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“Inviterò i miei uffici a vagliare il vostro progetto ed a formulare proposte in merito ad un suo possibile ins
erimento nel programma di azioni che andrà a delinearsi”. È quanto ha comunicato l’Assessore al Turismo della Regione Campania, Pasquale Sommese, al Presidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, Massimo Tedeschi, che ha organizzato a San Salvatore Telesino (Benevento) insieme ad Antonio Ciabrelli, Presidente del GAL (Gruppo di Azione Locale) Titerno, una convention sulla ‘Via Francigena del Sud’, che da Roma porterà i pellegrini a Brindisi. All’iniziativa hanno preso parte i dirigenti delle Regioni Campania, Lazio, Puglia, Molise e Basilicata, accolti nell’Abbazia Benedettina dal sindaco di San Salvatore Telesino, Fabio Romano.
La risposta di Sommese fa seguito alle sollecitazioni giunte proprio alla giunta regionale campana da parte dell’Associazione nazionale delle Vie Francigene e del Gal Titerno in merito al “silenzio della Regione Campania che rischia di lasciare fuori dall’importante percorso le aree interne come le province di Avellino, Benevento e Caserta”. “La Regione Campania - ha fatto sapere Sommese - occupa una posizione nodale e strategica nello sviluppo di questo segmento dell’itinerario e di certo l’individuazione e la definizione nei suoi territori dei relativi cammini può essere una valida occasione di messa in evidenza delle eccellenze culturali, ambientali e turistiche che la caratterizzano. La nuova programmazione dei Fondi Europei 2014-2020 - ha aggiunto Sommese - può essere l’occasione per la definizione del tracciato campano dell’itinerario”.
Anche l’assessore regionale all’Agricoltura della Campania, Daniela Nugnes, ha confermato l’interesse per il progetto, sottolineando che già nella programmazione dei PSR 2007-2013 la Giunta regionale “ha stanziato 600mila euro per i Gal della Campania interessati all’itinerario della Via Francigena”. “Ci sono migliaia di persone - ha detto nel suo intervento il presidente Massimo Tedeschi - che hanno camminato verso Santiago e che ora si stanno riversando sulla via Francigena, in particolare verso Roma e la Puglia. Penso che per l’economia delle regioni del Mezzogiorno intercettare questo flusso di turisti e pellegrini sia importante”. Soddisfatto dell’esito dell’incontro si è detto il presidente Ciabrelli il quale, in chiusura, ha ribadito “l’importanza di non restare esclusi dall’importante percorso della “Via Francigena del Sud’. MI auguro che quanto prima la Regione Campania definisca ed ufficializzi gli itinerari campani che devono entrare a far parte a pieno titolo del percorso che da Roma porta a Brindisi”
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Poche città in Italia hanno subìto negli anni una così profonda metamorfosi come Bologna che, da città d’acqua, si è via via trasformata nel tempo in una città ’terrestre’. Nessuno, oggi, visitandola, potrebbe pensare che nei secoli scorsi fosse conosciuta come la piccola Venezia. Girando per Bologna e per tante altre cittadine della provincia riesce difficilissimo immaginare che sino ad un centinaio di anni fa le principali vie di collegamento erano costituite dall’acqua. Per riscoprire oggi quel glorioso passato pressoché sconosciuto, l’Associazione culturale no profit Amici delle vie d’Acqua e dei Sotterranei di Bologna organizza visite guidate nei sotterranei cittadini, al fine di raccogliere fondi da reimpiegare in seguito per il recupero e la salvaguardia degli stessi.
Costituita nel luglio del 1998 su iniziativa di un gruppo di appassionati e mossa dal forte desiderio di non disperdere quest’immenso patrimonio culturale ed architettonico connesso all’acqua, Amici delle vie d’Acqua ha trasformato luoghi recuperati dopo secoli di abbandono in mete di grande richiamo turistico.
Lasciandosi guidare dall’associazione è possibile scoprire che sotto chilometri di portici si cela un fitto dedalo di cunicoli, di gallerie, di sotterranei che, come un’immensa ragnatela, avvolgono la città Felsinea, senza incrociarsi mai. E fino al secolo scorso c’erano persino i porti. Bologna era infatti collegata, grazie al canale Navile, con Ferrara, e da qui tramite il Po, si poteva raggiungere il mare aperto, ma anche Ravenna, Modena e altre città padane.
Attualmente le visite si effettuano in date concordate con il Comune e sono consultabili sul sito dell’associazione, ma il sogno condiviso è quello di far riaprire la navigazione da Bologna verso il mare.
