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La Nairobi Restaurant Week, la manifestazione gastronomica più importante del Kenya, ritorna per la terza volta, dal 28 gennaio al 7 febbraio 2016.
Oltre 60 tra i migliori ristoranti della città, tra cui Dusit, Mediterraneo, Sankara e Talisman, hanno messo a punto menù su misura per l’evento.
Il nuovo Cabinet Secretary del Ministero del Turismo kenyota, Najib Balala, ha così commentato:” La Nairobi Restaurant Week 2016 offre la migliore esperienza culinaria e dà visibilità alla ristorazione del Kenya, che mostra così la sua grande varietà e dinamicità, tutta da vivere nei ristoranti di Nairobi al top. Non c'è momento più adatto per scoprire tutti i sapori del Kenya e provare l’esperienza straordinaria della nostra cucina”. L’edizione 2016 della Nairobi Restaurant Week 2016 ha potuto contare sulla collaborazione della cantina sudafricana Nederburg e sarà caratterizzata da tre menù degustazione al prezzo di $ 15 USD o di $ 24 USD a persona, con offerte speciali su una selezione di vini Nederburg. Diversi ristoranti offriranno anche a pranzo menù di due portate al prezzo speciale di $ 10 USD $ 18 USD a persona.
Michelle Slater, Direttore Generale di EatOut Kenya, evidenzia " Nairobi è una delle città più cosmopolite dell’Africa e questo è visibile anche dalla nostra offerta culinaria, sempre più variegata. La Nairobi Restaurant Week vuole pertanto celebrare il meglio della gastronomia della nostra città. Inoltre, il successo delle due precedenti edizioni ci ha motivati a programmare quest’anno una NRW ancora migliore è sempre più importante”.
Con la volontà di promuovere “un bere responsabile”, la Nairobi Restaurant Week e Nederburg hanno ancora una volta collaborato con Uber, che offrirà corse gratuiti ai nuovi utenti per tutta la durata della manifestazione.
Altri sponsor sono Amarula, CFC Stanbic Banca, San Pellegrino, SHK Consulting, The Star, Moyo Vacanze, UP, Wrigley e Yummy Magazine.
Make it Kenya - MakeitKenya.com
Make it Kenya è la nuova campagna internazionale sviluppata dal Ministero degli Affari dell’Africa Orientale, Commercio e Turismo (MEAACT), volta a promuovere e potenziare il posizionamento del Kenya come leader globale nel turismo, commercio e investimenti. Sul portale makeitkenya.com si possono trovare differenti e interessanti contenuti digital, che testimoniano della grande potenzialità turistica offerta del Kenya. Il Kenya è una destinazione di viaggio per tutto l'anno e offre un'esperienza di safari unica, grazie anche e alla migrazione annuale degli gnu, evento unico e straordinario.
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La qualità e l'autenticità del GORGONZOLA, inserito nella lista dei prodotti D.O.P. dal 1996, sono assicurate da una severa legislazione che definisce la zona geografica per la raccolta del latte e la stagionatura, oltre agli standard di produzione.
Forse non tutti sanno che solo il latte degli allevamenti bovini delle provincie di Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Monza, Pavia e Varese, Verbano-Cusio-Ossola e il territorio di Casale Monferrato può essere utilizzato per produrre il gorgonzola conferendogli la denominazione d’origine protetta.
Ogni forma di gorgonzola deve essere marchiata all'origine e riportare sempre l'indicazione del caseificio in cui è stata prodotta. Perché possa essere venduto come tale, il gorgonzola D.O.P. deve essere avvolto in fogli di alluminio recanti la del Consorzio senza la quale il formaggio semplicemente non è gorgonzola!Il Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola è stato creato nel 1970 ed ha sede a Novara. E’ un ente senza fini di lucro che raggruppa 38 caseifici che rappresentano il 100% della produzione globale. Il Consorzio, che dipende direttamente dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha il preciso scopo di vigilare sulla produzione e sul commercio del gorgonzola DOP e sull'utilizzo della sua denominazione al fine di tutelare produttori e consumatori. Il Consorzio promuove tutte le iniziative tese a salvaguardare la tipicità e le caratteristiche del gorgonzola preservandole da ogni abuso, concorrenza sleale, contraffazione, uso improprio della DOP e comportamenti illeciti. Inoltre, in collaborazione con le Università, gli Istituti di ricerca e gli Istituti Tecnici Lattiero-Caseari, il Consorzio promuove ricerche tecnico-scientifiche.
