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Da destinazione ‘mare e divertimento’ a destinazione ‘multi-experience’
con il progetto Romagna Welcome – GET YOUR RIMINI EXPERIENCE
Una degustazione di vini in una tenuta biodinamica, una sessione di yoga al tramonto, un tour in bicicletta sino a Verucchio, una visita al centro storico della Rimini romana e rinascimentale o una gita a Ravenna per ammirare il cielo stellato di Galla Placidia con una sosta a Cesena per un originale picnic sotto gli ulivi: sono solo alcune delle esperienze di viaggio proposte nel sito di Romagna Welcome (romagnawelcome.it), che, anche grazie al suo format GET YOUR RIMINI EXPERIENCE #GYRE, intende raccontare e promuovere una selezione di proposte esperienziali da vivere tra la costa e l’entroterra della Romagna.
Scoprire e promuovere Rimini e la Romagna attraverso esperienze di vacanza uniche e personalizzate: è questa la nuova sfida di Promozione Alberghiera, una delle più importanti cooperative di albergatori in Italia, che con il progetto Romagna Welcome – GET YOUR RIMINI EXPERIENCE e attraverso la sua piattaforma romagnawelcome.it sta portando avanti una strategia esclusiva, frutto della visione di un gruppo di albergatori illuminati, in cui vengono raccontate, promosse e commercializzate una selezione di esperienze di viaggio uniche da vivere tra Rimini, Cesena, Ravenna e Forlì.
Il progetto di Promozione Alberghiera, sostenuto da APT Emilia Romagna e Visit Romagna e creato dall’agenzia Happy Minds, fa anche leva sulla capacità narrativa e lo spirito di competizione di 20 influencer che si stanno sfidando per raccontare e vendere oltre 40 esperienze di viaggio e 17 alberghi aderenti al progetto.
“Da una Rimini di solo mare e divertimento – dichiara Marina Lappi di Promozione Alberghiera - a una Rimini perfettamente integrata con la Romagna dove arte, cultura, lifestyle, food & wine, natura e attività all’aria aperta diventano attrattori importanti per un turismo italiano e internazionale sempre più alla ricerca di esperienze originali da fare in vacanza”.
Basato su un’originale strategia di influencer marketing applicata al turismo dove la game experience vissuta dai travel influencer diventa uno straordinario incentivo per alimentare creatività e narrazione, il progetto Romagna Welcome - GET YOUR RIMINI EXPERIENCE intende promuovere un territorio unico, da vivere non solo d’estate e sulla costa, ma 12 mesi l’anno e ovunque, con tantissime proposte ‘multi-experience’. In questo senso, gli albergatori diventano veri testimonial del territorio, consapevoli che il successo del proprio lavoro sarà sempre più legato alla capacità di saper narrare i propri luoghi e ciò che il territorio propone.
Dall’inizio dell’estate, oltre 50 milioni di persone da diversi paesi del mondo stanno seguendo sui social gli oltre 30.000 contenuti (articoli, foto, video) prodotti da 20 viaggiatori (tra blogger, social star, videomaker e fotografi) e dalle loro community nell’ambito del progetto Romagna Welcome – GYRE.
I 20 viaggiatori provenienti da Usa, Portogallo, Francia, Inghilterra, Germania, Russia, Ucraina, Italia, divisi in 4 squadre corrispondenti a 4 itinerari tematici specifici - Sea&Sun, Art&Lifestyle, Outdoor & Wellness, Food & Wine – hanno raccontato alla propria community le esperienze vissute ‘live’ nei giorni dedicati alla sperimentazione delle attività (sempre connesse agli itinerari tematici), col fine ultimo di portare le persone a prenotare negli alberghi aderenti al progetto e ad acquistare le esperienze di viaggio utilizzando uno speciale codice sconto ‘GYRE’.
Al progetto hanno aderito 17 hotel di Rimini, che sono entrati a far parte del club di prodotto Romagna Welcome: in queste strutture, è possibile prenotare con gli speciali codici ‘GYRE’, che danno diritto a uno sconto del 10% e permetteranno al contempo agli influencer in gara di accumulare punti per contendersi il montepremi finale, riconosciuto soltanto alla squadra che avrà saputo raccontare e promuovere meglio la destinazione Rimini e Romagna multi-experience.
La squadra vincitrice di #GYRE sarà premiata nel corso della 56°edizione di TTG Travel Experience 2019, la più importante Fiera del Turismo b2b in Italia (Rimini, dal 9 all’11 ottobre).
