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Trecento anni e non sentirli: il Chianti Classico celebra il 300esimo anniversario dal bando di Cosimo II de’ Medici che per primo ne individuò i confini, ma si dimostra più dinamico che mai. Si conferma il trend in crescita degli ultimi cinque anni, che hanno fatto segnare un +35% nelle vendite a livello globale.
Un risultato raggiunto grazie a un processo di profondo rinnovamento avviato nell’anno più buio della crisi economica e finalizzato a riposizionare il Gallo Nero sui mercati globali, mantenendo il primato della denominazione. Un percorso fatto di scelte coraggiose, a partire dall’introduzione della Gran Selezione, che non hanno tardato a dare frutti, in termini di qualità e competitività.
“Siamo molto soddisfatti dell’andamento del mercato – afferma Sergio Zingarelli, Presidente del Consorzio – un risultato che premia il lungo lavoro di rilancio della denominazione svolto negli ultimi anni e culminato con l’introduzione della Gran Selezione, la nuova tipologia di Chianti Classico sul mercato da due anni. La Gran Selezione è nata dall’esigenza di valorizzare le punte qualitative del Chianti Classico e oggi rappresenta circa il 4% delle vendite dei vini del Gallo Nero. Un grande vino che ha qualificato ulteriormente la nostra denominazione e che ha già riscosso successi di critica e che in breve tempo si è posizionato nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali”.
Cresce e prende vie inaspettate anche l’apprezzamento del pubblico: sono oltre 100 i mercati del mondo che hanno visto arrivare almeno una fornitura di Chianti Classico nell’ultimo anno, dalle Antille Olandesi al Belize, fino a Uganda e Zimbabwe. Per quel che riguarda i suoi mercati tradizionali, gli Stati Uniti si confermano al primo posto, assorbendo circa il 31% delle vendite totali, seguiti dall’Italia al 20%, dalla Germania con il 12%, dal Canada con il 10%, da Regno Unito con il 5%, dai Paesi Scandinavi, Svizzera e Giappone al 4%, da Benelux, Cina e Hong Kong al 3%, e infine dalla Russia con l’1%.
A oltre 90 anni dalla sua costituzione, il Consorzio Vino Chianti Classico, il primo consorzio di produttori vitivinicoli nato in Italia, conta 580 soci. E numeri da “grande impresa”: con un fatturato globale stimabile in più di 700 milioni di euro e un valore della produzione vinicola imbottigliata di circa 400 milioni di euro, il Chianti Classico rappresenta un vero e proprio “distretto produttivo”, oltre che un’eccellenza riconosciuta nel mondo.
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I consumatori riconoscono l’importanza di consumare prodotti ittici catturati con metodi di pesca sostenibili. Lo rivela un sondaggio sul consumo di pesce commissionato da Greenpeace. Ben il 77 per cento degli intervistati italiani ha dichiarato di essere disposto a pagare di più il pesce pur di avere garanzie sulla sua sostenibilità e il 91 per cento è pronto a modificare le proprie abitudini alimentari per ridurre lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche e tutelare il mare.
“Il sondaggio evidenzia che, se correttamente informati e sensibilizzati sull’importanza di acquistare pesce in modo responsabile, i consumatori possono spostare il mercato verso forme più sostenibili di consumo”, dichiara Serena Maso, Campagna Mare di Greenpeace Italia. “Considerato lo stato drammatico in cui versa il Mediterraneo, per invertire la rotta è necessario dare maggior valore a una risorsa preziosa come il pesce, ridurne il consumo e essere più attenti e responsabili quando si va a fare la spesa”.
Il sondaggio, condotto per Greenpeace dall’Istituto Ixè, su un campione di oltre 1.000 intervistati per ciascun Paese oggetto dell’indagine (Italia, Spagna, Grecia), ha avuto come obiettivo l’analisi delle abitudini, il grado di conoscenza e la sensibilità dei consumatori rispetto all’acquisto di pesce, sia in casa che al ristorante. L’analisi rivela che quasi la metà degli intervistati italiani mangia pesce almeno una volta alla settimana e lo acquista prevalentemente nei supermercati.
Molte le contraddizioni nel comportamento dei consumatori di Italia, Spagna e Grecia. Pur ritenendo importante informarsi sulla qualità e la provenienza del pesce, solo il 28 per cento dei consumatori è al corrente dell’esistenza della nuova normativa sull’etichettatura del pesce fresco mentre solo l’11 per cento sa che è obbligatorio indicare in etichetta anche la categoria degli attrezzi da pesca utilizzati: un’informazione fondamentale, che consente ai consumatori di poter scegliere il pesce pescato con attrezzi artigianali e che hanno un basso impatto sull’ambiente. Per questo motivo Greenpeace ha lanciato un nuovo sito per aiutare i consumatori a comprare pesce in modo responsabile: fishfinder.greenpeace.it
Il sondaggio inoltre rivela che nonostante vi sia un’ampia varietà di specie ittiche commerciali, consumiamo solo poche varietà, spesso fortemente in declino a causa di una pesca eccessiva e distruttiva, come tonno, merluzzo, acciughe e pesce spada.