Il viaggio alla scoperta della città sotterranea inizia in Via Piella. Qui basta affacciarsi da una piccola finestra del sottoportico per scoprire un’insospettabile laguna nascosta. Tra le mura delle case, l’acqua scorre sotto i balconi ancora come un tempo, quando alimentava i primi mulini da grano. Questa finestra apre sul canale delle Moline, oggi visibile, dopo la riapertura degli affacci, anche da Via Malcontenti e Via Oberdan. Occasioni rare di visita si presentano quando il canale viene messo in secca per le opere di pulizia e manutenzione (l’ultima volta quest’anno). Entrando poi nel condotto sotterraneo dell’Aposa dagli accessi aperti in Piazza Minghetti e S. Martino, ci si ritrova all’interno di un tunnel, un tempo utilizzato come vera e propria fognatura, ma ora restaurato e percorribile, dove visionare scorci di storia davvero stupefacenti, antiche volte medievali e persino un antico ponte romano.
Parlare d’acqua significa parlare inevitabilmente di energia idraulica ed acquedotti, per questo tappa fondamentale del percorso nel reticolo idrogeologico bolognese sono i Bagni di Mario che, nonostante il nome, non hanno mai avuto alcuna relazione con l’uso termale. Una scala di pietra che scende sotto terra per quaranta metri ci porta all’interno di questo complesso formato da quattro lunghi cunicoli e da tre conserve di raccolta fra loro collegate.
E’ questa la cosiddetta “cisterna di Valverde”, di epoca rinascimentale eseguita dall’architetto palermitano Tommaso Laureti, atta ad alimentare la celebre fontana del Nettuno in Piazza Maggiore. Una sala ottagonale che ricorda un tempio, con le pareti ornate da affreschi e bassorilievi, corrosi dall’umidità ma non per questo privi di fascino.
La visita ai sotterranei bolognesi non è completa se non si fa poi tappa all’ampia serie di fonti e fontane presenti in tutto il territorio cittadino: la fonte Remonda, ancora funzionante, sotto il Monastero di San Michele in Bosco, che alimentò la fontana Remonda, innalzata nel 1473, la prima ad essere utilizzata per condurre acqua potabile in città; la fontana del Nettuno, la cui struttura architettonica è a firma del Laureti e l’apparato di statue a firma del Giambologna. Infine, restaurata nel 2000 dall’Università degli Studi di Bologna e sede ora dell’Alma Graduate School, c’è Villa Guastavillani, appena fuori città. Qui si possono visionare numerosi affreschi, due rifugi bellici e la celeberrima Grotta del Ninfeo: stanza di grandi dimensioni scavata sotto il salone del palazzo, rivestita interamente di conchiglie, che esibisce un denso programma iconografico, con un alternarsi di temi sacri e profani, un tempo percorsa da deliziosi giochi d’acqua.
Marco Torcasio
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Il Veneto del turismo vola come numero di arrivi, che hanno sfiorato nel corso del 2013 i 16 milioni. Per la precisione, sono 15.984.972 i turisti che, dal resto d’Italia e da tutto il mondo, hanno scelto il Veneto come meta per le vacanze o un breve soggiorno, con una crescita dell’1,1 per cento rispetto al 2012. Negativo invece il segno delle presenze, anche se la diminuzione è decisamente contenuta al – 1,3 per cento; in numeri assoluti, questo significa in ogni caso 61.533.281 pernottamenti registrati.
“Il Veneto conferma insomma il suo appeal turistico – afferma l’assessore Marino Finozzi – soprattutto per quanto riguarda gli ospiti provenienti dall’estero, e il suo primato nell’economia italiana dell’ospitalità, superando quota un sesto delle presenze nazionali. Va in ogni caso sottolineato – prosegue – che emerge con prepotenza il problema interno: gli italiani sono più poveri, ce ne sono meno che vanno in ferie e quelli che ci vanno lo fanno per meno giorni, anche se scelgono di massima offerte di maggiore qualità. Se analizziamo i numeri, le vere perdite sono infatti tutte interne”.
Il numero degli arrivi italiani cala infatti dell’1,3 per cento, ampiamente compensato da un +2,4 per cento dei turisti stranieri, che ormai rappresentano oltre il 65,5 per cento di tutti i turisti che giungono nel Veneto. Di questi, la quota di gran lunga più alta è quella dei turisti di lingua tedesca – Germania (2.355.590) e Austria (746.932) in primo luogo), i cui arrivi rappresentano un quinto del totale e quasi il 30 per cento di tutti gli ospiti stranieri. Da segnalare, nella graduatoria degli arrivi, che la Cina si colloca ormai al 5° posto, con 539.373 turisti, e la Russia al 9°, con 315.401.
