con la cremazione di settanta corpi di ostaggi fucilati il giorno prima nel poligono di Opicina.
La notte tra il 29 e 30 aprile del 1945, l’edificio del forno crematorio e la ciminiera vennero distrutti con la dinamite dai nazisti in fuga per eliminare le prove dei loro crimini.
Le esecuzioni nella Risiera
Sul tipo di uccisioni in uso nelle Risiera, le ipotesi sono diverse e probabilmente tutte fondate: gassazione con automezzi, colpo di mazza alla nuca o fucilazione. Non sempre le esecuzioni riuscivano alla perfezione, così il forno finì con l'ingoiare persone ancora vive. Fragore di motori, latrati di cani appositamente aizzati, musica a tutto volume, coprivano le grida delle esecuzioni.
Quante sono state le vittime?
Si pensa che abbiano trovato la morte qui tra le tremila e cinquemila persone, ma un numero ben maggiore sono stati i prigionieri da qui transitati e smistati nei lager europei. Triestini, friulani, istriani, sloveni e croati, militari, ebrei, bruciarono nella Risiera alcuni tra i migliori uomini della Resistenza e dell’Antifascismo.
Noi e la storia
Quando si visitano questa tipologia di luoghi ci si interroga sulla motivazione e sulla consapevolezza delle città silenti. Probabilmente tutti sapevano quello che succedeva a San Sabba, anche il vescovo di Trieste, il monsignor Santin, si spese per salvare alcune famiglie rinchiuse in risiera, con alterne fortune. Ma se questi edifici parlano del nostro atroce passato, non è vero che la storia poi dà sempre ragione.
Il breve processo del 1976, dove ben 60 tra associazioni, enti e singoli si sono costituiti parte civile, ha visto un solo colpevole, il comandante della Risiera, Joseph Oberhauser, condannato in contumacia per omicidio plurimo aggravato, ma che tuttavia non scontò mai la pena e rimase libero lavorando in una birreria di Monaco di Baviera fino alla morte, sopravvenuta solo 3 anni dopo. L'Italia non poté chiederne l’estradizione a causa degli accordi italo-tedeschi che la permettono solamente per i crimini commessi dopo il 1948.
La giustizia non ha trionfato dunque, e ancora una volta ha perso l'uomo, e abbiamo perso tutti noi.
Non ci resta che visitare questi luoghi e tenere viva la nostra memoria, quella di chi incontreremo e che, come in questo caso, forse ci leggeranno.
di Sara Rossi
www.risierasansabba.it
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Una residenza di charme nata per accontentare anche il turista più esigente tra rituali termali e SPA di assoluta eccellenza, raffinate esperienze gastronomiche, immersi in un territorio ricco di proposte culturali e folkloristiche, golfistiche e sportive; questo è l'Abano Ritz Hotel.
L’autunno, tempo di benessere e relax, è il periodo migliore dell’anno per concedersi una vacanza rigenerante alle terme. Nel cuore della Regione Veneto, a due passi dalla palladiana Vicenza; da Padova, città del Santo e del mitico Caffè Pedrocchi; dalla gettonatissima Venezia che in ogni stagione assicura emozionanti incantesimi; da Verona, la città tanto amata da Byron, densa di meraviglie, magica e romantica e ai piedi dei Colli Euganei, tra boschi, vigneti, oliveti, campi da golf, prati e un’ampia rete di sentieri percorribili a piedi, in bicicletta o a cavallo, l’area delle Terme Euganee, è dal tempo dei Romani un luogo privilegiato per ritemprare corpo e spirito.
Avete provato ad immergervi in una vasca d’acqua calda?
Immediatamente il calore dell'acqua vi regala un effetto distensivo aiutandovi a recuperare energie e vitalità.
