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E' stata da poco presentata a Milano la settima edizione di Bere spumante, la guida edita da Cucina&Vini e dedicata, sin dalla sua prima edizione, al mondo della produzione nazionale degli spumanti secchi. Grazie alla collaborazione di Agrimercati e della Camera di Commercio di Milano, Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa e del mondo finanziario italiano, è stato il prestigioso contesto in cui tutti gli amanti e gli estimatori delle bollicine nazionali hanno potuto degustare un'interessante e nutrita selezione di spumanti secchi. Un centinaio le aziende in degustazione, più di trecento le etichette proposte e provenienti dalle zone a denominazione più storicamente vocate alla produzione di bollicine, come Franciacorta e Oltrepò Pavese (Lombardia), Conegliano Valdobbiadene (Veneto), Trentino, Alto Adige e Piemonte, ma anche da regioni come Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia, Umbria, Val d'Aosta, Lazio ed Emilia Romagna. "Il sensibile incremento della produzione spumantistica nazionale sia in termini di quantità, ma anche e soprattutto di qualità - spiega Francesco D'Agostino, curatore della guida - è il dato importante che, unito alla molteplice varietà della nostra produzione, ci ha spinti a riflettere sulla necessità di un processo di internazionalizzazione del consumo delle nostre bollicine, così come è già accaduto per il vino rosso e sta ancora avvenendo per quello bianco". Ecco perché questa edizione 2009 di Bere spumante si è vestita d'inglese con il nuovo sottotitolo 'Sparkle', che ha dato il titolo all'evento che ha ospitato la presentazione della guida e che ha visto la premiazione dei 'Campioni di Bere spumante 2009'. Durante la serata sono infatti stati premiati con le prestigiose Cinque Sfere, simbolo dell'eccellenza in guida, ben 19 aziende. La Lombardia si è posizionata in vetta con 11 etichette premiate e precisamente 9 franciacortine e 2 dell'Oltrepò Pavese, seguita da Veneto e Trentino con 3 e Piemonte e Puglia con un riconoscimento ciascuna.
Tema principale della serata 'Il futuro dello spumante secco italiano sui mercati esteri ed il valore delle denominazioni di origine', dibattito a cui sono intervenuti alcuni autorevoli opinionisti, presidenti dei più importanti Consorzi di Tutela e rappresentanti delle Istituzioni. (SM)
Tema principale della serata 'Il futuro dello spumante secco italiano sui mercati esteri ed il valore delle denominazioni di origine', dibattito a cui sono intervenuti alcuni autorevoli opinionisti, presidenti dei più importanti Consorzi di Tutela e rappresentanti delle Istituzioni. (SM)
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Per il vino della Valpolicella è ora di 'Oltar pagina'. Ne sono convinti Alberto Quintarelli, Francesco Petacco ed il team Genio del Pago con Stefano e Paolo Cottini, Aldo Ghira e Marco Piacentini, che il 3 dicembre hanno presentato al Due Torri Hotel Baglioni di Verona l'esclusiva etichetta 'Oltar', in edizione limitata. La suggestiva cornice ad arcate del monumentale Due Torri, importantissimo punto di riferimento per il territorio, ha fatto da perfetto scenario per il debutto della cantina. Un nuovo modo di conoscere il vino e i suoi produttori, un magnum all'asta per scopi benefici, un'inedita modalità di vendita: come avviene in Borgogna per le migliori bottiglie, per la prima volta nel capoluogo scaligero è stato possibile acquistare il nuovo vino interamente 'made in Fumane' en première, in anteprima. Con una filiera ridotta all'osso in favore della completa trasparenza, il Genio del Pago ha spostato l'accento dalla denominazione allorigine, iniziando a stimolare la curiosità degli appassionati, che per il primo assaggio dovranno aspettare la primavera.
