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Inserendo la parola “nubia” nel principale motore di ricerca della rete, dopo l’immancabile wikipedia, la maggior parte dei risultati riguarda una varietà di aglio siciliana. La Nubia che però rientra nell’ottica del viaggiatore è una regione, per lo più desertica e montuosa, che comprende parte dell’Egitto meridionale e parte del Sudan settentrionale, approssimativamente dalla Prima alla Quarta cateratta del Nilo. In tempi antichi, fioriva qui il regno di Kush, una sorta di anello di congiunzione tra le popolazioni del Mediterraneo e quelle dell’Africa nera.
Un itinerario, almeno per il momento fuori dai circuiti ordinari, prevede, dalla capitale Khartoum, la risalita del Nilo fin nei pressi del confine con l’Egitto. Si ha modo di attraversare una regione ricca di vestigia e di testimonianze di antiche culture, come le piramidi di Meroe, le tombe di El Kurru, la necropoli cristiana di Old Dongola, il tempio di Soleb e quelli che sorgono alle pendici del Jebel Barkal, la montagna sacra. Si può apprezzare l’animo cordiale della gente che popola i villaggi che sorgono sulle rive del Nilo, atteggiamento che non ha niente a che vedere con le guerre che talvolta hanno tormentato il Sudan.
Per i più avventurosi è possibile, abbandonando il corso del Grande Fiume, spingersi più a fondo nel deserto e, per piste di sabbia e sassi, lungo letti di fiumi in secca, assaporare la severità e la magia del deserto; vivere un isolamento spezzato unicamente dall’incedere di popolazioni nomadi e dal girovagare dei cercatori d’oro. Un tempo, infatti, sorgeva lì la mitica Berenice Pancrisia, città dalla quale gli Egizi ricavavano gran parte del prezioso metallo usato per le decorazioni . Ne rimangono ora le rovine, portate alla luce solo nel 1989 da una spedizione italiana.
Per distese vastissime, tra suggestive quinte di montagne detritiche, è infine possibile raggiungere le coste del mar Rosso.
Luca Vezzoni
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Alle porte del Sahara, sul lato settentrionale del Chott El Jerid, si trova l’oasi di Tozeur, che nasconde, sotto il fogliame e i tronchi dalle infinite sfumature, la presenza di un centinaio di varietà di palme che vengono festeggiate ogni anno da ottobre a dicembre al momento della raccolta dei datteri, la cui regina incontrastata è la qualità “deglet ennour”. Nello stesso periodo, dietro il mantello bianco e silenzioso delle sue dune, Douz accoglie il Festival Internazionale del Sahara, che celebra i ritrovi annuali dei popoli del deserto. Cavalieri, musicisti e saltimbanchi animano fantasie colorate che offrono l’opportunità di ammirare la grande arte dei maestri sellai, le cui selle sontuose bordate di seta, di fili d’oro e argento sono l’orgoglio dell’artigianato tunisino.
Capoluogo del Jerid, porta aperta sul deserto, Tozeur è un immenso palmeto di 1000 ettari, dove circa 260 mila palme, irrigate da 200 sorgenti, producono i migliori datteri della Tunisia: i Deglet nour appunto. E’ anche una città con pochi paragoni, per la bellezza dell’architettura delle case e delle moschee, costruite con mattoni cotti al sole che formano decorazioni simili a quelle dei tappeti a motivi geometrici.
Decisamente una città dove è piacevole passeggiare, in particolare vagabondando nei vicoli caratteristici del quartiere Ouled el Hadef.
Ras el Aioun, le sorgenti che danno vita all’oasi si trovano ai piedi della collina, da cui l’acqua si riversa in una gran quantità di canali d’irrigazione per le piantagioni.
Da non perdere
BELVEDERE: un superbo panorama sul palmeto e gli Chotts El Jerid e El Gharsa.
Museo delle tradizioni popolari: si trova nel cuore del centro storico e permette di scoprire la cultura autentica della vita domestica nel Jerid.
