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Il maggior numero di viaggiatori all’estero non proviene da Cina e Brasile, le potenze economiche più solide, e nemmeno dalle popolose Cina e India. La vera tigre, in questo senso, è la Russia. ITB Berlin e IPK International hanno presentato un confronto sull’andamento dei viaggi all’estero dall’area Bric negli ultimi cinque anni. Tra questi Paesi, la Russia è quello con il minor numero di abitanti e il terzo su quattro per potenza economica. Però gli ex sovietici sono quelli che viaggiano di più all’estero: 1,3 volte più dei cinesi, 3,4 volte più degli indiani e 4,6 volte più dei brasiliani. La Russia è al primo posto anche per l’aumento del numero di viaggi. Cinque anni fa erano andati all’estero 15,9 milioni di russi e 13 milioni di cinesi; gli ultimi dati indicano 23,8 milioni contro 18,3 milioni. Sono esclusi i viaggi a Hong Kong e Macao, che ancora oggi riguardano gran parte degli spostamenti dei cinesi. Nel periodo esaminato dal World Travel Monitor le partenze dei russi sono aumentate del 50%, rispetto a una crescita del 41% di quelle dalla Cina.
India e Brasile seguono a larga distanza. Gli indiani, con sette milioni di viaggi, superano ampiamente i 5,2 milioni dei sudamericani. Esaminando gli ultimi cinque anni, però, riscontriamo una crescita del 30% in India (rispetto a 5,4 milioni di viaggi all’estero nel 2006), ma dell’85% in Brasile (da dove erano partite nel 2006 'appena' 2,8 milioni di persone). Il livello è relativamente basso e il tasso di crescita dell’economia è inferiore a quello dell’India, ma il mercato brasiliano si rivela quello più dinamico.
Nel confronto Cina-Russia, la seconda ha percentuali di crescita superiori a quelle cinesi, nonostante un numero di viaggi all’estero costantemente elevato già da diversi anni. Anche in questo caso, non si manifesta alcun rapporto causa-effetto tra lo sviluppo economico e le partenze, dato che il Paese con il tasso di crescita più elevato è il gigante asiatico.
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Nassfeld/Pramollo, il più grande e moderno comprensorio sciistico della Carinzia e uno dei TOP-10 comprensori dell’Austria, ha messo la qualità del servizio al primo posto per offrire agli ospiti rilassanti giorni di vacanza nell'Eldorado della neve' della Carinzia.
Infatti Nassfeld/Pramollo va a segno non solo con il suo impressionante panorama alpino ma anche con la sicurezza di neve. Infatti, approfittando del suo microclima, il comprensorio, grazie alla frequente bassa pressione adriatica, è avvolto nel bianco dall’inizio di dicembre alla metà di aprile. E se il tempo dovesse essere ingeneroso, gli estesi impianti di innevamento consentiranno per tutta la stagione un intatto piacere dello sci sui 110 chilometri di piste e i più moderni impianti di risalita. Inoltre Nassfeld/Pramollo offre un’ampia varietà di servizi che forniscono una porzione extra di confort e divertimento sulle piste: quest’anno nel nuovo assortimento di 'Nice Surprise' ci sono due palchi panoramici, il cui allestimento invita a gustarsi il panorama alpino nel Pramollo-cinema. Per condividere con gli amici a casa il grandioso paesaggio con gli Alti Tauri ed il Großglockner a Nord, le Alpi Carniche e le Dolomiti con le tre cime di Lavaredo a Ovest e le Alpi Giulie a Est, queste postazioni offrono collegamento W-LAN gratuito grazie al quale potrete inviare con lo smartphone le vostre foto anche subito. Una cornice sovra-dimensionata offre il giusto contorno per gli scatti. I punti panoramici e per le foto sono nei pressi della stazione a monte della cabinovia Millennium-Express e della seggiovia del monte Gartnerkofel.
Inoltre, Nassfeld sorprende i suoi ospiti con tutta una serie di servizi per tanto divertimento e confort con gli sport invernali. Come 'Nice Surprise' ci sono ad esempio 2 palchi con allestimento lounge per godersi il panorama sui monti.
Nassfeld/Pramollo stupisce anche i suoi ospiti con il corso di lingua più veloce delle Alpi: nella cabina del Millennium-Express gli ospiti ricevono un rapido corso in carinziano per orientarsi meglio nel comprensorio. Nel programma della lezione in tedesco o inglese ci sono parole come 'Pfiateich', 'Jagatee' o 'Kasnudeln'. Lasciando la cabina viene consegnato un diploma che sul retro riporta le dieci parole più importanti del carinziano per gli sciatori.
Oltre al servizio rapido per sci o tavole direttamente sulle piste (in parte gratis, in parte a soli 7 Euro) e al deposito sci gratis, Nassfeld offre il noleggio dell’attrezzatura per bambini fino a 14 anni praticamente gratis (1 € al giorno) e per gli adulti a soli 10 Euro. Altra 'Nice Surprise': Lo Ski Movie sulla pista di velocità che simula l’atmosfera di gara.
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La striscia di territorio lasciato alla natura compresa tra i monti delle Dolomiti di Lienz e le Alpi Carniche, esercita, fuori dalle piste battute, un fascino particolare per gli appassionati degli inverni tranquilli e silenziosi. Scivolare sulle piste di sci di fondo davanti a uno scenario maestoso, scalare con passo leggero con racchette da neve e scendere su sci o snowboard sulla neve polverosa intatta - la magia dell’inverno nella valle Lesachtal si lascia vivere in tanti modi.
La pista di sci di fondo sul confine (Grenzlandloipe) misura 60 chilometri (a doppia corsia e per skating) e nella zona del centro di biathlon di Obertilliach, dai 6 ai 10 chilometri, è addirittura dotata di innevamento artificiale. L’atleta di biathlon norvegese Ole Björndalen, più volte campione del Mondo e vincitore di Olimpiadi, si allena qui per lo sci ed il tiro. Per gli ospiti c‘è ogni settimana biathlon per principianti.
Pendii intatti con tanta neve aspettano gli sciatori ed i boarder che su neve polverosa o neve granulosa, cercano discese solo per sè. Gli escursionisti iniziano le loro ascese lunghe da due fino a quattro ore da un’altitudine a valle di 1.000 metri, con neve sicura, fino ad arrivare a 1.600 metri - si sale tra alberi, fienili e malghe. Per la preparazione e pianificazione vengono offerti speciali servizi di percorso, noleggio di attrezzatura e guide della valle Lesachtal. Ai tour sugli sci possono partecipare anche principianti (a partire dal livello spazzaneve) sotto una guida esperta.
Anche gli snowboarder possono intraprendere escursioni nella valle Lesachtal. Con lo snowboard in spalla e le racchette da neve ai piedi si sale sui monti. In cima si scambiano racchette e snowboard e si scende sulla neve polverosa. Dopo una discesa lanciata un vero bagno di fieno della valle Lesachtal, un massaggio con olio di marmotta insieme ad un sorso d’acqua minerale della propria sorgente a Tuffbad St. Lorenzen, il primo hotel benessere delle malghe, contribuiscono al rilassamento.
Dopo lo sport ed il divertimento sulla neve gli sportivi potranno assaggiare un 'Morende' (tipico della cucina contadina), una sostanziosa merenda della valle Lesachtal che consiste di squisitezze calde e fredde come speck, formaggio, crema spalmabile, frigga (speck arrostito con formaggio delle malghe), schlipfkrapfen (ravioli ripieni), speckknödel (canederli allo speck) ed altro. Da gustare con il 'pane della valle Lesachtal' appena sfornato dal forno a legna. Di sera, potrete gustare un fantastico arrosto di 'agnello della valle Lesachtal' nutrito per tutta l’estate con l’erba speziata degli alpeggi della regione.
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Nelle valli Gailtal e Gitschtal l’inverno inizia in modo piacevole: in programma ci sono escursioni invernali, slittino e sci di fondo nel romantico paesaggio.
