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La Costa Brava è una destinazione che ha molto da offrire, che va oltre l’affascinante paesaggio naturale, il clima gradevole e le spiagge nascoste fra i dirupi, poiché d’estate la zona ribolle di vita e ci sono moltissime attività alle quali partecipare.
Arte a Cadaqués –
Questo tipico paesino di pescatori pieno di casette bianche è uno degli angoli più affascinanti della Costa Brava. Situato a fianco del parco Naturale del Cap de Creus, il suo agreste paesaggio ha ammaliato numerosi artisti, tra i quali Salvador Dalí. Se state pensando di intraprendere una rotta per conoscere l’opera del pittore, Cadaqués è indubbiamente una delle tappe obbligatorie. Qui potrete visitare la Casa Museo di Dalí ed iniziare il vostro percorso nel cosiddetto "triangolo daliniano" che include anche il celebre Teatro Museo di Figueres ed il Castello Gala Dalí nel paesino di Púbol.
Immersioni nell’ Estartit -
L’ Estartit è un piccolo paesino situato di fronte all’arcipelago delle isole Medas, una riserva naturale protetta per l’interesse ecologico della sua fauna, della sua flora e per i suoi spettacolari fondali. Questa zona è un paradiso per praticare il sub a livello professionale o per iniziarsi a questa disciplina sportiva. Escursioni, sentierismo, passeggiate in barca e altre attività nautiche sono solo alcune delle altre allettanti offerte che vi propone.
Le spiagge di Roses –
La baia di Roses, con le sue ampie spiagge dalle acque tranquille, incastonate fra i faraglioni e la sua romanica cittadina, è uno dei luoghi più turistici e dinamici per le vostre vacanze nella Costa Brava. È la destinazione ideale per prendere il sole, praticare lo sci nautico la navigazione a vela e godere dell’ambiente notturno. Nella località ci sono numerosi ristoranti, bar, locali con dehor da quali godere delle incantevoli viste, dell’atmosfera e della cucina locale.
Passato medioevale a Pals -
Pals è un incantevole paesino medioevale dalle massicce mura e splendide case di pietra, che alberga una gran ricchezza culturale e architettonica. Il casco storico di Pals si alza su una collina dalle quale potrete ammirare l’affascinante panorama. È un luogo ideale per esplorare gli altri paesi limitrofi che attestano l’importanza storico- culturale della zona, come la villa di Peratallada con la sua splendida piazza maggiore porticata o le rovine e il giacimento iberico di Ullastret. E se fosse poco, nelle zone circostanti ci sono numerosi campi da golf nei quali potrete esercitarvi con il vostro swing dopo una giornata di visite culturali.
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Passeggiare lungo le sue strade e pensare: "Vorrei vivere qui". Solo questa riflessione vale un viaggio ad Amsterdam. Indossare i panni di un turismo slow, e sentirsi, come si dice in olandese, ‘gezelling’, questo è il trucco per assaporate a pieno il gusto di questa città tanto libertina da sembrare naif, ma al contempo così classica da non sembrare quella calamita che attrae ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo e per tutto l’anno. ‘Gezelling’ è l’atmosfera accogliente, conviviale, il lento immergersi nel clima che questa città trasuda che crea un flusso turistico che non conosce stagionalità. Più apprezzata d’estate, ma amatissima anche d’inverno dove si gode a pieno l’offerta cittadina indoor.
