NEWS TURISMO
- Dettagli
- Categoria: Terre lontane
L’incontro internazionale, che si svolgerà dal 23 al 28 luglio a Rio de Janeiro, offrirà ai visitatori l’opportunità unica di scoprire la diversità della cultura brasiliana.
I turisti che arriveranno in Brasile per la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG, 23-28 luglio nella città di Rio de Janeiro / RJ) avranno la possibilità, oltre a partecipare alle iniziative della manifestazione, di realizzare itinerari culturali e di ecoturismo in diverse regioni del Paese. Ogni destinazione è un’esperienza unica e indimenticabile.
Il Parco Nazionale di Tijuca, a Rio de Janeiro, offre diverse opzioni per l’ecoturismo, come ad esempio l’itinerario in Serra da Carioca, che conduce al Mirante Dona Marta, dove si ha una vista privilegiata sul Pan di Zucchero. I visitatori potranno anche provare l’alpinismo sul Pan di Zucchero e sul Corcovado. Ouro Preto, nello Stato di Minas Gerais, eletta Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, è senza dubbio uno dei luoghi preferiti dai turisti. La città attrae tutto l’anno visitatori che rimangono incantati dalla magia delle sue strade, che conservano ancora le pietre originali, le porte e i balconi accuratamente scolpiti e le chiese con le cappelle e i monumenti in stile barocco e rococò. Da segnalare anche il periodo della Settimana Santa, quando sono in scena nella città le rappresentazioni della Passione di Cristo.
A Belem, nello Stato del Pará, si tiene il Cirio de Nazaré, una delle più importanti celebrazioni religiose del Brasile. Si può cogliere l’occasione per scoprire gli hotel della foresta amazzonica che mettono a disposizione diverse attività per praticare l’ecoturismo come passeggiate nella foresta, animal watching, pesca e canoa.
La città di Salvador, Stato di Bahia, vanta più di 300 chiese, e il suo più famoso distretto, Pelourinho, centro storico e culturale, è stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Nello stato di Pernambuco, a pochi chilometri dalla capitale Recife, si trova la città di Nova Jerusalém, riproduzione della città di Gerusalemme. La città, con i suoi 70 mila metri quadrati, si trasforma ogni anno nel più grande palcoscenico all’aperto del mondo, per mettere in scena la Passione di Cristo. Aparecida do Norte, nello Stato di San Paolo, è il più famoso luogo di culto della congregazione mariana a livello nazionale. La città accoglie pellegrini provenienti da ogni parte del paese che desiderano visitare la Basilica di Nostra Signora di Aparecida, patrona del Brasile.
- Dettagli
- Categoria: Terre lontane
Il suo nome era Tsavo, un leone adulto chiamato come il luogo dove alcuni sui simili, mangiatori di uomini, avevano divorato molti lavoratori impegnati nella costruzione della ferrovia che da Mombasa in Kenya portava nel cuore dell’Africa coloniale alla fine dell’800. Era un animale fortemente penalizzato dalla mancanza di artigli che gli impedivano o quasi di cacciare e di condurre la vita dei grandi predatori. Per questo era ospite del South African Lion Park a nord di Johannesburg in Sud Africa, un parco dove poter vedere questi imponenti felini senza avventurarsi in un safari. Occupava un recinto vicino allo spazio riservato a Tau e Napoleon, due leoni maschi di pochi mesi. Un allora giovanissimo Kevin Richardson era un volontario del parco che, grazie alla sua innata capacità di relazionarsi con gli animali, usciva quotidianamente per una passeggiata in compagnia di Tau e Napoleon con i quali giocava alla stregua di cuccioli domestici, seguito a distanza dal più anziano Tsavo. Proprio nel giorno del diciottesimo compleanno di Kevin, forse un’imprudenza o, come preferisce definirla lui stesso, la scelta di seguire il ragionamento al posto dell’istinto nel suo atteggiamento verso l’adulto, hanno portato Tsavo ad attaccare il ragazzo con conseguenze che potevano essere fatali se avesse potuto disporre degli artigli o se Kevin avesse tentato una inutile reazione all’aggressione del leone. Dalle ferite riportate Kevin non ricava la paura per questi animali ma la consapevolezza che solo assimilando e rispettando i loro atteggiamenti avrebbe potuto continuare a interagire con loro. Come uno di loro.