La rete di piste da sci di fondo nell’alta valle Gailtal con il centro turistico Kötschach-Mauthen si estende su una lunghezza di 70 chilometri. Il fiore all’occhiello è la pista da sci di fondo panoramica dell’alta valle Gailtal dove si sono già disputate numerose maratone di sci di fondo. I carinziani e gli italiani curano insieme le piste che si estendono in parte in territorio italiano ed in parte in quello austriaco.
La pista escursionistica della valle Gitschtal presenta ripide salite e slanciate discese che lungo 14 chilometri uniscono le località di Hermagor e Weissbriach.
Che le piste siano tracciate e preparate al meglio è confermato dal fatto che sono regolarmente premiate con il 'Kärntner Loipengütesiegel' (marchio carinziano di qualità). Circa la metà dei percorsi per sciatori di fondo si trovano ad un’altezza compresa tra i 1000 ed i 1500 metri, la neve sicura è anch’essa garantita. Kötschach-Mauthen si presenta come base ideale per tour in sci e racchette da neve: ampi alpeggi imbiancati da cui lo sguardo può spaziare sulle Alpi Carniche e le Dolomiti di Lienz, invitano a godersi l’inverno lontano dalle piste affollate. Accanto ad escursionisti in racchette da neve e sciatori ci saranno guide professionali esperte del territorio. L’attrezzatura per le imprese sportive sulle nevi incontaminate può essere noleggiata presso i negozi sportivi locali. Come alternativa all’equipaggiamento in affitto, si raccomanda di costruire da sé racchette da neve artigianali i cui materiali di base sono il legno di salice, noce e frassino. Un corso nella scuola alpina di Kötschach-Mauthen insegnerà come le singole parti devono essere tagliate, levigate ed infine unite insieme per ottenere una buona racchetta da neve.
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Ebbene, è proprio così: in una serata insolitamente fresca, dopo il sole infuocato d’agosto, siamo andati a trovare Lei, La Madre del Cielo, in un luogo in cui la Sua Presenza è tuttora estremamente viva, palpabile, poiché dopo 31 anni sembra che Ella appaia ancora ad alcuni veggenti. Allora, quando incominciò tutto nel 1981, erano ragazzi di 20 anni, il più piccolo ancora un bambino, oggi sono uomini e donne sposati, alcuni dei quali non vivono più qui. Lei invece no, appare sempre uguale: una bellissima Fanciulla bruna, dicono i veggenti, Colei che Bernardette chiamava la Bella Signora, a Lourdes oltre un secolo fa, né i secoli né gli ultimi trent’anni l’hanno cambiata.
Appena giunti dopo un viaggio di circa sedici ore, sotto il sole ancora torrido della Bosnia, ho pensato che prima di tutto bisognava fare un saluto a Lei: ci sono arrivata colma di stupore, tra i vialetti che si snodano in mezzo ad una campagna arsa e selvaggia da un lato, e le nuove villette e alberghi dipinti a calce fresca con i freschi porticati affacciati sugli orti dall’altra. Quando si arriva in centro cambia il paesaggio; mi accoglie una sfilata di negozietti che vendono di tutto, per portare a casa un Suo piccolo ricordo, ma più in alto di tutto, in mezzo ad un ampio spazio recintato, svetta la Chiesa Parrocchiale, caratteristica per i suoi due campanili ai lati, che ormai hanno fatto il giro del mondo su cartoline ed effigi. Un tempo, era completamente sola in mezzo ai campi. Appare candida, grande, con all’interno tre ampie navate. La terza, dedicata alla Vergine Incoronata, è un angolo di Luce, preghiera, silenzio.
A Medijugorie il programma non può essere organizzato nei minimi particolari, ma rimane sempre un po’ imprevedibile, a cominciare dalle apparizioni stesse di Maria. Nel luogo dove nell’83 apparve a uno dei veggenti, Ivan, alla base della Collina delle Apparizioni, oggi c‘è una croce blu accanto ad una piccola statua della Madonna. Qui a Medjiugorie, dei veggenti, vivono Miriana e Ivanka, oltre a Vizka, purtroppo attualmente assente per motivi di salute, talvolta viene Ivan che lungo l’anno soggiorna a Boston, oppure Marja, che ha sposato un italiano e vive a Monza, molto vicino a noi.
La nostra simpatica e bravissima guida, Anita, ci ha portato a conosere questi luoghi 'santi', ma soprattutto ci ha trasmesso la sua fede genuina e profonda: come non sia importante in fondo vedere 'segni particolari', come il sole che si sdoppia, avvenuto più volte durante le apparizioni, ma credere profondamente e pregare. La fede qui si percepisce ad ogni angolo: nella grande chiesa visitata da genti di tutto il mondo, nei ceri accesi dai fedeli, nell’immensa spianata che ogni giorno si riempie di enormi moltitudini per seguire le messe in tutte le lingue, nella vista della tomba di Padre Slavko, che, chiamato a sfatare che il fenomeno delle apparizioni fosse reale,dovette quasi contro voglia ricredersi, e si dette da fare in ogni modo per rendersi utile ai pellegrini, scrivendo anche delle importanti pubblicazioni. Oggi, dopo i molti miracoli, circa 600, una Commissione della Chiesa sta studiando il fenomeno, nonostante le apparizioni avvengano ancora. A suo tempo i veggenti, quando erano ragazzi erano stati perseguitati dalla polizia comunista, avevano subito esami ed interrogatori da cui non si riuscì mai a dedurre nulla, all’infuori del fatto che erano sani di mente, genuini, sinceri, spontanei, in breve ragazzi normalissimi. In seguito raccontarono che la Madonna ha insegnato loro a pregare ed assegnato a ciascuno un compito da portare avanti nella vita: c’è chi deve pregare per i sacerdoti, chi per gli ammalati, un’altra per le famiglie e i giovani. La Madonna inoltre può apparire in ogni luogo: vi sono state apparizioni anche in chiesa o in casa. E’, questo, l’unico aspetto che la differenzia dalle apparizioni di Lourdes e Fatima. Una volta disse di essere venuta a portare a compimento quello che aveva cominciato allora. Ad alcuni appare ancora tutti i giorni: a Marja in particolare viene dato il messaggio il 25 di ogni mese, ad altri solo una volta all’anno o al mese, come a Miriana. Molto delicato è il fenomeno dei dieci segreti che avrebbe comunicato a Miriana col compito di confidarli ad un sacerdote, che dovrà diffonderli pochi giorni prima che l’evento accada. La prima giornata si è conclusa in adorazione davanti al Crocifisso, dopo la Messa, nel silenzio più profondo, interrotto solo di tanto in tanto da un canto, mentre il Cuore parlava e ascoltava Colui che solo sa accoglierlo nella sua pienezza. Il giorno seguente siamo andati a visitare in primis il Cenacolo di Suor Elisa, presentato da lei stessa e da due ragazzi che hanno narrato la loro esperienza. Suor Elisa sorprendeva: diceva di non aver fatto niente… "Non sono stata io - continuava a ripetere - E’ stata la Madonna". E che cos’ha fatto questa volta? Lei, a cui suor Elvira un aiuto lo ha pur dato, ha fatto sorgere delle case di recupero per ragazzi drogati, le prime in Italia, in Piemonte, e poi qui. Con la pazienza, l’affetto, la fermezza e il lavoro li hanno 'salvati' e trasformati in persone responsabili, che si sono sposate, alcuni son diventati missionari, altri ancora infine son divenuti sacerdoti.