Ancora più significativa la diminuzione degli italiani in termini di presenze (– 6 per cento), dove la crescita dell’1,2 per cento degli stranieri non compensa la perdita. Nella graduatoria delle presenze sono sempre al primo posto Germania (13.985.645) e Austria (3.355.675). Seguono, nell’ordine, i Paesi bassi (2.890.616), Regno Unito (2.029.153), Francia (1.978.303), Svizzera e Liechtenstein (1.692.818), U.S.A. (1.589.069), Danimarca (1.358.995). La Russia per presenze si colloca al nono posto superando per la prima volte il milione di pernottamenti (1.018.995), seguita da Belgio e Lussemburgo (757.208) dalla Cina, ancora fuori dalla Top Ten, all’11° posto, con 699.750 pernottamenti: praticamente ancora una “toccata e fuga”.
(foto On the Road)
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Non basta essere una delle località più blasonate delle Alpi. Courmayeur sta affrontando un mercato sempre più esigente e in rapida evoluzione, proponendo un modello di turismo di montagna lungimirante e in grado di fare fronte alla competizione globale.
Mentre i turisti italiani sono in lieve flessione, sempre più inglesi, svedesi, francesi, russi e giapponesi scoprono Courmayeur. “Alle opportune azioni di mantenimento e consolidamento del mercato italiano – ha confermato il sindaco Fabrizia Derriard – stiamo affiancando un’attenzione crescente e mirata verso il mercato straniero, capace di infondere nuova linfa a tutto il settore. Ecco perché i nostri investimenti hanno sempre una valenza fortemente internazionale: basta pensare al Freeride World Tour, o al Mountain Gourmet Ski Experience. Attraverso il mercato estero possiamo crescere ulteriormente”.
Una clientela internazionale e non stagionale associa Courmayeur non solo alla montagna e allo sport, ma anche al divertimento, alla gastronomia, al relax, al lifestyle, alla cultura e alle tradizioni, agli eventi in calendario, tutti elementi che concorrono a rendere unica questa località. La promozione del territorio passa attraverso la valorizzazione di tutti questi aspetti, unita al rafforzamento dell’identità di Courmayeur, percepita come un luogo adatto ad una pluralità di esperienze. Il baricentro emozionale di questa molteplicità di prospettive resta comunque il Monte Bianco, che riassume in sé le mille sfaccettature culturali, sportive e sociali che esprime Courmayeur.
Quanto al nuovo portale presenta importanti elementi di innovazione. Non si tratta di un sito a carattere unicamente informativo, ma uno strumento di marketing a tutto tondo, che punta alla promozione della località e alla fidelizzazione.
I contenuti sono raggruppati secondo le principali motivazioni di viaggio: Monte Bianco, Sport & Leisure, Lifestyle, Eventi, pianificazione della vacanza, meeting. Il portale è integrato ai social network e al sistema di booking on-line di LoveVda, e ad ogni prenotazione il cliente riceve una email con una selezione di appuntamenti e attività riconducibili al periodo selezionato.
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Per concludere in grande il 150 esimo dalla sua fondazione, il Cai, Club Alpino Italiano, ha pubblicato il volume ‘Montagna da vivere. Montagna da conoscere per frequentarla con rispetto e consapevolezza’.
Scopi di questa pubblicazione sono tanti. Innanzitutto il volume punta proprio a far conoscere la montagna a 360 gradi, elencandone tutte le caratteristiche e gli aspetti positivi e negativi.
La prima parte pone l’accento sulla storia del Cai, sulla struttura, sulle direttive etiche, la cultura degli escursionisti. Si passa quindi a argomenti di carattere culturale, storico, e geografico.
Terza parte dell’interessante guida riguarda la conoscenza dei territori, delle condizioni meteo, delle geologia, segue poi una sezione dedicata agli aspetti organizzativi e alla pianificazione di un’escursione, un’arrampicata o comunque un’uscita in montagna, che va dal calcolo di difficoltà, alla preparazione fisica, ai principi dell’alimentazione fino al primo soccorso e alla richiesta d’aiuto.
Scopo di questa pubblicazione è far conoscere la montagna, rispettandone il territorio e imparando a non sottovalutarla.
Un vero e proprio strumento didattico dedicato sia ai formatori Cai che agli allievi dei corsi, ma anche a tutti gli appassionati di montagna che vogliono approfondire il loro amore.
Perché è questo che il Cai principalmente si augura: spingere i lettori ad approfondire, a riportare le persone, in una società che spinge al limite, a non sottovalutare l’ambiente montagna, a riprendere il concetto del camminare lento, della contemplazione di ciò che ci circonda, a riscoprire l’amore per i luoghi e le culture.
La montagna non deve essere vista come un parco giochi, ma come un luogo dove si può star bene solo se viene rispettato e temuto nella giusta misura. Ciò che molti dimenticano è che la montagna è si libertà ma anche responsabilità, e che occorrono anni di esperienza per capirla veramente e viverla in sicurezza
A differenza di molti volumi sulla montagna che possiamo trovare nelle librerie, questa pubblicazione offre quindi riflessioni nate da persone che hanno alle spalle anni di esperienza montagna e che sanno veramente di cosa si sta parlando.
Sara Marchesi
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