Happy Minds è un’agenzia creativa di marketing e comunicazione digital con sede a Ravenna che opera in diversi settori: hospitality, sanità, servizi legali, ristorazione, hospitality, personal branding, charity e altri. Dal 2009 ha maturato una forte esperienza nel settore turismo lavorando in diverse regioni d'Italia con progetti di destination management, brand destination e strategie di marketing e comunicazione basate sulle tecniche di influencer marketing e gamification. Nel corso del 2019 Happy Minds, tra gli altri progetti, ha realizzato il primo travel city game per la promozione del turismo culturale di Genova (Travelart), la strategia di comunicazione per la rassegna Musicastelle della Valle d'Aosta, il portale di promozione turistica dell'Unione dei Comuni della Bassa Romagna, la strategia di influencer marketing per la promozione turistica del Comune di Genova.
La Redazione
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Festival della Mente
Sarzana, 30 agosto - 1 settembre 2019
Scienziati, umanisti e artisti esploreranno in 40 incontri il tema del futuro, fulcro di questa edizione
Il Festival della Mente è il primo festival europeo dedicato alla creatività e alla nascita delle idee promosso dalla Fondazione Carispezia e dal Comune di Sarzana con la direzione di Benedetta Marietti. La XVI edizione si terrà dal 30 agosto al 1 settembre, a Sarzana.
40 gli incontri in programma ai quali si aggiungono 20 eventi ideati appositamente per bambini e ragazzi e 6 workshop didattici nella sezione curata da Francesca Gianfranchi, un vero festival nel festival.
Un centinaio di ospiti italiani e internazionali in tre giornate indagheranno i cambiamenti, il fermento creativo e le speranze della società attraverso incontri, letture, spettacoli, laboratori e momenti di approfondimento culturale, rivolgendosi, con un linguaggio chiaro e comprensibile, al pubblico ampio e intergenerazionale che è da sempre la vera anima del festival.
Tema del 2019: il futuro.
«Il concetto di “futuro” è sempre stato importante e necessario per la mente umana – spiega Benedetta Marietti – ma acquista particolare significato in un’epoca come la nostra, densa di cambiamenti sociali, di trasformazioni tecnologiche e di incognite che gravano sul presente. Con il consueto approccio multidisciplinare, il festival si interroga sugli scenari possibili che ci attendono in campo scientifico e umanistico, senza però dimenticare che per guardare al domani bisogna conoscere il passato. E con la ferma convinzione che per immaginare il futuro che vogliamo è necessario creare e inventare una realtà nuova a partire dall’oggi. Spero che il festival, attraverso le voci competenti e appassionate dei relatori, riesca a trasmettere la convinzione che tutti noi possiamo e dobbiamo diventare “inventori del futuro”».
500 i volontari, di cui la maggior parte studenti che con passione e generosità contribuiscono a creare quel clima unico di festa che si respira nel centro storico di Sarzana durante il festival. Testimonianza del forte legame che la manifestazione ha creato con il territorio e della voglia di molti giovani di mettersi in gioco.
IL PROGRAMMA:
Apre il festival la lezione inaugurale di Amalia Ercoli Finzi dal titolo “L’esplorazione spaziale: oggi, domani e…dopodomani”. L’ingegnere aerospaziale, che da oltre venticinque anni si occupa di dinamica del volo spaziale e progettazione di missioni spaziali, ha contribuito infatti alla realizzazione di satelliti e sonde per l’esplorazione planetaria e ricoperto incarichi presso l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Agenzia Spaziale Europea e l’International Astronautical Federation. Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per meriti scientifici, Ercoli Finzi ricorda che, per svelare i segreti di mondi tanto lontani da essere fino ad ora considerati irraggiungibili, servono una tecnologia esasperata, lunghi tempi di progettazione e realizzazione, finanziamenti ingenti, ma soprattutto menti visionarie. È fondamentale che le scelte future su dove e quando andare siano il frutto di uno sforzo collettivo, che non veda come protagonisti solo i paesi industrialmente avanzati.
IL FUTURO DELLA LETTERATURA, DELLA LINGUA E DELLE ARTI
Masha Gessen, una tra le più brillanti giornaliste della scena internazionale, firma del New Yorker e vincitrice del National Book Award 2017, racconta, in un dialogo con lo scrittore Wlodek Goldkorn, la nuova Russia, nazione che con un sorprendente rovesciamento è passata dall’essere il faro della sinistra internazionale a diventare il modello esemplare, in America e in Europa, del pensiero conservatore.
Come riuscire ad avere una storia d’amore durante un conflitto? Come scappare dalle bombe quando ci si ritrova orfani? Come sopportare le torture dei soldati? Il poeta e scrittore palestinese Mazen Maarouf, sul palco con lo scrittore Matteo Nucci, svela come si può fondere la quotidianità domestica con la spietata irrealtà della violenza bellica per tenersi a galla, per resistere nell’unico modo possibile: sognando, scherzando, immaginando il futuro.