Da qui salire alla collina delle apparizioni non è stato difficile: i miracoli più grandi sono già avvenuti. Era molto importante farlo perché il mattino seguente, alle ore 8.30, dove si trova la Croce Blu, doveva avvenire l’apparizione della Madonna a Miriana, oggi una signora sposata con due figli,che da ragazza studiava a Sarajevo e veniva qui a trovare i parenti. Ci siamo arrampicati anche fino a metà della collina, dove sono avvenute le prime apparizioni e sorge una statua della Madonna candida, alta, svettante verso il cielo. La fede della gente si traduceva in mille gesti; preghiere ma anche foto e biglietti che venivano lanciati all’interno del piccolo recinto che la racchiude, la forza di volontà di coloro che nonostante la fatica dovuta all’età o a condizioni di salute precarie,ce la facevano ugualmente con l’aiuto dei vicini. L’apparizione a Miriana avviene ogni 2 del mese. In queste occasioni la gente incomincia ad arrivare anche all'1, 2 di notte o rimane addirittura lì a dormire. Noi ci siamo divisi in gruppetti di 4 5 persone e uno dopo l’altro siamo giunti tra le tre e le quattro del mattino con un breve tragitto in taxi. E’ stata una veglia di preghiera di quattro ore e mezzo, tra rosari e canti. Lei non si è fatta attendere di più. Alle 8 e 30 circa si è fatto tutto silenzio, un silenzio profondo, indescrivibile, interrotto solo dal bisbigliare di qualche 'Ave Maria'. Solo Miriana la vedeva, ma lei parlava a tutti. Quando è finita si è levato un canto in suo saluto. Poi ci hanno tradotto il messaggio, parole semplici, come sempre, ma significative, non facili da seguire sempre e che vanno dritte al cuore "Io cerco anime che preghino con continuità per coloro che non pregano" ha detto. E poi con la Sua immensa dolcezza: "Io vi sarò sempre vicino, anche nei momenti più difficili". La costanza del Suo messaggio 'preghiera e pace' rivela un disegno, un progetto per salvare l’umanità, ma ha bisogno di noi per realizzarlo. Così infatti si era presentata fin dall’inizio, come la 'Regina della Pace', 'MIR', come si vide scritto in cielo, in una di quelle prime volte.
Mostar
Forse per alleggerire il ritmo e l’emozione, l’ultimo giro proposto è stato a Mostar, il capoluogo della regione, con il celebre antico ponte turco, che, bombardato durante la guerra degli anni ’90, è stato tutto ricostruito con le sue stesse pietre: è infatti un patrimonio dell’UNESCO.
A Mostar un tempo vivevano solo i cristiani, ma nel 1400 arrivarono i Turchi Ottomani, che distrussero tutto, chiese, villaggio, riducendo i cristiani in schiavitù. Svilupparono moltissimo il commercio e la zona del quartiere turco ol bazar e l’antico ponte lo dimostrano chiaramente. Il sultano tuttavia era molto crudele e assoldava architetti per costruire la fortezza, le moschee, etc, ma poneva la condizione che se avessero sbagliato il più piccolo particolare gli avrebbe fatto tagliare la testa. Un architetto, secondo la leggenda, riuscì a fuggire e scomparve. Nel bazar si vende di tutto dalle stoffe di seta ai monili in argento e pietre preziose secondo il tipico gusto orientale, monili, soprammobili, persino pentole in rame, ma ancora più bello è vedere il corso del fiume che si snoda tra il verde e le mura della fortezza. Non mancano i segni della guerra del '90 nelle case di periferia ancora bucherellate, e nella miseria nei bambini seminudi sdraiati ai crocicchi dei marciapiedi periferici.
Ritorno a Medijugorie
E’ dolce la sera a Medijgorie, ogni giorno c‘è un programma particolare, nella zona delle messe, vissuto intensamente dai fedeli: l’Adorazione della Croce, la Guarigione dello Spirito. E’stato difficile salutarla, salutare Maria che, diversamente da altri luoghi, qui è dappertutto. Risuona la promessa che ci ha fatto parlando a Miriana: "Io sarò sempre con voi, anche nei momenti più difficili". La salutiamo, ma Lei ci segue: domani partiremo con Lei.
Grazia Paganuzzi
Pellegrinaggi Santi' è la sezione del tour operator Club Magellano, predisposta a organizzare i viaggi spirituali. Oltre a Medijugorie, i suoi programmi prevedono anche Lourdes, e i luoghi di Padre Pio.
Per informazioni: www.clubmagellano.it
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Nel corso della prima settimana di settembre ha avuto inizio la raccolta dell’uva nei vigneti della Cantina Tramin a Termeno (BZ), azienda tra le più premiate d’Italia e responsabile di alcune tra le migliori interpretazioni del vitigno aromatico Gewürztraminer.
Vini di grande densità, volume e con un’alta concentrazione di sostanze aromatiche e di precursori olfattivi: queste le caratteristiche che risultano dalle prime impressioni per questa vendemmia 2012 alla Cantina Tramin.
Nelle parole dell’enologo Willi Stürz, che da 15 anni segue la cantina ed è stato eletto miglior enologo d’Italia 2004, le anticipazioni sulla prossima annata regalano grandi speranze e interesse. Dopo le felici vendemmie di questi anni, come l’eccezionale 2009, il 2011 che ha portato rossi notevoli e un Gewürztraminer eccezionale, o i bianchi fortunatissimi degli ultimi tre anni, ora anche le anticipazioni per il 2012 alimentano le aspettative positive.
Il 3 settembre è stata la data di avvio per questa vendemmia. Il caldo che ha caratterizzato questo anno di produzione infatti promette delle rese abbattute di almeno il 10% , con punte fino al 20-40% per alcuni impianti. Circa 2 o 3 migliaia di tonnellate in meno rispetto all’anno scorso, che soprattutto nel Gewürztraminer e nei bianchi, consentirà di concentrare i precursori aromatici e le tonalità intense di questi vini.
Come conferma Willi Stürz, "in questo anno la resa per ettaro, che già teniamo bassa con la potatura e il diradamento, é stata bassissima, anche a causa della forte calura. È un dato che accomuna tutte le nostre varietà vinicole, compreso il Gewürztraminer. Questo forte abbattimento della produzione porterà, per contraltare, a un maggiore potenziale in qualità, corpo e densità nei vini. Dopo una partenza anticipata in primavera, lo sviluppo della vegetazione ha subito fortunatamente un rallentamento e un ritardo di circa 10 giorni e confermando il trend delle altre annate. Durante l’estate, è giunto anche da noi il grande caldo, che ha certamente segnato e contratto lo sviluppo dei vigneti, senza tuttavia portare in sofferenza e siccità. In zona alpina infatti, il caldo intenso è arrivato nella fase iniziale della maturazione, ed era accompagnato ad intervalli da piccole piogge. In questo senso, capiamo la fortuna dei nostri climi Dolomitici: il tenore tendenzialmente fresco della nostra terra é una grande forza e ci aiuta in annate torride come questa. La bella escursione termica tra il giorno e la notte, consente di fissare profumi e valorizzare gli aromi delle nostre uve".
Una produzione, quella della Cantina Tramin, che mette a frutto tutto l’impegno dedicato in questi anni ai bisogni specifici dei singoli vitigni, molto diversi per altitudine e caratteristiche. Gli impianti crescono di annata in annata rivelando una maggiore stabilità ed equilibrio, mentre l’inerbimento e il sovescio sono trattamenti impiegati per valorizzare la qualità di alcuni appezzamenti e seguire le esigenze di ogni vigneto. Anche in questo risiede la forza del modello produttivo della cantina, con più di 200 micro soci, per i quali il rapporto uomo-vigneto è in equilibrio misurato e sostenibile.
Tra le maggiori cantine cooperative dell’Alto Adige, Cantina Tramin ha costruito la propria immagine lavorando sulla qualità e sull’eccellenza dei vini bianchi aromatici, sintesi dell’eleganza e delle fragranze peculiari del territorio altoatesino.
