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A Linz, dal 9 settembre al 5 ottobre, è in programma il Brucknerfest, una rassegna di altissimo spessore, inaugurata nel 1977, uno dei festival più prestigiosi di tutta l’Austria. Il programma esce dagli schemi e propone una visione della musica moderna, intraprendente, divertente, multimediale. Ci sarà la Bruckner Orchester Linz, diretta da Dennis Russell Davies, pianista e direttore d’orchestra tra i più famosi al mondo, stretto collaboratore del jazzista Keith Jarrett. Ci saranno il pianista Rudolf Buchbinder, che interpreterà Beethoven, Alfred Peschek con la sua musica pantonale e i 4 Jazz, che rivisiteranno Bruckner. E poi tanto, tanto altro ancora. Sarà un festival classicamente diverso e intimamente legato alla città perché Linz è musica ma anche elettronica. L’Ars Electronica Center, il più antico museo di arte elettronica del mondo, 6500 metri quadrati di esposizione in continuo rinnovamento ha avviato nel 1979, in collaborazione con il Brucknerfest, il progetto Klangwolke. Sono nuvole di musica, che viaggiano sul Donaupark, il parco che unisce la sala da concerti Brucknerhaus al Danubio. In pratica una Klangwolke è uno spettacolo multimediale, all’aperto e gratuito, che abbina alla musica gli effetti speciali- anzi specialissimi- studiati dai maghi dell’Ars Electronica Center, per ampliare i suoni, farsi abbracciare dalla luce, lasciarsi sedurre dai colori. Con, in più, la presenza di attori e di oggetti con una certa fisicità, come ad esempio la locomotiva arrivata sul palco un paio di stagioni fa. Anche quest’anno le Klangwolke saranno tre: la nuvola visualizzata, quella sorprendente ed evocativa, ricca di immagini e di immaginazione, il primo settembre, quella dedicata ai bambini l’8 settembre e la nuvola classica, il 9 settembre, quest’anno dedicata a Gustav Mahler.
http://www.brucknerhaus.at/www1/de/programm/ue_brucknerfest.php
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Alta cucina e alta montagna. Un binomio mai onorato. Le baite e i rifugi raramente si prestano alla sperimentazione culinaria. In alta montagna bisogna essere pragmatici e veloci, servire prontamente gli affamati escursionisti che reclamano la loro porzione di rancio per riprendere il cammino. Insomma, luoghi di transito e di ristoro, mai consacrati al piacere culinario. Eppure, qualcuno ha pensato che anche l’alta cucina potesse frequentare l’alta montagna. L’idea arriva dal pluristellato chef austriaco Eckart Witzigmann, eletto nel 1994 dalla guida francese Gaul Millau 'cuoco del secolo'. E’ sua l’idea del Cammino culinario di San Giacomo, che unisce trekking e piaceri culinari nella meravigliosa valle di Paznaun, Tirolo austriaco.
Quattro chef per quattro escursioni. Uno chef per ogni rifugio. Un piatto speciale per ogni menù. Nel team dei grandi chef del 'Cammino culinario di San Giacomo' ci sono Stefano Ciotti (Vicolo Santa Lucia, Rimini, Italia), Franky van der Haeghe (Hostellerie St. Nicolas, Elverdinge, Belgio) Peter Gast (Restaurant ‘t Schulten Hues, Zutphen, Paesi Bassi) e Karlheinz Hauser (Seven Seas im 'Süllberg', Amburgo, Germania).
Domenica 8 luglio si è svolta la presentazione dell’iniziativa, un weekend che ha unito escursionismo e ottima cucina in uno scenario naturale paradisiaco. I palcoscenici culinari deputati sono il rifugio Jamtalhütte (Karlheinz Hauser) a Galtür, il rifugio Heidelberger Hütte (Stefano Ciotti) a Ischgl, il rifugio Niederelbehütte (Peter Gast) a Kappl e il rifugio Ascherhütte (Franky Van der Haeghe) a See. Arrivati in alto i cuochi stellati hanno lasciano le scarpe da trekking per un cucchiaio da cucina e presentato agli ospiti i loro piatti regionali, in parte reinterpretati, dando interessanti informazioni di base sulla ricetta e i prodotti. Il 'piatto highlight' che rimane sui menu dei quattro rifugi per tutta l’estate.