Dalla Palestina a Israele: la scrittrice israeliana Dorit Rabinyan, in dialogo con lo scrittore Alessandro Zaccuri, riflette sui grandi ostacoli, tra cui il dialogo interreligioso, che si frappongono al raggiungimento della stabilità politica e all’interruzione della guerra fratricida tra Israele e Palestina. È possibile una convivenza pacifica tra popoli in guerra da generazioni? Quali sono le strade attualmente percorribili verso il domani?
Oggi la tecnologia è in continuo cambiamento: internet e i social media mutano nel profondo i nostri modi di comunicare e di pensare, con una velocità che la storia non ha mai conosciuto. Cosa significa questo per la lettura? È davvero a rischio estinzione o prenderà forme nuove? Lina Bolzoni, scrittrice e membro dell’Accademia dei Lincei e della British Academy, ricorda che – da Petrarca a Machiavelli, da Tasso a Montaigne – la lettura è un incontro personale, un dialogo con gli autori al di là delle barriere del tempo.
Il linguista Andrea Moro dimostra che le regole del linguaggio non sono convenzioni arbitrarie, ma sono legate all’architettura neurobiologica del cervello: non esistono quindi lingue migliori di altre, lingue musicali o lingue stonate, né l’essere umano vede il mondo diverso a seconda della lingua che parla, come se essa fosse un filtro per i sensi e i ragionamenti.
La poesia è il futuro della parola, perché è una parola che guarda sempre al futuro. Intorno a questa affermazione dialogano due tra le voci più riconoscibili dell’attuale letteratura italiana in versi, Antonella Anedda e Alessandro Fo, sollecitati dalle domande dello scrittore Alessandro Zaccuri.
La produzione artistica contemporanea si è polarizzata sempre più in un rapporto tra città e periferia. Ma alla luce delle recenti emergenze ambientali e della nuova ubiquità digitale, come si diversificano gli interventi e le pratiche artistiche? La storica dell’arte Ilaria Bonacossa e l’artista Massimo Bartolini indagano le trasformazioni in corso dell’attuale panorama culturale e produttivo.
Achille e Odisseo rappresentano, secondo gli antichi, due modelli caratteriali contrapposti: il primo spontaneo e diretto, il secondo ingannevole, prudente, dai pensieri tortuosi. Achille è costantemente gettato nel presente, Odisseo invece non smette mai di pianificare il futuro, osserva lo scrittore Matteo Nucci.
Al festival partecipa anche l’Atelier dell’Errore, un laboratorio di Arti visive e performative progettato dall’artista Luca Santiago Mora per i reparti di Neuropsichiatria infantile a Reggio Emilia e a Bergamo, che in questi anni si è rivelato valido complemento all’attività clinica. Mora accompagna sul palco del festival alcuni dei ragazzi che raccontano gli animali del futuro, i prototipi di una zoologia che noi non faremo in tempo a conoscere ma che, inesorabilmente, sono già in viaggio, direzione Terra.
IL FUTURO DELLA SCIENZA
L’Intelligenza Artificiale, anche se già presente nella nostra vita, pone alcune legittime preoccupazioni: l’uso dei dati, le possibili discriminazioni, l’allineamento ai valori umani, la trasparenza, la necessità di capire come l’IA prende decisioni, l’impatto sul mondo del lavoro. Francesca Rossi, global leader dell’Intelligenza Artificiale dell’IBM, sostiene che è nostra responsabilità progettare il futuro che vogliamo, identificando per l’IA linee guida etiche che la indirizzino in direzioni benefiche per gli individui, la società, e l’ambiente.
La scienziata Barbara Mazzolai, direttrice del Centro di MicroBioRobotica dell’IIT di Pontedera e nella classifica internazionale delle donne più geniali della robotica, ha inventato il plantoide, primo robot ispirato al mondo delle piante che potrà trovare impiego in numerosi ambiti, dall’esplorazione spaziale al monitoraggio dell’ambiente. A Sarzana racconta perché, per riuscire a immaginare un futuro ecosostenibile, è necessario che biologia e tecnologia procedano insieme nell’indagare i misteri della natura.
Ciò che mangiamo influenza la nostra salute: di questo la scienza è certa. Ma quale modello alimentare sia più efficace per restare sani e vivere a lungo è argomento di discussione e spesso di confusione; il chimico Dario Bressanini e la nutrizionista Lucilla Titta dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano mettono in guardia sulle bufale delle mode alimentari, che offrono soluzioni semplici, ma non poggiano su solide basi scientifiche.
Il neuropsichiatra e neuroscienziato Edward Bullmore dell’Università di Cambridge spiega il nesso esistente fra infiammazione e depressione, dimostrando come e perché l’infiammazione può rientrare tra le cause della depressione. Quali fattori di rischio conosciuti, come lo stress sociale, possono causare infiammazioni? In quale prospettiva futura si potranno utilizzare nuove medicine antinfiammatorie per il trattamento della depressione?