Il calore dell’acqua termale amplifica tali sensazioni, in particolare, l'acqua salso-bromo-iodica delle Terme Euganee, che, partendo dai Monti Lessini e dalle piccole Dolomiti, dopo un lungo viaggio sotterraneo di decine di anni riaffiora, presso il bacino termale, alla temperatura di 78-82 gradi centigradi, ricca di proprietà minerali che la rendono risorsa termale preziosa e ad alto valore terapeutico. Raffreddata, per poter essere utilizzata ad una grado di calore ideale nelle piscine termali (tra i 30° e i 35°), per i trattamenti di balneoterapia (36°-38°), per le terapie inalatorie, viene poi riutilizzata negli impianti delle strutture alberghiere ad una temperatura ancora sufficientemente alta per riscaldarle nei mesi freddi prevenendo così l’inquinamento dell’aria ed evitando il consumo di gas metano o gasolio.
Ma le Terme Euganee non sono famose solo per l’acqua termale, ma anche per il famosissimo fango, l’unico garantito da un Brevetto europeo, un talismano assolutamente naturale, proveniente da laghetti ai piedi dei Colli Euganei, impareggiabile sia dal punto di vista curativo sia estetico grazie alle proprietà dell’acqua calda termale in cui viene fatto maturare. Il fango, infatti, può essere usato non solo in ambito medico, riconosciuto come cura dal servizio sanitario, per intervenire su patologie dell’apparato osseo articolare e muscolare, ma anche in ambito beauty, per combattere le impurità della pelle, la cellulite e la ritenzione idrica. E non per ultimo anche contro lo stress.
Altra peculiarità, a differenza delle altre centri termali, dove si trova un unico stabilimento al quale tutti devono accedere per le cure, ogni struttura ricettiva delle Terme Euganee possiede un reparto curativo al proprio interno che rende estremamente confortevole il soggiorno.
Vi è venuta voglia di partire? Non vi rimane che fare la valigia ed andare ad Abano, la più vivace delle cittadine del comprensorio termale con una zona pedonale ideale per una passeggiata, un aperitivo in un localino, quattro passi con l'amico quattro zampe nel parco, un po' di shopping, una chiacchierata cogli amici seduti sul bordo di una fontana......e mille eventi e manifestazioni che ravvivano il quotidiano dei vacanzieri.
Per il soggiorno l’offerta è davvero ampia e spazia da hotel a 2 stelle fino a 5 stelle extra lusso. Se desiderate fuggire dai ritmi frenetici imposti dalla città e trascorrere un fine settimana di qualità in una struttura di grande charme ed eleganza niente di meglio che l’Abano Ritz Hotel, un 5 stelle lusso condotto da Ida e Terry Poletto, figlie del fondatore, due sorelle diverse come studi e formazione, ma complementari nella gestione dell’albergo e con un'unica filosofia: fare dell’accoglienza una passione, più che una professione.
Il primo elemento di un soggiorno di lusso funzionale al relax ed al benessere psico-fisico degli ospiti è sicuramente l'alloggio: qui vi attendono 123 raffinate camere, di diverse tipologie, dalla standard alla special, tutte spaziose e assai confortevoli, sapientemente arredate e curate in ogni dettaglio, dai materiali scelti ai colori, ai set di biancheria fino ai kit di benvenuto. Per chi vuole vivere una vacanza-esperienza, a cominciare dalla camera da letto, basta scegliere il 5 piano, battezzato “Neverending story”, dove il classico e il tradizionale lasciano spazio al design, all'innovazione e alla fantasia, ma anche alla razionalità e comodità regalando camere tutte diverse, da vivere e da abitare: creative, shabby, vintage o di design..... una vera e propria collezione di pezzi d’arte delle grandi firme dello stile italiano, studiati appositamente per il massimo comfort degli ospiti. Ospiti che, senza supplemento, potranno consumare nelle loro camere la colazione, "indulgendo così a quella sana indolenza mattutina che è il vero relax, il momento più importante in cui si fa scorte di energia per affrontare una giornata stimolante".
