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Sono in molti a visitare la Lapponia e ad assaggiare per la prima volta la carne di renna. I Sami cucinano la renna in tanti modi, tra cui il famoso piatto slow food Suovas - renna salata e affumicata direttamente nella 'kåta', la capanna tradizionale. Ma ci sono tante altre delizie da provare e diversi ristoranti di alto livello gastronomico dove vivere le migliori esperienze gastronomiche. Varietà e qualità, tradizione e innovazione caratterizzano il ristorante Nygatan 57 a Skellefteå che propone diversi piatti tipici della zona. Järnspisen Piteå a Piteå propone piatti di alta qualità a base di prodotti locali biologici e a chilometro zero. Poco a sud di Skellefteå, a Burträsk, si trova la zona di produzione dell’ottimo formaggio di Västerbotten, il parmigiano svedese. Possibilità di acquisti e degustazioni allo spaccio, Västerbottenosts besökscenter, e piccolo ristorante dove il formaggio Västerbotten è l’ingrediente base di ogni piatto.
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Un safari gourmet in Alto Adige: ogni angolo della regione, nasconde l’indirizzo giusto per comprare direttamente al maso produttore qualche tipica leccornia da portarsi a casa (insieme al ricordo delle atmosfere autunnali alto atesine).
La Bibbia dei sapori innanzitutto è il catalogo gratuito 'Sapori del maso' distribuito nei masi Gallo Rosso o spedito gratuitamente al proprio domicilio. La guida indica 52 indirizzi golosi, garantiti dal sigillo Gallo Rosso, di agriturismi altoatesini che dispongono di uno spazio vendita al pubblico dei loro prodotti freschi e genuini, provenienti direttamente ed esclusivamente dal proprio maso. Attualmente sono 10 i prodotti al marchio Gallo Rosso: succhi, sciroppi - confetture di frutta, frutta essiccata, distillati, aceti, uova di allevamento all’aperto, erbe aromatiche, pane, formaggi e latticini. Tutti vengono sottoposti a severi controlli che garantiscono e certificano la loro provenienza direttamente dal maso; l’alta qualità dei singoli prodotti, viene assicurata da una commissione di esperti che esamina la produzione con degustazioni cieche e severi controlli.
Uno shopping garantito e 'firmato' Gallo Rosso. La guida è pratica: sulla cartina dell’Alto Adige sono segnate le 52 soste golose e relativi prodotti.
Un itinerario autunnale potrebbe partire intorno a Bolzano e procedere verso Bressanone per poi arrivare a Brunico: registi del percorso sono i frutteti, che offrono squisite marmellate di frutta (maso Unichhof ad Aldino - che prepara anche ottimo pane fatto in casa e maso Partschillerhof a Fiè allo Sciliar). Qui la frutta viene raccolta direttamente davanti al maso, aspettando che sia perfettamente matura e ricca dei sapori dell’estate alpina. Fragole, lamponi, ribes e altri frutti vengono trasformati in squisite marmellate. Sempre nei pressi di Bolzano, ottima frutta essicata è il regno delle mele del maso Neufeldhof, che produce mele con cannella, zenzero, menta, vaniglia, cioccolato e anche prugne, pere e cachi essicati). Frutta allo stato liquido è invece la specialità del maso Obergostnerhof di Chiusa: i frutteti a 750 metri d’altezza favoriscono la crescita di frutti succosi; i succhi di frutta sono una vera delizia! Vicino a Brunico, al maso Gallo Rosso Bergila di Falzes entrano in scena i profumi e i colori di erbe aromatiche e fiori alpini. C’è anche un orto didattico dove si possono 'annusare' le erbe.