Anche per la propria sede, la recente ristrutturazione ha regalato al territorio un esempio di architettura contemporanea di assoluto pregio e rilievo. La spettacolare costruzione in ferro verde che si staglia contro il profilo della valle dell’Adige in mezzo ai vigneti, è opera dell’architetto Werner Tscholl ed è presente in questi mesi nella mostra della Biennale di Architettura di Venezia, come esempio di architettura contemporanea in rapporto virtuoso con territorio e ambiente.
Cantina Tramin
Strada del Vino 144 Termeno (BZ)
Tel 0471 096633
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C’è tanta scuola e un pizzico d’orgoglio italiani nel favoloso barocco boemo. Un pretesto in più per visitare la Repubblica Ceca, a caccia dei capolavori di artisti che si ispirarono alla produzione italiana non senza reinterpretarne i dettami secondo la propria tradizione e il proprio talento. Ne nacque una corrente unica, che riadattando materiali e motivi seppe tirare a lustro un’intera nazione, ridisegnandone il volto ma anche l’anima.
Non è da trascurare infatti il retroscena storico e morale della diffusione dell’arte barocca in Cechia. Siamo nel XVII secolo; nel 1620 scoppia la battaglia sulla Montagna Bianca, che poi dilagherà nel resto d’Europa con il più celebre nome di Guerra dei Trent’Anni. Gli Asburgo impongono, anche con la violenza, al popolo ceco la ricattolicizzazione e, per garantirne la conversione, ricorrono alle minacce ma anche ai Gesuiti. Questi, invitati nel Paese, portano con sé non solo il Verbo, ma anche l’arte già fiorente nel Bel Paese: il barocco appunto. Le espressioni sfarzose e ridondanti del barocco divengono quindi per gli Asburgo un ulteriore, subliminale strumento di convinzione nei confronti del popolo: i palazzi eleganti ricordano il loro potere, le chiese con il loro tripudio di stucchi, ori, spazi immensi, chiaroscuri, immagini di santi e martiri dai volti straziati –in netto e voluto contrasto con le chiese sobrie e austere dei protestanti- invitano a rivolgersi al Signore e affidarsi a lui.
Pilotata o meno, l’arte barocca trovò in Boemia terreno fertilissimo. Non solo i Gesuiti importarono materiale cui ispirarsi e favorirono i contatti (e contratti) con architetti italiani, ma molti artisti cechi si formarono proprio in Italia per poi esprimersi al meglio in patria, dove seppero dar vita a un barocco sui generis, cosmopolita e contemporaneamente autoctono. Passarono le idee –lo sfarzo, la ridondanza- ma i materiali e i soggetti del barocco italiano furono integrati con quelli locali: accanto al marmo, molto legno delle foreste; vicino all’iconografia italiana dei santi soprattutto i patroni della propria terra.
Prima strumentalizzato dagli Asburgo, poi oscurato dal regime comunista, il barocco boemo è finalmente libero di essere ammirato in tutto il suo tripudio estetico, nelle sue esplosive espressioni di bellezza e potere. Come vediamo, per esempio, nel cuore di Praga.
MALA STRANA, CUORE BAROCCO DI PRAGA.
Mala Strana, ovvero la Città Piccola. Piccola ma preziosa, come i gioielli più pregiati. Disteso sul fianco della collina che sale al Castello, questo storico quartiere della capitale è considerato il cuore barocco di Praga. Qui si trovano la splendida chiesa di San Nicola e il colossale palazzo Valdstejn. Tra le altre tappe di Praga barocca, il Clementinum (il collegio dei Gesuiti), la chiesa di San Nicola della Città Vecchia, la chiesa della Vergine della Vittoria e il suo Bambin Gesù di Praga, la chiesa di San Francesco Serafino, palazzo Czernin, il santuario di Loreta e naturalmente le statue barocche che vegliano sul fiume e la città dal Ponte Carlo. Un tempo isolata tra i vigneti della campagna praghese, la villa barocca di Troja –che dà il nome a un intero quartiere residenziale- è oggi parte della periferia della capitale. Chiamata anche castello, fu costruita secondo il modello della villa rinascimentale romana.
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Un arcobaleno di notte
Ogni apparizione dell’aurora boreale è unica. Spesso avviene sotto forma di tre strisce verdi che tagliano il cielo notturno. Oppure come delle tende mossa dal vento o del fumo che ondeggia nel cielo. Il suo colore è generalmente di un verde luminoso, spesso punteggiata di rosa sui bordi e a volte di un viola intenso al centro. La sua gamma di colori sembra uscita dagli anni ’80.
Una leggenda vivente
Forse non stupisce il fatto che l’aurora boreale abbia creato così tante leggende tra i suoi spettatori. I simboli dell’aurora boreale furono trovati sui tamburi sciamanistici dei Sami. Il fenomeno ha diversi nomi in lingua Sami. Ad esempio, è conosciuto come Guovssahas, che significa "luce che può essere udita", perchè i Sami per tradizione associavano l’aurora boreale con i suoni. Durante l’era dei Vichinghi, l’aurora boreale era l’armatura delle Valchirie, le vergini guerriere, che spargevano una strana luce scintillante. E secondo una leggenda giapponese, concepire un bambino sotto l’aurora boreale era segno di buon auspicio.
Esplosioni solari
La realtà però non è così poetica. Il sole è il padre delle aurore boreali. Durante le grandi esplosioni e gli scoppi, immense quantità di particelle vengono sprigionate nello spazio.
Queste nuvole viaggiano attraverso lo spazio con velocità che variano da 300 a 1.000 km al secondo. Quando le particelle collidono con i gas nell’atmosfera, splendono producendo una fantastica gamma di colori. Tutto ciò avviene a circa 100 km al di sopra delle nostre teste.
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Il massiccio della Sainte Baume è un patrimonio naturale e storico di incomparabile bellezza e suggestione. Ma è soprattutto un luogo di pellegrinaggio alla grotta di Maria Maddalena.
Secondo la tradizione cristiana, Maria Maddalena di Betania con sua sorella Marta, il fratello Lazzaro, Massimino ed altri discepoli, lasciarono da esiliati la Terra Santa. Arrivarono con una fragile barca a Saintes-Maries-de-la-Mer, dove si divisero per una missione di evangelizzazione in tutta la Provenza. Maria Maddalena si ritirò in una grotta nel cuore della foresta sacra passando gli ultimi trent’ anni di vita in profonda meditazione e penitenza. Ogni giorno, secondo la credenza, veniva trasportata sette volte dagli angeli fino in cima alla montagna, al Saint Pilon.
Il santuario, gestito dai Domenicani, si raggiunge attraverso due percorsi di circa 45 minuti ognuno. Lo "Chemine de Canapé", che si addentra per la fitta foresta e lo "Chemin des Roys" più agevole. Quest'ultimo, cioè il Cammino dei Re, lungo 2 km, dal 2001 è interamente accessibile a persone disabili. Il sentiero fu aperto nel 1295, per permettere ai pellegrini di raggiungere la grotta dopo aver visitato la splendida Basilica di Saint Maximin che ancora oggi conserva le reliquie di Maria Maddalena. Questo cammino deve il suo nome alle personalità illustri che lo percorsero, tra i quali: papa Clemente V, papa Gregorio XI, re Louis XI, Louis XIV, Francesco I, Caterina da Siena, …
Per i più temerari, il sentiero prosegue fino alla cima del massiccio. Il paesaggio vale lo sforzo!
