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Se per riempiere il serbatoio di una automobile di media cilindrata si spendono non meno di 80 euro, per trascorrere la notte di capodanno degustando prodotti, vini e spumanti di qualita 'la spesa potra' essere contenuta nei 70 euro.
Ad evidenziarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori che ricorda come fino agli anni '90 un buon veglione potesse costare almeno il doppio di quanto si spendeva per 'fare il pieno' alla macchina. Un trend inquietante -secondo la Cia- che fotografa fedelmente ciò che sta accadendo nei campi: prezzi stabilmente bassi per le derrate alimentari e costi per produrre arrivati alle stelle.
Un nostro monitoraggio - spiega l’organizzazione agricola- effettuato su tutto il territorio nazionale segnala come, in particolare negli agriturismi, l’offerta per il cenone dell’ultimo giorno dell’anno sia contenuta tra i 50 e i 100 euro per persona. Si tratta, prevalentemente di menù molto pregiati che annoverano ottimi vini e spumanti oltre alle portate di grande genuinità, tipicità e qualità. Molto utilizzato sarà il tartufo, così come gli insaccati artigianali di eccellenza, dai lardi, ai salami, ai culatelli per arrivare alla cacciagione e il pollame, oltre ai classici zamponi e cotechini. Immancabili le lenticchie, proposte in migliaia di ricette diverse dal nord al sud, e i vini che scorreranno a fiumi. Nelle altre tipologie di esercizi, ristoranti, alberghi e strutture diverse, i prezzi risultano leggermente superiori rispetto agli agriturismi ma sempre contenuti e con un’offerta di ottimo livello nel rapporto qualità/spesa. Festeggiare al sud - continua la Cia - rispetto al centro-nord del Paese costerà di meno.
I prezzi medi di cenoni e veglioni sono più bassi del 10/15 per cento. Inoltre - segnala la Cia - scende sensibilmente, di anno in anno, la percentuale degli italiani che chiedono nel menù di San Silvestro specialità estere come il caviale e il foie gras. Saranno oltre 500 mila - conclude la Cia - gli italiani che alla fine delle festività (Befana compresa) avranno consumato un pasto e trascorso per lo meno due notti in un agriturismo.
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L’Azienda Agricola Le Marchesine di Giovanni e Loris Biatta con le sue 500 mila bottiglie prodotte nel 2011 è certamente una delle più importanti realtà della Franciacorta.
Sull’onda di questo exploit, sia in Italia sia all’estero, quest’anno festeggia il tutto esaurito con due novità che vanno ad aggiungersi alle altre etichette della cantina. Due new entry importanti.
La prima è un Franciacorta Blanc de Noir Millesimato 2009, un Pinot Nero in purezza vinificato in bianco che conta pochi precedenti sul territorio. E poi il Franciacorta Brut Nature Secolo Novo Giovanni Biatta 2007, versione affinata per 54 mesi sui lieviti, un cru ottenuto dalla spremitura naturale delle uve chardonnay del vigneto La Santissima di Gussago.
Sono due prodotti dalle caratteristiche organolettiche che da sempre contraddistinguono le bollicine de Le Marchesine e che hanno fatto meritare all’azienda numerosi riconoscimenti. Sono piacevoli, facili da capire che invogliano a farsi bere.
Il crescente successo de Le Marchesine, con sede a Passirano, è sorprendente. Dai tre ettari iniziali, l’azienda si è estesa a 50 di vigneto e dalle 40 mila bottiglie prodotte nel 2000 è arrivata nel 2011 alla produzione di 500 mila bottiglie, di cui il 25%, oltre 100 mila bottiglie, sono esportate nel Nord Europa, Giappone, Cina, Canada, Brasile e Australia.
"L’estero, dice Biatta, "ci sta dando molte soddisfazioni, non sempre sono mercati facili da consolidare: serve passione, disponibilità, dedizione e tanta voglia di andare. Nel 2011 ho totalizzato 250 ore di aereo, cui vanno aggiunte quelle di mio figlio Andrea, da poco rientrato da una degustazione a 100 chilometri da Polo Nord. Sono sacrifici ma poi i risultati si vedono".
E’ dal 1909 che la famiglia Biatta si occupa di vino. Oggi Loris rappresenta la quinta generazione e i suoi figli, Andrea e Alice, la sesta. L’avventura in Franciacorta inizia nel 1985 e in poco meno 30 anni l’azienda ha fatto passi da gigante, grazie anche alla collaborazione di un grande personaggio del mondo dello Champagne, l’enologo Jean Pierre Valade, membro dell’Istituto enologico di Champagne, prezioso suggeritore di piccoli-grandi segreti per migliorare la qualità.