ECOMUSEO EDEN PALM: un parco ecologico che fornisce ai visitatori di scoprire in modo intelligente l’universo della palma da dattero, frutto emblematico della Tunisia (www.eden-palm.com).
GOLF DI TOZEUR: un 18 buche disegnato da Ronald Fream su un terreno di dune sabbiose.
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Approfittando del 'Vortice polare' che ha colpito il Nordamerica in questo inizio d'anno, fotografi dilettanti e professionisti (tra cui Aaron Harris di Reuters) hanno potuto scattare immagine di una suggestione particolare.
Mano libera tuttavia anche agli 'esagerati', che hanno piazzato qualche scatto delle Cascate del Niagara, vendendole come "ghiacciate" e utilizzando, in qualche caso, foto vecchie di anni.
Così non è stato, anche se la notizia è stata stranamente ripresa da non poche testate giornalistiche.
In verità, anche se la temperatura in quella zona è scesa fino a meno 9/10 gradi, solo nella parte marginale delle Cascate, si è formato il ghiaccio (come del resto acade non di rado).
Pazienza! Ma, in conclusione, quello che conta, rimane la straordinaria suggestione del colpo d'occhio.
Come peraltro succede con il nostro servizio fotografico sulle 'normali' Cascate del Niagara in versione estiva.
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Le cascate del Niagara sono certamente il più famoso salto d'acqua del mondo. Non si tratta di cascate particolarmente alte (solo 52 metri) e la loro fama è certamente legata alla spettacolarità dello scenario, dovuto al loro vasto fronte d'acqua e all'imponente portata, calcolabile in 100/150mila m3 al minuto. Dal punto di vista geografico sono a cavallo tra USA e Canada, a circa mezz'ora di auto dalla statunitense Buffalo e a circa un'ora e mezza dalla canadese Toronto.
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Kangaroo Island, la terza più grande isola al largo delle coste dell’Australia:155 chilometri di lunghezza e 55 chilometri di larghezza. Copre una superficie di 4.500 kmq,con 4400 abitanti. Ci vogliono circa 2 ore di auto da Penneshaw, nella penisola di Dudley a sud-ovest, a Kingscote, la 'città' principale.
L’Isola del Canguri è un santuario naturale per le api, poiché è priva dei molti parassiti presenti in Australia. Infatti, tutto questo ha portato a una severa legislazione riguardo l’importazione di cibi e campeggio,atta a preservare l’unicità del luogo (ulteriori informazioni:www.goodfoodkangarooisland.com).
Per arrivare laggiù, bisogna atterrare ad Adelaide, guidare circa 2 ore per raggiungere Cape Jervis, da dove partono i traghetti. La traversata dura 45 minuti.
Non ci sono trasporti pubblici sull’isola. C’è un servizio navetta gestito da SeaLink, unico operatore, due volte al giorno tra Penneshaw e Kingscote, passando per la cittadella di American River. In alternativa, è possibile caricare il proprio veicolo sul traghetto o prendere un auto a noleggio. Prenotate per tempo. In alta stagione potreste non trovare nessun trasporto.
Per scoprire la magia di questa regione sono necessari cinque giorni, ma tre sono più che sufficienti.
Tra i luoghi d’interesse da visitare vi è Emu Ridge, l’unica distilleria di olio di eucalipto rimasta nell’isola fra le molte che nel 1880 erano la maggiore industria del posto. Gestita dai simpatici Larry, Bev e il loro emu Julia. Questo ultimo ha lo stesso nome dell’attuale premier australiano; meglio evitare la politica con Larry, è un verace contadino di altri tempi. Durante la nostra chiacchierata, mi ha domandato: “sai quale è la differenza tra me e gli ambientalisti? Io lavoro con la natura, loro l’hanno studiata all’università”.