Siamo in Valpolicella, distretto enoico benedetto dalla natura che, lungi dal necessitare altri ettolitri, ha bisogno di rinnovamento, focalizzazione sulla qualità e genuina passione per il prodotto vino più che per il business. Si sta attraversando una delicata fase di transizione, la cui portata sembra non essere ancor ben percepita. Il consumatore vuole una chiara linea di demarcazione tra la bevanda alcolica e vino di qualità che esalti con il suo profilo organolettico territorio, uvaggi e tecnica enologica. L'espansione degli impianti vinicoli, passando attraverso la diffusa tendenza alla monocoltura, non è risposta a quanto il consumatore cerca. Tantomeno lo è la risposta che si basa sulla sola 'denominazione' del prodotto, spesso ridotta ad una mera procedura amministrativa. Il mercato sarà inesorabile arbitro che premierà chi pone il consumatore ed il vino in testa al processo produttivo ed economico. Gli esempi non mancano anche qui, in Valpolicella, sull'onda di quanto fanno da decenni con rigore e disciplina i cugini d'Oltralpe nei distretti votati alla qualità.
Ma è la passione la spinta vincente in ogni iniziativa imprenditoriale, per piccola o grande che sia. Alberto Quintarelli, nipote del mitico Giuseppe e mai domo appassionato eno-gastronomico, ebbe alcuni anni fa l'idea di unire cultura enoica locale con la visione imprenditoriale di qualcuno che operasse nell'altamente competitivo mondo industriale e finanziario. Nulla di rivoluzionario; centinaia sono i benestanti adepti enoici che si sono cimentati con successo nella produzione del vino. Ma l'anima dell'idea non è il desiderio di ripudio dello stress per vivere la gratificazione del contatto con la natura e le sue radici fisiche e metaforiche, mirando innanzitutto alla qualità della vita, doppiamente premiata se il risultato è un grande vino.
Il soggetto dell'idea di Alberto non è l'individuo quale novello vignaiolo/enologo, ma il vino e la realizzazione del progetto che ne scaturisce ruota intorno al vino e ad esso si deve adattare. Alberto ne parlò con alcuni potenziali partner nel progetto e si offrì di far da mentore all'iniziativa. Così nacque Genio del Pago, un nome che vuole stabilire un forte legame con il territorio e si basa su elementi storici di epoca romana, risalenti a più di duemila anni fa e ricavati da iscrizioni documentate nel Museo Lapidario di Verona. Genius, ovvero Genio, indicava il nume tutelare delle attività locali del distretto romano Pagus, ovvero Pago. Il nome Genio del Pago è in onore dell'entità spirituale che tutela la zona di origine di questo vino. Lo scopo è quello di produrre vini che esaltino al massimo livello la struttura degli uvaggi a disposizione, senza compromessi di alcun genere, privilegiando freschezza e godimento di sapori e struttura anche in età relativamente giovane. Il team della proprietà include Stefano e Paolo Cottini, ottimo vignaiolo il primo e appassionato enologo di famiglia il secondo. Ne sono il nucleo produttivo. Stefano e Paolo continuano anche a condurre l'azienda di famiglia ma dedicano il meglio dell'esperienza e delle conoscenze tecniche a Genio del Pago. Marco Piacentini opera nel mondo finanziario come gestore di patrimoni: ha un dichiarato desiderio di convertire almeno parte della propria consolidata capacità professionale con un vincente contributo alla realizzazione di vini eccelsi. Aldo Ghira, imprenditore e manager di lungo corso nell'industria, ha già fatto la scelta di lasciare quanto l'ha impegnato con successo sino a ieri per mettersi a disposizione del mondo del vino con l'intransigente obiettivo della qualità, offrendo al team le sue esperienze di gestione. Stefano e Paolo mettono a disposizione dell'azienda le uve provenienti da tre loro vigneti situati nella valle di Fumane rispettivamente in località 'Cà Beppeti', 'Ronchiel' e 'Carpané'. Sono terreni con struttura morfologica ed esposizione complementari tra loro tali da generare uve adatte alla realizzazione di vini caratterizzati da freschezza ed intensità di sapori. Genio del Pago si avvale inoltre del supporto di Francesco Petacco, enologo che suggerisce, controlla e valida l'intero processo enoico dell'azienda. Marco Fasoli con il proprio team Fascino di Vino che cura l'attività di marketing. Marco Campedelli che sviluppa l'immagine aziendale. Oltre naturalmente ad Alberto Quintarelli, nella sua veste di mentore aziendale ed ambasciatore presso il mondo enologico del Veronese.
