NEWS TURISMO
- Dettagli
- Categoria: ENOGASTRONOMIA
“Ci prendiamo un caffè?”. Quante volte pronunciamo questa frase … davvero tante! E’ la bevanda della classica pausa, del convivio, del dopo pasto come del risveglio. Per un caffè il tempo e il pretesto lo troviamo sempre, soli o in compagnia. Come per molte altre cose entrate nel nostro quotidiano non ci facciamo neanche più caso, ma questo infuso si porta dietro leggende e numeri davvero importanti.
E a proposito di leggende, eccone un paio che lo accompagnano.
La più conosciuta parla di un pastore che portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiare le bacche e a masticare le foglie. Arrivata la notte le capre anziché dormire si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta come quelli mangiati dal suo gregge, poi li macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè.
Un’altra leggenda ha come protagonista il profeta Maometto. Sentendosi male, ebbe un giorno la visione dell’Arcangelo Gabriele che gli offriva una pozione nera creata da Allah, che gli permise di riprendersi e tornare in forze.
Ma il caffè non è solo un piacere, è un settore che vale oltre 3 miliardi e mezzo di euro, nel quale operano 700 aziende dando lavoro a 6.300 addetti. In un anno mediamente un italiano consuma 5,8 kg di caffè, 4 al giorno di media, e solo il 3% degli italiani non ne beve affatto. L’89% degli italiani preferisce berlo in casa, in particolare l’80% al mattino, confermando il rito del caffè come momento di risveglio e avvio della giornata. Quel profumo che parte dalla cucina e invade tutta la casa ancora assonnata non ha prezzo!
Ma non siamo noi i più avidi consumatori di caffè. Gli italiani si collocano solo al 13° posto di questa particolare classifica, dietro a tutti i paesi nordici ma comunque prima di francesi, tedeschi e (incredibile!) brasiliani.
Quanto ci costa questo rito-vizietto al quale non possiamo proprio rinunciare? Preparare il caffè con le capsule monodose ha un prezzo che oscilla tra i 48 e i 64 euro al kg; in cialda tra i 25 e i 42, il caffè in grani da macinare dai 14 ai 26. A questo punto è evidente che non è la qualità a fare la differenza ma la modalità che utilizziamo.
Altro fattore da considerare è quanto e come riusciamo a preservare l’aroma del caffè. Per quello in grani ci vogliono un paio di giorni per perderne una parte, ma se si tratta di macinato bastano un paio d’ore.
Allora cerchiamo di risolvere questa equazione a 3 incognite: qualità – prezzo – tempo.
Sul mercato esistono tantissime soluzioni, ma per quanto riguarda la materia prima la migliore è la miscela in grani e la più economica è la moka. Ma quanto tempo ci vuole per macinarlo e poi preparare la classica caffettiera e aspettare che il caffè “passi”?
Poi c’è la macchina da caffè automatica che consente di macinare il caffè al momento e magari con funzioni avanzate che permettono di ottenerlo in diverse varianti: macchiato, ristretto, lungo.
Infine quella cosa a capsule, supercomoda certo, ma estremamente costosa. A fronte dei circa 8 centesimi di euro che servono partendo da un caffè in grani, atterriamo sui 38 per una tazzina preparata in questo modo.
Insomma, fatevi il caffè come volete, ma tenete conto di queste variabili soprattutto se state scegliendo un nuovo metodo di preparazione della bevanda.
Paola Drera
- Dettagli
- Categoria: ENOGASTRONOMIA
“La Valtellina alimenta lo sport - Cultura enogastronomica e vita attiva” ha inaugurato il fitto calendario di iniziative della 35^ edizione di Grappolo d’Oro (7-16 settembre 2018), manifestazione legata proprio alla celebrazione dei prodotti del territorio valtellinese e in particolare dei suoi pregiati vini. “Non posso che esprimere la soddisfazione di ospitare, nell’ambito della manifestazione nata per celebrare la grandezza del vino valtellinese, un evento che mette in risalto il valore complessivo delle nostre eccellenze enogastronomiche” – ha dichiarato aprendo i lavori il Sindaco di Chiuro Tiziano Maffezzini. “Da sempre il territorio provinciale punta alla qualità dei propri prodotti, che ormai rientrano nelle abitudini quotidiane di chi predilige un’alimentazione sana e naturale.”
