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Una kermesse del palato con grande affluenza di pubblico ma, soprattutto, l’evento di Identità Golose 2013, a Milano, ha visto ancora una volta sfilare il top della gastronomia. Eccellenze da gustare e chef impegnatissimi a dimostrare che la cucina è un’arte ricca di passione, di lavoro e di creatività. Alaska Seafood ha partecipato anche quest’anno alle tre giornate più golose dell’anno allestendo per l’occasione uno stand da gustare anche con gli occhi. Splendidi esemplari di Salmone selvaggio, Carbonaro, Granchio reale, Ikura ecc. hanno attirato l’attenzione di chef, stampa e visitatori dimostrando di meritare l’appellativo di “gioielli del Pacifico”. Naturalmente, più che graditi gli assaggi: bocconcini di salmone selvaggio affumicato che si scioglievano in bocca, sfiziosissimi crostini all’ikura (uova di salmone) e, novità dell’anno, un particolarissimo e straordinario salmone selvaggio marinato, una specialità che ha riscosso molto successo. Il tutto, mentre su uno schermo, passavano le suggestive immagini dell’Alaska e della pesca che, in quello Stato, è regolamentata in modo severo, tanto da garantire la massima qualità del suo pescato. I pesci dell’Alaska sono nel menù dei più famosi ristoranti nel mondo. Quest’anno, in occasione di Identità Golose, uno dei più importanti maestri della cucina, il bistellato Claudio Sadler, ha appositamente creato nel suo ristorante milanese un menù dedicato all’Alaska che sarà servito per due settimane, fino al 23 febbraio.
Per chi vuole saperne di più, visitare il sito
www.alaskaseafood.it
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Anche la Puglia avrà così la sua denominazione di origine protetta per il Fiano, il celebre vitigno che sembra sia stato introdotto in Puglia dagli angioini nel XII secolo.
"Questa è una data importante per il nostro settore vitivinicolo, poiché parte un ulteriore progetto improntato alla qualità intorno ad uno dei vitigni storici e più antichi della Puglia - dichiara Dario Stefàno, Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari - rafforzando così il disegno regionale di aggregazione delle Doc Pugliesi, che abbiamo avviato con l’obiettivo di ridurne il numero, raggruppandole attraverso poche DOC ombrello intorno ai vitigni autoctoni pugliesi. Non ci appassiona, infatti, tanto il discorso dei numeri, appuntarci “un’altra medaglia al petto” e quindi avere una DOC in più. Quello che più ci ha convinto nell’intraprendere questo impegno è il fatto di legare ad un elemento fortemente identitario della Puglia, del nostro terroir, della nostra storia produttiva e culturale, com’è il Fiano, un disciplinare di produzione di alta qualità".
Fra i protagonisti di questo importante percorso c'è il Movimento Turismo del Vino Puglia, promotore della costituzione del Comitato che avrà il compito, in partnership con Assoenologi di Puglia, Basilicata e Calabria, di introdurre presso il Ministero delle Politiche Agricole, la domanda per il riconoscimento.
"La volontà del comitato - spiega il Presidente, Giuseppe Palumbo - è quella di riscoprire e valorizzare la storia di una produzione da circa un secolo riconosciuta come campana ma che, da sempre, affonda le sue radici in Puglia. La regione che in antichità faceva parte della Enotria, la terra del vino. L'avvio delle pratiche per questo riconoscimento è dettata dalla necessità di produttori, Regione Puglia e "attivisti del vino" pugliese, Movimento Turismo del Vino Puglia in primis, a riappropriarsi di questo vitigno, garantendogli il giusto spazio anche a livello formale. Insieme a Negromaro, Nero di Troia e Primitivo, ha tutte le carte in regola per diventare traino della produzione vinicola d'eccellenza pugliese".