Il primo nato da questa idea, filosofia ed impegno sarà 'Oltar 2006', pronto da gustare nella primavera 2009.
Leonella Zupo
Siamo in Valpolicella, distretto enoico benedetto dalla natura che, lungi dal necessitare altri ettolitri, ha bisogno di rinnovamento, focalizzazione sulla qualità e genuina passione per il prodotto vino più che per il business. Si sta attraversando una delicata fase di transizione, la cui portata sembra non essere ancor ben percepita. Il consumatore vuole una chiara linea di demarcazione tra la bevanda alcolica e vino di qualità che esalti con il suo profilo organolettico territorio, uvaggi e tecnica enologica. L'espansione degli impianti vinicoli, passando attraverso la diffusa tendenza alla monocoltura, non è risposta a quanto il consumatore cerca. Tantomeno lo è la risposta che si basa sulla sola 'denominazione' del prodotto, spesso ridotta ad una mera procedura amministrativa. Il mercato sarà inesorabile arbitro che premierà chi pone il consumatore ed il vino in testa al processo produttivo ed economico. Gli esempi non mancano anche qui, in Valpolicella, sull'onda di quanto fanno da decenni con rigore e disciplina i cugini d'Oltralpe nei distretti votati alla qualità.
Ma è la passione la spinta vincente in ogni iniziativa imprenditoriale, per piccola o grande che sia. Alberto Quintarelli, nipote del mitico Giuseppe e mai domo appassionato eno-gastronomico, ebbe alcuni anni fa l'idea di unire cultura enoica locale con la visione imprenditoriale di qualcuno che operasse nell'altamente competitivo mondo industriale e finanziario. Nulla di rivoluzionario; centinaia sono i benestanti adepti enoici che si sono cimentati con successo nella produzione del vino. Ma l'anima dell'idea non è il desiderio di ripudio dello stress per vivere la gratificazione del contatto con la natura e le sue radici fisiche e metaforiche, mirando innanzitutto alla qualità della vita, doppiamente premiata se il risultato è un grande vino.
Il soggetto dell'idea di Alberto non è l'individuo quale novello vignaiolo/enologo, ma il vino e la realizzazione del progetto che ne scaturisce ruota intorno al vino e ad esso si deve adattare. Alberto ne parlò con alcuni potenziali partner nel progetto e si offrì di far da mentore all'iniziativa. Così nacque Genio del Pago, un nome che vuole stabilire un forte legame con il territorio e si basa su elementi storici di epoca romana, risalenti a più di duemila anni fa e ricavati da iscrizioni documentate nel Museo Lapidario di Verona. Genius, ovvero Genio, indicava il nume tutelare delle attività locali del distretto romano Pagus, ovvero Pago. Il nome Genio del Pago è in onore dell'entità spirituale che tutela la zona di origine di questo vino. Lo scopo è quello di produrre vini che esaltino al massimo livello la struttura degli uvaggi a disposizione, senza compromessi di alcun genere, privilegiando freschezza e godimento di sapori e struttura anche in età relativamente giovane. Il team della proprietà include Stefano e Paolo Cottini, ottimo vignaiolo il primo e appassionato enologo di famiglia il secondo. Ne sono il nucleo produttivo. Stefano e Paolo continuano anche a condurre l'azienda di famiglia ma dedicano il meglio dell'esperienza e delle conoscenze tecniche a Genio del Pago. Marco Piacentini opera nel mondo finanziario come gestore di patrimoni: ha un dichiarato desiderio di convertire almeno parte della propria consolidata capacità professionale con un vincente contributo alla realizzazione di vini eccelsi. Aldo Ghira, imprenditore e manager di lungo corso nell'industria, ha già fatto la scelta di lasciare quanto l'ha impegnato con successo sino a ieri per mettersi a disposizione del mondo del vino con l'intransigente obiettivo della qualità, offrendo al team le sue esperienze di gestione. Stefano e Paolo mettono a disposizione dell'azienda le uve provenienti da tre loro vigneti situati nella valle di Fumane rispettivamente in località 'Cà Beppeti', 'Ronchiel' e 'Carpané'. Sono terreni con struttura morfologica ed esposizione complementari tra loro tali da generare uve adatte alla realizzazione di vini caratterizzati da freschezza ed intensità di sapori. Genio del Pago si avvale inoltre del supporto di Francesco Petacco, enologo che suggerisce, controlla e valida l'intero processo enoico dell'azienda. Marco Fasoli con il proprio team Fascino di Vino che cura l'attività di marketing. Marco Campedelli che sviluppa l'immagine aziendale. Oltre naturalmente ad Alberto Quintarelli, nella sua veste di mentore aziendale ed ambasciatore presso il mondo enologico del Veronese.