Questo olio è prodotto dagli alberi a foglia stretta che crescono naturalmente ai bordi delle strade. Viene distillato in maniera tradizionale, ponendo le foglie in caldaie piene d’acqua e il vapore prodotto dal fuoco sottostante genera elettricità. A sua volta, l’olio viene riprocessato in una seconda caldaia e poi raffinato per ottenere il prodotto finale. A vari utilizzi, ben conosciuti dalle popolazioni aborigene da millenni: disinfettante per bagni, deodorante, repellente contro punture d’insetto, smacchiatore, lavaggi per indumenti di lana. Allevia anche leggere ferite cutanee, dolori muscolari, raffreddori e mal di gola. Un “rimedione” della nonna, insomma.
L’isola è anche famosa per la sua produzione unica di miele. Nel 1881, August Fiebig introdusse una particolare Ape Regina nell’isola. E indovinate da dove proveniva quell’ape? Dalla Liguria e Bologna. Prima che fosse introdotta nell’Isola dei Canguri, l’isola aveva soltanto api native che non producevano un buon miele. Questa è la riserva apiaria più antica del mondo.
Poiché l’Ape Ligure, in Italia, si è mischiata con altre varietà di api negli anni, il “Miele dei Canguri” è considerato puro e prezioso.
Altro luogo da non mancare è il Parco Parndana, in cui si ha l’opportunità di camminare tra canguri e wallaby (piccoli marsupiali). Se volete, potete dargli da mangiare. Vi è anche una presenza importante di uccelli australiani, tra cui il cacatua e altri pappagalli locali. Si possono osservare anche koala, opossum e altri animali nativi, recuperati poiché orfani o feriti. Se siete fortunati potreste assistere alla nascita di un cucciolo. Tuttavia, l’animale più impressionante è il casuario, un grande pennuto, simile a uno struzzo, dallo sguardo per niente rassicurante. Infatti è uno degli animali più pericolosi dell’emisfero sud. Meglio incontrarlo qui e non in mezzo a una foresta.
Tuttavia, l’attrazione principale si trova nel Parco Nazionale Flinders,uno dei primi e più grandi parchi naturali d’Australia. Occupa un terzo dell’isola e ospita fauna e flora poco comune o estinta nella terraferma. Viaggiando attraverso il parco, potete ammirare i panorami mozzafiato, tra coste e alberi unici. E sulla scogliera finale, il Remarkable Rock, un gruppo di massi in granito, scolpiti da vento e acqua. E’ possibile camminare tra le rocce dalla forma curiosa. Attenzione, la superficie è scivolosa e spesso soffia un forte vento.
Sempre all’interno del suddetto parco, a pochi passi dal faro di Cape du Couedic,costruito nel 1906, vi è l’Admirals Arch: cinquanta scalini che vi condurranno di fronte a uno spettacolare arco naturale, formatosi tramite erosione. Questa area è l’habitat naturale per i nuovi cuccioli di foche neozelandesi. Nome fuorviante, poiché questo tipo di pinnipede lo si può trovare in diverse coste australiane. A sud- est del parco potete visitare Seal Bay. la Baia delle foche è uno dei pochi luoghi in cui i leoni marini giocherellano tranquilli tra le sabbie bianche. Il tutto a pochi passi dall’uomo.
Questi sono solo un campione delle attività e attrazioni dell’isola. Vi sorprenderà scoprirne altre, come le grotte di Kelly Hill, il Safari tra delfini selvatici, degustare vini locali, dare da mangiare ai pellicani nel villaggio di American River, fare dello snowboard sul Little Sahara, visitare Pennyshaw, , meno conosciuta, la quale ospita i piccoli pinguini e il Frenchman rock, famoso per le sue panchine contemplative da cui guardare l’oceano. Questa parte dell’isola è anche la più indicata, per gli appassionati di camminate non troppo faticose, di incontrare, in tutta sicurezza, la fauna nativa.
Non solo canguri quindi, nell’Isola dei Canguri.
Matteo Preabianca
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