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La mia passione per i fenicotteri mi ha portato a visitare il Golfo Persico. Dopo sette ore di viaggio, raggiungo Dubai, la capitale finanziaria del mondo arabo e non, prendo un altro volo, della durata di quaranta minuti, in piena notte per Mascate, la capitale del sultanato dell’Oman. E’ una nazione relativamente giovane, divenuta indipendente dal protettorato britannico nel 1971.
Mi concedo qualche giorno per visitare la città molto piccola, ma contenente tutto ciò che i vicini di casa, gli Emirati Arabi Uniti, hanno voluto quasi nascondere: l’identità araba e la sua tradizione secolare. Lo si nota nell’architettura delle case: armoniosa, intarsiata da fregi persiani e dhofari (dal nome della regione meridionale), giardini d’ibisco e tappeti d’erba.
Sebbene il centro storico, denominato Mascate Antica, sia stato completamente ristrutturato negli ultimi cinque anni, il Sultano Qabus ha fortemente voluto una modernizzazione che lasciasse tracce evidenti della cultura omanita, a parte il Palazzo Alam, sua residenza, costruita negli settanta con un tocco a dir poco futuristico, ma affascinante. I locali rispettano con devozione il regnante, anche se, poiché anziano e senza figli, sono molto preoccupati per il suo successore.
Il museo di Al Zubair, una casa privata la quale ha aperto le sue porte al pubblico nel 1998, rappresenta la collezione di artigianato locale della famiglia omonima. Un riassunto di questa società nel passato e presente. Il museo consiste in quattro edifici: il principale, la casa dei giardini, la casa Dalaleel e la Grande Casa. Tuttavia, la parte più interessante della città è la dolce passeggiata sul lungomare, partendo da Mutrah, quartiere storico, con il suo souk e il mega yacht del sultano, attraversando il parco Al Qrum, fino ad arrivare al palazzo reale. Oltre all’aspetto storico, c’è anche quello naturale. Ad esempio, la spiaggia dello Shangri La Barr Al Jissah Resort è unica.
Se non si ha voglia di mischiarsi troppo con il classico turista, a pochi chilometri vi è una spiaggia libera, frequentata principalmente da omaniti e indiani (il gruppo di immigrati maggioritari, soprattutto dallo Stato del Kerala, mercanti storici di questo tratto di mare); da non perdere lo wadi, torrente non perenne, tipico di queste regioni, adiacente il litorale.
Lasciando la città, verso sud, comincia la ricerca dei fenicotteri. Di solito, si trovano a Salalah, Sur o in prossimità di Ras Al Jinz, il luogo più famoso per l’avvistamento delle tartarughe (periodo consigliato: da agosto a dicembre). Decido di non approfondire la visita di questi villaggi: un omanita mi ha detto "vuoi vedere i fenicotteri? Vai a Qurayyat, non ci sono turisti". Come ignorarlo?
Qurayyat è a un’ora d’auto da Mascate (circa 200 chilometri). Il problema è la segnaletica poco utile. Quindi, mettete tre ore in conto, prima di trovare la piccola laguna in cui riposano i fenicotteri, senza punti di riferimento e non facilmente raggiungibile senza l’aiuto dei passanti (inserendo le coordinate nel GPS del villaggio e quelle della prima stazione di servizio all’uscita dell’autostrada, è a circa due chilometri a est).
Eccoli li! Esattamente sei fenicotteri nella loro più consueta posizione: una zampa in su avvolta nel piumaggio, ma sono ...bianchi. Evidentemente c’è un problema di risorse nella laguna, da cui dipende il pigmento degli uccelli. Non ci si può lamentare, aspettarsi di vedere quelli rosa, non avrebbe reso omaggio a questo luogo unico.
Nel ritorno, verso nord, si può proseguire, facendo una sosta alle wadi AlShab e Tiwi, verso Nizwa, il piccolo villaggio dall’immenso forte (ingresso: 1 euro circa) e poi procedere verso quello che gli omaniti chiamano il loro Grand Canyon, le Jebel Shams. Poiché la strada è asfaltata solo parzialmente, meglio munirsi di una 4x4, per apprezzare appieno il fantastico panorama o appoggiarsi alle numerose e costose guide che attendono i turisti sulla vetta.
Rinfrancatevi dal lungo tragitto con un buon caffé omanita, dal gusto forte e speziato, mentre ammirate la montagna. Soprattutto, anche se sembra scontato, pagatelo il caffé! Nei bar locali è difficile uscirne imbarazzati, perché sono troppo ospitali e non vogliono soldi per le bevande. L’Oman non è solo un Paese, è una esperienza del cuore.