Ad Amsterdam, nonostante l’efficiente rete di mezzi pubblici, è bello percorrere a piedi o, da vero olandese, in bicicletta, le vie che fiancheggiano i suoi canali, dal 2010 diventati patrimonio dell’Unesco, e lasciarsi suggestionare dagli aromi che escono dai koffieshop, una delle tipicità, e vero e proprio polo attrattivo, della città. Nei koffieshop, distribuiti diffusamente dal centro alla periferia, si possono acquistare e consumare marijuana e hashish. Tante le qualità che si trovano sul bancone esposte con i differenti prezzi. In questi locali vigono regole ferre: si possono comprare o consumare droghe leggere, si può bere, non si mangia se non qualche snacks, rigorosamente a base di marijuana, e non si possono consumare droghe pesanti né, tanto meno, fumare tabacco. Perché in Olanda, complice una legge dell’omologo Sirchia olandese, non si può fumare nei luoghi pubblici. Chi prova ad accendersi una sigaretta è sollevato di peso e portato fuori dal locale. L’eccessiva attrattiva esercitata dal consumo libero di droghe leggere ha indotto quest’anno il governo centrale a promulgare una legge che vieta agli stranieri l’ingresso nei koffieshop, per arginare, si dice, il degrado cittadino.
Il comune non è d’accordo e ad oggi continua il braccio di ferro tra governo centrale e locale. Un accordo non è ancora stato trovato e l’ingresso nei koffieshop è ancora consentito a tutti i maggiorenni. Altro elemento folcloristico, oggetto di polemiche e diatribe, è il quartiere a luci rosse, situato in pieno centro storico. Nel cuore medioevale della città, intere vie sono occupate da vetrine dalle luci rigorosamente porpora, dove giovani donne mettono in mostra ed in vendita il proprio corpo. Pare siano libere professioniste che paghino tasse ed affitto dei locali. Il governo vorrebbe ridurne il numero e chiudere soprattutto quelle vicino alle scuole o alle zone di grande interesse pubblico, ma anche qui al momento niente da fare e, giorno e notte, le vie del centro sono percorse da curiosi che passeggiano proprio per dare un’occhiata a questo quartiere pittoresco.
Imperdibile meta cittadina è il museo di Van Gogh dove si trova la collezione più grande al mondo di opere del tormentato artista olandese. Oltre duecento dipinti, tra le quali alcuni celeberrimi come i ‘Girasoli’, ‘La casa gialla’, ‘I mangiatori di patate’ o la ‘Camera di Van Gogh’, si trovano esposti qui.
Anche il Museo nazionale merita una visita, purtroppo visibile al pubblico, a causa di lavori di restauro che dovrebbero terminare nel 2013, c’è solo un’ala della struttura, dove comunque è possibile ammirare oltre 200 capolavori dei principali maestri fiamminghi tra cui Vermeer e Rembrandt con, tra le altre, la sua tela di oltre 3 metri per 4 ‘La ronda di notte’.
Oltre un milione di visitatori l’anno arrivano in città per visitare la casa di Anna Frank, oggi museo. Per 2 anni, dal 1942, a causa delle persecuzioni naziste, la giovane Anna e la sua famiglia, olandese di origini ebraiche, vissero in un appartamento segreto situato all’ultimo piano di un palazzo nella zona ovest della città. Superata la libreria girevole si entra nel mondo clandestino della famiglia Frank ed in particolare in quello della quattordicenne Anna, descritto con semplicità e pathos nel suo diario, diffusamente letto dagli studenti di tutto il mondo. Il diario fu rinvenuto da alcuni amici della famiglia e pubblicato da Otto Frank, padre di Anna, e unico sopravvissuto ai campi di concentramento. Nel 1945 a pochi giorni dalla Liberazione, la stessa Anna morirà nel campo di Bergen Belsen, dopo che l’anno prima, a seguito di una soffiata, fu scoperto il nascondiglio della famiglia e furono tutti deportati.
Mentre si gironzola per la città, una visita al Palazzo Reale, situato nella piazza centrale Dam, dimora ufficiale della regina Beatrice, permette di avere un’idea dello sfarzo che la monarchia voleva ostentare al momento della sua costruzione nel 1665. Oggi la monarchia ha un ruolo quasi esclusivamente cerimoniale e ogni sfarzo pare abbandonato. L’unica ostentazione che permea la città è quella di una libertà, quieta, effettiva e non presenta, in una parola: gezelling.