Personalmente amo la Suite Design, oltre 60 mq, colori bianchi e luminosissima, angolo studio e salotto e grandi vetrate con vista panoramica sul parco piscina incorniciato dai colli Euganei. Stupendo letto rotondo dall'anima glamour dove trascorrere notti serene tra sogni a colori e lampade a sospensione firmate Foscarini. Ma non disdegnerei neppure una notte nella The Garage, una stanza on the road dove si dorme all'interno di una Jaguar!
Perfetto ed armonioso punto di incontro tra modernità e tradizione, l’Abano Ritz è anche un tempio del gusto. Un luogo dove lasciarsi sedurre da una cucina che conquista gli occhi e ingolosisce il palato, preparata con prodotti di gran qualità, carni DOC, pesci di prima scelta, verdure e frutta di stagione, ripieni e dolci fatti in casa, il tutto "annaffiato" da vini finemente selezionati, con particolare attenzione alle etichette del territorio euganeo e, più in generale, di quello veneto. Senza dimenticare la cucina regionale, che non rinuncia a slanci creativi e innovativi, le ricette dietetiche, i piatti vegetariani, light o gluten free.
Cucina servita in tre ristoranti: il White Gloves, finemente arredato con una preziosa collezione di piatti dell'800 sulle pareti, dove si consumano la prima colazione e la cena, servite in un’atmosfera d’altri tempi, da camerieri in guanti bianchi e col servizio “al gueridon”, che tradotto sarebbe il servizio di sala di classe, che si vede ancora in pochi ristoranti; il Brutto Anatroccolo, affascinante, innovativo e giocoso ristorante à la carte, aperto anche al pubblico esterno, che propone una serie di ricette e piatti ispirati e declinati secondo fantasia, ma sempre con le radici ben piantate nel territorio. Durante la bella stagione poi, nello splendido parco di 6000 mq, una food experience indimenticabile aspetta gli ospiti presso il Barbecue Easy che, su prenotazione, propone come primi piatti un trionfo di sapori mediterranei, poi invitanti insalate miste, ed infine grigliate di pesce e carne, dolci e frutta fresca di stagione.
Il benessere degli ospiti, che inizia in camera e prosegue a tavola, ha il suo complemento con una serie di servizi relax e termali. Sono infatti a disposizione degli ospiti, non solo due accoglienti piscine termali, una semi-olimpionica coperta e una scoperta, semi-comunicanti, entrambe con acqua termale a 34°, ma anche sauna e bagno turco, doccia emozionale, palestra attrezzata Technogym con personal trainer, balneoterapia, massaggi e trattamenti bellezza, personalizzati, proposti da personale altamente specializzato con brand di alta gamma.
Ma la ciliegina sulla torta è sicuramente il suo rinomato Centro Termale, classificato di livello superiore dal Ministero della Salute, con la propria sorgente di acqua ipertermale che propone trattamenti di fango–balnoterapia accreditati e brevettati a livello europeo, massoterapia, terapie riabilitative e antalgiche, trattamenti per il benessere psico-fisico e per l’estetica viso e corpo, ed anche terapie inalatorie. Inoltre l’albergo è l’unico nella zona termale euganea dotato al suo interno di un Centro di sordità rinogena, convenzionato ASL, dove si interviene con ottimi risultati, con inalazioni ed aerosol, insufflazioni endotimpaniche, visite audiologiche, lavaggi endonasali ed estrazioni di tappi di cerume, su questo deficit uditivo transitorio, ma ricorrente, diffuso soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Ma non solo: l’AbanoRITZ possiede un altro primato: è l'unica struttura alberghiera a livello nazionale ad offrire un Professional Voice Center con protocolli che aiutano a rimettere in forma la voce di attori, cantanti ed altri professionisti che, con le corde vocali, devono lavorare.
E la sera? Anche le serate sono tutte da vivere all'Abano Ritz Hotel tra concerto di musica classica nella suggestiva Sala Specchi; serate a tema; balli al Midnight Club con DJ e musica anni 60-70-80 con vinili; concerti jazz e mille altri appuntamenti tutti da scoprire.
Gloria Giovanetti
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