Il formaggio gorgonzola prende il nome dall’omonima cittadina alle porte di Milano. La sua data di nascita non è certa, come accade per molti alimenti tradizionali, ma si fa risalire al Medioevo, intorno all’anno 879, più di undici secoli fa.
Inizialmente si chiamava “stracchino di gorgonzola” con riferimento alle vacche "stracche", ovvero stanche dopo la transumanza dalle zone alpine della Valsassina alla zona pianeggiante di Gorgonzola. Quest’area, grazie alle particolari condizioni climatiche e all’efficiente sistema di irrigazione, presentava pascoli stabili e foraggi di ottima qualità che favorivano la produzione di molto latte, ingrediente primario e indispensabile per produrre formaggio.
La produzione del gorgonzola comincia ad estendersi di pari passo con la canalizzazione delle risorse idriche e la costruzione dei navigli, completati intorno al 1500, nelle aree del Milanese, del Lodigiano e del Pavese. In questo modo il formaggio poteva essere velocemente trasportato a Milano, insieme agli altri prodotti alimentari, dove il commercio era più fiorente soprattutto in occasione delle fiere. Un’ulteriore condizione geografica favorevole del territorio era rappresentata dalle grotte naturali della Valsassina perfette per la maturazione del gorgonzola anche nei mesi estivi durante i quali solitamente la lavorazione si interrompeva.
Col tempo nel nome rimane solo la parola “gorgonzola” e l’area di produzione si estende alla zona a cavallo tra Lombardia e Piemonte che comprende le provincie di Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Verbano-Cusio-Ossola e il territorio di Casale Monferrato per il Piemonte; Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Monza, Pavia e Varese per la Lombardia. Solo il latte appena munto degli allevamenti di queste province può oggi essere utilizzato per produrre il gorgonzola conferendogli la Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.).
Vera svolta nella produzione del gorgonzola e dei formaggi in generale si ha nel 1860 con le prime strutture di stagionatura. Per volere dell’allora Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio vengono messi a punto, infatti, interventi per migliorare le competenze tecniche degli operatori e, di conseguenza, il livello tecnico-produttivo. Nel caso del gorgonzola questo significa essenzialmente la stagionatura nelle celle frigorifere.
Oggi come allora il latte di altissima qualità insieme alla sana produzione dei foraggi, all'elevato standard igienico delle stalle nei territori consortili e all’accurato procedimento tuttora manuale sono la premessa per la realizzazione di un prodotto dell’eccellenza italiana, espressione di una tradizione antichissima fatta di sapori sinceri e genuini. Ecco perché si dice che l’unico segreto del gorgonzola è quello di non avere segreti! Anche nella grande industria nazionale il procedimento di produzione del gorgonzola prevede ancora un forte intervento manuale. Il formaggio si ottiene utilizzando esclusivamente latte vaccino intero pastorizzato cui si aggiungono fermenti lattici, caglio e spore di penicilli. A coagulazione avvenuta la cagliata viene sistemata nei fassiroli, o fascere, in quantità di circa 15 kg per ogni forma e viene lasciata riposare per permettere la perdita di siero. Successivamente le forme vengono girate e marchiate su entrambe le facce con il numero identificativo del caseificio di produzione. Quindi vengono spostate in celle, dette "purgatorio", con una temperatura di 18/24°C, dove le forme vengono salate manualmente. Dopo 3 settimane circa di stagionatura, in celle frigorifere a 2/7° C, con umidità del 85/99%, ha luogo la foratura con grossi aghi metallici che permette all'aria di entrare nella pasta, sviluppare le colture già innestate nella cagliata e dare così vita alle inconfondibili venature blu/verdi del gorgonzola. A stagionatura ultimata, dopo circa 2 mesi, le forme vengono tagliate e ciascuna parte viene avvolta in alluminio riportante l’inconfondibile in rilievo del Consorzio, unica garanzia di qualità dove C sta ad indicare il Consorzio e G si riferisce al formaggio gorgonzola. Senza il numero del caseificio d’origine, i marchi del Consorzio e l'alluminio in rilievo, infatti, il formaggio non è gorgonzola.
