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La penisola di Kii è la più grande dell’isola di Honshu in Giappone. Kii, bagnata dalle acque del Pacifico, è anche la parte meridionale della regione di Kansai e comprende tre prefetture: Nara, Wakayama e Mie. La penisola gode di un ricco ambiente naturale lungo la costa e nella zona della foresta vergine, tutelato da parchi nazionali. Inoltre, numerosi sono i siti culturali e storici: il Sacro Sito e via di pellegrinaggio nella catena montuosa di Kii, ad esempio, è stato ufficialmente iscritto nella Lista del patrimonio UNESCO nel 2004. Il sito spezia nelle tre prefetture Nara, Wakayama e Mie, e comprende numerosi luoghi sacri come Kumano Sanzan, presso il quale membri della famiglia imperiale, nobili, guerrieri e gente comune hanno pellegrinato dal periodo Heian (dal 794 dC alla fine del 12 ° secolo), Koya san legato a Kukai, il fondatore della setta del buddista Shingonshu, e Yoshino Omine dove asceti di montagna di Shugendo si allenano spiritualmente e fisicamente.
Alcuni highlights delle 3 prefetture:
Nara
Questa prefettura accolse un’antica capitale del Giappone, Heijokyo, fondata durante l’era Nara (700 A.D.). É sede di un sito patrimonio dell’UNESCO e di numerosi importanti esempi architettonici come i templi Horyu-ji e Akishinodera, e il santuario Kasuga Taisha. Vi sono anche antichi tumuli come Kitora e Takamatsuzuka.
Wakayama
Nell’area di Kihoku, a nord della prefettura, si trova Koyasan, uno dei luoghi sacri più importanti del Giappone. La più centrale area Kichu, invece, è famosa per gli alberi di mandarini e di prugne. A sud, nell’area di Kinan, la principale attrazione sono le sorgenti termali Shirahama e Katsuura, e anche le profonde vallate e verdi foreste, tanto da meritarsi il soprannome di Ki no kuni (la regione delle foreste).
Mie
Questa regione un tempo veniva chiamata Miketsu kuni (regione del cibo prestigioso) perchè riforniva di specialità l’imperatore. Oltre alla sua ricchezza gastronomica, l’area va menzionata per i siti sacri, come il santuario Ise, il pellegrinaggio Kumano Kodo e viene inoltre ricordata per essere il luogo d’origine di Igaryu Ninja, una scuola di ninja.
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In apertura del Simposio South Bites del 14 marzo, ciclo di conferenze legate al tema cibo del festival dell’innovazione South by Southwest, il team di lavoro del Padiglione USA a Expo Milano 2015 ha presentato un intervento sull'innovazione e sul suo ruolo nel nutrire 9 miliardi di persone entro il 2050.
I relatori intervenuti – fra cui Mitchell Davis, Chief Creative Officer di Friends of the USA Pavilion, Jeff Dunn, Chief Carrot Officer di Bolthouse Farms, Max Mullen, co-fondatore di Instacart, e Kaitlin Yarnall, Deputy Creative Director di National Geographic— concordano sul fatto che le modalità in cui produciamo, distribuiamo, vendiamo, compriamo, prepariamo e consumiamo il cibo, così come il modo in cui gestiamo gli scarti alimentari, sono sempre più influenzati dall’innovazione e della tecnologia, e possiamo solo immaginare ciò che questo comporterà in futuro. I relatori hanno poi concluso che la scienza, l’innovazione e la tecnologia sono necessari per affrontare temi critici e urgenti quali i cambiamenti climatici, la scarsità d’acqua, l’urbanizzazione e altri elementi che agiscono sul nostro sistema alimentare.
“Siamo di fronte a grandi sfide, ma sono estremamente ottimista sulla base di quello che cominciamo a veder emergere dalla comunità imprenditoriale” ha affermato Jeff Dunn, Chief Carrot Officer di Bolthouse Farms. Nel discutere delle ultime tendenze, Dunn ha quindi osservato: “Dipende tutto da come riusciremo a innovare, , rendendolo migliore, il profilo nutrizionale dei cibi freschi venduti alle persone, rendendoli più naturali. E le tecnologie e le innovazioni in arrivo sono numerose”.
Il tema generale dell’esposizione universale di quest’anno a Milano è “Nutrire il Pianeta: Energia per la Vita” e ciascuno dei 145 Paesi partecipanti affronterà questa sfida dalla propria prospettiva. Il tema del Padiglione USA è “American Food 2.0: uniti per nutrire il Pianeta”. Storie di innovazione e tecnologia si intrecceranno in tutte le esposizioni del padiglione e nel programma di eventi che accoglieranno gli oltre 20 milioni di visitatori previsti a EXPO durante sei mesi, dal 1 maggio al 31 ottobre.