Sara Rossi
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Si tramanda che l’origine di questa pittoresca "battaglia" di pomodori, si ispira a una singolare zuffa scoppiata tra alcuni ragazzi nel lontano 1945; da allora, l’originale battaglia si è ripetuta annualmente, guadagnando, anno dopo anno, sempre più popolarità.
L’ultimo mercoledì di agosto si svolge nella località di Buñol la Tomatina. Ogni anno l’originalissima festa richiama manipoli di entusiasti, alla ricerca di momenti di esilarante divertimento a base di colpi di pomodori. Durante l’allegra battaglia campale, gli indomiti partecipanti si divertono come bambini lanciando pomodori a chiunque capiti a tiro.
La giornata comincia alle 9 di mattina, nella piazza della città, dove ci si rifocilla con i panetti distribuiti dal Comune. Poco a poco si aggregano sempre più persone. Prima dell’inizio della battaglia, si pianta un enorme palo sormontato da un prosciutto. Nel bel mezzo del tripudio generale, i più intrepidi cercano di arrampicarsi fino alla vetta per aggiudicarsi l’appetitoso premio. Intanto dai balconi si gettano secchi d’acqua sui partecipanti che si apprestano a darsi battaglia. Alle undici un colpo dà il via alla contesa; contemporaneamente, dal fondo della strada sbuca un camion, carico di rosse "munizioni", che annuncia il suo arrivo facendo echeggiare il clacson. Coloro che si trovano nel rimorchio aprono il fuoco, lanciando i primi pomodori. Finalmente il veicolo si arresta e lascia cadere il prezioso carico, su cui si scaglia la folla ansiosa di procurarsi le "pallottole": pochi secondi e tutto si tinge di rosso. Molti camion, stracolmi di pomodori, si succedono senza sosta, fino a quando si ode un secondo sparo che chiude le ostilità. Ed è proprio a questo punto che comincia l’attività più onerosa e faticosa: pulire con la manichetta i valorosi combattenti, il cui pensiero già si volge all’anno a venire, alla prossima Tomatina.
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Il Queens College di Cork, distaccamento del Trinity College di Dublino, venne istituito dal Parlamento britannico nel 1845, un pò in riconoscimento dello sviluppo che la città stava vivendo, un pò per piazzare un ulteriore marchio di proprietà su questo importante scalo marittimo, che col suo avamporto di Cobh rappresentava la principale via d’imbarco in direzione delle Americhe.
Quell’anno il raccolto non fu buono: in particolare, le patate furono colpite dalla peronospera, un malanno noto, di cui i contadini avevano conoscenza dalla tradizione orale, ma che sembrava avere effetti ancora più disastrosi che nel passato. Ma se il 1845 andò male, i due anni successivi furono peggio, la produzione di patate risultò praticamente nulla e per l’Irlanda fu la fame e la morte per fame.
Non è facile comprenderlo oggi, ma nei secoli scorsi, la patata era per larga parte dell’Europa settentrionale un alimento basilare come lo era il pane per altre regioni, un prodotto della terra che era facile coltivare e che non richiedeva grandi investimenti. In più non era abbastanza appetibile per farne lievitare il prezzo e costituiva quindi la principale fonte alimentare delle classi umili: in Irlanda i poveri vivevano di patate, i miserabili delle bucce. Queste due categorie sociali rappresentavano il 90% della popolazione in un paese rigidamente diviso tra protestanti inglesi e cattolici indigeni, dove le ricorrenti rivolte non avevano nemmeno scalfito lo stato di sudditanza di questi ultimi, dove la proprietà terriera era latifondista e dove l’odio e il disprezzo erano la regola.