Il gorgonzola è un formaggio molle a pasta cruda che appartiene alla famiglia degli “erborinati” (da “erborin”, che in dialetto milanese vuol dire prezzemolo) ovvero di quei formaggi che presentano le tipiche striature verdi date, non dall’utilizzo del prezzemolo, bensì dalla formazione di muffe. Altri “erborinati” famosi sono il Castelmagno della provincia di Cuneo, il Blu del Moncenisio, lo Stilton inglese e il Roquefort francese. Occorre circa un quintale di latte per ottenere una forma del peso di circa 12 kg.
Il gorgonzola del tipo piccante, si differenzia, oltre che per il gusto forte e deciso più simile al "roquefort" francese o allo "stilton" inglese, per le venature blu/verdi più accentuate e per la pasta più consistente e friabile. Il gorgonzola piccante prevede un periodo di stagionatura più lungo e durante la lavorazione vengono innestate colture di penicilli differenti. Questo tipo di gorgonzola, detto anche "gorgonzola del nonno" o "antico" perché consumato maggiormente in passato, rappresenta oggi circa il 9% della produzione nazionale.
Durante la seconda guerra mondiale Winston Churchill fece segnare la cittadina di Gorgonzola con un cerchietto rosso sulle carte per evitare che venisse bombardata in quanto produttrice del formaggio di cui era ghiotto.
Negli anni ’40 i quotidiani dell’epoca riportavano che l’italianissimo gorgonzola era il formaggio più consumato nel ristorante della Camera dei Comuni di Londra.
Il gorgonzola ha anche un Santo protettore, San Lucio, il cui culto cominciò nell’800 quando i formaggiai offrivano al santo una lira in cambio della sua benevolenza. Al santo fu anche dedicato un grande quadro nella Chiesa di San Bernardino alle Ossa a Milano, proprio vicino al grande mercato del Verziere dove il formaggio era tra i generi più contrattati e, tra questi, il gorgonzola era il Re. Con lo spostamento del mercato il culto scemò restando comunque attivo fino ad oltre il 1960.
Le più celebri leggende sulla nascita del gorgonzola sono due e la fanno risalire una alla sbadataggine, l’altra all’amore. Nel primo caso si racconta che un mandriano si concesse una sosta in quel di Gorgonzola e, avendo dimenticato l'attrezzatura per lavorare il latte destinato a diventare crescenza o quartirolo, lasciò la cagliata in un recipiente riservandosi di unirla a quella del giorno dopo per poi lavorare il tutto con gli attrezzi recuperati. Tuttavia l’unione delle due “paste” di consistenza diversa provocò il passaggio dell’aria negli interstizi e di conseguenza la diffusione delle muffe. Nacque così il gorgonzola. Stesso copione nella storia più romantica in cui il protagonista non è un mandriano, bensì un giovane casaro sbadato per amore!
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Un vero manuale che parli di passione, amore e cucina! A scriverlo ci ha pensato Silvia Baracchi, una Stella Michelin e chef del Relais & Ristorante Il Falconiere, nella bella campagna toscana di Cortona, in provincia di Arezzo. Il desiderio di unire tutti gli ingredienti che rendono unica la tavola attraverso un percorso fatto di sapore, profumo e colore… rigorosamente il rosso, simbolo dell’Amore. Rosso di gusto. Passioni in cucina è il libro perfetto per chi non può fare a meno di vivere momenti unici nella vita valorizzati da un’ottima cucina.