A Brunico è d’obbligo un pit stop al negozio 'Pur Südtirol' dove si trovano tantissimi prodotti Gallo Rosso: qui è possibile trovare centinaia di differenti specialità provenienti da ogni parte dell’Alto Adige. Per pernottare e rimanere sempre nel mood Gallo Rosso, si può dormire nei confortevoli appartamenti del maso Mudlerhof in Valle di Casies, maso didattico certificato, che propone corsi di cucina per imparare a cucinare i piatti tipici altoatesini, cure kneipp, si prepara il pane insieme alla contadina Agatha, sono previste anche 'giornate del burro', escursioni alla propria malga e, highlight, ogni appartamento ha una propria gallina che quasi ogni mattina fa trovare l’uovo fresco agli ospiti.
Un altro maso che organizza corsi di cucina e coccola gli ospiti con le sue atmosfere tranquille è il maso Gallo Rosso Patenerhof di Castelrotto, un vero paradiso anche per i bambini che qui, insieme alla contadina possono sperimentare le ricette delle leccornie altoatesine.
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Ci sono valori che non possono essere espressi soltanto con i numeri e che si aggiungono alle statistiche per raccontare un successo. Così, molti traguardi raggiunti da una manifestazione come TUTTOFOOD 2013 vanno oltre la grande affluenza di pubblico (50.210 operatori professionali certificati, con un incremento degli esteri del 40%), la forte rappresentanza di buyer internazionali (1.143 top buyer provenienti da 80 Paesi) e la folta presenza di aziende italiane e straniere tra gli espositori (2000, +11% rispetto all’ultima edizione).
È, infatti, sulla sfida all’internazionalizzazione, sull’importanza della formazione e sulla difesa dell’eccellenza, che TUTTOFOOD ha vinto sfide importanti, contribuendo a delineare e a rendere più raggiungibili per tutti gli operatori nuovi obiettivi futuri.
La presenza di Expo 2015 come partner d’eccezione a TUTTOFOOD 2013 ha consentito la nascita di una consapevolezza nuova per tutti gli operatori del settore, esterna alle logiche di mercato, ma capace di coniugarle con alcuni aspetti fondamentali che coinvolgono gli equilibri tra Paesi e le previsioni verso un futuro certamente più complesso, ma anche ricco di opportunità.
Oltre al convegno di apertura, organizzato in collaborazione con il World Food Programme e con Fiera Milano, Expo 2015 ha organizzato importanti incontri che hanno messo in luce scenari la cui conoscenza è imprescindibile per chi fa business e punta all’internazionalizzazione.
Così, i BRICS non appaiono solo un mercato dove investire, ma sono ormai protagonisti della scena globale: molti grandi eventi dei prossimi anni li vedranno direttamente coinvolti e Paesi dell’Africa e dell’Asia hanno investito in Expo 2015, dove si affacceranno realtà come l’Indonesia o l’Angola, che dimostrano vivacità e voglia di emergere. La spinta al progresso di numerosi Paesi porta a rivedere al rialzo le stime di crescita della popolazione mondiale e al ribasso quelle relative al valore della terra coltivabile pro capite. La prima risposta del mercato a questa forbice è il rialzo dei prezzi delle materie prime, con ripercussioni sui costi di trasformazione e sui prezzi dei prodotti finiti.
È per questo che investire nella ricerca per un settore agroalimentare sempre più sostenibile diventa la priorità a livello globale.
La risposta a questa esigenza nasce da una ricerca più attenta in ogni passaggio della filiera, una ricerca che può trovare anche ottime risposte nei consumi, come dimostra il caso del Biologico, cui Expo 2015 ha dedicato un convegno.
Il fenomeno del Bio rappresenta ormai una risorsa per la GDO di tutta Europa: nelle catene di distribuzione dei maggiori Paesi del vecchio continente sono migliaia le referenze presenti sugli scaffali. L’Italia è il maggior produttore Bio (con oltre 48.000 operatori, secondo i dati ISMEA) ma una forte quantità di produzione viene ancora esportata all’estero, dove al Bio sono dedicate anche catene specializzate, benché in Italia quello del Bio sia l’unico settore della GDO che ha visto vendite in crescita (+7,3% dati ISMEA) nell’ultimo anno.