Il primo nato da questa idea, filosofia ed impegno sarà 'Oltar 2006', pronto da gustare nella primavera 2009.
Leonella Zupo
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Puntualmente esce Vitenda, l'agenda del 'Vitivinicultore', giunta quest'anno alla quattordicesima edizione. Il volume si rinnova ogni anno, ma conserva la propria tradizione di utile strumento per viticoltori e produttori vinicoli. Nelle pagine interne, che scandiscono i giorni dell'anno, continua il viaggio fra i vitigni minori e, da quest'anno, trova spazio una novità: un breve sguardo sulle cantine sociali del nostro Paese, le strutture cooperative fondamentali per la produzione e divulgazione dei nostri vini tipici. Sono sempre presenti oltre 250 recensioni tratte dalle principali riviste italiane che pubblicano in materia di vite e vino, e anche il riquadro dedicato ai siti internet specializzati con particolare attenzione ai siti curati dalle nostre regioni in ausilio ai vitivinicoltori. I proverbi, le fiere di settore e le scadenze fiscali, insieme ad una piccola rubrica sulle curiosità e le recenti scoperte nel settore viticolo ed enologico completano il quadro.
All'interno, come sempre, articoli di tecnica viticola ed enologica e un repertorio di immagini che rappresentano le diverse attrezzature per vigneto e cantina possono contribuire all'aggiornamento costante di chi ogni giorno lavora fra i filari ed i tini, o di chi, come spesso accade, si trova incuriosito ed attratto dai profumi dell'uva e del vino. Al fondo, un utile indirizzario consente di trovare le coordinate per contattare facilmente i fornitori di prodotti e macchinari viticoli ed enologici. Le recensioni dei libri dedicati ai vini sono 50; la rubrica 'un salto in biblioteca' è curata da Fabio Sozzani.
La realizzazione è di Albino, Mara, Davide Morando.
Vitenda è una agenda specializzata curata dalla Casa Editrice e Centro di Saggio Vit. En. che opera nel Comune artigiano di Colosso (At). Il volume è dedicato 'a tutte le donne che, al ristorante , consultano per prime la carta dei vini'.
Per visionare gli estratti del libro e ordinarlo consultare il sito www.viten.net.
Alfredo Zavanone
All'interno, come sempre, articoli di tecnica viticola ed enologica e un repertorio di immagini che rappresentano le diverse attrezzature per vigneto e cantina possono contribuire all'aggiornamento costante di chi ogni giorno lavora fra i filari ed i tini, o di chi, come spesso accade, si trova incuriosito ed attratto dai profumi dell'uva e del vino. Al fondo, un utile indirizzario consente di trovare le coordinate per contattare facilmente i fornitori di prodotti e macchinari viticoli ed enologici. Le recensioni dei libri dedicati ai vini sono 50; la rubrica 'un salto in biblioteca' è curata da Fabio Sozzani.
La realizzazione è di Albino, Mara, Davide Morando.
Vitenda è una agenda specializzata curata dalla Casa Editrice e Centro di Saggio Vit. En. che opera nel Comune artigiano di Colosso (At). Il volume è dedicato 'a tutte le donne che, al ristorante , consultano per prime la carta dei vini'.
Per visionare gli estratti del libro e ordinarlo consultare il sito www.viten.net.
Alfredo Zavanone
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Consumi alimentari in discesa per il dodicesimo mese consecutivo. Anche le tavole degli italiani sono sempre più 'povere'. I consumi alimentari, per il dodicesimo mese consecutivo, da novembre 2007 a ottobre 2008, registrano il segno negativo. In questo periodo si è, infatti, avuta una flessione, in quantità, del 3,8% negli acquisti domestici delle famiglie. Solo nello scorso mese di ottobre, rispetto allanaolgo periodo dellanno scorso, la diminuzione è stata pari a 2,7%. E quanto mette in evidenza la Cia-Confederazione italiana agricoltori, le cui stime confermano una situazione difficile e preannunciano un 2008 'nero' per le vendite del settore agroalimentare. Ormai siamo in piena recessione.