Un’intrigante avventura culinaria che intreccia la creatività e la maestria di una grande chef come Silvia Baracchi agli aspetti più coinvolgenti, sensuali e anche un poco “proibiti” della vita. Il rosso dipinge la passione e colora piatti e ricette da presentare sulla tavola per occasioni importanti… appuntamenti a lume di candela, incontri piccanti, anniversari e, perché no, anche tradimenti e liti che finiscono con la pace tra innamorati. Ed ecco che gli ingredienti di tutti i giorni si trasformano in veri e propri elisir d’amore: pomodorini, rape rosse, peperoncini, fragole, frutti di bosco… il tutto innaffiato da importanti vini rossi.
Rosso di gusto. Passioni in cucina, oltre a una parte introduttiva che racconta le attività enogastronomiche di Silvia Baracchi (Il Falconiere, Baracchi Winery, La Locanda del Molino e Bottega Baracchi), è diviso in 6 capitoli. Ogni capitolo tratta di un argomento amoroso corredato da un menù specifico. Il I capitolo è dedicato a L’incontro, Sguardi piccanti. Si prosegue con La conquista, Sorpresa in rosso; il III capitolo è riservato a L’anniversario, Rosso di sera… seguito da Perdersi e… ritrovarsi, Guerra e Pace. Il V capitolo è tutto incentrato su La tentazione,
Tradire con amore; in chiusura, al VI capitolo La passione, Gita d’Amore.
“Perché il cibo è sensualità, benessere e voglia di condividere; anche il piatto più semplice può fare accendere un’emozione”. Parola di Silvia Baracchi.
Titolo: Rosso di gusto. Passioni in cucina
Autore: Silvia Bracchi
Fotografie: Laura Adani
Anno di pubblicazione: febbraio 2016
Pagine: 128
Prezzo di copertina: 25,00 euro
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Il sole, le piste da sci, i paesaggi innevati.
Ci sono molti motivi per apprezzare la Val d’Ega (BZ) e tra questi non si può dimenticare la tradizione gastronomica: una storia fatta di passione, di amore per la terra e per i prodotti tipici, di eventi gastronomici dedicati alle specialità locali ma anche ad insoliti protagonisti (come il pesce!), per dilettare perfino i palati più esigenti.
Per i buongustai amanti della carne, dal 16 al 31 gennaio l’appuntamento è con le settimane culinarie “Beef & Snow”, che abbinano al divertimento sulle piste il gusto delle specialità a base di manzo.
Le baite dei comprensori sciistici di Obereggen e Carezza e i ristoranti della Val d’Ega offriranno specialità altoatesine preparate con carne di alta qualità, proveniente direttamente dai pascoli locali.
Sabato 16 gennaio sarà la malga Zischg, nell’area sciistica Obereggen, ad ospitare una degustazione di salsicce tipiche; carne, neve e musica dal vivo saranno protagoniste domenica 17 gennaio alla “Suppenbar”/Rechenmachers Rosengarten a Nova Levante nell’area sciistica Carezza, mentre al “Platzl” di Obereggen si svolgerà il “Cestino dal maso”, con presentazione e vendita al pubblico dei prodotti freschi degli agricoltori locali.
Giovedì 21 gennaio, da non perdere, la visita guidata al maso Stadlalm, a Carezza, mentre domenica 24 gennaio alla malga Mayrl, nell’area sciistica Obereggen, ci sarà la Grigliata “Beef & Snow”; contemporaneamente il “Cestino del Maso” sarà alla stazione a valle Paolina, nella Ski Area Carezza.
Domenica 31 gennaio, appuntamento con la grande festa di chiusura “Beef & Snow” alla baita Kronlechner, vicino alla pista Tschein nella Ski Area Carezza. Per l’occasione sarà arrostito un intero manzo della Val d’Ega; il programma prevede l’intrattenimento musicale di “Oachale vom Toule", gli aperitivi di Kurt Fischnaller del “Paul’s Pub e la possibilità di assaggiare i prodotti alla canapa di “Eco Passion”.