L’idea del male ha origini lontane, si è integrata con la storia dell’uomo sulla Terra, ma oggi, osserva Valter Tucci, direttore del laboratorio di genetica ed epigenetica del comportamento dell’IIT, possediamo gli strumenti per trattare il male come un fenomeno biologico. Possiamo identificare porzioni specifiche di DNA che influenzano le nostre peggiori azioni: conoscere la biologia dei comportamenti è una delle priorità nel futuro della nostra specie.
Ora che tutte le vette sono state scalate e i poli esplorati, quali nuovi obiettivi e quali sfide attendono i pionieri del futuro? Risponde a questa domanda la matematica, fisica e glaciologa svedese Monica Kristensen, una delle più note esploratrici polari nordeuropee e prima donna a ricevere la medaglia d’oro della Royal Geographical Society. Oggi esistono misteri da risolvere – come la ricostruzione del tragico destino del grande eroe polare Roald Amundsen, scomparso nel tentativo di ritrovare l’equipaggio del dirigibile Italia – intere aree al di sotto degli oceani ancora da esplorare e lo Spazio da indagare, con la speranza di trovare altre forme di vita: un sogno destinato agli esploratori del futuro.
“Alla ricerca dell’immortalità” è il titolo dell’incontro con lo scrittore, fotografo e regista Alberto Giuliani, che accompagna il pubblico in un viaggio nel futuro, alla scoperta della scienza che spera di vincere la morte: dagli astronauti della NASA che simulano la vita su Marte alla ricerca genomica in Cina, dai laboratori di crioconservazione umana e di clonazione ai padri della robotica umanoide.
IL FUTURO DELL’AMBIENTE
Il riscaldamento climatico, la deforestazione, l’urbanizzazione selvaggia e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse, alimentati dai nostri attuali modelli di sviluppo e di consumo, hanno già ridotto la biodiversità di un terzo. Il filosofo della scienza Telmo Pievani lancia una sfida: provare a immaginare come sarebbe la Terra senza la pervasiva presenza dell’uomo, per ritrovare la consapevolezza della nostra fragilità.
Fragments of Extinction è un progetto dell’artista interdisciplinare, compositore e ingegnere del suono David Monacchi, che sta conducendo una ricerca sul patrimonio dei suoni delle foreste primarie equatoriali. Raccoglie registrazioni che restituiscono, fissandolo nel tempo, il linguaggio sonoro di un pianeta che rotola verso la sesta estinzione, per accrescere la coscienza ecologica pubblica e sperare di salvare così quanti più ecosistemi possibili. L’incontro è completato dalla proiezione del film di Monacchi
Dusk Chorus.
Nel corso della sua storia, il clima del nostro pianeta è passato attraverso grandi cambiamenti, alternando glaciazioni globali con epoche molto più calde, pur mantenendo una sostanziale stabilità che ha permesso la presenza della vita da almeno tre miliardi e mezzo di anni. Quali cambiamenti sono avvenuti in passato e come influiscono sull’ambiente naturale e sulla società? E soprattutto, quale tipo di clima ci aspettiamo nel futuro? Sul palco del festival, per proporre soluzioni a questi pressanti interrogativi, sale Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR.
Qualche decina di anni fa il futuro era rappresentato dalla plastica, che ha velocemente sostituito i materiali tradizionali e ha contribuito in maniera decisiva a creare nuovi mercati, rivoluzionando il nostro modo di vivere e di consumare. Oggi, però, siamo tutti preoccupati per i problemi ambientali legati alla sua produzione, al suo utilizzo e al suo smaltimento: le bioplastiche possono rappresentare una soluzione efficace per il nostro futuro? Si confrontano sul tema il chimico Marco Ortenzi e il biologo Marco Parolini.
Negli ultimi decenni si osservano tendenze quali l’abbandono di milioni di ettari di aree rurali, problemi di inquinamento e di riscaldamento climatico, scarsa qualità e quantità delle risorse alimentari. È quindi necessaria, spiega il presidente del Comitato scientifico del Programma Mondiale della FAO sul patrimonio agricolo Mauro Agnoletti, una nuova visione che realizzi un equilibrio fra aree urbane e rurali, anche per far fronte alla crescita della popolazione. L’Italia può giocare un ruolo importante proponendo la propria cultura in materia di qualità dei prodotti agroalimentari e del patrimonio paesaggistico e ambientale.
IL FUTURO DELLA SOCIETÀ E DELL’INDIVIDUO
Il Festival della Mente indaga le questioni più attuali del presente e del futuro: non poteva mancare una riflessione sugli oltre 70 milioni di rifugiati e sfollati, che spesso si muovono insieme a migranti economici lungo rotte controllate da trafficanti o attraverso zone di conflitto. Povertà, ineguaglianze e cambiamenti climatici rendono la situazione ancora più complessa. Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati dal 2016, risponde agli interrogativi più pressanti: è possibile offrire soluzioni a questi fenomeni in modo concreto, organizzato e rispettoso del diritto internazionale? È possibile parlare di rifugiati senza che il discorso sia strumentalizzato dalla politica? Come rispondere agli esodi forzati di milioni di persone? La solidarietà esiste ancora?