“È evidente che le scelte dei consumatori dei prodotti della Pesca sono influenzate dall’attuale distorsione del mercato, invaso da prodotti ittici provenienti per lo più dalla pesca industriale e non sostenibile. Questo dimostra quanto sia importante informare adeguatamente i consumatori e dar loro tutti gli strumenti per fare scelte responsabili”, continua Maso. “È ora che i rivenditori, dalla grande distribuzione alle piccole pescherie di quartiere, soddisfino le richieste dei consumatori e promuovano, come fanno per tanti altri prodotti alimentari e non, le filiere sostenibili anche per il pesce, valorizzando la pesca artigianale e sensibilizzando i consumatori”
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Il nostro, il Bel Paese, è universalmente riconosciuto come il luogo dei grandi piaceri; da quelli derivanti dalle opere d’arte alle bellezze della natura, dal design alla moda fino alla gastronomia. Non poteva essere quindi che l’Italia la culla di personaggi che hanno fatto del piacere il loro stile di vita, come Giacomo Casanova per esempio, uomo che oltre a essere famoso per le sue imprese di grande amatore ha improntato la sua esistenza alla ricerca del bello e dei confort.
Uno dei luoghi nei quali ha alloggiato nel 1773 (scelta non casuale naturalmente) è stato il Castello di Spessa. Legato a nobili casate e illustri ospiti, il Castello di Spessa, con origini che risalgono al 1200, si trova nel cuore del Collio Goriziano, a Capriva del Friuli, ed è completamente circondato dalle vigne della tenuta, fra cui si snodano le 18 buche del Golf Country Club Castello di Spessa.
E proprio qui, al suo interno, ha aperto un inedito Bistrot composto da due piccole salette affrescate con un nome che è un omaggio all’ospite veneziano affascinato dalle cose belle e intriganti della vita: Il Gusto di Casanova.
Casanova dedicò al suo soggiorno varie pagine della Storia della mia vita, le sue famosissime Memorie, raccontando fra l’altro che era circondato – come ancor oggi - da grandi vigneti, da cui proveniva “un vino eccellente.” Non poteva quindi essere dedicato che a lui questo piccolo e raffinato Bistrot, che completa con una proposta stuzzicante e particolarmente golosa il ventaglio della ristorazione del Resort e si affianca al suo rinomato Ristorante Gourmand La Tavernetta al Castello e alla più informale e country Hosteria del Castello.
Sei tavolini in marmo, solo dodici posti, il Bistrot è un luogo intimo e riservato, dove gustare una straordinaria selezione di prodotti del Friuli Venezia Giulia proposti in un'inedita veste contemporanea, per una pausa gustosa e che non potrà che sorprendere piacevolmente. La frase di Casanova tracciata in corsivo sul muro esterno al locale, sopra le sue bifore, ne sintetizza la filosofia “Dove l’animo s’appaga, il palato si accende”: un invito a concedersi una pausa golosa, ritemprante per il corpo e per lo spirito.
Dall’Adriatico arrivano in tavola le Crudità (dondoli, fasolari e ostriche) e le Tartare di pesce (di Tonno, pomodoro datterino e capperi “Occhio di Pernice”, di Ricciola con timo e pepe rosso, di Gamberi con agrumi e pepe verde); dai monti della Carnia il Prosciutto dolce e il Lardo affumicato di Sauris, abbinati al melone, fichi freschi e mostarda, i formaggi delle malghe (Ricotta affumicata, Formadi Frant, Pecorino, Formaggio di capra…) abbinati a gelatine, confetture mostarde e mieli; dal Carso la trilogia di Salmoni della Val Rosandra e i Formaggi (Ricotta fresca, Caciotta fiorita, Tabor). E ancora, il Torchon di Foie-gras di Jolanda de Colò, la Tartare di Pezzata Rossa Friulana e, per concludere, i Sorbetti delle Gelaterie Artigiane Della Negra alle spezie, liquorosi ed esotici, e il Gelato di Casanova, ovvero crema antica con perle d’olio e sale nero di Cipro.
Una selezione di prelibatezze Made in Friuli che non ha eguali per ampiezza di proposte e livello qualitativo in regione, che cambia di stagione in stagione, a cui si affiancano in degustazione le grandi annate dei vini del Castello di Spessa.
Le prelibatezze del Bistrot si potranno gustare en plein air anche durante gli Aperitivi nel Parco, dal giovedì alla domenica, dalle 18.00 alle 20.00.
Apertura per pranzo e cena. Chiuso il mercoledì.