Matteo Preabianca
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Una gita da non perdere, a due ore e mezza di auto da Melbourne, è il Great Ocean Road. Un tratto di strada lungo la costa sud-est della Australia, tra città vittoriane, come quella di Warmambool. La strada è stata costruita dai soldati ritornati dalla prima guerra mondiale: è il più grande memoriale dedicato alla Grande Guerra. Lungo la costa si può sostare lungo la Surf Coast, soprannominata così tra chi non può fare a meno di surfare tra le acque cristalline dell’oceano (la cittadina di Torquay è perfetta per alloggiare) e la Shipwreck Coast. Questa ultima offre uno scorcio fantastico sullo Stretto di Bass.
La Great Ocean Road passa attraverso foreste pluviali, spiagge e scogliere, inclusi i dodici apostoli, un gruppo di rocce calcaree di 45 metri d’altezza, staccate dalla costa, nel parco nazionale di Port Campbell. Tenetevi pronti nel rimanere a bocca aperta davanti alle scogliere mozzafiato più famose nell’emisfero australe. La relativa vicinanza tra un “apostolo” e all’altro, ha reso il sito uno dei più visitati in Australia.
Le rocce si sono formate per erosione: le difficili condizioni atmosferiche del Mare Antartico, il più piccolo tra gli oceani, hanno lavorato la scogliera, fino a renderla un capolavoro architettonico, a loro insaputa. Tuttavia, gli apostoli sono diminuiti decade dopo decade, collassando nelle acque. Ne sono rimasti nove. Il sito era conosciuto come Sow and Pigliets (la Scrofa e i suoi piccolo maiali) fino al 1922, ma il nome non era decisamente accattivante.
Non lasciatevi sfuggire l’opportunità di camminare sulla nitida spiaggia e di avvistare tra gli alberi lungo la costa, i pigri e selvatici koala. Al ritorno, concedetevi una serata a Geelong, seconda città dello Stato del Victoria, con poco più di 100.000 abitanti, la quale ha ottenuto una notevole visibilità grazie alla Strada Oceanica.
Matteo Preabianca
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Aumentano a Parigi i casi di aggressione ai turisti cinesi che ormai temono la capitale francese anche "più di Roma": dopo la recente imboscata a un gruppo di 23 persone, picchiate e scippate da tre malviventi, Pechino chiede alla Francia 'più sicurezza' per i suoi compatrioti che vengono a visitare la città.
"La sicurezza dei turisti cinesi è un vero problema", ammette anche Paul Roll, direttore generale dell'Ufficio del turismo di Parigi, per il quale la prefettura di polizia della capitale riceve regolarmente consegne relative alla loro sicurezza, e ha creato anche un sito d'informazione in lingua mandarino. I turisti cinesi hanno la reputazione di venire a fare molto shopping, spendono in media durante il loro soggiorno 1.500 euro e hanno spesso molti contanti in tasca. Sono quindi un obiettivo preso di mira da scippatori e mendicandi. Secondo l'Ufficio del Turismo, nel 2012 Parigi ha accolto 550 mila 00 turisti cinesi, il 15% in più rispetto al 2011.
(travelnostop)
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La natura fa da padrona incontrastata in Anguilla. La prospettiva è di una vacanza sana per il corpo e per lo spirito. Non c’è traffico né quindi il relativo smog; mancano cinema e discoteche; non sfrecciano gommoni o altri natanti similari. Il mare trasparente dai colori pastello cangianti è il leader della vacanza: insomma è la natura a dare spettacolo sia lungo le sue 33 spiagge argentate, che attorno all’isola per i sette parchi marini in mare aperto In questo contesto il piacere si accorda perfettamente con l’ambiente. Le attività del turista non schiacciano e non ingombrano il panorama ma si fruisce delle bellezze del posto senza turbarne l’equilibrio. Immersioni, vela, snorkeling sono le possibilità offerte al visitatore più consone a rivelare gli aspetti più coinvolgenti di un ambiente marino non sconvolto da un turismo di massa o modaiolo. Un insieme armonioso che ben si presta per una vacanza romantica, con giornate sulla spiaggia al sole dei caraibi, panorami subaquei e cene alla sera al lume di candela al suono dei ritmi caraibici Una caratteristica dell’Isola, Colonia Britannica, è la diffusione capillare dei ristoranti, dai più economici ai più sofisticati che sono oltre cento, distribuiti su un’isola lunga venticinque chilometri e larga non più di quattro e che conta 14 mila abitanti. Conosciuta come 'la capitale culinaria dei Caraibi' ha un'enorme varietà di cucine con più di 70 esperienze di degustazione diverse: dall’elegante ed intimo ristorante per gourmet in riva al mare, fino al più comodo bistrot sulla spiaggia o al semplice baracchino con grill all’aperto. La scelta spazia dalla cucina caraibica alla francese, dalla mediterranea alla continentale, dalla creola all’italiana e dall’americana fino alla Indo-Cinese. Data l’ottima qualità del pesce, Anguilla è la più settentrionale delle Isole Sottovento situata nel Mar dei Caraibi vicini a St. Martin con la quale è collegata tramite voli di linea della durata di pochi minuti e con un servizio di piccoli traghetti che partono ogni mezzora e impiegano venti minuti per effettuare la traversata.