Esattamente trent’anni fa cadeva il muro di Berlino e, sulle sue macerie, si è ingenuamente celebrata la “fine della storia”, con il trionfo delle democrazie liberali e del capitalismo, secondo un progresso ritenuto lineare e senza contraddizioni. Ma adesso ci sembra di sporgerci su una nuova frattura della storia, osserva il direttore del Censis Massimiliano Valerii. Quando la storia si rimette in moto riecheggia il clangore delle armi: come saremo in futuro, fra trent’anni?
Bertrand Badré, che è stato managing director della World Bank e chief financial officer del World Bank Group, sostiene che la finanza non è un nemico perché di per sé non è né buona né cattiva. È uno strumento, la più potente delle forze meccaniche che quando imbocca la strada sbagliata produce esiti rovinosi ma può avvantaggiare tutti se controllata e gestita con responsabilità.
Il sociologo Stefano Laffi spiega come si aiuta una generazione a riscrivere il futuro. Parlare con pessimismo della crisi provoca nei giovani paura, disincanto e cinismo; rifugiarsi nella celebrazione dei fasti antichi, di contro, non serve a nulla sul piano concreto. Che fare? Occorre rompere il ricatto del presente, imparare a immaginare, esercitare il possibile al posto dell’esistente.
L’architetto e ingegnere Carlo Ratti – considerato da Wired una delle 50 persone che cambieranno il mondo, copresidente del World Economic Forum Global Future Council su Città e Urbanizzazione e special advisor presso la Commissione Europea su digitale e smart cities – spiega la grande rivoluzione odierna nel campo dell’architettura e del design, che vede affermarsi sempre più un modello progettuale
partecipativo e collaborativo con idee sviluppate dal basso, più che imposte dall’alto.
L’amore resiste al tempo e vorrebbe non morire mai. Ma l’amore che sa durare non è forse un amore impossibile? Lo psicoanalista Massimo Recalcati si inoltra nel labirinto della vita amorosa e indaga il miracolo dell’amore, il sentimento più misterioso di tutti.
Dalle moderne guerre di religione agli attuali rigurgiti fondamentalisti il dialogo tra le fedi si è sempre mostrato irto di difficoltà, ricorda il filosofo della religione Roberto Celada Ballanti. Oggi la multiculturalità impone relazioni tra etnie, visioni del mondo e religioni, determinando confronti – che spesso diventano scontri – e la globalizzazione ridisegna gli assetti planetari: occorre un paradigma dialogico che superi il concetto di tolleranza, inadeguato a fronteggiare le sfide del terzo millennio.
L’epistemologa Luigina Mortari sottolinea come, con il venire al mondo, siamo chiamati alla responsabilità ontologica di avere cura della vita. Poiché all’essere umano non è data sovranità sulla sua esperienza ma sempre è dipendente da altro, il prendersi a cuore la vita non può che attualizzarsi nell’avere cura di sé, degli altri e del mondo.
LA TRILOGIA
Attesissimi, come ogni anno, i tre appuntamenti con lo storico Alessandro Barbero, che chiude ciascuna delle serate del festival con le sue lezioni in Piazza Matteotti. Il ciclo quest’anno è dedicato alle rivolte popolari nel Medioevo, che hanno cambiato il corso della storia. Venerdì si parla dei Jacques, i contadini dell’Île-de-France, che, a metà del 1300, a causa delle continue disfatte che i nobili francesi riportavano nella guerra dei Cent’Anni, si ribellarono al dovere di mantenerli con il loro lavoro. Sabato è la volta dei Ciompi fiorentini, che nel 1378 occuparono le piazze della città per ribadire il loro diritto a essere coinvolti direttamente nel governo della città. Si chiude domenica con la rivolta dei contadini inglesi del 1381, gli ultimi a essere liberati, in Europa, dalla servitù della gleba.
EVENTI SERALI
Non esiste invenzione che non sia anche il frutto delle visioni che altri hanno avuto prima di noi: da Magellano a Mozart, da Gabriel García Márquez a Joseph Conrad, da Albert Einstein a Jimi Hendrix, ogni creazione nuova è il prodotto complesso delle intuizioni che l'hanno preceduta. È possibile trovare una curva che colleghi quei punti e indichi la traiettoria del futuro? Rispondono a questa domanda, in un incontro speciale pensato per il festival, Lorenzo Jovanotti e Paolo Giordano.