E’ innegabile che un’alchimia particolare, forse unica, lega Kevin Richardson alla pericolosa fauna con la quale oggi vive quotidianamente nella sua riserva sudafricana. Leoni ma anche iene, leopardi, ghepardi. Complice sua moglie Mandy e da poco il piccolo Tyler nato dalla loro unione. Kevin lo zoologo, l’animalista, il sognatore che lavora per proteggere animali autoctoni sempre a rischio di estinzione anche a causa della caccia grossa ancora legale in Sud Africa e contro la quale l’uomo che sussurra ai leoni si batte. 'The Kingdom' è il suo regno condiviso con i mammiferi che lo popolano. Quotidiane passeggiate con i leoni e pigre pause sotto gli alberi fino a impensabili nuotate nel fiume con Meg, la leonessa preferita. Malgrado la loro fama, spiega Richardson, i leoni amano il contatto fisico; farsi coccolare, accarezzare o semplicemente dormire potendo 'toccare' chi amano, chi considerano parte del loro branco. Il Sud Africa è una terra di estremi e singolari realtà: geograficamente è la punta di un continente immenso; custode di tesori nascosti nelle miniere di diamanti; sfida per i navigatori impegnati nel doppiaggio dell’insidioso Capo di Buona Speranza. Nel Paese tristemente famoso per la politica di apartheid istituita dal governo dei bianchi, 'The Kingdom' è l’antitesi; nessuna separazione, non solo tra gli uomini, ma neppure con gli animali. La riserva non è un territorio per safari. Niente lodge, jeep per portare in giro turisti a caccia di immagini, ma semplicemente un angolo incontaminato del continente troppo spesso defraudato della sua selvaggia identità originale a favore di un turismo invasivo e dannoso. Per finanziarsi, 'The Kingdom' produce documentari e ha aperto da poco un programma per volontari, per chi ha voglia di rimboccarsi le maniche e aiutare i coniugi Richardson e i loro collaboratori a costruire e mantenere 'l’isola felice' di una fauna mito dell’immaginario collettivo. In cambio del proprio lavoro, chi decide di dedicare un po’ di tempo a questa iniziativa, ha la possibilità di vivere un’esperienza unica, persino difficile da immaginare. E’ indispensabile però lasciare a casa le illusioni. La riserva non è un circo equestre e gli animali non sono bestie ammaestrate, quindi spetta solo alla conoscenza e all’intuito di Kevin Richardson decidere se è o meno il momento per far avvicinare gli estranei ai suoi amici a quattro zampe. Però, l’opportunità di arrampicarsi su una verdeggiante collina africana in compagnia di Thor, il leone albino, Meg, la leonessa che non disdegna un tuffo nel fiume e Trelli, la pigra iena che ama dormire sul sedile posteriore dell’auto… beh, non ha prezzo e val bene il tentativo.
Paola Drera
www.lionwhisperer.co.za
- Dettagli
- Categoria: Terre lontane
Abbracciare estranei o cercare graffiti. Sono solo alcune delle strampalate indicazioni proposte a chi visita Mosca con una guida turistica davvero sui generis, che propone un itinerario a metà tra viaggio e gioco, e in grado, forse, di fare scuola per una nuova generazione di ciceroni nelle città. Si chiama Mosca Game Tour – leggiamo su Russia Oggi – e al vertice c’è il giovanissimo Nikita Bogdanov, 25 anni, che spiega: “Non è un normale tour, è una ricerca in cui si interagisce con il popolo russo, facendo esperienza”. Il Mosca Game Tour fa parte di un nuovo genere di itinerari innovativi gestiti da e per i più giovani. Sono a basso costo o gratuiti e danno priorità all’interazione con la gente del posto più che alle visite turistiche tradizionali.
Bogdanov ha creato il Mosca Game Tour nel 2009 per incoraggiare i turisti a esplorare le zone fuori dal centro città. Nel tour, che costa meno di 20 euro, i partecipanti sono 'giocatori' e affrontano degli enigmi da risolvere con degli indizi messi sotto forma di 'matrioška'. I numerosi compiti includono l’obbligo di confronto con i passanti. Tra questi c’è la possibilità di approcciare la gente dovendo sfoggiare anche termini in slang russo. Lungo la strada, i giocatori si trovano così a scoprire luoghi difficilmente citati dalle cartine tradizionali, come ad esempio un monastero adibito a mensa o una statua costruita in stile socialista realista. Il business ha iniziato a decollare quando Bogdanov ha stretto delle convenzioni con alberghi, con importanti agenzie di viaggio, tra cui Tui, e aziende come Google. (viedellest)
- Dettagli
- Categoria: Terre lontane
Sydney è da sempre la grande rivale dell’altra città australiana per eccellenza, l’'europea' Melbourne. La prima corre, la seconda cammina. La prima vive freneticamente, la seconda è più rilassata.