La metà Ottocento fu un periodo tragico per l’Irlanda che ha lasciato segni indelebili e ancor oggi quell’epoca viene semplicemente ricordata come ‘the famine’, la carestia senza aggettivi, come se mai si fosse patito la fame prima e dopo. Il mancato raccolto ridusse i contadini sul lastrico, mentre i padroni non dimostravano particolare comprensione: si assistette a quasi 800.000 sfratti, le capanne fatte con rami d’albero divennero la regola ai bordi dei campi e delle città; famiglie sempre numerose si muovevano verso i maggiori centri sperando nella carità privata, essendo i soccorsi dello Stato scarsi e centellinati. Se la situazione non degenerò in rivolta non fu per fare dispetto a Marx che in quegli anni teorizzava a Londra l’ineluttabilità del trionfo proletario, bensì perchè la prostrazione fisica e psicologica delle classi povere era tale da non contemplare la prospettiva della riscossa.
Gli Irlandesi scelsero quindi la via della fuga dalla fame e dalla prigionia, indirizzandosi verso il paese della libertà per eccellenza dove i compatrioti erano già parecchi: fu l’esodo. Centinaia di migliaia di uomini, donne, bambini si trascinarono verso sud, verso il porto di Cork, da dove partivano le navi per New York e Boston, verso il sogno che per la maggior parte di essi sarebbe rimasto tale. La contea di Cork, da Kinsale a Bantry Bay, all’estrema punta di Mizen Head, divenne un immenso campo profughi, dove ogni giorno si raccoglievano i morti: a Skibbereen, il ground dell’antico monastero di Abbeystrewery venne trasformato in fossa comune e sulla riva di un mare che non li aveva voluti, trovarono riposo migliaia e migliaia di persone.
Il boom irlandese dei nostri anni Novanta, quelli che hanno introdotto il Nuovo Millennio, comincia anche da qui, dal cimitero della secolare abbazia, dove un’iniziativa locale che trova molto seguito, sta tentando di dare un nome ai ricordi: e pare incredibile, ma dopo centocinquant’anni di oblio, sono migliaia le segnalazioni che piovono da tutto il paese e dall’estero, per ricostruire storie individuali e familiari e tributare loro almeno l’omaggio della memoria.
Nel 1801 gli Irlandesi erano circa otto milioni e mezzo, nel 1901 quattro; gli altri se ne erano andati, almeno un milione per gli stenti, gli altri in America: in cent’anni, dall’antica terra dei Celti vi arrivarono sei milioni di persone. A distanza di un secolo gli Irlandesi sono più o meno gli stessi quattro milioni, ma, da remissivi e un pò fatalisti, si sono trasformati in tigri, Tigri Celtiche per l’appunto, che per un decennio hanno stupito l’Europa per i tassi di crescita economica e per la vivacità della loro iniziativa.
L’area di Cork, cioè il sud est dell’isola è una delle zone dove questo sviluppo è più visibile e la città, che da sempre è la seconda dell’Irlanda, oggi più che mai rivaleggia con Dublino. Il paese, che ha praticamente saltato la fase dell’industrializzazione spinta, non ne ha nemmeno subito gli svantaggi e oggi può vantare un territorio che non ha uguali in Europa per qualità dell’ambiente. Non solo, ma la tradizione agricola ha consentito di dedicarsi a una produzione d’avanguardia sia nelle coltivazioni, sia nell’allevamento: le pecore continuano a fornire maglioni e i cavalli a vincere le corse.
In più, l’Irlanda ha dato della sua adesione all’Europa un’interpretazione da manuale, che ha rappresentato il vero jolly nel suo progresso di questi ultimi dieci anni. Le parole chiave si chiamano investimenti (i soldi comunitari sono stati votati alle infrastrutture e a all’istruzione), burocrazia ridotta al minimo (per fare la patente basta chiederla), poche tasse (sugli utili d’impresa si arriva al massimo al 12%). Oggi il panorama è senz'altro cambiato e il vento della crisi mondiale sta soffiando impetuoso anche qui, anzi soprattutto qui, dove si stanno ora tirando le conseguenze per qualche ebbrezza che ha sconvolto un paese abituato ad avere i piedi per terra. Ma credo che vincerà alla fine l’ottimismo di un paese giovane che sa di giocarsi una partita storica: il 38% della popolazione ha meno di 25 anni e nessuna voglia di guardarsi indietro.