Dunque, guardando sia al macro, sia al micro, il messaggio lanciato da EXPO 2015 a TUTTOFOOD è di accogliere il futuro con una disposizione al cambiamento. È con questo mood che si potrà far fruttare al meglio anche la stessa sfida dell’Esposizione Universale a Milano, che porterà nella metropoli lombarda 20 milioni di visitatori in 6 mesi, generando un indotto stimato dagli organizzatori di Expo 2015 intorno ai 9,5 miliardi di Euro, con un valore della produzione che ruoterà intorno all’evento pari a circa 22-25 miliardi di Euro.
E non si guarda solo a numeri del futuro: già oggi le aziende che hanno aderito a Expo hanno investito oltre 250 milioni di Euro.
La presenza delle Associazioni di filiera ha rappresentato il fulcro della specializzazione nel percorso di formazione offerto da TUTTOFOOD.
Degli oltre 150 eventi programmati nei 4 giorni di manifestazione, infatti, numerosi sono stati organizzati dai rappresentanti di ASSICA, AIDEPI, UNAPROL, UNIONALIMENTARI e UNAS. Le filiere italiane sono state quest’anno protagoniste di TUTTOFOOD attraverso le più importanti associazioni italiane del settore, che hanno portato in manifestazione la loro esperienza offrendo ai visitatori la possibilità di valutare prospettive di crescita nei vari comparti e opportunità di sviluppo.
AIDEPI, l’Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta ha individuato gli aspetti più interessanti per la filiera di sua competenza offrendo, da un lato, stime sulle vendite e sul mercato, e dall’altro individuando gli aspetti più eminenti rispetto alle normative che si legano in modo diretto con l’attività dei produttori.
Ha puntato tutto sulle esportazioni ASSICA, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, proprio in un anno promettente per il mercato con l’apertura degli USA agli insaccati di breve stagionatura.
Anche UNAS - Union Alimentari ha fatto il punto, attraverso una tavola rotonda dedicata, sul settore Surgelato e sulle importanti opportunità di business che esso può generare.
UNAPROL, Consorzio Olivicolo Italiano, ha offerto diversi spaccati sul settore, sia riguardo al mercato italiano e alla qualità dei prodotti, sia attraverso un’analisi del mondo dei produttori, e alle specificità richieste oggi alla loro professione.
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Dopo quello del vino e quelli dedicato al turismo, in Sicilia arriva anche il distretto del dolce tipico siciliano per la tutela e a valorizzazione delle specialità dolciarie dell’isola. Il distretto, presentato al Vinitaly, è stato istituito con l’obiettivo di coinvolgere tutti i produttori, dall’agricoltore al pasticcere, garantire la tracciabilità e rintracciabilità del prodotto nella filiera agro-alimentare, e per varare un disciplinare per la produzione in Sicilia di dolci di qualità in grado di competere sui mercati. Alla guida è stato nominato il maestro Nicola Fiasconaro di Castelbuono
”La Sicilia - sottolinea Fiasconaro - vanta alcuni prodotti tipici dal gusto inconfondibile che bisogna valorizzare e che fanno parte della nostra storia e cultura culinaria”. Nel progetto sarà coinvolta una squadra d’eccellenza di cui faranno parte famosi pasticcieri siciliani, Giuseppe Condorelli, Enzo Di Stefano, un componente della famiglia Ruta di Modica, Salvatore Cappello di Palermo e Rosario Zappalà di Messina.
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Terra vocata alla viticoltura, grazie ad un’eccezionale combinazione di fattori climatici e altimetrici, il Trentino produce grappe di grande pregio e alta qualità. A riprova di ciò, basti dire che su 130 distillerie italiane, ben 30 sono operanti in questa provincia: una su cinque. Ciononostante, la produzione trentina equivale solo all’8% di quella nazionale, segno inequivocabile di come sia proprio la qualità la parola d’ordine di questa grande realtà grappicola.