Il cuoco stellato tedesco Karlheinz Hauser ha portato al rifugio Jamtalhütte la sua spalla di capriolo brasata con finferli e mousse di sedano. Al meraviglioso rifugio Heidelberger Hütte, l’italiano Stefano Ciotti ha proposto la sua interpretazione della cucina regionale emiliana con i paccheri con salsiccia, crema di latte e una spolverata di liquirizia. Il cuoco stellato olandese, Peter Gast, si diverte con l’arrosto di manzo con erbette fresche e salmone in agrodolce con brodo e patate fumé al rifugio Niederelbehütte. Al rifugio Ascherhütte gli ospiti potranno provare la cucina del cuoco stellato belga Franky Van der Haeghe. La ricetta? Guancia di vitello con patate alla duchessa e ragù di champignon e speck.
Per l’inaugurazione la carovana italiana è andata a 'trovare' lo chef Stefano Ciotti, nome tutelare del rifugio del cammino cammino Ischgl, ospitato nell’attrezzata cucina del rifugio Heidelberger Hütte adagiato al fondo della valle Fimbatal (Val Fenga), la più interessante di tutte le valli laterali del comprensorio alpino di Paznaunal, al confine con la Svizzera. Sono tanti gli escursionisti, compresi innumerevoli ciclisti, che affrontano la passeggiata per godere di questa meraviglia montana. La valle si estende per una lunghezza di 16 Km, circondata da prati, pascoli naturali per mucche e cavalli (tra cui anche la rara specie Galtvieh) e, ca va sans dire, splendidi paesaggi. Una passeggiata adatta a tutti, anche ai bambini. Si parte da Bodenalpe, a due passi da Ischgl. Dopo circa 3-4 ore di cammino si arriva in vista del rifugio austriaco ad una altitudine di 2.264 metri, ai piedi del maestoso Fluchthorn (3.399m).
E’ territorio svizzero, alta Engandina, ma gli svizzeri non vi hanno un accesso agevole, se non attraversando il passo Fimbapaß alto oltre 2.608 metri, una tappa molto amata dagli escursionisti, anche in bici.
Marco Trabucchi
Pacchetti gourmet 'Il Cammino culinario di San Giacomo'
Dall’8 luglio al 16 settembre 2012 le quattro escursioni gourmet possono essere prenotate all’interno di pacchetti soggiorno: cinque pernottamenti e prima colazione in una categoria a scelta, incluse 4 escursioni guidate ai rifugi aderenti all’iniziativa e i necessari trasferimenti in vetta e a valle e in taxi, a partire da 257 euro a persona. I 3 pacchetti gourmet possono essere prenotati presso l’ente del turismo di Paznaun – Ischgl, Tel. +43 (0)50990 701
o via e-mail:
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In questi ultimi anni la cucina irlandese ha conquistato una reputazione di prestigio e ci sono svariate possibilità per assaporare le delizie culinarie che offre l´Isola di Smeraldo.
Dalle sagre alimentari ai tour per mettersi in contatto con produttori artigianali di alimenti tradizionali: sono decisamente molte le proposte per gustare e assaporare gli ottimi prodotti alimentari irlandesi. E una delle più interessanti, è quella di visitare un mercato tradizionale degli agricoltori. Fra i mercati più grandi e migliori, c’è quello del latte a Limerick, nel sud-ovest dell´Isola.
Situato in un edificio rinomato, che fornisce riparo dagli agenti atmosferici, il mercato storico, che risale a 160 anni fa, è aperto tutto l´anno.
I tre mercati principali si svolgono durante il fine settimana e i mercati più piccoli durante la settimana.
Il Mercato del Venerdì presenta un eccitante mix di prodotti: dai migliori alimenti artigianali alle sorprese della moda e dell´artigianato.
Il sabato, il mercato dei prodotti alimentari più famoso della regione, assale i sensi con i profumi e i colori degli alimenti freschi di qualità, coltivati localmente, e con gli speciali prodotti artigianali.
E’ un paradiso per i buongustai che vi troveranno il meglio dei prodotti: formaggi, marmellate, mostarde, pesce fresco, pane, carni e frutta e verdura biologiche, deliziosi spuntini e tè e caffè appena preparati.
La domenica il Mercato Riverside è per tutta la famiglia, con una vasta gamma di arti, mestieri, vestiti, gioielli, antiquariato, bric-à-brac e curiosità, mentre truccatori, maghi, giocolieri, mimi e artisti di strada offrono un ambiente divertente.
Le bancarelle e negozi nel mercato garantiscono l’eccellenza del cibo locale artigianale come Gourmet Tart Company, Rose Cottage Fruit Farm, Marie Murphy´s Cheese, O´ Driscoll Bros,West Cork Fresh Fish e molti altri. Limerick è la terza città più grande di Irlanda, con una lunga storia e una moltitudine di attrazioni che soddisfano tutti gli interessi.