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Nuova campagna promozionale delle Ferrovie Francesi per le offerte autunnali di TGV Italia-Francia, il servizio di collegamento tra Milano Garibaldi e la stazione di Parigi Gare de Lyon. Qui forse la creatività gioca un pò con il nome della stazione meneghina di partenza, Porta Garibaldi, intitolata al celebre patriota che ha unito l’Italia: come il condottiero in spedizione con i Mille al seguito, anche i treni TGV in partenza dalla stazione a lui dedicata, infatti, uniscono l’Italia alla Francia con interessanti collegamenti diretti, confortevoli ed economici. E anche grazie alla nuova Boutique SNCF, che ha aperto al pubblico proprio alla stazione di Milano Garibaldi, Italia e Francia sono sempre più vicine: all’interno di questo spazio, dal design minimale, d’ora in poi ci si potrà informare su tutte le offerte disponibili, acquistare il proprio biglietto TGV da e verso la Francia, oppure qualsiasi altro titolo di viaggio SNCF. Situata proprio di fronte ai binari 11 e 12 della Stazione, dove partono i treni SNCF, la Boutique è un punto di riferimento per tutti i viaggiatori interessati a usufruire di tre collegamenti quotidiani verso Parigi, Lione o Chambéry. Chi avrà voglia di uno short-break mordi e fuggi, sotto il segno dello charme e dell’inconsueto, potrà approfittare di una speciale promozione da cogliere al volo: a partire dal 18 ottobre, infatti, TGV metterà a disposizione migliaia di posti a prezzi davvero convenienti, alla scoperta dei colori autunnali e del fascino che emanano le città di Chambéry e Lione. Naturalmente è disponibile anche l’e-ticket internazionale: per ritirare il proprio biglietto sarà sufficiente stampare la conferma di viaggio, in qualsiasi momento e ovunque ci si trovi, sia in Italia sia all’estero (www.tgv-europe.com).
E dopo un piacevole viaggio, non resterà che perdersi nei pittoreschi viottoli dell’antica capitale dei Duchi di Savoia, nel cuore delle Alpi. Con le infrastrutture di una grande città, Chambéry vanta numerosi edifici storici quali il Castello e i musei della Savoia, la Santa Cappella, numerosi palazzi nobiliari e molteplici specificità da scoprire come Les Charmettes, residenza di campagna di Jean-Jacques Rousseau oggi trasformata in museo. Qui infatti è possibile visitare la dimora in cui il filosofo trascorse un lungo periodo a partire dall’estate del 1736, ospite di Madame de Warens, nei dintorni della città di Chambéry, dove soggiornò fino al 1742. Situata nella conca del vallone boschivo delle Charmettes, questa casa è entrata nella leggenda letteraria dopo che Rousseau le consacrò pagine fondamentali nelle sue Confessions, associando a questo periodo di vita la sua unica esperienza felice, il suo culto della natura e la passione per la botanica. Il 2012 si celebra il trecentesimo anniversario della sua nascita, con numerosi eventi lungo tutto l’arco dell’anno.
Altra chicca di Chambéry: ogni primo e terzo sabato del mese alle 17,30 i suoi viali pittoreschi regalano un’aria di festa al suono di veri e propri concerti in uno dei più grandi carillon del mondo. Composto di settanta campane in bronzo, ne risultano suoni unici e una musicalità eccezionale. L’ambiente naturale circostante con le sue colline, Les Monts, rappresenta la cornice della vita quotidiana a Chambéry, ma anche il Bourget, il più grande lago naturale di Francia, e il lago di Aiguebelette, fanno da corona a questo gradevole contesto. Inoltre le montagne circostanti, la località di sci nordico Savoia Grand Revard (150 km di piste segnalate) e i parchi regionali (Bauges e Chartreuse) sono molto vicini, mentre la Vanoise con il suo parco nazionale e le più grandi stazioni di sport invernali sono solo a un’ora di distanza.
L’UNESCO ha riconosciuto l’importanza del patrimonio culturale del Rodano-Alpi classificando diversi siti della regione, fra cui il sito storico di Lione, dal 1998 inserito nel Patrimonio Mondiale. I visitatori del Vieux Lyon potranno in particolare apprezzare la continuità dell’insediamento urbano dal periodo romano ai giorni nostri con diversi percorsi e visite guidate che permettono di scoprire numerosi siti e monumenti, come la cattedrale di St-Jean, la chiesa di St-Paul, i passaggi segreti (traboules) o i palazzi rinascimentali.
Se altri luoghi evocano forse di più il cinema d’oggi, la storia d’amore tra il Rodano-Alpi e il cinema dura dalla fine del diciannovesimo secolo, quando i fratelli Lumière inventarono il cinematografo. Il Castello Lumière, casa borghese di famiglia situata nel quartiere lionese di Montplasir, è sede dell’Istituto Lumière, un museo da non perdere assolutamente, che ripercorre la loro storia e insieme l’evoluzione del cinema.
Leonella Zupo
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Giver Viaggi e Crociere presenta la sua programmazione verso Rovaniemi, il villaggio di Babbo Natale, per i ponti festivi, S. Ambrogio e Immacolata, Natale, Capodanno, e i weekend dell’inverno 2012/2013 con la pubblicazione del catalogo "Il Mondo di Babbo Natale".
IL VIAGGIO
"Come fa Babbo Natale, in una sola notte, a portare regali ai bambini di tutto il mondo?"
Non esiste genitore o nonno a cui, almeno una volta, non sia stata posta questa domanda.
E la risposta? Una sola: "Magia". Venite a Rovaniemi e vedrete di persona come nasce una magia.
È la magia del Natale vissuto nel più em ozionante dei modi che Giver Viaggi e Crociere propone alle famiglie che vorranno far vivere ai propri bambini, e non solo, la sorpresa di incontrare Santa Claus nel suo ufficio a ridosso del Circolo Polare Artico.
Il viaggio a Rovaniemi prevede soluzioni che vanno dai 4 ai 6 giorni di permanenza con sistemazione in strutture alberghiere di vario livello, dai cottage agli hotel 4 stelle, e prevedono la mezza pensione.
Durante la propria permanenza a Rovaniemi gli ospiti di Giver Viaggi e Crociere, oltre a visitare il villaggio di Babbo Natale, parteciperanno ad un’escursione in motoslitta alla fattoria delle renne.
Sarà possibile poi acquistare numerose altre escursioni o attività sulla neve come ad esempio l’escursione a bordo del rompighiaccio Sampo o una passeggiata notturna alla ricerca dell’aurora boreale.
Durante la permanenza a Rovaniemi gli ospiti di Giver Viaggi e Crociere avranno a disposizione un accompagnatore esclusivo di lingua italiana che li accompagnerà ed assisterà per tutta la durata del soggiorno nel Mondo di Babbo Natale.
I VOLI
Per raggiungere Rovaniemi nel più confortevole dei modi Giver Viaggi e Crociere ha programmato anche
per il 2012 una catena di voli diretti speciali dal terminal 1 dello scalo milanese di Milano Malpensa.
I voli saranno operati dal vettore Livingston, compagnia aerea italiana che opera voli nazionali, internazionali e intercontinentali, utilizzando l’Airbus A320-200, aeromobile moderno e confortevole, configurato a 180 posti in classe unica.
Per permettere di usufruire di questi comodi voli anche a chi non abita nelle vicinanze di Milano Giver Viaggi e Crociere offre il parcheggio gratuito per tutta la durata del soggiorno a Rovaniemi a coloro che abitano a più di 150 chilometri dallo scalo, mentre a chi abita a più di 250 chilometri viene anche offerto un pernottamento in hotel 4 stelle la sera prima della partenza o la sera del rientro dal viaggio.
Sono disponibili partenze anche da Roma e Milano con voli di linea Finnair.
LE DATE
- dal 3 al 6 dicembre - weekend prefestivo - volo di linea Finnair da Milano, diretto speciale da Rovaniemi;
- dal 6 dicembre al 9 dicembre - S. Ambrogio/Immacolata - volo diretto speciale da Milano a Rovaniemi e viceversa;
- dal 9 dicembre al 12 dicembre - weekend pre-festivo - volo diretto speciale da Milano, di linea Finnair da Rovaniemi;
- dal 19 dicembre al 23 dicembre - weekend pre-festivo - volo di linea Finnair da Milano, diretto speciale da Rovaniemi;
- dal 23 dicembre al 28 dicembre - Natale - volo diretto speciale da Milano a Rovaniemi e viceversa;
- dal 28 dicembre al 2 gennaio - Capodanno - volo diretto speciale da Milano a Rovaniemi e viceversa
- dal 2 gennaio al 6 gennaio - Epifania - volo diretto speciale da Milano a Rovaniemi e viceversa.