L’attore Umberto Orsini, che calca le scene da ormai sessant’anni e ha lavorato con Fellini, Visconti, Zeffirelli e Ronconi, pensa sempre al teatro come a un eterno presente, come a un futuro che si costruisce osando. È quanto spiega nel dialogo con lo scrittore Paolo Di Paolo, mentre ripercorre la sua carriera e pensa a come si crea il futuro in scena: nella scelta dei testi, nell’interpretazione, nel dialogo con la platea e nella costruzione del pubblico.
In anteprima per il pubblico del Festival della Mente, il regista Raphael Tobia Vogel porta in scena Marjorie Prime, un testo che esplora il rapporto tra memoria e identità, scritto dal drammaturgo Jordan Harrison – finalista al premio Pulitzer 2015 – e prodotto dal Teatro Franco Parenti. Se esistessero tra noi i Prime, ologrammi di persone care venute a mancare, riusciremmo a relazionarci a loro come se fossero l’originale? L’Intelligenza Artificiale può soddisfare i nostri più chiari bisogni e i nostri più intimi desideri ed essere utilizzata per sconfiggere la solitudine o aiutare l’essere umano a conoscersi meglio?
Se ne avessimo l’opportunità, come decideremmo di ricostruire il nostro passato e cosa decideremmo di dimenticare? Sul palco gli attori Ivana Monti, Francesco Sferrazza Papa, Elena Lietti e Pietro Micci.
La Bandakadabra, estrosa formazione di fiati e percussioni, si cimenta in uno spettacolo comico-teatral-musicale dai toni vagamente surreali e dadaisti, che spazia dalle atmosfere western e dalle colonne sonore di Ennio Morricone ai brani dei Beatles, diventando occasione per riflettere ironicamente sulla tossicità degli smartphone e sulla sfortunata vita amorosa dei musicisti di “insuccesso”.
La musica, il teatro e la letteratura vivono del tempo e nel tempo, ma sanno rovesciarne la percezione.
Beatrice Venezi, tra i più giovani direttori d’orchestra d’Europa, incontra l’attore Gioele Dix: insieme ai Solisti di Milano Classica, confrontano i loro artisti più amati e provano a immaginare un futuro per il loro mestiere.
Due esploratori del suono, il pianista improvvisatore e compositore Cesare Picco e il musicista e dj Alessio Bertallot danno vita, sul palco, a uno speciale viaggio tra i brani iconici della dj culture, affiancata alla forza evocativa del pianoforte, per creare un caleidoscopico nuovo mondo di suoni.
L’esplorazione polare è il tema dell’incontro con lo storico Paolo Colombo e il disegnatore Michele Tranquillini, che ripercorrono la storia di Ernest Henry Shackleton e della sua impresa di attraversamento a piedi dell’Antartide. Le parole di Colombo e gli acquerelli disegnati dal vivo di Tranquillini fanno rivivere questa avventura e rispondono a una domanda importante: cosa significa essere eroi?
Biglietti: lezione inaugurale gratuita; eventi diurni e trilogia (incontri n. 6, 24, 40) €4,00;
eventi serali, approfonditaMente e didatticaMente €8,00.
Informazioni e prevendite (dal 17 luglio): www.festivaldellamente.it
Facebook: @festivaldellamente | Twitter: @FestdellaMente
Instagram: festival_della_mente | Youtube: Festival della Mente Sarzana
Hashtag ufficiale: #FdM19
La Redazione
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PERDERSI NELLA MASONE DI FRANCO MARIA RICCI: IL LABIRINTO PIÙ GRANDE DEL MONDO SI TROVA NEL PARMENSE
di Sara Rossi
A poco più di un’ora da Milano, nel comune di Fontanellato, si trova il labirinto più grande del mondo: il Labirinto della Masone. Inaugurato nel maggio del 2015, con il suo perimetro a stella, nasce da un’idea dell’eclettico Franco Maria Ricci, italiano reso celebre, in particolare, per la sua casa editrice che ha dato alla luce dei veri e propri libri-capolavoro. Sette ettari di “disorientamento” costituiti interamente da piante di bambù, se ne contano oltre venti specie.
L’intero percorso si effettua in meno di un’ora, ma se si cerca di giungere all’uscita senza aver buttato un occhio alla mappa stilizzata fornita all’ingresso, ci si può tranquillamente rassegnare alla vagare senza meta.
Una volta usciti dal dedalo di bambù si arriva alla Piramide, all’interno della quale c’è una cappella, mentre al piano inferiore c’è una sala con alcuni volumi ed una descrizione video della storia di Franco Maria Ricci.
Franco Maria Ricci, classe 1937, figlio di un’aristocratica famiglia genovese, nasce come geologo ma, estremamente affascinato dal tratto, dalle linee, dalle geometrie si ritrova a fare il grafico e poi il designer. Amante dalle auto, dalla velocità, e quasi spaventato dal rapido fluire della vita, vuole lasciare un segno e per questo, dopo aver studiato lo stile e l’opera di Gianbattista Bodoni, di cui ristampa con enorme successo il Manuale Tipografico in 900 copie, nel 1965 decide di fondare la sua casa editrice FMR, il cui tratto distintivo rimarrà sempre l’utilizzo del carattere Bodoni.