Una centralità sottolineata anche da Massimo Sertori, Assessore agli Enti Locali, Montagna e Piccoli Comuni di Regione Lombardia: “Oltre alle indiscusse perle a livello naturalistico e paesaggistico, la Valtellina spicca tra le province montane lombarde e italiane per le sue eccellenze enogastronomiche, prodotti tipici della tradizione contadina le cui tecniche di coltivazione, allevamento e lavorazione si tramandano da generazioni. Caratteristiche che la rendono perfetta tanto per gli amanti della buona cucina, quanto per gli sportivi e i sostenitori di uno stile di vita sano e attivo, che qui possono combinare ai piaceri della tavola la possibilità di cimentarsi in diversi sport all’aria aperta.”
Per tutelare e valorizzare questo inestimabile patrimonio riunendo Consorzi di Tutela, associazioni e aziende produttrici è nato il Distretto Agroalimentare di Qualità della Valtellina, rappresentato da Marco Chiapparini che ha ricordato come: “Il lavoro di squadra da parte di tutti gli attori del territorio - Istituzioni, Consorzi, Aziende e Privati - permette di creare sinergie importanti e di promuovere al meglio, all’Italia e all’estero, la Valtellina e le sue eccellenze. Frutto di queste sinergie è ad esempio il percorso promozionale Taste The Alps, attraverso il quale stiamo presentando in Italia, Francia e Germania i prodotti DOP e IGP del territorio valtellinese: un progetto ambizioso che ci rende particolarmente orgogliosi e che siamo convinti potrà contribuire ad aumentare la conoscenza della Valtellina e conseguentemente il consumo delle eccellenze locali.”
Casimiro Maule, enologo di decennale esperienza e tra i più grandi interpreti del terroir valtellinese, introdurrà con la sua testimonianza una riflessione sul ruolo etico e culturale degli operatori del comparto agro-alimentare: è anche grazie al loro intervento che i prodotti presenti sulle nostre tavole parlano delle tradizioni, dei valori ma anche del futuro e della sostenibilità del territorio di provenienza.
L’imprenditore di origini valtellinesi Giacomo Pedranzini, CEO di Kometa 99 zrt, realtà primaria nella lavorazione delle carni suine e nella produzione di salumi, ha spostato il focus della discussione dalla tavola agli allevamenti e gli impianti produttivi, offrendo la sua peculiare visione: “La proposta di una nuova via di mezzo, fra l’agricoltura industriale e quella biologica. E’ la strada del ritorno al buon senso ed ai ritmi della natura, prudentemente influenzati dalla mano dell’uomo: la filosofia dell’HonestFood, che rimettendo al centro del nostro agire il principio dell’onestà, abbandona gli eccessi e lavora, rispettando l’ambiente ed il benessere degli animali, per offrire ai consumatori cibo buono e sano, a prezzi accessibili.”
Una responsabilità nei confronti dell’intera filiera che coinvolge anche i responsabili della GDO: su questo tema è intervenuto anche Oreste Santini, Presidente di Consorzio Europa, associazione di operatori della vendita al dettaglio che opera sotto l’insegna Sigma in Lombardia e altre regioni del Nord Italia.
GUSTARE E IMPARARE, UN’ESTATE PER PROVARE
L’estate è fatta per le vacanze, per il riposo, per il relax, ma perché non anche per imparare qualcosa? C’è chi va all’estero per migliorare una lingua, chi si butta su qualche sport e chi, appassionato di natura e cucina, dedica il proprio tempo libero alla scoperta di come nascono alcuni prodotti e si cimenta pure, con l’aiuto degli esperti locali, nella loro preparazione.
Per chi si riconosce in questo identikit e ama la montagna, la risposta giusta è Valtellina.
Posizionata a nord della Lombardia e forse più conosciuta per i suoi inverni fatti di neve e sci, la proposta estiva della Valtellina per imparare all’aria aperta, senza rinunciare al divertimento, comprende innumerevoli possibilità tra cui le fattorie didattiche, dove poter osservare da vicino e apprendere l’antico e nobile mestiere dell’allevatore. I paesaggi della Val di Mello e dei Bagni della foresta di Masino, uniti alla mite temperatura estiva, sono le condizioni ideali per concedersi un pic nic, circondati dalle bellezze naturali di questa valle che è riconosciuta dalla Regione come Riserva Naturale.