Consumi alimentari, quindi, ancora in picchiata. La crisi economica e i prezzi troppo alti fanno tirare la cinghia agli italiani e si prospetta, dunque, un 2008 con tavole sempre più 'spoglie'. E dalla ricerca condotta dalla Cia, sulla base dei dati Ismea e Istat, e dallelaborazione delle tendenze agli acquisti oggi in atto, emerge, infatti, una previsione negativa per gli acquisti alimentari che, secondo le prime stime, dovrebbero scendere a fine anno, rispetto al 2007, del 4,2% in quantità; mentre la spesa mensile, in termini monetari, dovrebbe crescere, sempre per quanto riguarda il 2008, del 3,4% (486 euro contro i 470 euro del 2007). Le flessioni più marcate, secondo le previsioni della Cia, dovrebbero aversi per la frutta (meno 3,9%), per la carne bovina (meno 3,2%), per il pane (meno 2,3%), per il vino e lo spumante (meno 2,2%), per lolio doliva (meno 2,3%), per gli ortaggi e le patate (meno 1,8 per cento), per la carne suina e i salumi (meno 1,5%). Sempre secondo le stime della Cia, dovrebbero, invece, risultare in crescita prodotti come la pasta (più 1,2%), nonostante la forte lievitazione dei prezzi fin adesso registrata, la carne avicola (più 5,6 per cento), il latte e i suoi derivati (più 0,7%). La Cia ricorda che per quanto riguarda i primi dieci mesi del 2008, in rapporto allanalogo periodo del 2007, il calo dei consumi è stato del 3,2 per cento. Le flessioni più evidenti si sono avute per pane (2,5%), per la frutta (4,2%), per le carni bovine (3,4%), per lolio doliva (2,7%), per gli ortaggi (1,9%) e per vino e spumante (1,5%). La spesa alimentare, sempre nei primi dieci mesi del 2008, ha rappresentato in media, il 18,8% di quella totale ed è così ripartita: 3,2% pane e cereali, 4,3%, 1,7%, 2,5% latte, formaggi e uova, 0,7% oli e grassi, 3,4% frutta, ortaggi e patate, 1,3% zucchero, caffé e altri, 1,7% bevande. Anche per i riflessi negativi della difficile congiuntura e soprattutto a causa degli eccessivi rincari, è aumentata, secondo la ricerca Cia la percentuale di famiglie che hanno acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount (dal 9,7 del 2007 al 10,2%). Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 68,2% (specialmente nel Centro-Nord con il 73%). A seguire il negozio tradizionale (64,9%), in particolare nel Sud (77,1%).
Consumi alimentari, quindi, ancora in picchiata. La crisi economica e i prezzi troppo alti fanno tirare la cinghia agli italiani e si prospetta, dunque, un 2008 con tavole sempre più 'spoglie'. E dalla ricerca condotta dalla Cia, sulla base dei dati Ismea e Istat, e dallelaborazione delle tendenze agli acquisti oggi in atto, emerge, infatti, una previsione negativa per gli acquisti alimentari che, secondo le prime stime, dovrebbero scendere a fine anno, rispetto al 2007, del 4,2% in quantità; mentre la spesa mensile, in termini monetari, dovrebbe crescere, sempre per quanto riguarda il 2008, del 3,4% (486 euro contro i 470 euro del 2007). Le flessioni più marcate, secondo le previsioni della Cia, dovrebbero aversi per la frutta (meno 3,9%), per la carne bovina (meno 3,2%), per il pane (meno 2,3%), per il vino e lo spumante (meno 2,2%), per lolio doliva (meno 2,3%), per gli ortaggi e le patate (meno 1,8 per cento), per la carne suina e i salumi (meno 1,5%). Sempre secondo le stime della Cia, dovrebbero, invece, risultare in crescita prodotti come la pasta (più 1,2%), nonostante la forte lievitazione dei prezzi fin adesso registrata, la carne avicola (più 5,6 per cento), il latte e i suoi derivati (più 0,7%). La Cia ricorda che per quanto riguarda i primi dieci mesi del 2008, in rapporto allanalogo periodo del 2007, il calo dei consumi è stato del 