Sydney può essere raccontata in diversi modi, parlando di intrattenimenti, musei, giardini eccetera. Io ve la racconterò da una prospettiva diversa; partendo dai suoi viali, dall’esterno verso il centro. Dal quartiere di Woolloomoloo, il quale dà le spalle ai Giardini Botanici (non mozzafiato come quelli di Melbourne; uno a zero), si scende la pittoresca scalinata McElhone per raggiungere la baia. E’ li che si svolge la vita notturna più divertente, ma mai kitch: bar, ristoranti che si affacciano sul porto, e non siamo ancora nel cuore della città.
Attraversiamo i giardini e ci troviamo di fronte all’appariscente ed elegante struttura della Opera House. Camminata totale: trenta minuti. Niente male, vero? Da lì a poco più di 10 minuti a piedi, sarete completamente immersi nel centro della città con i suoi enormi grattacieli (forse per questo motivo è più americana di Melbourne), soffermatevi qualche minuto ad ammirare il palazzo storico Burns Philip, all’angolo orientale di Bridge Street e Macquarie Street. Non lasciatevi sfuggire l’opportunità di visitare almeno il museo di arte contemporanea (la personale dell’acclamata artista nigeriana Wangechi Mutu è in mostra fino al 14 agosto), sulla sponda opposta al Teatro dell’Opera.
Sempre nella stessa area, si possono prendere diversi traghetti. Se volete rifarvi gli occhi, grazie a una panoramica generale della costa, prendete l’imbarcazione per la spiaggia di Manley. Ci mette circa 40 minuti ma ne vale davvero la pena, potete rendervi conto della qualità di vita degli australiani, almeno di quelli che vivono nella zona costiera orientale. Non hanno idea di cosa sia la crisi. Una volta arrivati al porticciolo godetevi The Corso, la piazzetta con il corso, appunto, pedonale, piena di negozi, bar e ristoranti in cui potete rilassarvi, guardando le onde dell’oceano e i surfisti che le dominano.
Altra spiaggia, altro traghetto. Questa volta ci porta a La Spiaggia: Bondi. Non fatevi ingannare dal nome con un suono italiano. In realtà è una parola in una delle tante lingue aborigene del luogo, la quale significa “il rumore dell’acqua si infrange sulle rocce”. Famosa per le proteste di bagnanti e surfisti, quando questa spiaggia non era pubblica, Bondi ricopre il ruolo di quel Sogno Australiano composto da sole, avventura e relax. Vi è anche una camminata di circa 1 ora, lungo la costa rocciosa, la quale vi porta ad altre spiagge (non perdete quella di Bronte, più piccola, ma decisamente più tranquilla e meno affollata), passando per il cimitero monumentale, collocato proprio su di un dirupo.
Se l’innocente diatriba tra Melbourne e Sydney non è, come direbbero gli inglesi, “la vostra tazza di té”, allora lasciate la città e dirigetevi verso le Blue Mountains (1 ora e mezza d’auto dal centro di Sydney). A discapito del nome evocativo, le montagne non sono blu, ma più sul rossiccio. Ci sono due scuole di pensiero sulla ragione del nome. La prima sostiene che c’è spesso nebbia lassù, non si riesce a vedere mai il fondo della valle, ricoperta dagli alberi, e la reazione a contatto con gli alberi di eucalipto è, appunto, una sfumatura di blu rilasciata nell’aria, la seconda è che il termine 'blue' indica qualcosa o qualcuno rossiccio, nell’inglese australiano. Tutte e due le spiegazioni non sono delle più convincenti, ma ci accontentiamo dello spettacolo offerto.
Prima di entrare nella suddetta area, fermatevi alla piazzola di sosta dove vi è un famoso fast-food e un benzinaio: se la storia vi appassiona, dietro di esso troverete quello che è rimasto di un piccolo avamposto coloniale del 1865 di Sir Frederick Pottinger.
La prima vera attrazione in cui ci si imbatte è il King Tableland, un ristretto altipiano dalla roccia spoglia, importante simbolo per gli aborigeni locali. Secondo l’autore, è il punto migliore per comprendere la grandezza delle Blue Mountains. Inoltre, si possono ammirare alcuni dipinti rupestri, per scorgerli è necessaria una guida esperta. Seconda tappa sono le cascate Wentworth, alte 187 metri, tolgono il fiato alla sola vista. Si possono percorrere due sentieri, a seconda della preparazione fisica. Non sopravalutate la propria condizione fisica e non sottovalutate le indicazioni dei ranger: potrebbero salvarvi la vita. Lo scorso gennaio, un ragazzo di venti anni è scivolato da una zona a rischio medio-basso.