Chi è convinto che si possa mangiare il pesce solo al mare dovrà ricredersi: anche in Val d’Ega il pesce, freschissimo e di prima scelta, sa farsi apprezzare. Quando? Dal 12 al 19 marzo, durante la Settimana del Pesce. Dove? Al Platzl Mountain Lounge di Obereggen, a pochi passi dalle piste, dove rifugiarsi – a pranzo e a cena – per gustare tutto il sapore di branzini, orate, crostacei, molluschi, preparati ogni giorno con passione e creatività dallo chef e dal suo staff.
Dopo una bella sciata, quando la fame si fa sentire, non c’è niente di meglio che prendersi una pausa e ritrovarsi sulla terrazza del Platzl per rigenerarsi con un prelibato pranzo a base di pesce e grazie al tepore dei primi raggi primaverili. In fondo, mancano ancora molti mesi all’estate e il mare può attendere.
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Si avvicinano le feste e in molti si preparano, oltre che a frequentare il ristorante di fiducia o a scoprire nuove cucine, a mettersi ai fornelli per condividere con la famiglia o gli amici le ricette più accattivanti. Che la birra fosse l’elemento usato in molte ricette per dare quel tocco particolare, quella nota di gusto speciale o carattere al piatto non è ormai un segreto.
Pilsner Urquell, la prima chiara al mondo, sempre felice di abbinarsi dell'enogastronomia di qualità, lavora da tempo sulle ricette gourmet con la birra, anche grazie alla partnership con i Jeunes Restaurateurs d'Europe che la utilizzano provando nuove tecniche e nuovi accostamenti per creare ricette davvero interessanti.
Ad alcuni di loro Pilsner Urquell ha chiesto il permesso di “sbirciare” nei ricettari, spesso gelosamente custoditi, per lasciare che tutti possano provare a replicare quel determinato piatto. A svelare le carte in quel di Milano c’è Tommaso Arrigoni, del ristorante Innocenti Evasioni, che ha proposto un Riso Carnaroli mantecato con cavolfiori, provola affumicata e riduzione di birra. Arrigoni, nella ricetta, spiega di versare la birra in una pentola dai bordi alti, di lasciarla ridurre di circa ¾ fino ad ottenere un liquido concentrato e utilizzare questa riduzione sul risotto in fase di impiattamento.
Spostandoci verso Est è Renato Rizzardi de La Locanda di Piero a Montecchio Precalcino, nel vicentino, a raccontarci i segreti nella preparazione del Capocollo di maiale al cubo gratinato alla senape con salsa alla birra e radicchio di Treviso. Una ricetta dalle lunghe cotture che prevede l’utilizzo della birra per sfumare le ossa di maiale appena messe sul fuoco a rosolare con le verdure.
Aurora Mazzucchelli del Ristorante Marconi di Sasso Marconi (BO) sceglie invece Pilsner Urquell per sbollentare per qualche minuto le sue Animelle alla birra, noce moscata e cardi, una ricetta che sapientemente richiede lunghi tempi di riposo delle principali materie prime.
Dalla Campania, e precisamente da Telese Terme, in provincia di Benevento, lo chef Giuseppe Iannotti del Krèsios suggerisce di cimentarsi in una Pasta, Patate, Provola: la Pilsner Urquell in questo caso va aggiunta fin dall’inizio alle patate appena messe in pentola con la passata di pomodoro e con un soffritto di lardo, concentrato di pomodoro, cipolla, sedano e peperoncino.
Quattro ricette, quattro idee, quattro spunti per imparare dai grandi chef a elaborare piatti che lasciano il segno. E se, invece, preferite la mano del cuoco potete abbinare Pilsner Urquell ad ognuna di queste portate, godendovi la cena in una di rinomate tavole della grande famiglia dei JRE!
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