Giver Viaggi e Crociere S.r.l.
Via Maragliano 15r - 16121 Genova
tel. 010.57561 - fax 010.581217
www.giverviaggi.com
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Situata a ridosso del Circolo Polare Artico, Rovaniemi è il capoluogo della provincia più settentrionale della Finlandia, la Lapponia. Importante sede universitaria, negli ultimi anni è diventata una vivace cittadina che fonde la modernità delle sue infrastrutture, alcune delle quali progettate dall’architetto Alvar Aalto, all’incontaminato ambiente che la circonda. Rovaniemi si è affermata a livello internazionale come meta preferita per il turismo invernale in Lapponia grazie alla ricchissima offerta di attività praticabili sulla neve: attraversare foreste innevate e fiumi ghiacciati a cavallo di motoslitte, ascoltare il silenzio della Natura a bordo di slitte trainate da renne o cani husky, passeggiare nei boschi con racchette da neve o alzare lo sguardo al cielo sperando di vedere i colori ondeggianti dell’Aurora Boreale... I più avventurosi potranno provare l’emozione della navigazione, e dell’immersione con speciali tute termiche, tra i ghiacci del golfo di Botnia a bordo del Rompighiaccio Sampo. E ancora: perché non programmare una escursione in giornata al Wildlife Park di Ranua, lo zoo più a Nord del mondo? È il Parco di Babbo Natale, e ospita esemplari di circa 60 specie di animali selvatici, grandi e piccoli, che vivono nell’Artico o nelle regioni del Nord.
Meritano una visita anche il Museo Arktikum, l’avveneristica struttura in vetro disegnata da Alvar Aalto, che ospita il Centro Artico, importante testimonianza sulla natura e la vita nelle regioni dell’estremo Nord, e il Museo Regionale della Lapponia, dedicato al popolo Sami, alla sua storia e la sua cultura. Ma Rovaniemi è soprattutto l’unico luogo al mondo dove è possibile vivere sempre la magia del Natale. Tutti i bambini, anche quelli "ufficialmente" un pochino più cresciuti, avranno la possibilità di visitare l’Ufficio di Santa Claus, e li incontrare Babbo Natale in persona per confidargli i propri desideri e affidargli le proprie speranze. Babbo Natale ascolta tutti, e a tutti risponde con un caloroso saluto e la Sua sonora risata: Oh Oh Oh. Un’esperienza unica da riporre in valigia e riportare a casa insieme all'esperienza della cultura Lappone.
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Si è consolidata da parecchio tempo una singolare forma di turismo – collezionismo delle capitali europee, ma nulla togliendo all’importanza di queste città, non bisogna trascurare che spesso e poco lontano da esse esistono realtà meno note che nascondono comunque patrimoni artistici e turistici, curiosità e attrattive che nulla hanno da invidiare alle capitali stesse. Un esempio tra i più classici è rappresentato dall’Olanda e da tutte quelle cittadine "minori" che ne compongono lo scenario. L’Olanda è uno stato relativamente piccolo se paragonato a colossi come la Francia e la Germania e questa caratteristica facilita enormemente gli spostamenti da una regione all’altra, consentendo anche viaggi mordi e fuggi se il tempo a disposizione è poco. Un itinerario imperdibile alla scoperta dei simboli olandesi si può costruire nella provincia dello Zuid-Holland poco a sud di Amsterdam e che a pieno titolo viene promossa dal progetto "Face of Holland", curato dall’ente del turismo per ricordare al mondo le tante icone orange. Un viaggio in un’atmosfera d’altri tempi e con la magia che solo il nord Europa può evocarealla scoperta di mulini, fiori, maestri della pittura, biciclette e formaggio.
E se si dice formaggio si dice Gouda. Questa cittadina con il suo centro storico circondato da un canale che l’avvolge come in un liquido abbraccio è famosa proprio per il prodotto che porta lo stesso nome. La vecchia pesa pubblica oggi ospita il museo del prelibato prodotto caseario e la vendita al dettaglio nelle varie stagionature. Pochi passi in centro per passare dal profano al sacro: la Chiesa di San Giovanni. Nata come chiesa cattolica e convertita al protestantesimo è la struttura ecclesiastica a pianta a croce più grande d’Olanda. Le sue 64 vetrate sono considerate tra le più belle al mondo, più di 2000 pannelli di cui recentemente sono stati ritrovati anche molti disegni originali. Verrebbe spontaneo muoversi col naso all’insù per ammirarle dall’esterno ma, la raccomandazione in Olanda è la stessa ovunque: attenzione alle biciclette. Un esercito di biciclette tanto numeroso da non poter essere evitato in nessun modo e che ribadisce la sua supremazia in modo tutt’altro che discreto. Per cercare di combatterlo ad armi pari si può anche cedere alla tentazione di noleggiare una due ruote; in Olanda esistono migliaia di chilometri di piste ciclabili e il panorama è completamente pianeggiante ma, rispetto alle nostre, le biciclette olandesi sono enormi e con i freni a contropedale. Differenze che almeno all’inizio possono creare non pochi problemi, ma possedendo una certa dose di temerarietà …
Non si può dire di aver vissuto l’Olanda se non la si è guardata dall’acqua. I canali sono un’altra prerogativa del Paese e ovunque è possibile navigarli godendosi spettacoli altrimenti perduti, come a Dordrecht, la città più antica della nazione. Nata come centro degli scambi commerciali via nave (persino la Compagnia delle Indie Occidentali aveva sede qui), oggi conserva la sua tradizione ospitando in un singolare dedalo dove fiumi e mare si mescolano, 10 porti turistici e 3 commerciali. Il traffico sull’acqua a Dordrecht è assolutamente paragonabile a quello delle principali arterie delle grandi città nell’ora di punta. La bellezza di Dordrecht ha ispirato molti artisti, ma basta spostarsi a Leiden, a meno di un’ora di strada, per camminare nelle stesse vie calpestate dai passi di un gigante della pittura olandese: Rembrandt. La sua casa natale è stata rimpiazzata da una costruzione residenziale, ma la piazzetta antistante è la stessa; una statua che lo ritrae sorge là dove il piccolo figlio di un mugnaio giocava con i suoi coetanei, ignaro della fama che avrebbe raggiunto. Un museo nella cittadina espone alcune delle sue opere, vero miracolo del chiaroscuro grazie al sapiente uso di luci e ombre. Salvate da guerre, calamità naturali e usura del tempo, dopo 400 anni, le tele trasmettono tutta l’emozione che accomuna i capolavori.
Anche questa è Olanda, vicina e allo stesso tempo lontana dal clamore di Amsterdam. Per raggiungerla dall’Italia esiste un collegamento aereo operato da easyJet; la compagnia lowcostbritannica collega Milano Malpensa ad Amsterdam 4 volte al giorno. Lowcost ma anche the best nel suo segmento, la compagnia è stata eletta nel giugno 2011 Best Low-CostAirline in Europa, al World Airline Awards Air Show di Parigi. Grazie all’impiego di una flotta giovane un passeggero easyJet produce il 22% di CO2 in meno rispetto a chi vola con una compagnia tradizionale. Un occhio di riguardo all’ambiente non guasta mai.
Paola Drera
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Bayreuth è da sempre un centro della creatività, dell’arte e dell’inventiva: qui ogni giorno regna un’atmosfera speciale. Infatti il festival di Richard Wagner non è l’unico evento di livello mondiale organizzato in città, il calendario è fitto di manifestazioni dedicate ai generi più disparati. Ma gli ospiti che giungono a Bayreuth si aspettano tutti la stessa cosa: intrattenimento della massima qualità.