3,2 per cento. Le flessioni più evidenti si sono avute per pane (2,5%), per la frutta (4,2%), per le carni bovine (3,4%), per lolio doliva (2,7%), per gli ortaggi (1,9%) e per vino e spumante (1,5%). La spesa alimentare, sempre nei primi dieci mesi del 2008, ha rappresentato in media, il 18,8% di quella totale ed è così ripartita: 3,2% pane e cereali, 4,3%, 1,7%, 2,5% latte, formaggi e uova, 0,7% oli e grassi, 3,4% frutta, ortaggi e patate, 1,3% zucchero, caffé e altri, 1,7% bevande. Anche per i riflessi negativi della difficile congiuntura e soprattutto a causa degli eccessivi rincari, è aumentata, secondo la ricerca Cia la percentuale di famiglie che hanno acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount (dal 9,7 del 2007 al 10,2%). Comunque, gli iper e i supermercati restano i punti vendita dove si ha la maggiore concentrazione degli acquisti da parte degli italiani con il 68,2% (specialmente nel Centro-Nord con il 73%). A seguire il negozio tradizionale (64,9%), in particolare nel Sud (77,1%).
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In Piemonte, e particolarmente nel Monferrato, nellAstigiano e nelle Langhe, larte dei distillatori si tramanda da secoli da padre in figlio. E allinizio dellOttocento che la lavorazione delle vinacce, si estende in tutto il comprensorio vitivinicolo regionale. Erano allinizio aziende artigianali, poi sono sorte le prime cooperative, con ottimi risultati. I distillati erano buoni ed il consumo della grappa era in costante espansione.
Dalle 'coop' si è passati alle prime grandi aziende, specializzate nella distillazione, creando il primo 'marchio di qualità' con un prodotto di 'eccellenza'. E lo Stato sabaudo non ha perso tempo nel decretare una 'tassa' sul distillato. La grappa, negli ultimi decenni, ha riconquistato il mercato nazionale ed ora questo prodotto è conosciuto ed apprezzato dai consumatori (gentil sesso compreso) grazie alla tradizionale laboriosità dei produttori che osservano precise leggi, norme ed azioni di controllo a tutela del sistema tradizionale della distillazione delle vinacce. Lantica distilleria 'Barile', pluripremiata per leccellenza del prodotto, è stata giudicata 'La migliore dItalia' da una commissione di esperti dell Ue. Come è ormai tradizione nel Comune di Silvano dOrba (Alessandria), da 13 anni, nel tardo autunno, si svolge la 'Festa della Grappa' , che richiama appassionati dal Piemonte, dalla Liguria e dalla Lombardia, per una gratuita degustazione.
La grappa prodotta a Silvano dOrba, cittadina dellAlto Monferrato di epoca romana, dove la grappa è una tradizione locale ben consolidata, tanto che il Comune ha istituito la prima DE.CO italiana . Nella distilleria depoca, attiva dalla metà dellOttocento, la 'Grappa Barile' è un prodotto prestigioso, perchè si avvale di alambicchi a bagnomaria (unici rimasti nel territorio) e di un forno alimentato a legna. Silvano dOrba è un centro collinare noto come il 'Paese della Acque' per le molteplici sorgenti di acqua minerale, con importanti stabilimenti per limbottigliamento. Questa distilleria è sorta prima dellUnità dItalia, ed era stato un avveduto artigiano, Lorenzo Lasagna, ad iniziare lattività. Per ben quattro generazioni, i Lasagna hanno proseguito questo lavoro, poi nel 1976 hanno ceduto lazienda a Luigi Barile, imprenditore genovese dorigine, ma ora 'monferrino' per vocazione e la storica distilleria 'Lasagna' ha conosciuto una nuova vita.
Fiore allocchiello della 'Distilleria Barile' sono le 'invecchiate': una gamma di grappe di annate diverse, estratte da vinacce fresche di Dolcetto a partire dal 1976 e preziosamente conservate fino ad oggi in botti di rovere.
