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Nafplio è stata la prima capitale della Grecia, dal 1829 al 1834. Le cose andarono così.
A seguito dell’ormai endemica rivolta delle popolazioni greche contro il dominio dell’Impero Ottomano che durava ormai dal 1821, anche le potenze europee (Francia, Inghilterra e Russia) cominciarono a muoversi e, pur avendo interessi strategici del tutto differenti, si unirono per forzare la mano ai Turchi a favore dell’indipendenza ellenica, Organizzarono quindi una potente flotta che nel 1827 venne diretta verso la baia di Navarino, dove erano concentrate le navi di Ibrahim Pascià. L’azione doveva essere puramente dimostrativa appunto perché i fini ultimi erano diversi (i Russi, ad esempio, volevano il disfacimento dell’Impero Ottomano, ma questo non faceva molto comodo agli Inglesi), ma le cose sul campo presero un’altra direzione. Si cominciò con qualche fucilata da parte turca, cui risposero gli alleati e tutto finì per precipitare in uno scontro frontale da cui la flotta ottomana uscì completamente distrutta.
La successiva pressione diplomatica portò i Turchi nel 1829 ad accettare il trattato di Adrianolpolis, con cui venne sostanzialmente sancita l’indipendenza greca: ma non di tutta la Grecia odierna, perché ampie zone, tra cui Atene, rimasero irredente. La capitale del nuovo stato venne quindi posta a Nafplio, suggestiva località marinara, oggi conosciuta più che altro per le sue notevoli risorse turistiche. (foto On the Road).
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A Navarino la storia dell’indipendenza greca si incontra con quella italiana.
Nel 1825, a causa del fallimento dei moti italiani, molti patrioti videro nella situazione greca una forte analogia con quella della loro patria e si offrirono volontari per andare a combattervi. Tra essi il leader delle rivolte piemontesi del 1821 che avevano portato alla prima Costituzione, Santorre di Santarosa.
Nel 1825, il conte torinese si recò in Peloponneso e si offrì per un qualsiasi incarico al governo provvisorio greco, che tuttavia non diede seguito alla cosa per timore di inimicarsi gli alleati inglesi. Santarosa scelse quindi cambiare nome in Annibale De Rossi e arruolarsi come soldato semplice.
Nei primi mesi del 1825 partecipò agli scontri di Patrasso e di altre località della zona, dove l'esercito greco ebbe la meglio su quello ottomano e contribuì a sconfiggere le truppe egiziane di Ibrahim Pascià, mentre il 21 aprile giunse a Navarino, baia molto riparata e difesa all’ingresso dall’isolotto di Sfacteria.
La difesa della base si presentò subito assai difficile per la sproporzione delle forze e, quando i soldati greci cominciarono a dare i primi segni di resa, vi furono mandati come rinforzo cento uomini, tra cui lo stesso Santarosa, che però non riuscirono ad offrire un grande apporto. Poi cominciò l’evacuazione delle forze greche, ma Santorre decise di rimanere fino alla fine per vedere più da vicino i turchi.
Quello stesso giorno 8 maggio, l'isola cadde in mano nemica; alcuni greci riuscirono a fuggire servendosi di piccole imbarcazioni, ma tra di essi non vi era Santarosa: il conte fu probabilmente riconosciuto dai nemici, ma non fu risparmiato poiché sapevano che dalla sua prigionia non avrebbero tratto alcun vantaggio.
Al Cimitero degli Eroi di Missolungi, una lapide commemora il contributo dato dai patrioti italiani alla guerra di indipendenza greca. (foto On the Road)
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Durante le sollevazioni del 1821, avvenute in più parti della Grecia e in particolare in Peloponneso, che diedero il via alla guerra per l’indipendenza della Grecia contro il dominio dei Turchi Ottomani, Lepanto fu, come sempre del resto, un porto strategico fondamentale per il controllo della penisola. Tra l’altro, la dirimpettaia Patrasso era una delle città più decise nello sforzo rivoluzionario, impegnata a espugnare il castello dove si era asserragliata la guarnigione ottomana.