Al centro del suo borgo medioevale c’è l´imponente castello di King John del 13° secolo.
E ´anche la sede del rinomato Museo Hunt ed è stato di ispirazione per il romanzo ‘Le ceneri di Angela’ best seller di Frank McCourt.
Limerick e è stata designata anche Capitale Europea dello Sport nel 2011 ed è una delle mete preferite per gli appassionati delle attività sportive.
www.irlanda-travel.com www.milkmarketlimerick.ie
www.goodfoodireland.ie
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Quante volte abbiamo tenuto nelle nostre mani dei fiori? Li abbiamo ricevuti per augurio, li abbiamo comprati per passione, li abbiamo regalati per amore. Li abbiamo usati come messaggio e, a conoscerne il significato, ogni varietà ne trasmette uno. Garofani bianchi per promettere fedeltà eterna, margherite per l’innocenza, intrighi per le violette e le rose rosse per esternare la passione. Ma da dove vengono e da quante mani passano prima di diventare i nostri silenziosi messaggeri? Il mercato più grande al mondo per il commercio dei fiori è l’Olanda. Il Paese tradizionalmente produttore di tulipani, in realtà coltiva molte altre varietà di fiori recisi e di piante verdi, ma soprattutto è il polo mondiale dell’importazione da tutti i continenti. La logistica per un commercio di questo tipo deve essere gestita da una macchina perfetta, veloce e affidabile, perché la deperibilità di un prodotto come i fiori è un fattore da tenere nella massima considerazione nella gestione dei tempi. Flora Holland è quella macchina, un consorzio di circa 6000 produttori che attraverso le sei sedi sparse sul territorio olandese si impone come leader mondiale del mercato di orticoltura ornamentale. A Naaldwijk, a pochi chilometri da Amsterdam, il quartier generale di Flora Holland si sveglia presto. Alle quattro del mattino un ispettore sta già facendo controlli a campione della qualità di fiori e piante arrivati negli immensi magazzini la sera precedente. Alcune varietà non hanno fatto molta strada, ma altre hanno attraversato il mondo in aereo per arrivare fin qui, dalle Americhe, dall’Africa e dall’estremo oriente. Alle sei si apre l’asta; una vera 'borsa valori' di fiori e piante. Ogni giorno migliaia di compratori presenti nelle sale dedicate vedono sfilare i diversi lotti e ricavano le informazioni necessarie da uno schermo gigante che ne descrive nome, provenienza, produttore, prezzo di partenza. In poche ore milioni di fiori e piante vengono acquistati attraverso decine di migliaia di transazioni, un giro d’affari di quattro milioni di euro all’anno. Sono da poco passate le sette del mattino quando, subito dopo la vendita, i lotti vengono preparati per la spedizione. Flora Holland rifornisce una clientela eterogenea, composta sia da grandi catene di distribuzione come da piccoli fiorai come quelli che troviamo all’angolo sotto casa. In tutti i casi l’importante è che il prodotto arrivi a destinazione nel più breve tempo possibile per conservare le sue caratteristiche. La maggior parte dei trasporti avviene su strada ma per le lunghe distanze provvidenziale è la vicinanza con l’aeroporto di Schiphol. Nella maggior parte dei casi i fiori arrivano a destinazione il giorno stesso e di lì a poco stanno già assolvendo al loro ruolo decorativo. Dietro alla delicata bellezza di un bouquet di fiori c’è quindi una imponente organizzazione e dei numeri impressionanti. Oltre due milioni di metri quadri di installazioni, 4600 dipendenti, una media di 115000 transazioni effettuate giornalmente. Oltre a Naaldwijk Flora Holland si trova ad Aalsmeer, Rijnsburg, Venlo, Bleiswijk ed Eelde; tutte facilmente raggiungibili da Amsterdam offrono visite guidate per le quali però è necessario alzarsi all’alba! Ma ne vale la pena. In nessun altro posto al mondo è possibile vedere tanti fiori tutti insieme e il mix di profumi resta addosso anche una volta usciti. Purtroppo i fiori invenduti a fine giornata vengono gettati via. Sembra quasi un sacrilegio ma è l’unico modo perché il giorno successivo dei nuovi esemplari freschissimi possano essere messi sul mercato. E tutto ricomincia daccapo.