In Valtellina sono innumerevoli i luoghi in cui godersi del buon cibo all’aria aperta: tra Aprica e Trivigno, nella Riserva Naturale di Pian di Gembro, tutti i visitatori hanno l’occasione di fare un tuffo nel passato e scoprire le rarissime specie vegetali dell’era post glaciale, che rendono questa zona un gioiello di grande interesse botanico e paesaggistico. Infine un altro luogo da scoprire e adatto per una piacevole sosta all’ora di pranzo è il Giardino Alpino Valcava. Senza essere degli stambecchi, si raggiunge comodamente a piedi da Madesimo attraverso percorsi segnalati.
Dopo una giornata a esplorare il territorio, la sera è il momento giusto per godersi le tradizioni gastronomiche locali. Ovunque andiate li troverete, ma se decidete di provare a casa in anteprima, ecco la ricetta.
SCIATT (per 4 persone)
TEMPO DI COTTURA: 5 minuti
INGREDIENTI: 300 grammi di farina di grano saraceno; 200 grammi di farina bianca; 300 grammi di formaggio”Casera”; 2 cucchiai di pane grattugiato; 1 bicchierino di grappa; acqua gasata; olio per friggere; un pizzico di lievito.
Impastare la farina di grano saraceno con la farina bianca utilizzando dell’acqua gasata fino ad ottenere un composto abbastanza consistente. Unire il formaggio tagliato a dadini, il pane grattugiato, un pizzico di lievito e la grappa. Fate scaldare l’olio in una pentola capiente, quando inizia a friggere, fatevi scivolare un po’ di impasto aiutandovi con un cucchiaio. Cuocetene pochissimi alla volta in modo da evitare che gli sciatt si attacchino assieme. Lasciateli gonfiare e colorire, scolateli e serviteli con cicoria condita.
Poi però fatevela una bella camminata perché, come potete immaginare, gli sciatt non sono proprio la cosa più dietetica al mondo.
Paola Drera
- Dettagli
- Categoria: ENOGASTRONOMIA
Ci siamo, le vacanze sono arrivate ed è ora di partire. Valige pronte, piante affidate ai vicini, gas chiuso, un ultimo controllo ai documenti di viaggio e via!
Dove andate poco importa, la domanda è: come raggiungete la vostra destinazione? Si perché a seconda del mezzo di trasporto che userete incontrerete (o vi scontrerete…) con del cibo da consumare sul percorso.
La più usata statisticamente è l’auto e chi non ha mai fatto una sosta in Autogrill? Autogrill fa sicuramente parte della tradizione italiana, non a caso è il primo operatore nel mondo nei servizi di ristorazione per chi viaggia. Negli ultimi anni Autogrill è cambiato, rispondendo al richiamo del chilometro zero, del cibo sano per una pausa più salutare sia per lo stomaco che per il cervello. E proprio in questi giorni hanno aperto i battenti gli Autogrill Più, nuovo concept autostradale, creato per soddisfare le esigenze dei clienti con un’offerta food ancora più ricca e diversificata.
Autogrill Più è una grande piazza su cui si affacciano tante botteghe adatte alle più disparate esigenze, nuovo anche il modello di servizio che tiene in considerazione la tipologia di pausa che si vuole fare: per chi ha fretta c’è l’area Fast, quella del mordi e fuggi e del take-away, o per rilassarsi comodamente seduti si trova l’area Comfort.
Ci sono ancora i panini storici, come il Camogli e altre tentazioni similari con attenzione al pane e ai salumi del territorio. Pizze e focacce con impasto a lunga lievitazione naturale e farciture che seguono la stagionalità dei prodotti.
Per i salutisti, vegetariani e vegani c’è Mr Good dedicato ai prodotti healthy e green, con iced tea, spremute, smoothies, bowl di frutta.
Super Salad, pronte o da comporre, cucina italiana preparata al momento tra pastasciutte e bistecche ai ferri.
Gusti di Strada, nuovo format di Autogrill dedicato allo street food italiano, La Piadineria, dove scegliere tra 31 diverse ricette, con 3 tipi di impasto: classico, integrale e kamut.
E poi gli hamburger gourmet dove protagonista è la qualità assoluta dei prodotti freschi utilizzati e cucinati al momento.
Poi c’è chi sceglie di muoversi in treno ed ecco cosa aspetta i passeggeri di Trenitalia. A bordo dei Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca un servizio ristorazione che (dicono) soddisfa tutti i gusti. Anche qui proposte innovative, moderne e originali realizzate abbracciando la filosofia del “sano e buono” partendo quindi da ingredienti freschi e di stagione. "Pasto a bordo" è il nuovo servizio che permette di prenotare pranzo o cena già al momento dell’acquisto del biglietto.