In un momento di crisi generale, della quale non si vede ancora la fine, Loris Biatta è ottimista. "Sì perché girando il mondo vedo come il nostro vino, così come tutti gli altri prodotti della enogastronomia italiana, sono richiesti e piacciono. Dobbiamo imparare dai nostri cugini francesi e andare uniti a proporre i nostri prodotti, che sono anche superiori ai loro per qualità e inferiori come prezzo. Quindi c’è tutto un mercato mondiale da aggredire, senza contare che anche in Italia c’è ancora molto da dare e quindi occorre essere pronti per quando la crisi finirà".
Azienda Agricola Le Marchesine
v. Vallosa 31 - 25050 Passirano (Bs) T.030.6570005
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Ventisei ettari, più di diecimila ulivi, le colline che dominano Ancona e sullo sfondo il mare. Una pace come nell’evangelico Orto dei Getsemani. Un paesaggio insolito a chi è abituato a pensare alle Marche come a una destinazione esclusivamente balneare. E’ qui che ogni anno, da un decennio, viene prodotto l’olio extravergine giudicato da una commissione internazionale lo scorso luglioil migliore al mondo: l’olio Del Carmine. Un alimento tipicamente mediterraneo, entrato a far parte del patrimonio Unesco, l’olio extravergine d’oliva raggiunge in questa zona d’Italia livelli qualitativi che l’hanno portato, un passo dopo l’altro, a guadagnare il vertice della piramide delle eccellenze e dei riconoscimenti. Artefice di questo "oro liquido", come Omero amava definire l’olio, è la famiglia Roversi, animata da una passione quasi maniacale per la genuinità del suo prodotto; una realtà artigianale che non dimentica la tradizione ma si avvale allo stesso tempo delle più moderne tecnologie. La posizione e l’influsso dell’aria marina creano un microclima perfetto nella tenuta per gli ulivi; le quattro varietà di frutti prodotti (leccino, ascolana, frantoio e pendolino) vengono raccolte separatamente, nei diversi momenti di maturazione e subito trattate sul posto nel frantoio. Il profumo di olio che si sprigiona a fine ottobre, tempo della molitura, è fortissimo ed evoca i sapori e le atmosfere di una volta. Ma non è solo un fattore olfattivo; l'olio extravergine di oliva è sempre stato considerato a metà strada tra un alimento e un medicinale. Le proprietà benefiche che ha sull'organismo sono state provate da diversi studi clinicie includono la riduzione del colesterolo, i rischi di occlusione delle arterie, l’abbassamento della pressione arteriosa e degli zuccheri nel sangue. Contiene vitamina A, D ed E, oltre a prevenire la perdita di calcio nelle ossa. E nel piatto? Grazie alle diverse varietà dalle quali viene estratto aiuta di volta in volta a esaltare i differenti sapori della tavola: ascolana per il pesce, frantoio per bruschette o carni alla griglia, leccino per i dolci e le verdure crude. Anche conoscere la provenienza del prodotto e poter contare sui controlli effettuati da organizzazioni affidabili è il primo essenziale passo verso una sana alimentazione. Riuscire a tracciare il percorso dell’olio è importante ed è la missione del Sistema Unasco a cui appartiene anche l’azienda Del Carmine. Una rete costituita dalla partnership fra le realtàdei produttori olivicoli. Composto da 20 organizzazioni di aziende presenti nelle zone vocate all’olivicoltura di 10 regioni italiane, utilizza un sistema integrato di rintracciabilità – qualità per gestire tutte le fasi della filiera e garantisce il rispetto della disciplinare imposta. Collegandosi al suo sito e inserendo il numero di lotto presente sulla bottiglia dell'olio, si possono ripercorrere tutte le fasi che l’hanno portato fino nelle nostre mani. Non solo condimento – alimento è il ruolo assunto dal prestigioso olio anconitano. Grazie alla collaborazione con altre piccole e selezionate realtà del territorio, la sua eccellenza può essere ritrovata in alcuni prodotti da forno, cioccolato, creme di bellezza e persino in una tipicità milanese: il panettone, ribattezzato "Panettolio" per distinguerlo dall’originale e dove il burro è stato sostituito con olio d’oliva. Un’alternativa light per le feste di Natale.