Se il trekking non fa per voi, la modesta cascata della Leura, fa al caso vostro. Il percorso dura venti minuti, piacevole per il paesaggio e non stancante. L’aspetto interessante di questo luogo è il continuo collegamento dei sentieri l’uno con l’altro, se avete tre giorni circa a disposizione, potreste abbandonare letteralmente l’auto al primo e proseguire a piedi fino ai più famosi: Echo point e le 3 Sorelle. Secondo il Sogno del popolo Gundungurra, tre sorelle bellissime, Meehni, Wimlah e Gunnedoo vivevano nella Jamison Valley. Erano follemente innamorate di tre fratelli, i quali, purtroppo, erano del popolo Dharruk. Il matrimonio intertribale era proibito dalle loro leggi. Tuttavia, i tre giovani decisero di prendere con la forza le tre donne. Così i Kurandjuri (i saggi del popolo Gundungurra) fecero un sortilegio: trasformarono le tre sorelle in rocce. Il piano era di riportarle in vita dopo la fine dei conflitti. Sfortunatamente, i saggi furono uccisi, e le sorelle rimasero per sempre delle rocce, ammirate dai turisti. Questa è una delle tante storie aborigene sulle Blue Mountains.
Anche in questo angolo, vi sono diversi sentieri. Il più affascinante, ovviamente, è quello che attraversa le Three Sisters: 1000 scalini, raccomandata solo a camminatori esperti. Non per niente la scalinata si chiama Giant Stairway (Scalinata Gigante). Se invece, non siete in forma, ma forti di cuore, allora lo Scenic World fa al caso vostro. Una cabina a 545 metri di quota, in tutta sicurezza, nella quale si può scrutare tutta la valle, Orphan rock, Echo point.
Tutti le principali attrazioni sono incentrate intorno alla cittadina Katoomba. Blue Mountains, il luogo selvaggio più accessibile d’Australia.
testo e foto di Matteo Preabianca
- Dettagli
- Categoria: Terre lontane
“Nelle montagne attraverso il fiume”. Questo è il motto della piccola cittadina di Fernie, ufficialmente nel British Columbia, il migliore posto sulla faccia della Terra (come si può leggere su qualsiasi targa automobilistica della provincia), ma è la porta di ingresso dello stato di Alberta.
Situata nella Elk Valley, con i suoi 4217 abitanti, ai quali si aggiungono altre 2000 unità durante la stagione sciistica, è l’unica municipalità canadese completamente avvolta dalle Montagne Rocciose.
A nord della città si innalza il monte omonimo, il Monte Proctor (2393 mt.) e le Three Sisters (Tre Sorelle). Queste montagne calcaree ospitano anche un famoso itinerario per chi affronta il trekking con serietà. La leggenda narra di un giovane capo indiano in cima al monte, indeciso su quale donna dovesse sposare. Le pretendenti erano proprio le Tre Sorelle.
Dopo l’incendio del 1904, il centro città è stato completamente rinnovato. Il downtown non è il tipico centro canadese, fatto di lunghe vie e ampi marciapiedi, ma qualcosa di più simile a un piccolo borgo in stile vittoriano. Tutto è distribuito lungo l’asse del corso, principale e unico. I palazzi storici con mattoni a vista, sono gli unici a non essere stati investiti dalle fiamme e contraddistinguono Fernie dagli altri paesini della zona.
In uno di essi vi è il Brick House, un grande pub con mattoni a vista, ricavato da una banca in disuso. Si possono notare ancora i segni del mondo finanziario, grazie alle porte delle casseforti, utilizzate per le toilette. Una volta alla settimana ci suonano i Bubba Tres, un simpatico e appariscente gruppo folk: la media dei membri è 60 anni. Un altro luogo della nightlife è il Blue Beat, collocato nella sede della vecchia stazione, ora piccolo club per feste e caffetteria prestigiosa di giorno.
Nella parte est della città si adagia il fiume Coal Creek, il quale ha preso il nome dalla omonima città fantasma, diventata tale dagli anni 50, dopo il peggior crollo di una miniera di tutto il British Columbia. Al di sopra della vecchia miniera si può ancora vedere il giacimento di carbone esploso, ancora bruciare. Passeggiando nell’area tra il corso principale e la statale, si nota qualcosa di insolito in Canada: una chiesa anglicana, affiancata ad una cattolica.
Un’altra zona non propriamente turistica è Elk Dr, zona residenziale e istituzionale, risultato architettonico notevole, tanto da non essere del tutto nascosta agli occhi del viaggiatore più curioso.
Matteo Preabianca
Altri articoli …
Pagina 50 di 68