Le personalità che hanno influito sulla vita culturale della città, e continuano a farlo ancora oggi, sono quattro: la margravia Guglielmina di Prussia, che fece edificare straordinari edifici barocchi, Jean Paul, poeta e romanziere, Richard Wagner, reso immortale dalle sue straordinarie composizioni e il pianista Franz Liszt, la prima popstar della storia della musica che fece furori in tutta Europa.
Dall’opera al festival: Bayreuth e Wagner
Il centro culturale della città fu a lungo l’opera del margravio, il teatro barocco più bello d’Europa giunto fino ai giorni nostri e il più grande della Germania fino al 1871. Questo tempio della musica, costruito per volere della margravia Guglielmina di Prussia e realizzato dagli architetti bolognesi Giuseppe e Carlo Bibiena, fu molto apprezzato da Richard Wagner, allora alla ricerca di un luogo adatto per rappresentare le proprie opere. Anche se non soddisfaceva completamente tutte le sue esigenze, Wagner decise di stabilirsi a Bayreuth e nel 1872 cominciò a costruire il proprio teatro. Nel 2013 si festeggeranno i duecento anni dalla nascita del compositore e Bayreuth si prepara a rendergli omaggio in maniera ancora più pomposa di quanto non avviene già durante il festival. L’Anello del Nibelungo verrà presentato in un nuovo allestimento, sulla piazza Volksfestplatz si affolleranno molti spettatori per seguire le opere sul grande schermo e otto concerti si aggiungeranno al programma, attirando a Bayreuth un numero ancora maggiore di appassionati di musica. Probabilmente alcuni di essi visiteranno Bayreuth per la prima volta, infatti è previsto un concerto del gruppo finlandese heavy metal Apocalyptica.
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Negli ultimi dieci anni, l’impatto del turismo sull’Islanda è cresciuto velocemente, contribuendo a quasi il 7% del PIL nazionale. Più di 600 mila turisti nel 2011.
Perché visitare una terra così lontana e desolata dall’Italia? La risposta è semplice: la natura incontaminata e il suo silenzio accattivante.
Di solito, la maggiore parte dei visitatori segue il tragitto del Ring Road, ovvero da Reykjavik, la capitale dell’isola nonché unica 'vera' città (su una popolazione di 318.000 persone, due terzi vive qui), percorrendo la Strada 1 da ovest verso est. Sicuramente, in questo itinerario classico, si possono ammirare diversi spettacoli naturali: il Golden Circle, il quale comprende la cascata Gullfoss, i Geysir e il Parco Pingvellir, punto in cui nel 2007 un terremoto ha spaccato letteralmente la terra in due, portando in evidenza l’incontro della placca nordamericana con quella euroasiatica.
Proseguendo, si possono vedere diversi ghiacciai come il Mydalsjokull e il più grande Vatnajokull, dove si trovano gli iceberg della laguna di Jokulsarlon.
Tuttavia, se volete fare una esperienza originale, il consiglio è quello di gettare la mappa al vento e uscire dal Ring Road, visitando le isole Vestmannaeyjar e Sprengisandur. Le prime, si possono raggiungere con 25 minuti di aereo dalla capitale, oppure con un traghetto (30 minuti di crociera) dal paesino di Landeyjahofn. La seconda opzione è decisamente la migliore, poiché potete scorgere chiaramente il famigerato e impronunciabile vulcano Eyafjallajokull, le cui eruzioni hanno bloccato il traffico aereo nel marzo 2010, dando visibilità mondiale all’isola scandinava.
Una volta arrivati a Heimaey, l’isola principale e l’unica abitata dell’arcipelago delle Vestmannaeyjar, le attività sono numerose: giro in barca con la speranza di vedere balene e orche, passeggiare lungo la costa meridionale per avvistare le pulcinelle di mare, contemplare la conformazione della parte orientale, formatasi dopo l’eruzione del vulcano Eldfell nel 1973, il quale distrusse numerose abitazioni. 'Pompei del nord' è il nome dato al progetto per riportare in luce le case sotterrate, dando l’opportunità ai visitatori di vedere con i propri occhi il progredire dei lavori e l’entità del disastro.
L’ultimo weekend di luglio si tiene qui uno dei più grandi festival islandesi, per commemorare i primi abitanti del luogo. Inoltre, l’arcipelago ha una storia affascinante di per sé. Le isole si chiamano così dopo che gli irlandesi catturati e ridotti in schiavitù dai nordici gaelici, i quali si autonominavano 'Eastmen', uomini dell’est, per evidenziare la netta contrapposizione con gli 'Westmen', quelli dell’ovest, corrispondenti agli allora irlandesi, anche se geograficamente l’Irlanda è più a est della stessa Islanda. Nel 1627, arrivarono persino dei pirati algerini, attaccandola.
Sprengisandur, invece, il secondo luogo fuori dalla mappa classica, è più difficile da raggiungere, meglio noleggiare una jeep. Si trova nel centro-est dell’Islanda, uscendo dalla Strada 1 in prossimità di Fjallabaksleid: le strade cominciano a non esistere più, solo sentieri sempre più piccoli, tanto da essere costretti, alla fine, a camminare per circa 15 minuti. Se avete già visitato il deserto australiano, preparatevi a qualcosa di simile, ma più estremo. Il paesaggio è decisamente lunare: desolazione e panorami infiniti di terra nera e rimasugli di lava antica. Indescrivibile a parole. Non per tutti.
Certo, dopo delle giornate così impegnative, meglio approfittare delle numerose piscine geotermiche sparse per la capitale (la più famosa è la Blue Lagoon, troppo turistica ma ne vale la pena per il paesaggio circostante) e l’isola per rilassarsi tra le calde acque.
Ricordate: il tempo ha un ruolo molto importante in Islanda, non a caso gli islandesi credono che una loro tipica giornata contiene tutte e quattro le stagioni, quindi è inutile pianificare nel dettaglio il proprio viaggio.
Matteo Preabianca
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La Costa Brava è una destinazione che ha molto da offrire, che va oltre l’affascinante paesaggio naturale, il clima gradevole e le spiagge nascoste fra i dirupi, poiché d’estate la zona ribolle di vita e ci sono moltissime attività alle quali partecipare.
Arte a Cadaqués –
Questo tipico paesino di pescatori pieno di casette bianche è uno degli angoli più affascinanti della Costa Brava. Situato a fianco del parco Naturale del Cap de Creus, il suo agreste paesaggio ha ammaliato numerosi artisti, tra i quali Salvador Dalí. Se state pensando di intraprendere una rotta per conoscere l’opera del pittore, Cadaqués è indubbiamente una delle tappe obbligatorie. Qui potrete visitare la Casa Museo di Dalí ed iniziare il vostro percorso nel cosiddetto "triangolo daliniano" che include anche il celebre Teatro Museo di Figueres ed il Castello Gala Dalí nel paesino di Púbol.
Immersioni nell’ Estartit -
L’ Estartit è un piccolo paesino situato di fronte all’arcipelago delle isole Medas, una riserva naturale protetta per l’interesse ecologico della sua fauna, della sua flora e per i suoi spettacolari fondali. Questa zona è un paradiso per praticare il sub a livello professionale o per iniziarsi a questa disciplina sportiva. Escursioni, sentierismo, passeggiate in barca e altre attività nautiche sono solo alcune delle altre allettanti offerte che vi propone.
Le spiagge di Roses –
La baia di Roses, con le sue ampie spiagge dalle acque tranquille, incastonate fra i faraglioni e la sua romanica cittadina, è uno dei luoghi più turistici e dinamici per le vostre vacanze nella Costa Brava. È la destinazione ideale per prendere il sole, praticare lo sci nautico la navigazione a vela e godere dell’ambiente notturno. Nella località ci sono numerosi ristoranti, bar, locali con dehor da quali godere delle incantevoli viste, dell’atmosfera e della cucina locale.