La modernità si sposa peraltro con la difesa della tradizione e in particolare della lingua: i 760.000 irlandesi che trent’anni fa ancora parlavano abitualmente il gaelico sono quasi tutti di queste parti, della costa sudoccidentale del paese. Oggi l’antico linguaggio dei Celti ha perso ogni significato aggressivo di contrapposizione all’inglese, perchè non ve ne è più bisogno, così come gli irlandesi hanno smesso ogni complesso di inferiorità. Il gaelico è diventato quindi il simbolo di una storia complessa che viene poco a poco recuperata, un lavoro in cui si scrostano le mani di vernice sassone per riportare alla luce l’affresco di una comunità millenaria.
Cork, che in questa operazione di archelogia culturale è punta di diamante, è una città di 236.000 abitanti, con tutte le carte in regola per continuare la sua gara con la capitale. Se Dublino esibisce Temple Bar, Cork ha fatto rifiorire l’English Market, quartiere di acquisti ma anche di sosta e di socializzazione; al Patrick Guilbaud della capitale, l’unico due stelle Michelin in Irlanda, Cork affianca una ‘quattro-giorni-quattro’ di ottima cucina nazionale con il pantagruelico e raffinato Festival internazionale di Kinsale, primo porto irlandese per il vino fin dal 1569; agli itinerari di Joyce, dubliner per eccellenza, Cork contrappone una tradizione di film maker e di studi sull’Decima Musa (curati per decenni dall’Università) che ne fanno una delle capitali europee in questo campo.
Cork è anche città molto bella, vivace, ricca di manifestazioni di ogni genere che si tengono per lo più alla City Hall e al Triskel Arts Centre, ma anche per strada e nelle Chiese.
Uno di questi edifici, St. Anne’s Church, tiene un posto speciale nel cuore della gente. Nel dicembre 1891 Annie Moore, quattordici anni, di Cork, salì sul piroscafo assieme ad altre migliaia di compatrioti e arrivò a New York un mese dopo, dove ebbe l’onore di essere la prima immigrata a dover sopportare l’esame che le autorità americane avevano appena introdotto per selezionare l’ondata di arrivi. Riuscì nella prova, fece fortuna e cominciò a mandare soldi in patria perchè vi costruissero una chiesa, tutt’oggi imponente per l’altezza, con i suoi campanili che svettano sopra la città: ancora adesso, chi parte per mare in direzione Atlantico si porta dietro le guglie di St.Anne come ultima immagine dell’Irlanda.
Carlo Vezzoni
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Le vie per scoprire l’Irlanda sono infinite ed uno degli itinerari più originali da seguire è sicuramente quello di esplorare l’isola visitando le distillerie irlandesi, depositarie di una forte tradizione locale, che si sono distinte in tutto il mondo per l’eccellenza dei propri prodotti.
Raggiungere l’Irlanda per scoprire le sue distillerie ed entrare in contatto con la tradizione culturale, enogastronomica e soprattutto l’accoglienza dei suoi abitanti, è semplicissimo grazie ai voli diretti Aer Lingus. Nonostante la data di nascita esatta del whiskey irlandese sia incerta, con sicurezza è ben noto come la pratica della distillazione giunse in Irlanda verso il sesto secolo d.C. grazie a monaci missionari; pratica che ben presto gli irlandesi tramutarono in un’arte vera e propria, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo e che ha fatto dell’Irlanda una meta prediletta per gli intenditori di whiskey.