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Molto “green”, sempre più 2.0, di tendenza, ma ancora di nicchia: la qualità dell’ambiente è il primo fattore di appeal (23%), dove il wine & food deve ancora migliorare, fermo al quarto posto. Il web la fa da padrone, sia come strumento per la promozione del territorio con i Comuni sempre più on line (88,3%), sia per la pianificazione del viaggio, primo canale utilizzato dai turisti per raggiungere la meta (89,2%). Riesce a resistere ai mutamenti dell’economia, ma che ha comunque bisogno di una strategia nazionale, dove c’è ancora molto da scoprire e da organizzare con l’85% dei sindaci ed il 61% degli operatori che ritengono ancora espandibile l’offerta di nuove destinazioni. Destinato a rimanere un prodotto di tendenza per il 70,8% degli amministratori e per l’80% degli operatori, ancora di nicchia secondo il 65% dei primi cittadini e l’81,5% degli addetti ai lavori, con la maggioranza degli enoturisti che sono specialisti, ma si va anche verso un target più curioso e “modaiolo”. Ecco la fotografia del turismo enogastronomico in Italia, scattata dal Rapporto Annuale n. 11 “Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia”, promosso dalle Città del Vino e realizzato dal Censis Servizi, presentato oggi alla “Bit-Borsa Internazionale del Turismo 2013” a Fiera Milano-Rho, in collaborazione con la Regione Piemonte (scaricabile:
www.terredelvino.net). Il territorio a più alta vocazione enogastronomica d’Italia? È Cuneo, grazie alla presenza di produttori al top nella produzione di vini di qualità e alta ristorazione, seguito da Verona e da Siena.
Cool, glamour, trendy, sempre più a portata di click e in “buona salute” con un futuro all’insegna dell’ottimismo e un mix di offerta tra prodotti e servizi equilibrato, ma con grandi spazi da conquistare. Il mercato del turismo enogastronomico non ha raggiunto la maturità, e, per questo, in controtendenza sull’andamento generale del turismo, che resiste alla crisi, con un ritmo di crescita del +12% l’anno, tra il 2011 e il 2012. Tra i suoi “fan” diminuiscono i turisti italiani, ma a sopperire a questo calo ci pensano gli stranieri, in linea con il trend generale del turismo nel Belpaese: il 53% delle famiglie italiane ha ridotto le vacanze ed i soggiorni brevi (dati Nielsen) e tra il 2009 e il 2011 si è ridotto del 27% il numero dei viaggi e del 21% il numero delle notti trascorse fuori casa dagli italiani (dati Istat), ma i pernottamenti dei turisti stranieri in Italia crescono del 3,4% nel 2012 nel periodo da gennaio a ottobre (dati Banca d’Italia).
Un turismo, quello enogastronomico, capace di adattarsi ai grandi cambiamenti, riuscendo meglio di altri, a proporre offerte adeguate ai mutamenti dell’economia, per il 57,2% degli amministratori locali. Più scettici, invece, gli operatori, per il 56,9% dei quali l’enoturismo risente dei grandi cambiamenti. “Per questo - sottolinea il presidente delle Città del Vino, Pietro Iadanza - nonostante le performance positive del settore con la crisi non si può abbassare la guardia, e bisognerà verificare per quanto tempo ancora, senza alcuna strategia nazionale condivisa, nonostante quanto fatto negli anni dalle Città del Vino e dalle Strade del Vino e dei Sapori come “reti” per la sua valorizzazione in Italia, il turismo enogastronomico possa continuare ad andare controcorrente ed essere ancora un prodotto di tendenza. Un tema su cui ci auguriamo il nuovo Governo ponga l’attenzione necessaria”. Considerando anche che il wine & food non è la principale motivazione per mettersi in viaggio: al primo posto c’è l’ambiente (23%), seguito da arte e cultura (19%), sagre ed eventi (19%), poi l’enogastronomia (17%), il vino (13%), ed altro (9%).
E, allora, come fare per intercettare ancora più turisti? Prima di tutto, potenziando i mezzi di comunicazione, primo fra tutti il web, primo canale utilizzato dai turisti per raggiungere la meta (89,2%) - seguito da passaparola (76,9%), guide specializzate (44,6%), Strade del Vino (24,6%), agenzie (23,1%), riviste di settore (16,9%), aziende di promozione turistica (18,3%), altro (9,2%) - sempre più fondamentale per presentarsi e farsi conoscere come sembrano finalmente aver compreso i Comuni, visto che la web page istituzionale è il più diffuso tra gli strumenti attivati dai territori per la promozione (88,3%). Ma, dal punto di vista della promozione territoriale, le amministrazioni locali utilizzano anche il punto di informazioni turistiche (55,9%), l’addetto stampa interno (31,5%), i social network (26,1%), internet point comunali (25,2%), l’addetto stampa esterno (22,5%), il sito internet della Strada del Vino (16,2%), e, infine le app “info” per smartphone (12,6%).
