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Quando la formula è composta da talento, passione e determinazione il risultato deve arrivare. E’ quello che sta dimostrando Ricardo Traver Bonillo, chef e titolare del ristorante PaellaMi.
Valenciano doc, arriva a Milano alcuni anni fa e, fiero delle sue origini e della tradizione culinaria della sua terra, mette la sua esperienza in cucina al servizio della città sotto forma di chef a domicilio, preparando i piatti tipici di uno degli angoli più caratteristici di Spagna a casa dei suoi sempre più numerosi clienti.
La scorsa primavera decide di aprire un piccolo ristorante che mantenga il filo conduttore iberico ed ecco PaellaMi.
Non c’è da confondersi nel suo locale, le cose che “bollono in pentola” sono tipicamente valenciane; nessuna influenza a rendere ibrido il cibo, pochi piatti autoctoni e preparati con cura maniacale. Cinque tipi di paella di cui una, la fideuà, a base di pasta del formato da cui prende il nome. E poi tapas, sangria bianca o rossa e una leccornia alla quale non si resiste: la crema catalana.
Tra le mura di Ricardo non si fa il giro del mondo ma si assapora uno spaccato di grande gastronomia ben definita che non può lasciare indifferenti; 40 coperti che soprattutto nelle serate del fine settimana vanno letteralmente a ruba.
Cucina a vista (per carpire i segreti dello chef), un ambiente conviviale e informale, una piccola brigata affiatata e professionale che si occupa di tutto tranne che delle paelle, perché a quelle Ricardo non permette a nessuno di mettere mano!
Gli ospiti possono decidere di consumare le specialità nel locale o portare tutto a casa in contenitori studiati per mantenere il calore fino a destinazione. Restando però si ha l’opportunità di chiacchierare con Ricardo, sempre pronto a raccontare le tradizioni, gli usi e i costumi della comunità valenciana. Non solo cibo quindi, ma la possibilità di attraversare quel ponte ideale che lo chef ha creato tra Italia e Spagna.
Il locale è aperto dal martedì al venerdì dalle 12 alle 15 e dalle 19 alle 23; sabato e domenica dalle 19 alle 24.
(foto di Laura La Monaca)
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Sugli appalti delle mense scolastiche che fatturano 1,3 miliardi all’anno si allunga l’ombra delle agromafie che mettono a rischio la salute a l’alimentazione di 2 milioni di bambini tra i 3 ed i 10 anni che quotidianamente mangiano a scuola. E’ quanto è emerso nell’incontro “Corruzione e Agromafie” promosso dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e da Gian Carlo Caselli Presidente del Comitato scientifico della Fondazione “Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare” con la partecipazione tra gli altri di Raffaele Cantone, Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, Giovanni Legnini, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura e Maurizio Martina, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.
Un pericolo di grande attualità come dimostra l’apertura quest’autunno della grande inchiesta sulla fornitura di pasti in scuole elementari e materne delle provincia di Napoli, Avellino e Salerno con 17 misure cautelari nei confronti di imprenditori e amministratori pubblici per attività di dossieraggio per sbaragliare la concorrenza, e cibo di qualità scadente, talvolta avariato, dato in pasto agli scolari. Si tratta in realtà solo dell’ultimo della lunga serie di episodi che riguarda l’insieme degli appalti pubblici per la ristorazione, dalle scuole agli ospedali fino agli immigrati come hanno dimostrato le recenti cronache di Mafia Capitale con tangenti e corruzione.
Da tutelare nelle scuole ci sono circa il 45 per cento dei bambini negli asili e nelle elementari con una tendenza all’aumento per i cambiamenti imposti dai nuovi stili di vita che favorisce un interesse crescente della malavita. “Si tratta di un crimine particolarmente odioso poiché ai danni provocati al sistema economico ed all’occupazione si aggiungono i pericoli per la salute in una fase delicata della crescita” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Forse non a caso un italiano su cinque (20 per cento) peraltro ha una valutazione negativa dei pasti serviti nelle mense scolastiche di figli o nipoti mentre il 42 per cento la ritiene appena sufficiente, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.
Una netta maggioranza dell’83 per cento ritiene che le mense dovrebbero offrire i cibi più sani per educare le nuove generazioni dal punto di vista alimentare mentre solo il 13 per cento ritiene che dovrebbero essere serviti i piatti che piacciono di più. In ogni caso il 52 per cento degli italiani considera il costo delle mense scolastiche adeguato mentre per il 25 per cento è eccessivo.
“Per assicurare il miglior rapporto prezzo/qualità ma anche per educare le nuove generazioni la Coldiretti sollecita a privilegiare nelle mense scolastiche i cibi locali a km 0 che valorizzano le realtà produttive locali e riducono i troppi passaggi intermedi dietro i quali più elevato è il rischio di frodi e sofisticazioni” ha continuato Moncalvo.
www.ilpuntocoldiretti.it
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L’Italia è un Paese dove l’arte culinaria è in costante evoluzione, godiamo di un talento gastronomico che ci ha resi famosi nel mondo. Ma forse per eccesso di varietà spesso perdiamo per strada ricette della tradizione, cibi che hanno segnato la storia dei nostri nonni e che non meritano di essere abbandonate nel cassetto dei ricordi.