Così accadde che la flotta turca bloccasse Patrasso e la flottiglia dei ribelli cercasse in tutti i modi di sfondare per portare rifornimenti alla città presa tra due fuochi. Un giovane marinaio, Yorgo Anemoyiannis, si offrì di tentare di portare un’imbarcazione carica di brulotti contro la flotta turca nel tentativo di bruciare quante più navi possibile. Ma il suo generoso tentativo fallì: venne preso, torturato e ucciso. Ora sui bastioni del porto di Lepanto, una statua ricorda il suo sacrificio. (foto On the Road)
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Missolungi è un pò il simbolo dell’indipendenza greca, il luogo dove si svolsero i fatti più tragici e significativi, che diedero il via al decennio che si concluse con la piena libertà del Paese dal dominio degli Ottomani (1820/1830). E’ anche il luogo dove, proprio in memoria di questi sanguinosi avvenimenti, trova posto il Cimitero degli Eroi, a fianco della porta da dove partì nel 1827 la sortita finale dei difensori greci, ormai allo stremo, senza viveri né munizioni, decimati dalle battaglie e dalle malattie, ormai senza speranza di ricevere rinforzi. Missolungi infatti fu ripetutamente assediata dai Turchi: senza successo nel 1822, quindi nel 1823 e, infine, nel 1826-1827, quando la città fu presa. Quest'ultima sconfitta dei Greci, ebbe tuttavia un ruolo decisivo nel determinare la futura vittoria della sollevazione indipendentista. L’eco della battaglie si era infatti ormai ampiamente diffuso nelle capitali europee passando per i circoli liberali e, seppure in maniera discontinua, molti sostegni erano via via giunti alla città. Tra questi, quelli promossi e largamente finanziati da lord Byron, attingendo anche alla sua personale fortuna. Gorge Byron, poeta celebre in tutto il continente arrivò a Missolungi nel gennaio del 1824, ma la sua permanenza durò assai poco, perché venne colpito da febbri reumatiche a causa del clima malsano e morì nel mese di aprile. Venne sepolto in Inghilterra, ma, secondo la sua volontà, il suo cuore riposa al Cimitero degli Eroi. La sua morte impressionò i liberali Filoelleni, sensibili alla causa greca, e l'Europa in generale: la difesa eroica e il sacrificio della popolazione (4 abitanti su 5 perirono) spinsero le potenze europee a intervenire. (foto On the Road)
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L'inverno in Estonia è spesso sinonimo di mercatini di Natale ma, terminata la magia delle feste e lo shopping sfrenato, il paese rinnova tutto il suo potenziale in quanto ad attività sportive, all’aria aperta o indoor, e iniziative culturali.
Sebbene l’inverno estone possa apparire troppo rigido agli occhi dei viaggiatori italiani, le possibilità di godersi il fascino della natura, splendidamente imbiancata, incoraggiano grandi e bambini a scoprire il paese, recentemente eletto “Best Value Destination” da Lonely Planet, anche durante questa stagione.
Mercatini natalizi e feste di paese cominciano già a fine novembre a colorare l'inverno e a diffondere atmosfere da fiaba. Dal mercatino di Natale di Tallinn, che ha luogo ogni anno nella medievale piazza del Municipio, a quello della capitale culturale del paese, Tärtu, centinaia di bancarelle di artigianato locale, delizie gastronomiche e concerti folk riscaldano le vie delle città nelle fredde giornate invernali. Per chi ama seguire le tradizioni locali, nelle vicinanze della piazza del Municipio di Tallinn, proprio nel cuore della capitale, può sfrecciare sulla pista di pattinaggio più frequentata dagli abitanti di Tallinn sino a sera tardi.
Intorno agli eventi tradizionali, prettamente legati alle festività natalizie, si sviluppano svariate iniziative che vedono l’inverno protagonista in tutto il suo splendore.
Dallo sci di fondo alle corse sulle slitte trainate dai cani, dal pattinaggio su laghi e mari ghiacciati alle divertenti passeggiate sulle ciaspole, dallo snowboard alle arrampicate sul ghiaccio: ogni attività all’aria aperta offre un’opportunità unica di osservare i paesaggi estoni dipinti da una coltre di candido biancore. È proprio così che si scoprono cascate ghiacciate, parchi e foreste ricoperti di neve e immersi nel silenzio, dove imbattersi in animali selvatici come cerbiatti, scoiattoli e volpi che diventano indiscussi protagonisti di spettacolari fotografie nonchè di ricordi indelebili.
Durante questa stagione, prendono vita anche manifestazioni di richiamo internazionale come la celebre Tartu Maraton (21 febbraio), che vede la partecipazione di circa 10.000 partecipanti sugli sci che si sfidano su un percorso di 63 chilometri. Gli eventi sportivi proseguono con la Pärnu Ice Cup (27-28 febbraio), il torneo di basket più ‘rinfrescante’ del paese.
Anche il Mar Baltico partecipa a questo spettacolo naturale solidificandosi e trasformandosi in un'autostrada di ghiaccio che collega il continente alle isole estoni. La strada di ghiaccio più lunga d’Europa si trova proprio qui, in Estonia: è lunga 26,5 chilometri e collega il porto continentale di Rohuküla con quello di Heltermaa, sull’isola di Hiiumaa. Invece di attendere il traghetto, in inverno è sufficiente salire sulla propria auto, mettere in moto e seguire le indicazioni.
Dopo una giornata all’aria aperta è semplice decidere di seguire l’esempio degli estoni e rifugiarsi in una delle innumerevoli saune presenti sul territorio, immergendosi in una nuvola di caldo vapore per poi tuffarsi nell'acqua fredda, se non nella neve fresca.
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