Ma tra gli strumenti che possono favorire l’ulteriore sviluppo del turismo c’è n’è anche un altro, più volte dibattuto: la tassa di soggiorno, la cui applicazione è ad oggi limitata, l’84% dei Comuni non la applica, nel 14% dei casi è già in vigore e il 2% la introdurrà un futuro, ma che, se ben comunicata, può essere un’importante fonte alternativa di risorse da investire sul territorio per i Comuni. Dalla classifica stilata dal Censis delle prime 20 province italiane al top per vocazione enogastronomica, emerge la corsa del Meridione: al n. 1 c’è Cuneo, seguito da Verona e da Siena, e alla posizione n. 8 Salerno.
Fonte: Città del Vino e Censis Servizi
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Se il verbo di Bayer CropScience non è strettamente ed esclusivamente connesso all’assistenza tecnica ed alla fornitura di prodotti per la difesa delle colture - nella fattispecie delle insalate - tra chi l’ha recepito ed applicato c’è la Ortomad di Pontecagnano Faiano, in provincia di Salerno. La società del Gruppo “La Linea Verde”, nata nel 1998, riveste un ruolo di rilievo nella produzione e nella commercializzazione, 12 mesi all’anno, di prodotti ortofrutticoli di alta qualità di IV gamma (60% del totale) e di I gamma, il 30% dei quali viene venduto sfuso ed il 10% confezionato. La Ortomad opera su due siti produttivi ed una piattaforma logistica situati nel sud Italia, gestisce 400 ettari coperti (di cui 100 di proprietà) dedicati alla coltivazione delle insalatine da taglio e più di 200 ettari investiti a pieno campo per la produzione delle piante adulte. Dagli stabilimenti produttivi e dalle superfici di coltivazione, escono ogni anno oltre 10 mila tonnellate di insalate sfuse e confezionate per essere consumate sulle tavole di 18 Paesi europei, con un fatturato, nel 2012, di 20 milioni di euro. La produzione ha il suo caposaldo in un rigido disciplinare che accompagna l’intero ciclo, a partire dalla produzione in campo, fino al conferimento ed all’accettazione delle materie prime, con sistematica assistenza e controlli lungo la filiera produttiva, nel rispetto dell’applicazione di un sistema di gestione qualità certificato.
L’azienda ha infatti selezionato sul territorio fornitori di filiera che seguono le disposizioni dei disciplinari di produzione in cui sono previste pratiche agronomiche e tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale. Nel continuo processo d’innovazione, oltre alla sinergia con Bayer CropScience, Ortomad non ha certo lesinato investimenti nell’adattamento su misura delle macchine utilizzate per la preparazione del terreno, per la semina, per la crescita ed infine per la raccolta delle varie tipologie di insalate. Una volta giunto nei capannoni refrigerati, il prodotto di I e IV gamma viene attentamente valutato prima di essere dirottato verso le diverse linee di lavorazione, al termine delle quali esce il prodotto finito di IV gamma, imbustato o in vaschette o quello di I gamma, pronti per essere consegnato ai clienti in Italia e all’estero. Con particolare attenzione a due elementi chiave: l’organizzazione della rete logistica per la consegna del prodotto entro pochi giorni dalla raccolta; rigida osservanza della catena del freddo, con temperature adeguate a tutte le fasi del processo, dal campo al cliente, cui viene richiesta, quale ultimo anello della catena, la stessa pignoleria in termini di mantenimento di temperature costanti, fino al momento del consumo in tavola delle insalate. (st)