Aziende di piccole dimensioni che distillano vinacce freschissime - esclusivamente trentine - quando ancora imbevute di vino possono trasferire tutto il loro pregio e gli aromi naturali nella bottiglia. Meno tempo passa dalla pigiatura all’arrivo della vinaccia, maggiore è la qualità della grappa. Garanzia ulteriore è il metodo di distillazione che avviene secondo i principi tracciati dal trentino Tullio Zadra. Questo maestro nella costruzione degli alambicchi, negli anni Cinquanta e Sessanta, perfezionò appunto il 'metodo bagnomaria discontinuo' che ancora oggi porta il suo nome. Un metodo in seguito utilizzato anche in altre regioni, che grazie al vapore acqueo permette di ottenere una migliore regolazione della temperatura di cottura e quindi l’ottenimento di un prodotto più fine, grazie ad un riscaldamento lento e uniforme.
Ma il binomio Trentino e Grappa ha radici più antiche e profonde, fondate nella cultura stessa della gente trentina. In dialetto il verbo distillare si traduce in 'lambicàr': un termine che indica la lavorazione delle vinacce, ma anche l’attesa necessaria per ottenere un distillato di pregio. Un doppio significato non casuale.
Nel 1969, cinque distillatori hanno dato vita all’Istituto di Tutela Grappa del Trentino. Uno strumento di controllo della qualità che oggi conta 28 soci, praticamente la totalità dei distillatori trentini. Solo dopo numerosi e accurati controlli, l’Istituto concede il via libera e rilascia alla grappa il “Marchio del “Tridente”. Non prima che il prodotto venga certificato dalle analisi di laboratorio condotte dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e dalle analisi organolettiche della Commissione operante presso la Camera di Commercio I.A.A. di Trento.
Il Trentino grappicolo è localizzato in alcuni luoghi chiave, che costituiscono il cuore pulsante dell’intera produzione.
Santa Massenza, un piccolo paese di 200 abitanti posto sulla statale che dalla città di Trento conduce al Lago di Garda, ospita ben cinque aziende - tutte con lo stesso nome, Poli - che producono da centinaia di anni la loro 'acqua preziosa'. Si tratta di un luogo che sembra incantato, affacciato direttamente, tramite costruzioni rurali, sul verde smeraldo delle acque del Lago di Santa Massenza.
In Valle di Cembra l’acqua particolarmente pura dal calcare permette di ottenere delle grappe molto eleganti. Una vallata dalle caratteristiche montagnose, dove i vigneti arrampicati su pendenze ardite sono baciati dal sole tutto il giorno.
Una consistente produzione di grappa si trova poi nella Piana Rotaliana a nord di Trento, terra famosa per la produzione del Teroldego, il principe dei vini trentini. Ben 11 sono le distillerie concentrate nel territorio particolarmente fertile del Teroldego rotaliano, laddove il torrente Noce incontra il fiume Adige.
Non mancano naturalmente le distillerie anche nei dintorni di Trento, così come in Vallagarina, terra del Marzemino: storiche aziende che nel corso degli anni hanno contribuito in maniera determinante a divulgare tra gli appassionati di tutta Italia la conoscenza della grappa trentina.
La Trentino Grappa ha una specificità che è propria della terra di montagna in cui nasce, che le conferisce fragranze e profumi esclusivi. Importante anche la qualità dell’acqua usata durante il processo di distillazione: quella trentina è particolarmente pura, quasi priva di calcare.
Il colore e il sapore della Trentino Grappa variano sostanzialmente a seconda che si tratti di grappa giovane, con quel gusto ancora legato alle vinacce, o riserva, passata attraverso la maturazione nelle botti di rovere, arricchita dalle note complesse e nobili del legno.
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