Le rigide ma semplici regole di realizzazione che vanno dal lungo processo di invecchiamento della durata minima di tre anni, alla tripla distillazione, rendono il sapore del whiskey più deciso e vellutato. Oggi le distillerie, grazie all’apertura delle proprie porte al pubblico, consentono ai visitatori di scoprire i procedimenti che concorrono alla produzione dei finissimi prodotti.
Qui di seguito alcune tra le più celebri distillerie irlandesi che meritano assolutamente una visita.
Old Jameson Distillery
La Old Jameson Distillery, situata al celebre numero 7 di Bow Street dove è stata fondata nel lontano 1780, è una delle distillerie più famose d’Irlanda e una delle attrazioni turistiche più importanti di Dublino. Nel 1971 la distilleria è stata trasferita a Cork mentre la conservazione del whiskey in tini avviene ancora nella capitale irlandese.
Nonostante la distilleria di Bow Street sia stata abbandonata per un lungo periodo, recentemente è stata adibita a moderno centro turistico, facilmente raggiungibile a pochi minuti dal centro della città. Durante tutto l’anno è possibile partecipare a visite guidate, degustazioni di whiskey e ammirare il processo di distillazione che è stato ricreato su piccola scala per illustrarne l'arte.
Inoltre da aprile ad ottobre la Old Jameson Distillery ospita gli eventi della serie Notti Irlandesi che includono musica irlandese e spettacoli di danza.
Info: www.jamesonwhiskey.com
Old Bushmills Distillery
L'Irlanda del Nord è molto orgogliosa della sua storia nel settore della distillazione e in particolare del proprio patrimonio Bushmills. Il nome Bushmills trova origine dal piccolo villaggio dell'Irlanda del Nord - situato sulla costa settentrionale dell'Antrim nel distretto di Moyle - che ospita questa distilleria locale sin dal 1608, un’istituzione per ogni fan del whiskey. Visitare questa antica distilleria consente non solo di conoscere il celebre processo di distillazione che è rimasto invariato per oltre 400 anni, ma anche di intraprendere un emozionante viaggio nel passato della storia d’Irlanda.
Info:www.bushmills.com
Old Midleton Distillery
Nel 1975, dopo aver operato per oltre 150 anni, il vecchio sito della distilleria Midleton, situato nei pressi di Cork, è stato trasformato in un museo che attrae moltissimi visitatori. Il museo organizza dei tour guidati che prevedono la proiezione di un film che ripercorre la storia del whiskey in Irlanda e un tour che mostra i metodi con cui il whiskey veniva realizzato allora.
Info: www.visitcorkcounty.com
Cooley Irish Whiskey Distillery
La distilleria indipendente Cooley, fondata nel 1987, è la più recente distilleria irlandese. Ubicata nella pittoresca penisola di Cooley, contea di Louth, gode di una posizione geografica di straordinaria bellezza, ideale per il processo di distillazione grazie all’accesso facilitato ad un fiume dall’acqua purissima, che scorre accanto alla distilleria. E’ possibile riservare tour privati.
Info:www.cooleywhiskey.com
Dimenticate i musei silenziosi e le venerande sale: quest’autunno tuffatevi nell’esplosione di vitalità rappresentata dalla Dublin’s Festival Season.
Dall’inizio di settembre fino al tardo ottobre, Dublino scintilla di colori e creatività. Al chiuso e all’aperto, offre il meglio dell’arte contemporanea, celebra i suoi eroi locali, mette in scena alcune delle piece teatrali più famose del mondo e spalanca, letteralmente, le sue porte per accompagnare i visitatori alla scoperta dei suoi meravigliosi gioielli architettonici.
The Absolut Fringe
Primo tra i vari appuntamenti imperdibili, l’Absolut Fringe è il più grande festival interdisciplinare d’Irlanda, comprendente teatro, danza, musica, commedia, arte internazionale, spettacoli di strada, e che si impadronisce della città dall’8 al 23 settembre.