Paola Drera
www.aziendadelcarmine.it
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Black Angus della Baviera, filetto di manzo della Simmental, maiale iberico. Tutti tagli scelti esclusivamente per il colore, la tenerezza e il sapore. Ecco una delle più golose novità dell'inverno 2012/13 a Megève, nelle Alpi francesi dell'Alta Savoia. All'hotel Lodge Park (www.lodgepark.com), uno dei ritrovi più trendy della località francese, un 'buen retiro chic' in stile Montagne Rocciose dove il legno è l'elemento principale, apre il Beef Lodge. Per gli amanti della carne, dunque, un indirizzo assolutamente da provare. La materia prima è fornita dalla macelleria dei fratelli Metzger, che si sono tramandati il mestiere di padre in figlio e sono una referenza nel settore. Questa, però, non è l'unica novità in tema di hotellerie a Megève. All'Ideal 1850, ristorante in quota, proprio sulle piste di sci e con impareggiabile panorama sul Monte Bianco, è stata inaugurata un'esclusiva suite di 100 metri quadrati da affittare a notte con cena tipica savoiarda inclusa (www.domainedumontdarbois.com). Allo Chalet du Mont D'Arbois arriva lo chef Julien Gatillon. Questo 'enfant prodige' di soli 27 anni dirigerà la cucina del ristorante 'Le 1920' dopo essersi esercitato all'Hotel de Ville di Crissier, in Svizzera, e al Meurice di Parigi, entrambi tre stelle Michelin. Un'esperienza da non perdere è quella del 'pic-nic' proposta da Julien Burlat dello Chalet Zannier (www.lechaletzannier.com). Lo chef prepara delle 'schiscette' molto chic per chi vuole mangiare sulle piste o nella natura ed è anche possibile la consegna nel luogo scelto. Last but not least, per gli amanti del benessere a febbraio è prevista l'apertura della 'Spa des Sports', presso il palazzo dello sport, con percorsi specifici dedicati all'acqua.
www.megeve-reservations.com
Info: Megève Tourisme
tel. 0033(0)450212728 -
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Protagonisti di sapori, profumi e gusto intensi che riempiono vie e borghi, gli oli extravergine di oliva e i pani d’Italia s’incontrano nelle piazze e nei frantoi italiani, per dar vita ad una manifestazione volta a sensibilizzare il pubblico verso il prezioso patrimonio degli oli extravergine a Denominazione di Origine e dei territori dove questi vengono prodotti. In molte regioni d’Italia con l’autunno inizia anche il periodo della raccolta delle olive, che vengono poi conferite nei frantoi dai quali fuoriesce l’olio nuovo. Quale migliore occasione, quindi, per andare a vedere le fasi della lavorazione delle olive (o magari partecipare alla raccolta), e poi soprattutto per acquistare l’olio nuovo e partecipare al rito dell’assaggio sul pane bruscato (fette di pane fresco leggermente scottato sulla brace), un evento che immancabilmente viene ripetuto ogni anno nei circa 6000 frantoi italiani.
La visita presso i frantoi è un'occasione da non perdere per arricchire il proprio bagaglio culturale, quindi per chi desidera conoscere meglio uno dei protagonisti immancabili di ogni tavola italiana, di cui troppo spesso si ignorano proprietà e caratteristiche, vi invitiamo a scoprire un piccolo centro abitato di epoca medioevale collocato nel cuore del Sulcis Iglesiente, immerso in un’ampia vallata dell’entroterra sardo sud-occidentale: Santadi. Qui ogni anno ha luogo la manifestazione "Pane e Olio in Frantoio …& Formaggio" promossa dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Per l’occasione il paese si tinge del colore dorato dell’olio extravergine di oliva e si profuma dell’odore del pane appena sfornato, prodotti di cui questo paese va fiero per la loro bontà e genuinità e per il rispetto delle tradizioni con cui avviene la loro lavorazione. Così come il formaggio, di cui la tradizione santadese può vantare una produzione di alta qualità.
Sono proprio questi prodotti, semplici e genuini, i protagonisti della manifestazione che l’1 e 2 dicembre prossimi animerà Santadi in un ricco programma di eventi e spettacoli di rilevanza nazionale, tra enogastronomia, cultura ed arte, che invitano il viaggiatore a scoprire questo angolo di Sardegna attraverso i suoi intensi sapori, aromi e profumi legati alla tradizione, alla storia e ai prodotti della sua terra.
Giunta quest’anno alla sua decima edizione, la manifestazione vuole coinvolgere i visitatori in un viaggio esperienziale tra la storia, la cultura popolare e le antiche tradizioni gastronomiche sulcitane, accompagnandolo a scoprire i segreti legati alle usanze tramandate dai nostri avi: la molitura del grano con l’antica macina di granito spinta dall’asinello, la preparazione e cottura del pane nel forno a legna, la pindatura de "su pani ’e coccoi", quel tipico pane di semola di grano duro dalla caratteristica lavorazione "a merletto", la preparazione della pasta fresca lavorata a mano, come i malloreddus, le orecchiette e la fregola, e molto altro ancora. Inoltre, la visita guidata ai frantoi oleari e agli uliveti secolari sarà facilitata dalla presenza di appositi trenini a disposizione dei visitatori durante tutto l'arco della giornata.
Questo percorso di scoperta condurrà il visitatore dalla teoria delle tradizioni gastronomiche locali alla pratica del gusto, delle fragranze e dei sapori intensi in numerose degustazioni dove, accanto al pane, all'olio e al formaggio si proporranno altre delizie locali di alta qualità accompagnate da buon vino.
La mostra mercato, infine, consentirà agli avventori di conoscere le aziende, gli artigiani e i produttori locali, nonchè apprezzarne le eccellenze della gastronomia. Un’imperdibile kermesse per gli amanti degli itinerari slow, del buon cibo e della natura generosa.
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