Dalle 'coop' si è passati alle prime grandi aziende, specializzate nella distillazione, creando il primo 'marchio di qualità' con un prodotto di 'eccellenza'. E lo Stato sabaudo non ha perso tempo nel decretare una 'tassa' sul distillato. La grappa, negli ultimi decenni, ha riconquistato il mercato nazionale ed ora questo prodotto è conosciuto ed apprezzato dai consumatori (gentil sesso compreso) grazie alla tradizionale laboriosità dei produttori che osservano precise leggi, norme ed azioni di controllo a tutela del sistema tradizionale della distillazione delle vinacce. Lantica distilleria 'Barile', pluripremiata per leccellenza del prodotto, è stata giudicata 'La migliore dItalia' da una commissione di esperti dell Ue. Come è ormai tradizione nel Comune di Silvano dOrba (Alessandria), da 13 anni, nel tardo autunno, si svolge la 'Festa della Grappa' , che richiama appassionati dal Piemonte, dalla Liguria e dalla Lombardia, per una gratuita degustazione.
La grappa prodotta a Silvano dOrba, cittadina dellAlto Monferrato di epoca romana, dove la grappa è una tradizione locale ben consolidata, tanto che il Comune ha istituito la prima DE.CO italiana . Nella distilleria depoca, attiva dalla metà dellOttocento, la 'Grappa Barile' è un prodotto prestigioso, perchè si avvale di alambicchi a bagnomaria (unici rimasti nel territorio) e di un forno alimentato a legna. Silvano dOrba è un centro collinare noto come il 'Paese della Acque' per le molteplici sorgenti di acqua minerale, con importanti stabilimenti per limbottigliamento. Questa distilleria è sorta prima dellUnità dItalia, ed era stato un avveduto artigiano, Lorenzo Lasagna, ad iniziare lattività. Per ben quattro generazioni, i Lasagna hanno proseguito questo lavoro, poi nel 1976 hanno ceduto lazienda a Luigi Barile, imprenditore genovese dorigine, ma ora 'monferrino' per vocazione e la storica distilleria 'Lasagna' ha conosciuto una nuova vita.
Fiore allocchiello della 'Distilleria Barile' sono le 'invecchiate': una gamma di grappe di annate diverse, estratte da vinacce fresche di Dolcetto a partire dal 1976 e preziosamente conservate fino ad oggi in botti di rovere.
Da queste botti sono uscite le bottiglie appositamente confezionate per fare dono ai grandi della terra riuniti a Genova, durante il G8, mentre i premi internazionali sono stati conseguiti nel 2002 al Concours Mondial de Bruxelles per la Grappa Bianca e nel 2003 il massimo riconoscimento al 'The International Vine and Spirit Competition' di Londra per la grappa invecchiata 15 anni. Nel corso della Festa della Grappa 2008, come da tradizione, sono stati assegnati i 'Premi Barile' a persone che si sono distinte per meriti particolari nella loro quotidiana attività.
Questanno le targhe sono state consegnate da parte dellAssessore Regionale della Sanità della Liguria. Dr. Claudio Montaldo, al giornalista del 'Secolo XIX' Edoardo Meoli per la competenza e lonestà intellettuale nel raccontare i fatti della vita, a Genio Marchetti per la trentennale carriera distillatoria ed infine al 'prete di strada' Don Andrea Gallo di Genova, per i suoi 80 anni trascorsi quasi tutti 'In prima linea in difesa degli ultimi'.
Una curiosità: sulle etichette appare il viso sorridente del 'Mastro Distillatore', Luigi Barile.
Alfredo Zavanone
Questanno le targhe sono state consegnate da parte dellAssessore Regionale della Sanità della Liguria. Dr. Claudio Montaldo, al giornalista del 'Secolo XIX' Edoardo Meoli per la competenza e lonestà intellettuale nel raccontare i fatti della vita, a Genio Marchetti per la trentennale carriera distillatoria ed infine al 'prete di strada' Don Andrea Gallo di Genova, per i suoi 80 anni trascorsi quasi tutti 'In prima linea in difesa degli ultimi'.
Una curiosità: sulle etichette appare il viso sorridente del 'Mastro Distillatore', Luigi Barile.
Alfredo Zavanone
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