Si svolge in oltre 40 sedi diverse e rappresenta una formidabile vetrina di talenti creativi provenienti dai quattro angoli della terra, nella quale tutta la città è chiamata a celebrare il nuovo e il futuro.
Il 2012 segna il 18° anniversario dell’Absolute Fringe Festival e tra i momenti di maggior richiamo di quest’anno ci saranno il gruppo danese indie rock Efterklang e l’importante lift orchestra.
Solo per una notte…
Una notte da non mancare è quella del 21 settembre, quando l’annuale Dublin Culture Night invita visitatori e dublinesi ad affollare le strade per visitare oltre 150 tra gallerie, chiese, parchi, teatri, musei, case storiche e centri culturali in tutta la città, approfittando sia dell’orario d’apertura prolungato che dell’ingresso gratuito.
Descritta dai dublinesi come "la migliore notte dell’anno a Dublino", la Culture Night vede migliaia di persone (fino a 160.000) sciamare per le strade cittadine e nei luoghi in cui si fa cultura in tutte le sue forme, da minuscole gallerie fotografiche alle celebri attrazioni della città, quali il James Joyce Centre o il Trinity College, sede del meraviglioso Book of Kells.
Tra i vari avvenimenti, reading letterari, proiezioni cinematografiche, incontri e perfino un po’ di ballo per le strade.
Arthur’s Day
E certamente ci saranno altri balli in strada il 27 settembre, quando si celebra l´Arthur’s Day.
Qui si festeggiano due cose molto amate dagli irlandesi: una pinta di Guinness e un buon party. Con concerti e sessioni musicali, organizzate e no, nei pub, nei club e nelle strade della città, l’unica decisione richiesta è quella di sapere dove si è alle 17.59, momento in cui si brinderà all’uomo che inventò la "black stuff" nel 1759, il leggendario Arthur Guinness.
Regina del teatro
Gli irlandesi sono per natura dei raccontatori di storie e molto amanti del teatro, perciò non stupisce che il più importante evento della Dublin’s Festival Season sia il prestigioso Dublin Theatre Festival.
In programma dal 27 settembre al 14 ottobre, è il più antico festival teatrale d’Europa.
Quest’anno il festival presenta un incredibile insieme di produzioni teatrali irlandesi e internazionali. Classici di giganti letterari affiancheranno opere nuovissime, mentre produzioni su vasta scala si alterneranno a squisiti monologhi: in breve, più di 500 spettacoli in poco più di due settimane.
Il programma comprende l’attesissimo Druid Murphy di Tom Murphy, uno dei più rispettati drammaturghi viventi d’Irlanda, che sarà in scena al famoso Gaiety Theatre.
Druid Murphy è un’intensa storia sull’emigrazione irlandese, raccontata attraverso tre delle più grandi piece di Murphy: Conversation on a Homecoming, A Whistle in the Dark e Famine.
Si può assistere agli spettacoli in tre serate diverse, oppure a tutti insieme in una singola giornata per un’immersione totale nelle toccanti storie di chi fu costretto a lasciare l’Irlanda.
Dublin Theatre Festival presenta inoltre una multitudine di eventi speciali, tra cui masterclass dei più celebri professionisti mondiali, programmi artistici, proiezioni di film, incontri, laboratori e dibattiti.
Turismo Irlandese
Ufficio per il turismo dell’isola d’Irlanda
Piazzale Cantore 4 - 20123 Milano
(L’ufficio è aperto al pubblico dal Lunedì al Venerdì, dalle 14 alle 17) - Tel 02 4829 6060
www.irlanda-travel.com
– www.facebook.com/turismoirlanda www.youtube.com/turismoirlandese-
http://blog.irlanda-travel.com
Se stai organizzando un viaggio in Irlanda consulta www.irlanda-travel.com, il sito ufficiale di Turismo Irlandese. È' anche possibile richiedere informazioni e guide sull’Irlanda chiamando Turismo Irlandese allo 02 48296060.
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