Le grazie lievi del Bodoni, l’utilizzo dell’oro abbinato al nero, denotano un’eleganza barocca, per nulla discreta. Libri pregiati, dove la stampa si abbina ad una ricerca di perfezione maniacale.
Franco Maria Ricci si occuperà della pubblicazione di libri d’arte e di pregio,tra cui vanno ricordate le collane “I segni dell’uomo”, “la Biblioteca di Babele” curata da Jorge Luis Borges, ma anche “Le Guide impossibili”, “Grand Tour”. Tra le grandi opere non si può dimenticare “l’Encyclopedie” di Diderot e d’Alembert edita nel 1970, “L’Enciclopedia dell’arte ART FMR” del 1990 e la pubblicazione della rivista FMR stampata dal 1982 e acquistata nel 2002 dal gruppo Art’è.
Alla Masone, oltre a passeggiare nel labirinto, si può visitare la prestigiosa collezione artistica di Ricci, 500 opere che abbracciano un periodo che va dal Cinquecento al Novecento. All’ingresso lo sguardo è catturato dall’amata Jaguar nera anni Sessanta, assieme ad alcuni loghi disegnati dal padrone di casa; nella stanza successiva inizia la collezione di opere d’arte vera e propria, dettata esclusivamente dal gusto di Franco Maria Ricci, presenta alcune opere pregiatissime. Si va dalle sculture Seicentesche, con Bernini, Foggini, Melini, ad una splendida Venere di Canova, da nature mote con teschi, all’epoca napoleonica; dalla pittura romantica dell’Ottocento con Hayez, il Piccio e Fabris; all’art Decò. Le suggestioni sono vastissime, ma credo che l’opera che più di ogni altra lasci a bocca aperta sia la collezione completa e originale (1751 – 1780) dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, rinchiusa in una teca a vetro protettiva.
Sono invece liberamente consultabili, con tutta la calma necessaria, in una sala dedicata, diverse pubblicazioni di inestimabile valore firmate FMR.
Per info: www.labirintodifrancomariaricci.it
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Città atea e santa
Taurisano, la città dell’ateo Giulio Cesare Vanini e della serva di Dio Mirella Solidoro, la città del Pane e della Madonna della strada. Questo piccolo centro a pochi
chilometri dalle spiagge di Ugento, è uno scrigno ricco di tesori ancora tutti da scoprire.
“Vogliamo valorizzare la nostra città in tutti i suoi aspetti, far emergere il suo carattere e le sue eccellenze per farla diventare una destinazione turistica.
Le potenzialità ci sono tutte”, dice il sindaco Raffaele Stasi sostenuto dagli assessori alla cultura, Katia Seclì e al turismo, Lina Normanno.
Un colpo d’occhio è la piazza dove si affacciano la chiesa madre e il palazzo ducale, divenuto oggi sede del Municipio.
Alle spalle si estende un incantevole giardino (che in passato era molto più vasto) dove i giovani sono abituati ancora oggi ad incontrarsi e giocare.
Taurisano è famosa in tutto il mondo perché nacque qui il filosofo Giulio Cesare Vanini, sul finire del ‘500. Illustre letterato e filosofo dalla vita un po’ complicata
finì al rogo, il 9 febbraio 1619, nella città francese di Tolosa, dopo essere stato condannato dalla Santa Inquisizione per ateismo. Per approfondire il suo pensiero
è stato fondato il Centro internazionale di studi vaniniani, presieduto dal professore Francesco Paolo Raimondi, docente di filosofia e già preside dello Scientifico Vanini
di Casarano, segretario. Il filosofo ispira anche il caffè letterario Normal, dove almeno una volta al mese si riuniscono intellettuali della zona per uno scambio di idee.
E in occasione dell’anniversario dei 400 anni dalla morte, il 7, 8 e 9 febbraio 2019 sono arrivati a Taurisano studiosi di fama internazionale per partecipare a un convegno,
organizzato dall’amministrazione comunale e dal Centro studi internazionale Vanini. Ha partecipato, tra gli altri, il professore parigino Jean Pierre Cavaillè, docente
dell’Ecole des Haute Etudes di Parigi, paragonabile alla Normale di Pisa, esperto nel pensiero vaniniano.
Dice il professore Raimondi: “Patria mia nobilissima, quasi gemma al centro del mondo. Così Giulio Cesare Vanini definiva il Salento, la sua patria d’origine, che descrive
spesso nei suoi scritti. Allora l’Italia era raffigurata non come uno stivale, ma come una specie di mano e il Salento corrispondeva al dito indice dove si indossano gli
anelli".