Dall’Italia il modo più comodo per raggiungere l’isola è con voli Air France che vola da molte città italiane per Parigi e da Parigi per St.Martin tutti i giorni o con KLM via Amsterdam-ST.Martin 1-2 volte la settimana secondo le stagioni. Si può raggiungere l’isola anche grazie ai voli internazionali per Porto Rico, e Antigua. La caratteristica migliore per il turista italiano è la combinazione della bassa stagione dell’isola con la nostra alta stagione. Il clima, perfetto tutto l’anno, è eccellente anche in estate, periodo durante il quale l’isola si svuota dai turisti americani che, tradizionalmente, affollano i Caraibi durante i mesi invernali e i prezzi si riducono fino a un terzo, rispetto a quelli dei mesi invernali.
Margherita Manara
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A un’ora di auto da Melbourne, vi è Yarra Valley. Prende il nome dal fiume dell’area, il cui significato, in una delle tante lingue aborigene, è “molteplicità di fiumi”. Una vasta area piana, sovrastata da più di cinquanta vinifici, villaggi, mercatini e microbirrifici. Certo, la valle è famosa per i suoi vini, ma c’è dell’altro!
In una gita di un giorno è possibile visitare tutte le attrazioni principali ma, se vi fermate un po’ troppo a degustare il vino, forse è meglio che vi cerchiate un buon autista. La maggiore parte dei luoghi sono chiusi al lunedi e martedi. Uno dei posti migliori è Yerring Station, la quale ospita un mercato biologico, un fine ristorante e rigogliosi vigneti.
Prima di recarsi alle degustazioni, è meglio fermarsi per un morning tea (all’australiana con té, biscotti e torta lemmington) a Kallista, un piccolo villaggio in cui vi sono i Cacatua, gli affascinanti uccelli dalla cresta gialla, i quali volteggiano nella zona, guardando con disinteresse i turisti. Attenzione a non dargli da mangiare: beccano. Se siete fortunati, potreste anche udire in lontananza gli uccelli lira: singolari animali, abili nell’imitazione di qualsiasi suono, naturale o artificiale che sia (il sottoscritto ha provato con la suoneria del telefonino: davvero impressionante).
Se volete gustarvi il panorama della Dandenong Ranges, la modesta catena montuosa alle spalle di Melbourne, il modo migliore per farlo è lasciarsi trasportare dal Puffing Billy. Il primo treno a vapore, costruito in Australia, continua a viaggiare lungo il percorso originale, da Belgrave a Gembrook, attraverso le spettacolari montagne e sovrastando il lago. Questa ferrovia, dell’inizio del secolo scorso, è l’unica sopravvissuta allo sviluppo delle aree rurali ed è gestita anche grazie all’importante contributo dei volontari della valle.
Trascorso il tempo del sorseggiare, perché non terminare la giornata al Healesville Sanctuary? Il santuario in cui potete ammirare tutti gli animali australiani dal classico canguro, koala, emù, fino all’ ekidna (simile a un grosso riccio con lingua). Da non perdere lo spettacolo in cui vi vengono mostrate le abilità di diversi uccelli. Questo centro è uno dei pochi in cui si è riusciti a proteggere gli ornitorinchi e l’uccello orange-bellied, ridotto oramai, a 50 individui. Se siete affascinati dalla natura, ma non siete così corraggiosi da recarvi nell’outback e non siete amanti di zoo e circhi, questo è il posto per voi.
Matteo Preabianca
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