Pizzighettone ha riaperto quel cassetto 23 anni fa, riportando in pentola un piatto tipico della zona e trasformandolo in una festa che, edizione dopo edizione, ha avuto sempre più successo e richiamato nuovi, numerosissimi estimatori: i fasulin de l’òc cun le cudeghe (fagiolini dall’occhio con le cotenne, per chi non “mastica” il dialetto).
Dal 1993 nella cittadina murata della provincia cremonese infatti, questa pietanza povera guadagna le luci della ribalta in un contesto storico che già di per sé vale il viaggio.
La golosa manifestazione ha la particolarità e l’unicità di essere ambientata all’interno delle 18 Casematte delle mura che circondano interamente il centro storico di Pizzighettone a cavallo del fiume Adda, tutte collegate tra loro e riscaldate da grandi camini dell’epoca perfettamente funzionanti. I suggestivi ambienti vengono trasformati in osterie del passato dove degustare il piatto principe e altre prelibatezze locali su grandi tavoli in legno; l’atmosfera conviviale e la condivisione delle panche fa il resto.
Il tuffo nel passato partecipando alla manifestazione è anche l’occasione per riscoprire e rivivere una tradizione tipicamente lombarda, quella dell’uccisione del maiale che, dai primi del Novecento, avviene tra ottobre e novembre per poter preparare gli insaccati destinati alle tavole delle feste natalizie. E siccome si sa, del maiale non si butta via niente, con la cotenna si prepara questo piatto legato alla giornata di commemorazione dei defunti.
Oggi a Pizzighettone la tradizione passa attraverso le sapienti mani di cuoche che hanno ereditato la ricetta originale dei fagioli con le cotenne dalle loro mamme e nonne, da un piccolo esercito di volontari che lo servono nelle tipiche ciotole di coccio e del Gruppo Volontari Mura che con in ricavato, anno dopo anno, sta riportando la cerchia muraria della città agli antichi splendori.
Le date della manifestazione: 31 ottobre – 1 novembre e 7 – 8 novembre dalle ore 11.00 alle 23.00.
Molti gli eventi collaterali collegati: dalla mostra mercato enogastronomica per un viaggio tra le eccellenze e le produzioni locali, all’appuntamento con le birre provenienti da micro birrifici e birrifici artigianali del nord e centro Italia. Visite guidate alle mura di Pizzighettone, apertura straordinaria del Museo Civico e crociere sull’Adda a bordo della motonave Mattei.
Paola Drera
www.fasulin.com
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Nel 2015 la Francia lascerà all'Italia il posto di primo produttore di vino al mondo. Secondo la stima della Commissione Ue, il nostro Paese nella campagna 2015/2016 produrrà 48,869 milioni di ettolitri di vino, segnando un aumento del 13% rispetto all'annata 2014-2015. Al secondo posto, dunque, la Francia con 46,450 milioni di ettolitri (-1%), mentre al terzo posto si piazza la Spagna con 36,6 milioni di ettolitri (-5%).
Il terzetto di testa stacca di gran lunga tutti gli altri, con Germania (8,788 milioni) e Portogallo (6,703 milioni) rispettivamente al quarto e quinto posto, su un totale di produzione a livello Ue di 163,800 milioni di ettolitri.
Di anno in anno Italia e Francia si avvicendano regolarmente sull'ambito podio. Nell'eterno derby tra le due fraterne rivali, a fare la differenza, ogni stagione, sono soprattutto le condizioni meteo. Lo scorso anno, ad esempio, il clima particolarmente sfavorevole fece crollare i rendimenti italiani, mentre la patria del Bordeaux se ne uscì benone, riconquistando lo scettro.
Quest'anno, si verifica esattamente il contrario, con i produttori francesi che hanno dovuto fare i contro con una stagione meteo particolarmente secca. "Anche se la Francia - osserva orgoglioso Le Monde - resta, e di gran lunga, il numero uno mondiale in termini di valorizzazione dei propri prodotti vinicoli".
"L'Italia si conferma la patria del vino, tornando ad essere leader anche nella produzione - ha commentato il ministro Martina. - Abbiamo una ricchezza straordinaria, con oltre 500 vitigni coltivati, e vogliamo valorizzare ancora di più il grande lavoro fatto dalle nostre aziende in questi anni".