Vanini è un precursore dell’età moderna e quindi dell’illuminismo. Originario di una famiglia ricchissima, lasciò a 16 anni Taurisano per proseguire i suoi studi ed entrare
nell’Ordine dei Carmelitani a Napoli, dove ebbe i primi dissapori con il Priore. E da lì iniziò la sua vita avventurosa. Con un compagno, Ginocchio, riuscì infatti a
rifugiarsi in Inghilterra, addirittura presso sir Abbot, capo della chiesa anglicana il quale appena due anni più tardi lo mise sotto accusa perché aveva scoperto che
Vanini tramava per ritornare sotto l’ala della chiesa cattolica. Riuscì a lasciare l’Inghilterra e ottenne la protezione del Nunzio apostolico di Bruxelles. Lo vediamo
ancora a Parigi, dove frequentava un cenacolo di letterati e filosofi protetti dal maresciallo di Parigi. Conosciuto per la sua prima opera, l’Anphiteatrum aeternae
provvidentiae, quando diede alle stampe il De Admirandis… “I segreti meravigliosi della natura, regina e dea dei mortali”, firmò la sua condanna. I professori della
Sorbona che ne avevano autorizzato la pubblicazione come accadeva allora, andarono alle autorità e dichiararono che lo scritto pubblicato era differente dalla copia
autorizzata. Vanini fuggì a Tolosa, ma appena due anni dopo venne raggiunto dal Tribunale della Santa Inquisizione e atrocemente giustiziato: strappata la lingua,
venne impiccato e poi bruciato. E le sue ceneri vennero disperse al vento”.
Ancora oggi per visitare la casa dove nacque Giulio Cesare Vanini e consultare i volumi della ricchissima biblioteca: 40mila volumi donati alla città anche da illustri
studiosi, arrivano appassionati da tutto il mondo.
Pullman di fedeli arrivano invece per pregare sulla tomba di Maria Solidoro, proclamata Serva di Dio e sulla via della Beatificazione e della Santità, una vita umile la sua,
ma dalla profonda spiritualità. A raccontarci la sua storia è il fratello: “Maria è nata nel 1964 ed è morta nel 1999. A 13 anni le venne diagnosticato un tumore al cervello.
Venne operata e ritornò in casa in coma, destinata a pochi giorni di vita. Invece trascorse tre anni in stato vegetativo. Il 2 maggio 1992 si risvegliò improvvisamente dal
coma. Raccontò di avere avuto una visione: un Signore con la barba le disse: guarirai, ma in cambio dovrai aiutare le anime che ti verranno a trovare. I vicini di casa le
portarono vari santini perché lei potesse riconoscere chi fosse questo Signore: lei lo riconobbe nel volto del Santissimo crocifisso così come raffigurato nella Chiesa di
Galatone. Da quel 2 maggio, mia sorella, pur non lasciando mai il letto, riprese le sue facoltà mentali e operò molte guarigioni e miracoli. Le telefonavano da ogni parte
del mondo e lei, incredibilmente, senza mai averle studiate, conosceva tutte le lingue. Aveva sempre una parola di conforto per tutti”
“Ti prego Maria, fai guarire mia moglie Maura!” quasi ogni giorno un marito disperato si reca sulla tomba di Maria Solidoro e scrive questo pensiero sull registro, adagiato
su un leggio e a disposizione dei fedeli. Poi ci sono tanti pensieri d’amore per la piccola fanciulla di Taurisano, che dicono, ormai sul punto di morire, diventava ogni
giorno più bella.
Non si può lasciare Taurisano senza visitare la Chiesa della Madonna della Strada, uno splendido esempio di arte romanica dalla facciata monumentale. Sul frontespizio
l’immagine della Madonna visitata dall’Angelo nel giorno dell’Annunciazione che dice Ave Maria, piena di tutte le grazie (espressione iscritta in greco sulla facciata)
e sul lato della chiesa la Meridiana. All’interno della chiesa si può ammirare un ciclo di affreschi attribuito alla stessa scuola pittorica della famosa Chiesa di
Santa Caterina di Alessandria a Galatina. Colpisce l’affresco che raffigura le lotte iconoclaste in Oriente: monaci perseguitati perché volevano dipingere l’immagine
dei santi e di Dio, imbrattati dal sangue che esce dal rosone di una chiesa! Da vedere.
La chiesa della Madonna della Strada era tappa obbligata lungo la via dei pellegrinaggi che portavano a Santa Maria di Leuca.
Ma che cosa sarebbe un pellegrinaggio senza il pane, così ricco di significati simbolici? Taurisano, con i suoi forni di eccellenza, vanta un’antica tradizione
nella produzione di pane e prodotti da forno, delizia per il palato e ristoro per l’anima. Un tour tra i forni del paese fa chiudere il tour in bellezza.
Redazione
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