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Da “Cenerentola” a “principessa”. La magica trasformazione è quella di un alimento, le insalate, da sempre considerate povero, ma che negli ultimi anni ha saputo conquistare nuovi spazi nell’alimentazione quotidiana, fino a conquistare i consumatori più evoluti. Una galassia, quella delle insalate, sulla quale si è concentrata l’attenzione, in occasione di AgroSud (foto) - la fiera biennale la dedicata alle tecnologie ed innovazioni applicate al settore agricolo e zootecnico, svoltasi a Napoli nei primi giorni di marzo - nell’ambito della quale è stato presentato il volume “Le insalate”, il 14° della collana “Coltura &Cultura”, promossa da Bayer CropScience, per far conoscere e valorizzare le grandi colture italiane. Uno sforzo editoriale che ha messo insieme i contributi di 67 fra i maggiori esperti delle insalate nel nostro Paese che hanno fotografato, da diverse angolazioni, ogni aspetto di questa coltura: dalla botanica alla coltivazione, dal valore nutrizionale all’utilizzazione e ai mercati, con incursioni nella storia, nei paesaggi, nell’arte, nella ricette e nella la percezione dei consumatori. “Il gruppo Bayer – rileva nella prefazione Karina Von Detten, “ad” di Bayer CropScience, - ha orientato il proprio impegno verso la ricerca di un preciso e chiaro obiettivo: lavorare per creare, attraverso l’innovazione e lo sviluppo, una condizione ottimale per una vita sociale migliore”. In linea con questi principi, Bayer CropScience ha reso possibile la realizzazione della collana “Coltura & Cultura”, che nei 14 volumi ha raccolto il contributo di oltre 600 esperti tra grandi nomi della ricerca,
della comunicazione, della filiera. “Il primo scopo –aggiunge – è quello di far conoscere i valori della produzione agro alimentare italiana, della sua storia e degli stretti legami con il territorio, per contribuire a colmare la faglia che esiste tra il mondo dei consumatori che talora non conoscono quello che mangiano e la necessità dei produttori di far conoscere quello che producono”. L’investimento in innovazione e sostenibilità per l’agricoltura italiana di Bayer CropScience fa rima, per il segmento insalate, con l’introduzione della “quarta gamma”, che ha aggiunto ad un prodotto dalle preziose caratteristiche nutrizionali, connotati di praticità, risparmio di tempo in cucina e un più lungo tempo di conservazione. Un business che oggi ha un fatturato annuo, in Italia, di circa 900 milioni di euro. Nell’intero comparto delle insalate, la produzione italiana è la prima in Europa e la terza a livello globale, (dopo Cina, Usa e India) e gli italiani si sono confermati i più grandi consumatori di insalate al mondo. “Il volume - ha sottolineato in conferenza stampa Maria Lodovica Gullino, ordinario di Patologia vegetale presso la Scuola di Biotecnologie agro-alimentari (Agroinnova) presso l’Università di Torino e coordinatrice scientifica dell’iniziativa editoriale - racconta i segreti del successo delle insalate. Per portarle sulla nostra tavola tagliate, lavate e imbustate - ha aggiunto - sono state necessarie innovazioni avanzatissime nella selezione delle varietà, nella coltivazione, nella difesa, nelle tecniche post - raccolta e per la conservazione, che hanno coinvolto ricercatori e produttori. Il risultato di questa collaborazione è una produzione molto sofisticata e di grandissima qualità, oltre che fra le più sicure e sostenibili della nostra agricoltura”.
Se il comandamento è “fare sistema”, Bayer CropScience, investe ogni anno il 10% del suo fatturato nell’innovazione degli agro farmaci, e da anni si rifà a questo approccio. “ Dopo aver sostenuto e partecipato a due innovativi progetti di sostenibilità, “Magis vino” e “Magis uva da tavola – ha aggiunto Paola Sidoti, Business & Marketing Communications Manager di Bayer CropScience in Italia - la nostra società promuove oggi una collaborazione ancora più stretta fra mondo della ricerca e produttori anche nella filiera delle insalate, con il progetto “Magis IV gamma”, per farla crescere ancora non solo economicamente, ma anche in termini di preparazione tecnica, di cultura della sicurezza, di tracciabilità delle produzioni. L’innovazione vera, che paga – ha concluso - è quella dei fatti. Noi crediamo fortemente in questo e lavoriamo ogni giorno per offrire ai nostri clienti il meglio: non solo prodotti validi per la difesa delle insalate, ma anche un sistema di servizi, progetti e comunicazione. Perché è solo attraverso l’impegno, la partecipazione di tutti e la diffusione della conoscenza, che si può realmente innovare”.
Sara Tufariello
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