Sui Frecciarossa in cui è attivo il servizio ristorante nella carrozza FRECCIABistrò si può comprare il “Menù Frecciarossa”, composto da penne lisce al sugo biologico di pomodoro con basilico, tris di formaggi e miele millefiori, macedonia, acqua e caffè. Nella carrozza FRECCIABistrò il posto viene riservato al momento della prenotazione.
Sui Frecciarossa 1000 si può scegliere fra i tre Menù "Easy Gourmet": "Carlo Cracco", "Tradizione Italiana" e "Freschi Sapori". Si resta comodamente seduti al proprio posto e i pasti saranno serviti direttamente lì.
Ma se il viaggio è davvero lungo, magari intercontinentale, l’aereo è l’unica soluzione. Ecco questo è il mezzo dove “la classe non è acqua”, proprio nel senso che a seconda che si tratti di First, Business o eEconomy le diversità alimentari sono davvero abissali (come la differenza di prezzo del biglietto del resto!).
Per affrontare al meglio un lungo viaggio intercontinentale è importante fare attenzione all’alimentazione, per evitare malesseri e stanchezza all’arrivo a destinazione. Durante i voli a lungo raggio vengono solitamente serviti più pasti in base alla durata e tenendo in considerazione anche il fuso orario, in modo da abituare già il corpo allo spostamento delle lancette dell’orologio. Purtroppo però è innegabile che i pasti in aereo sono tutto tranne che salutari. Piatti surgelati e riscaldati, ricchi di grassi e condimenti sono difficili da digerire per il nostro organismo obbligato alla sedentarietà per molte ore. Dunque quando ci presentano la fatidica domanda “Chiken or Beef or Fish?” la soluzione migliore sarebbe semplicemente ringraziare e rifiutare oppure limitarsi a mangiare ciò che accompagna il pasto, ovvero cracker, formaggio, frutta, qualche traccia di verdura. Per fortuna però, ultimamente molte compagnie stanno puntando sempre di più sulla qualità del servizio di ristorazione come arma per sbaragliare la concorrenza. Alcune di quelle più quotate si stanno infatti impegnando non solo ad offrire ai propri passeggeri una più vasta scelta di piatti, ma lo fanno anche con una certa ricercatezza.
Per chi ha particolari esigenze alimentari, dovute ad allergie, problemi di salute, regimi dietetici o motivi religiosi, c’è la possibilità di scegliere menù alternativi nei viaggi intercontinentali. In questo caso il passeggero deve segnalare alle compagnie aeree le proprie esigenze quando prenota il volo o almeno 24 ore prima della partenza. È importante, se si deve affrontare un lungo viaggio e si hanno particolari esigenze, contattare la compagnia o consultare il sito web per vedere le proposte di menù prima di prenotare.
Ecco, tra un panino in autostrada, un vagone ristorante e un vassoio ad alta quota alla fine si arriva a destinazione e il modo migliore per scordare tutto è buttarsi alla scoperta della cucina locale. Buone vacanze a tutti.
Paola Drera
- Dettagli
- Categoria: ENOGASTRONOMIA
Circa 600 partecipanti provenienti da 52 paesi si sono riuniti al 4 ° Forum mondiale UNWTO sul turismo gastronomico (Bangkok, Tailandia, dal 30 maggio al 1 ° giugno 2018). Organizzati dall'Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) e dal governo della Thailandia, in collaborazione con il Basque Culinary Centre, i partecipanti hanno affrontato argomenti che vanno dal ruolo della tecnologia al raggiungimento dello sviluppo sostenibile, al collegamento dell'intera catena del valore del turismo alla gastronomia.
La partnership con i fornitori di tecnologia è tra le principali priorità dell'UNWTO. In questo contesto, la creazione e la condivisione di lezioni di conoscenza e politica sulla trasformazione digitale è stata tra gli aspetti centrali dell'edizione di quest'anno, che comprendeva la partecipazione delle startup tecnologiche del paese ospitante (Bangkok Food Tours, HiveSters, LocalAlike e Trawell).
Le startup hanno presentato workshop a tutti i partecipanti incentrati sull'offerta di turismo gastronomico in Tailandia, su come utilizzare la tecnologia per raggiungere i turisti e mostrargli le loro iniziative.
"La gastronomia è un importante motore per i turisti nella scelta di una destinazione, a dispetto del quale il potenziale del turismo gastronomico deve ancora essere considerato un patrimonio culturale immateriale. Il turismo gastronomico riguarda l'utilizzo della tecnologia per raccontare una storia di persone e luoghi per preservare e promuovere l'autenticità nelle comunità locali", ha aggiunto il segretario generale della UNWTO, Zurab Pololikashvili.