Info e prenotazioni: Tel. 338 8818711
Castello di Spessa Wine Resort
Via Spessa, 1 - Capriva del Friuli (GO)
Tel/Fax: + 39 0481.808124 – www.castellodispessa.it –
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Con le importazioni dall’estero aumentate del 13 per cento nel 2016, è invasione di miele straniero in Italia, tanto che i barattoli di prodotto cinese, ungherese e rumeno hanno superato quest'anno la produzione nazionale. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Istat relativi ai primi 5 mesi dell’anno diffusa in occasione della presentazione dei risultati produttivi del settore che vedono un crollo del 70 per cento, soprattutto a causa dell’azzeramento del “raccolto” di miele d'acacia in Piemonte e Triveneto e di agrumi in Sicilia. Se nel 2015 gli arrivi di prodotto straniero hanno raggiunto il massimo di sempre - ricorda Coldiretti -, salendo a quota 23,5 milioni di chili, il 2016 vede così aggravarsi il fenomeno, con il 20 per cento del prodotto straniero che arriva peraltro dalla Cina, dove è consentito l’uso del polline Ogm, così come in Romania, paese che si colloca nella classifica dei principali esportatori in Italia, guidata da un’altra nazione dell’Est, l’Ungheria.
Aumenta dunque – denuncia la Coldiretti - il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità e per questo occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.
Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta - continua la Coldiretti - deve riportare l'indicazione "miscela di mieli originari della CE"; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE".
Il problema – rileva Coldiretti – è però che le stesse regole non valgono se il miele viene usato come ingrediente, come accade nei biscotti e negli altri dolci come, ad esempio, il torrone, dove la presenza di prodotto straniero non viene dichiarata in etichetta.
Un danno che va sanato poiché colpisce un settore, quello nazionale, che conta circa 50mila apicoltori, con 1,39 milioni di alveari e un giro d'affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione so all'agricoltura, valutato da 3 a 3,5 miliardi di euro. La produzione media per alveare, nelle aziende apistiche professionali (sono circa 2000 quelle che gestiscono più di 150 alveari) è di circa 33.5 kg/alveare mentre la media nazionale generale si aggira intorno ai 17,5 kg/alveare. Per quanto riguarda le vendite – conclude Coldiretti -, i piccoli apicoltori si indirizzano innanzitutto verso il conferimento in cooperativa (23,6%), i privati consumatori (22,0%) e i grossisti (20,8%), mentre la restante parte viene indirizzata al piccolo dettaglio tradizionale e specializzato che assorbe il 12,7%.
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Settembre e ottobre sul Bodensee sono tradizionalmente i mesi del raccolto e della vendemmia, e un tour nella regione in questa stagione è anche sinonimo di assaggi e degustazioni. Rossa, dorata, dolce o croccante: la mela è il vero frutto protagonista della stagione. Ad Altnau, nel Thurgau, dal 10 al 24 settembre gastronomie, ristoranti e negozi si sbizzarriscono sul tema, offrendo ad ogni cliente un frutto. Il Deutsche Bodensee, sponda tedesca del lago, celebra le sue Settimane della Mela (Apfelwochen in tedesco) dal 24 settembre al 16 ottobre con un programma che comprende tour in bici o in carrozza tra i meleti, degustazioni di liquori alla frutta, assaggi di specialità regionali e – per i più volenterosi – la partecipazione alla raccolta della frutta, mentre più di 40 ristoranti locali propongono durante le Apfelwochen sfiziosi e vari menù tutti improntati alla mela, dall’antipasto al dolce, nella splendida cornice del lago. Per chi ama la cucina a chilometro zero, dal 12 al 16 settembre anche gli chef dell’Untersee – tra la sponda tedesca e quella svizzera del lago - si sbizzarriscono in piatti dedicati al coregone, re fra i pesci del, mentre il Lindauer Bodensee dà forma dal 15 al 29 ottobre a un vero viaggio nei sapori con assaggi, corsi di cucina e barbecue, gourmet-safari e intermezzi musicali alla scoperta delle specialità regionali – tra cui vini, piatti di pesce, zucche e formaggi – con le sue Settimane del Gusto. Anche per gli amanti del vino nel Bodensee – terra di ottimi Pinot Noir e banchi fruttati come il Müller-Thurgau – in autunno si susseguono degustazioni nelle cantine private, tour di tenute e vigneti e assaggi di specialità locali, accompagnate da ottime etichette. Tra le tante, le “domeniche autunnali” nel Blauburgunderland nei mesi di settembre e ottobre, per assaggiare i migliori vini locali accompagnati dai prodotti del raccolto in tante località del cantone, e il “St. Galler Genusstag” nel centro storico della bella San Gallo, dedicato ai migliori prodotti dell’omonimo cantone, sabato 17 settembre. Da visitare, a Meersburg, anche il nuovo VINEUM Bodensee, inaugurato a fine luglio: un museo-gioiello, dedicato alla storia del vino e alla sua importanza per la zona, che offre anche degustazioni, mostre temporanee e attività collaterali, e che custodisce una pressa del 1607 – una delle più grandi e antiche, tutt’ora funzionanti, dell’intera regione (www.vineum-bodensee.de).
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