Paola Drera
www.holland.com
www.floraholland.com
www.zuid-holland.com
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Soprattutto nel calcio ma non solo, quando si parla di Olanda il colore a cui si associa il Paese è l’arancione. Come gli americani sono a stelle e strisce, gli svizzeri rossocrociati, gli olandesi sono arancio. Non è un fatto di bandiera come per gli altri, quella infatti ha tutt’altre tinte, però c’è una ragione storica che accompagna questa evidenza cromatica. Era più o meno la metà dell’anno 1500 quando Guglielmo I il Taciturno acquisisce da un cugino senza eredi più prossimi il titolo di Principe di Orange, la località nel Sud della Francia. Di colonie l’Olanda ne ha avute in tutto il mondo ma questa fra tante ha il pregio di aver lasciato un segno… colorato. Tanti Guglielmo si sono succeduti nella storia del Paese (nome che è un po’ un tormentone! non esiste generazione di regnanti che non l’abbia imposto almeno a un suo membro), ma quell’Orange è arrivato fino ai giorni nostri e l’attuale sovrana è quindi Beatrice Wilhelmina Van Oranje Nassau. Chiarito il piccolo mistero che circonda il colore nazionale sarebbe bello capire perché gli olandesi, dalla notte dei tempi, hanno deciso di rendersi la vita difficile per vivere in un territorio che per gran parte si trova un metro sotto il livello del mare. La loro è da sempre una lotta costante per strappare la terra all’acqua. Salata come dolce perché due grandi fiumi, il Reno dalla Germania e la Mosa dal Belgio attraversano l’Olanda per gettarsi nel Mare del Nord. Non a caso un noto proverbio recita "Dio ha creato il mondo ma gli olandesi hanno creato l’Olanda". Però è grazie a questa caparbietà che il piccolo Stato del Nord Europa riserva unicità straordinarie, delle icone introvabili altrove e che sono al centro di una campagna dell’ente del turismo battezzata 'Faces of Holland', nata con lo scopo di valorizzare i simboli d’Olanda e di consentirne la percezione nella loro versione più classica così come in chiave moderna. Una delle figure sempre presenti nell’immaginario collettivo quando si pensa all’Olanda è sicuramente il mulino che ha avuto, e in parte ha ancora, un ruolo di primaria importanza nel controllo delle acque. Per ammirare una imponente concentrazione di queste caratteristiche costruzioni è sufficiente spostarsi di pochi chilometri da Rotterdam e raggiungere il bassopiano di Alblasserwaard, un tempo affollato da ben 150 mulini a vento. La località di Kinderdijk ne conta 19 costruiti a metà del 1700 allo scopo di far defluire l’acqua dal terreno strappato al mare. Kinderdijk significa 'diga dei bambini' e una leggenda aleggia nell’aria. Durante una catastrofica alluvione del 1420 un culla con un bambino e un gatto fu travolta dalla furia delle acque ma miracolosamente i due piccoli occupanti furono ritrovati sani e salvi sulla diga; da qui il nome del luogo. I due filari di mulini sulle sponde del canale sono uno spettacolo unico e Kinderdijk è una delle località più visitate d’Olanda. In passato svolgevano la loro funzione drenante grazie al lavoro di chi li abitava e uno di essi è stato occupato dalla stessa famiglia per 11 generazioni! Non esistendo telefono e per evitare di coprire a piedi la distanza che separa i mulini era stato elaborato un semplice ma efficace sistema di comunicazione impostato sulla posizione delle pale. Si trasmettevano così messaggi di ogni genere: una nascita, una malattia, una richiesta di aiuto e molto altro. Attualmente i mulini sono ancora abitati ma la loro funzione è puramente decorativa perché una moderna centrale di pompaggio assolve alla loro antica funzione. Uno dei mulini può essere visitato e all’interno è riprodotto fedelmente quel che era l’arredamento dell’epoca e lo stile di vita. A Kinderdijk si possono noleggiare biciclette con le quali partire alla scoperta dei 19 mulini su di un percorso che si snoda per 29 chilometri o navigare da un capo all’altro del canale grazie a un servizio di piccoli battelli.
Per chi decidesse di avventurarsi a piedi una raccomandazione è d’obbligo: attenzione ai ciclisti. Gli olandesi subiscono una singolare metamorfosi a bordo delle due ruote che li spinge a sfrecciare a velocità insospettabili e a trasformarsi in una vera e propria minaccia per i pedoni, soprattutto per quelli che hanno la malaugurata idea di cambiare improvvisamente direzione.
Paola Drera
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