Lo spirito d’innovazione è il tema centrale del Padiglione USA, a partire dall’edificio. Progettato dall’architetto James Biber, la struttura sfrutta la tecnologia per ottenere un ecosistema alimentare sostenibile. Il Padiglione si caratterizza per il più grande orto verticale mai costruito, realizzato grazie alla tecnologia ZipGrow Tower sviluppata da Bright Agrotech che consente di ottenere coltivazioni agricole su superfici verticali. Un’esclusiva soluzione automatizzata favorirà l’esposizione della parete verde al sole, mentre GE fornirà un sistema di luci in grado di favorire la crescita delle piante, alimentate attraverso un sistema idroponico e di recupero dell’acqua, nella serra e all’interno della struttura.
La terrazza del Padiglione USA sarà protetta da pannelli CromaLite SPD-SmartGlass per gestire le zone d’ombra. Le esposizioni in programma all’interno del Padiglione saranno caratterizzate da avanzate tecnologie nel campo del suono e della proiezione di immagini. L’intero progetto è supportato da un ampio dispiegamento di attività sui social media, per favorire la visibilità del Padiglione nella prima esposizione universale interamente connessa.
L’architetto del Padiglione USA James Biber ha commentato “La struttura del Padiglione dimostra l’impegno degli Stati Uniti nei confronti del tema scelto per questa esposizione universale ‘United to Feed the Planet’ e ha l’obiettivo di mostrare ai visitatori di Expo le soluzioni disponibili per raggiungere questo importante obiettivo”.
Oltre ad un forte orientamento all’innovazione e alla tecnologia, il Padiglione USA ospiterà e – attraverso i proprio ospiti - parteciperà a numerosi eventi e conferenze che si terranno a Milano durante i sei mesi dell’Expo. La terrazza del Padiglione sarà teatro ogni giorno di incontri sul tema dell’innovazione nel campo del cibo. Attraverso queste attività gli Stati Uniti intendono mettere a disposizione una piattaforma di dialogo per trovare soluzioni alle sfide globali dell’alimentazione, in risposta al concept American 2.0. e del tema generale di Expo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”
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La Tunisia si prepara a riaprire le porte, domani, del Museo di Bardo, teatro il 18 marzo scorso di un sanguinoso attacco di terroristi islamici costato la vita a 23 persone, tra le quali 18 turisti stranieri, 3 tunisini e due terroristi: 4 gli italiani periti nella strage. Sempre domani Tunisi accoglierà migliaia di manifestanti in occasione del Forum sociale mondiale (FSM), previsto dal 24 al 27 marzo. Il direttore del Museo archeologico, Moncef Ben Moussa, ha parlato espressamente di un "atto simbolico": "Si tratta di una sfida ma è anche un messaggio (...), vogliamo dire che gli autori dell'attentato non hanno raggiunto il loro scopo". Per l'occasione gli internauti tunisini hanno lanciato un appello a manifestare davanti al museo, il più celebre e prestigioso del Paese, in occasione della riapertura. Oggi, in un'intervista a Le Figaro, il premier tunisno Habib Essid ha fatto un lungo mea culpa, riconoscendo le numerose falle nei servizi di sicurezza che hanno consentito, non solo l'attacco terroristico del 18 marzo ma anche la nascita e lo sviluppo del movimento jihadista dai giorni della primavera araba: "Stiamo cercando di valutare la situazione e prendere le misure necessarie affinché il ministero degli Interni faccia il suo lavoro e difenda la Repubblica. L'intervento delle forze di polizia al Bardo c'è stato, certo (...) ma gli errori compiuti dimostrano che c'è ancora molto lavoro da fare a livello di ministero degli Interni"
Alle dichiarazioni hanno già fatto seguito alcune misure concrete. A pagare sono i vertici delle forze di sicurezza deputate ad assicurare l'ordine nelle zone del museo del Bardo. Si tratta in particolare del Capo del distretto della sicurezza di Tunisi, del Direttore dell'amministrazione delle unità di Polizia della circolazione stradale, del Direttore della Sicurezza turistica; del Capo del distretto di sicurezza, del Capo della brigata dei servizi, del Capo del posto di polizia del Bardo e del distretto di sicurezza di Sidi Bachir.