Il ministro del turismo e dello sport della Thailandia, Weerasak Kowsurat, ha sottolineato come "le comunità locali possano rafforzarsi e sentirsi orgogliose della loro cultura attraverso il turismo gastronomico". Riferendosi all'impatto economico complessivo, ha aggiunto che "l'agricoltura e il turismo sono creatori di posti di lavoro significativi in tutto il paese, e la cucina thailandese ci aiuta ad aumentare la spesa per il turismo".
Il Forum mondiale della gastronomia del UNWTO mira a promuovere idee innovative che possano aiutare lo sviluppo del turismo gastronomico in tutto il mondo. Le idee presentate durante le precedenti edizioni di questo forum sono sempre basate sullo sviluppo sostenibile e sullo sviluppo di nuovi prodotti nel turismo gastronomico.
Nell'occasione, UNWTO ha lanciato il Rapporto: il caso del Giappone. (fonte eTnews)
- Dettagli
- Categoria: ENOGASTRONOMIA
Ormai chiuso il sipario sulla kermesse veronese di Vinitaly, vale la pena puntare i riflettori su un altro prodotto alcolico noto a tutti: la birra.
È la bevanda più diffusa al mondo, è una delle più antiche e non smette di conquistare nuovi consensi.
Sull’onda di un ritorno all’artigianale che coinvolge tutti gli aspetti del cibo, anche la birra cavalca questa tendenza e per questo negli ultimi anni sono nati tantissimi (più di 1000) birrifici artigianali sparsi un po’ in tutta Italia, senza contare quelli presenti nel resto del mondo.
Si tratta di piccole attività che però funzionano benissimo. Offrono un prodotto genuino, quasi casalingo, ma che rispetta comunque le normative previste dalla legge. La bevanda non è pastorizzata, non è microfiltrata e il quantitativo massimo che può essere prodotto è di 200.000 ettolitri l’anno.
Il prezzo purtroppo – e per ovvie ragioni – non è particolarmente competitivo e la scadenza del prodotto, a causa della mancata pastorizzazione, è a breve termine.
C’è però anche una serie di vantaggi da non sottovalutare oltre alla genuinità: la possibilità da parte dei micro birrifici di sperimentare con fantasia aromatizzazioni particolari. Ecco allora apparire birre alle spezie, alle erbe e soprattutto alla frutta, fresche e adattissime per l’estate che tutti stiamo aspettando con una certa ansia. Al ribes nero per esempio, con un retrogusto che ricorda lo spumante. Ma anche al lampone, alle more e persino al fico d’india.
Comunque, che sia bionda, rossa o scura, la birra può essere consumata in diverse occasioni e d’obbligo è sdoganare il semplice abbinamento con la pizza. Sono ormai diversi gli chef che propongono il matrimonio tra birra e antipasti, primi piatti, secondi e soprattutto formaggi. Una bevanda insomma che può a pieno titolo accompagnare tutte le portate di un pasto senza far rimpiangere il vino.
A Milano il locale per eccellenza dove provare le birre artigianali è il “Birrificio di Lambrate” nell’omonimo quartiere. (foto 1) Presenza storica in città, praticamente il primo ad aprire i battenti nel lontano 1996.
In zona Moscova, all’ombra della sede del Corriere della Sera, c’è il Baladin, un locale dove è anche possibile prenotare una visita ai locali dove viene prodotta la birra. (foto 2)
A Porta Genova, per chi ama passare le sere sui Navigli, si trova la Birreria Italiana. Locale giovane e vivace dove mangiare anche i grandi classici: hamburger, pizza alta, grigliate. (foto 3)
E volete una nota di folklore? Fare una croce sulla schiuma della birra versata nel bicchiere protegge dalla stregoneria.
A questo punto però non fatevi prendere dall’entusiasmo di improvvisarvi mastri birrai nella cantina di casa, perché il disastro è dietro l’angolo. Ci vuole studio, conoscenza, proporzioni precise, tempi di fermentazione e, soprattutto se le birre aromatizzate sono le vostre preferite, occorre un gran palato per riuscire a realizzare gli abbinamenti perfetti.
Continuate quindi ad affidarvi agli esperti e ricordate la regola aurea: una birra non deve essere mai servita gelata. Se ne perde il bouquet e soprattutto la schiuma che è una sua caratteristica essenziale.
Paola Drera
Altri articoli …
Pagina 16 di 80