A livello territoriale - secondo i dati Uiv-Ismea - si è assistito ad incrementi generalizzati in quasi tutte le regioni italiane. Fanno eccezione Lombardia (-3%) e Toscana (0%), regioni che anche lo scorso anno sono risultate in controtendenza rispetto al resto del Paese. Fuori dal coro anche la Calabria (-10%). La leadership spetta, come nel 2014, al Veneto, con circa 9.317.000 ettolitri (+13%), mentre seconda è l'Emilia Romagna con 7.618.000 ettolitri (+9%) e terza la Puglia con 6.480.000 ettolitri (+19%).
Ci sono anche dati incoraggianti sul piano dell'export. Le stime di Bruxelles rivelano infatti che nei primi sei mesi del 2015 l'Italia è stato il Paese leader nelle esportazioni in termini di eccellenze Doc e Doccg, rispettivamente con 3,780 milioni di ettolitri e 3,305 milioni di ettolitri piazzati fra mercato Ue ed extra Ue. Al secondo posto c'è naturalmente l'immancabile Francia con 3,095 milioni di ettolitri di Doc e 1,962 di Doccg, poi la Spagna con 2,411 milioni di ettolitri di Doc e 1,070 milioni di ettolitri di Doccg.
Quando si guarda però al valore di tutti i vini esportati, all'interno e all'esterno dell'Ue, i cugini d'oltralpe rimangono imbattuti, totalizzando nello stesso periodo 3,642 miliardi di euro, contro i 2,542 miliardi incassati dall'Italia e 1,233 miliardi dalla Spagna. Se poi si fa una valutazione quantitativa, è la Spagna il Paese leader dell'export, con oltre 12 milioni di ettolitri piazzati fra mercato Ue ed extra Ue. All'Italia tocca il secondo posto con oltre 9,7 milioni e la Francia il terzo con 6,7 milioni.
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Il 2016 sarà l’anno delle “Spighe Verdi”. E’ quanto è emerso l’1 ottobre nella presentazione dei primi risultati del programma per lo sviluppo sostenibile dell’ambiente rurale che ha avuto luogo nella prestigiosa Casa degli Atellani -Vigna di Leonardo, a Milano.
Il progetto, nato dalla collaborazione di FEE Italia e Confagricoltura, ha l’obiettivo di adattare i principi e la metodologia della ben nota certificazione “Bandiera Blu” alla realtà dei comuni rurali della nostra penisola.
“L’attività agricola - ha affermato Luigi Mastrobuono, direttore generale di Confagricoltura - è parte fondamentale del processo di sostenibilità dei territori e il ruolo di Confagricoltura è quello di evidenziare e diffondere tutte quelle buone pratiche di sostenibilità ed innovazione che le aziende già attuano o sperimentano. Ecco perché l’esperienza di FEE nella gestione del programma internazionale “Bandiera Blu” si integrerà con i principi del progetto EcoCloud di Confagricoltura, esempio di come le aziende agricole possano attuare pratiche sostenibili che coinvolgano e migliorino tutta l’azienda nei suoi aspetti ambientali, economici e sociali.”
“Sono numerosi i benefici che hanno avuto in questi anni le amministrazioni locali che hanno aderito a “Bandiera Blu” - ha sottolineato Claudio Mazza presidente di FEE Italia – in quanto il progetto ha sollecitato e facilitato la loro programmazione ambientale delle politiche del territorio. Ora con “Spighe Verdi” vogliamo coinvolgere le amministrazioni locali dei comuni rurali per promuovere un miglioramento continuo della gestione ambientale al fine di favorire la conservazione del paesaggio, il corretto uso del suolo, la valorizzazione dei centri storici e degli aspetti culturali dei luoghi, per finire con lo sviluppo turistico e l’educazione ambientale”.
Su questi aspetti sono intervenuti i sindaci di Agropoli (Sa) e di Castagneto Carducci (Li), portando la loro esperienza su “Bandiera Blu”, ed i sindaci di Montefalco (Pg) e di Tassarolo (Al) che hanno manifestato il loro interesse a sviluppare il nuovo percorso con il progetto “Spighe Verdi”.
Gli interventi di Maurizio Mangialardi presidente di ANCI Marche e Lorella Chimenti, coordinatrice del GAL Pollino Sviluppo, hanno sottolineato come il progetto “Spighe Verdi” possa favorire lo sviluppo sostenibile delle aree interne del Paese.
“Con l’iniziativa “Spighe Verdi” - ha concluso il presidente di Confagricoltura Mario Guidi - i comuni potranno sviluppare politiche territoriali in armonia con chi da sempre presidia il territorio, le aziende agricole, con positive ricadute anche sul turismo, sulla valorizzazione e sulla commercializzazione dei prodotti agricoli e dell’artigianato. La lunga esperienza internazionale di FEE nella gestione di programmi di educazione ambientale, la presenza capillare di Confagricoltura in tutto il Paese, anche attraverso la rete EcoCloud dedicata alla sostenibilità, ed il coinvolgimento delle amministrazioni interessate sono le basi per lo sviluppo del progetto, che già a partire dal 2016 rilascerà le prime certificazioni”.
www.confagricoltura.it
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