Fervono inoltre a Tunisi i preparativi per l'annunciata marcia di domenica 29 marzo contro il terrorismo nel centro della capitale: ci saranno il presidente della Repubblica, Beji Caid Essebsi, il premier Habib Essid ed tutti i vertici istituzionali del paese. Il ministro del Turismo tunisino, Selma Elloumi Rekik, ha spiegato che il governo ha invitato i premier degli altri paesi a partecipare alla marcia per condannare insieme il terrorismo. Peraltro, secondo lo stesso ministro, il numero di annullamenti delle prenotazioni verso la Tunisia è assolutamente irrisorio rispetto all'ampiezza dell'attacco e ha messo in evidenza che la partecipazione degli stessi turisti attualmente in Tunisia alle manifestazioni contro il terrorismo di questi giorni dimostra lo slancio di solidarietà dei paesi amici al popolo tunisino. (askanews)
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Letteralmente il “pontile del pescatore”, il Fisherman’s Wharf è la zona che viene comunemente associata alla città di San Francisco. Il tintinnio dei cable car (due sono le linee che vi passano), la movimentata Jefferson Street, con i suoi odori e rumori vivaci, i chioschi con pentoloni fumanti di granchio Dungeness, i pescherecci ancorati al molo, le fabbriche storiche di mattoncini rossi, tutte caratteristiche che rendono il Fisherman’s Wharf un must di San Francisco. Completano l’atmosfera le acque minacciose della baia, il Golden Gate Bridge e “The Rock”, l’isola di Alcatraz.
Soggiornare nella zona del Fisherman’s Wharf è sicuramente un’ottima scelta per i visitatori che vogliono sentire il profumo del mare e godere di bellissimi panorami sulla baia. E’ proprio questo il concetto che ha ispirato la ristrutturazione dell’hotel Radisson che da maggio 2015 si chiamerà Hotel Zephyr. “Stiamo creando un hotel per viaggiatori che sono alla ricerca di una San Francisco più autentica” afferma Carmen Cruz, general manager dell’albergo. Come autentica è la storica flotta di pescherecci di San Francisco che ha sede proprio al Fisherman’s Wharf ed ancora oggi porta giornalmente pesce freschissimo sui piatti dei ristoranti della baia.
Ben 361 camere dotate di balconi che si affacciano direttamente sul pier con vista spettacolare sulla baia di San Francisco e sui simboli della città come il Golden Gate Bridge, Alcatraz, Fisherman’s Wharf ed infine sul bellissimo Bay Bridge. Una ristrutturazione che vede l’impiego di metalli riciclati e materiali utilizzati nell’industria nautica. Insomma, aria di mare dentro e fuori il nuovo Hotel Zephyr. L’albergo è comunque aperto durante il periodo di rinnovamento, i disagi per i clienti saranno molto limitati.
A due passi dall’Hotel Zephyr si trova il PIER 39, una volta attracco di pescherecci, oggi un pontile di legno totalmente ristrutturato che si presenta al visitatore con negozi di souvenir, ristoranti con vista, artisti di strada e attrazioni educative come l’Aquarium of the Bay, o il Sea Lion Center.
Tappa obbligata durante il soggiorno al Fisherman’s Wharf, la panetteria Boudin, da non perdere il “clam chowder”, una zuppa di vongole e granchio servita in una ciotola fatta di pane a lievitazione naturale.
Tante anche le possibilità di fare shopping. Originariamente sede di una delle manifatture artigianali di cioccolato più antiche degli Stati Uniti, Ghirardelli Square è oggi un complesso di negozi e ristoranti dove è possibile visitare l’antica fabbrica di cioccolato. Anche The Cannery, in origine una fabbrica di inscatolamento, è un grande centro commerciale.
Originalità, confort e soprattutto una location eccezionale per il nuovo Hotel Zephyr di San Francisco.
http://www.hotelzephyrsf.com
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Il regime di Kinshasa, capitale del Congo, già noto per le elezioni rubate, violazioni dei diritti umani, e per ospitare le milizie ostili al Ruanda e all’Uganda, aggiunge un'altra nota negativa al suo profilo.
Emerge infatti la notizia che il regime continua a sfruttare il massiccio del Virunga per il petrolio e altri minerali.
Il massiccio del Virunga, habitat di numerosi gorilla di montagna e parte di una cooperazione tripartita tra Congo, Uganda e Rwanda è stato un focolaio di attività della milizia. Lo scorso anno il Capo Parco Warden, Emmanuel de Merode ha subito un tentativo di omicidio. Diversi rangers e il personale del parco sono stati uccisi negli ultimi anni in scontri a fuoco incrociato o in attacchi.
Impegnato a salvare le sue fortune calanti, il regime ha preso contatto con l'UNESCO per ottenere l'autorizzazione di una nuova esplorazione commerciale del parco, modificando e regolandone i confini. Ciò non significa ampliare la protezione ma ritagliarsi cruciali porzioni per consentire alle compagnie minerarie di stuprare ancora di più le foreste vergini.
Nessuna reazione ufficiale è stata ancora registrata dalle autorità del parco Virunga o gruppi globali di conservazione. (SM)
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