Passato medioevale a Pals -
Pals è un incantevole paesino medioevale dalle massicce mura e splendide case di pietra, che alberga una gran ricchezza culturale e architettonica. Il casco storico di Pals si alza su una collina dalle quale potrete ammirare l’affascinante panorama. È un luogo ideale per esplorare gli altri paesi limitrofi che attestano l’importanza storico- culturale della zona, come la villa di Peratallada con la sua splendida piazza maggiore porticata o le rovine e il giacimento iberico di Ullastret. E se fosse poco, nelle zone circostanti ci sono numerosi campi da golf nei quali potrete esercitarvi con il vostro swing dopo una giornata di visite culturali.
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Passeggiare lungo le sue strade e pensare: "Vorrei vivere qui". Solo questa riflessione vale un viaggio ad Amsterdam. Indossare i panni di un turismo slow, e sentirsi, come si dice in olandese, ‘gezelling’, questo è il trucco per assaporate a pieno il gusto di questa città tanto libertina da sembrare naif, ma al contempo così classica da non sembrare quella calamita che attrae ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo e per tutto l’anno. ‘Gezelling’ è l’atmosfera accogliente, conviviale, il lento immergersi nel clima che questa città trasuda che crea un flusso turistico che non conosce stagionalità. Più apprezzata d’estate, ma amatissima anche d’inverno dove si gode a pieno l’offerta cittadina indoor.
Ad Amsterdam, nonostante l’efficiente rete di mezzi pubblici, è bello percorrere a piedi o, da vero olandese, in bicicletta, le vie che fiancheggiano i suoi canali, dal 2010 diventati patrimonio dell’Unesco, e lasciarsi suggestionare dagli aromi che escono dai koffieshop, una delle tipicità, e vero e proprio polo attrattivo, della città. Nei koffieshop, distribuiti diffusamente dal centro alla periferia, si possono acquistare e consumare marijuana e hashish. Tante le qualità che si trovano sul bancone esposte con i differenti prezzi. In questi locali vigono regole ferre: si possono comprare o consumare droghe leggere, si può bere, non si mangia se non qualche snacks, rigorosamente a base di marijuana, e non si possono consumare droghe pesanti né, tanto meno, fumare tabacco. Perché in Olanda, complice una legge dell’omologo Sirchia olandese, non si può fumare nei luoghi pubblici. Chi prova ad accendersi una sigaretta è sollevato di peso e portato fuori dal locale. L’eccessiva attrattiva esercitata dal consumo libero di droghe leggere ha indotto quest’anno il governo centrale a promulgare una legge che vieta agli stranieri l’ingresso nei koffieshop, per arginare, si dice, il degrado cittadino.
Il comune non è d’accordo e ad oggi continua il braccio di ferro tra governo centrale e locale. Un accordo non è ancora stato trovato e l’ingresso nei koffieshop è ancora consentito a tutti i maggiorenni. Altro elemento folcloristico, oggetto di polemiche e diatribe, è il quartiere a luci rosse, situato in pieno centro storico. Nel cuore medioevale della città, intere vie sono occupate da vetrine dalle luci rigorosamente porpora, dove giovani donne mettono in mostra ed in vendita il proprio corpo. Pare siano libere professioniste che paghino tasse ed affitto dei locali. Il governo vorrebbe ridurne il numero e chiudere soprattutto quelle vicino alle scuole o alle zone di grande interesse pubblico, ma anche qui al momento niente da fare e, giorno e notte, le vie del centro sono percorse da curiosi che passeggiano proprio per dare un’occhiata a questo quartiere pittoresco.
Imperdibile meta cittadina è il museo di Van Gogh dove si trova la collezione più grande al mondo di opere del tormentato artista olandese. Oltre duecento dipinti, tra le quali alcuni celeberrimi come i ‘Girasoli’, ‘La casa gialla’, ‘I mangiatori di patate’ o la ‘Camera di Van Gogh’, si trovano esposti qui.
Anche il Museo nazionale merita una visita, purtroppo visibile al pubblico, a causa di lavori di restauro che dovrebbero terminare nel 2013, c’è solo un’ala della struttura, dove comunque è possibile ammirare oltre 200 capolavori dei principali maestri fiamminghi tra cui Vermeer e Rembrandt con, tra le altre, la sua tela di oltre 3 metri per 4 ‘La ronda di notte’.
Oltre un milione di visitatori l’anno arrivano in città per visitare la casa di Anna Frank, oggi museo. Per 2 anni, dal 1942, a causa delle persecuzioni naziste, la giovane Anna e la sua famiglia, olandese di origini ebraiche, vissero in un appartamento segreto situato all’ultimo piano di un palazzo nella zona ovest della città. Superata la libreria girevole si entra nel mondo clandestino della famiglia Frank ed in particolare in quello della quattordicenne Anna, descritto con semplicità e pathos nel suo diario, diffusamente letto dagli studenti di tutto il mondo. Il diario fu rinvenuto da alcuni amici della famiglia e pubblicato da Otto Frank, padre di Anna, e unico sopravvissuto ai campi di concentramento. Nel 1945 a pochi giorni dalla Liberazione, la stessa Anna morirà nel campo di Bergen Belsen, dopo che l’anno prima, a seguito di una soffiata, fu scoperto il nascondiglio della famiglia e furono tutti deportati.
Mentre si gironzola per la città, una visita al Palazzo Reale, situato nella piazza centrale Dam, dimora ufficiale della regina Beatrice, permette di avere un’idea dello sfarzo che la monarchia voleva ostentare al momento della sua costruzione nel 1665. Oggi la monarchia ha un ruolo quasi esclusivamente cerimoniale e ogni sfarzo pare abbandonato. L’unica ostentazione che permea la città è quella di una libertà, quieta, effettiva e non presenta, in una parola: gezelling.
Sara Rossi
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Si tramanda che l’origine di questa pittoresca "battaglia" di pomodori, si ispira a una singolare zuffa scoppiata tra alcuni ragazzi nel lontano 1945; da allora, l’originale battaglia si è ripetuta annualmente, guadagnando, anno dopo anno, sempre più popolarità.
L’ultimo mercoledì di agosto si svolge nella località di Buñol la Tomatina. Ogni anno l’originalissima festa richiama manipoli di entusiasti, alla ricerca di momenti di esilarante divertimento a base di colpi di pomodori. Durante l’allegra battaglia campale, gli indomiti partecipanti si divertono come bambini lanciando pomodori a chiunque capiti a tiro.
La giornata comincia alle 9 di mattina, nella piazza della città, dove ci si rifocilla con i panetti distribuiti dal Comune. Poco a poco si aggregano sempre più persone. Prima dell’inizio della battaglia, si pianta un enorme palo sormontato da un prosciutto. Nel bel mezzo del tripudio generale, i più intrepidi cercano di arrampicarsi fino alla vetta per aggiudicarsi l’appetitoso premio. Intanto dai balconi si gettano secchi d’acqua sui partecipanti che si apprestano a darsi battaglia. Alle undici un colpo dà il via alla contesa; contemporaneamente, dal fondo della strada sbuca un camion, carico di rosse "munizioni", che annuncia il suo arrivo facendo echeggiare il clacson. Coloro che si trovano nel rimorchio aprono il fuoco, lanciando i primi pomodori. Finalmente il veicolo si arresta e lascia cadere il prezioso carico, su cui si scaglia la folla ansiosa di procurarsi le "pallottole": pochi secondi e tutto si tinge di rosso. Molti camion, stracolmi di pomodori, si succedono senza sosta, fino a quando si ode un secondo sparo che chiude le ostilità. Ed è proprio a questo punto che comincia l’attività più onerosa e faticosa: pulire con la manichetta i valorosi combattenti, il cui pensiero già si volge all’anno a venire, alla prossima Tomatina.
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Il Queens College di Cork, distaccamento del Trinity College di Dublino, venne istituito dal Parlamento britannico nel 1845, un pò in riconoscimento dello sviluppo che la città stava vivendo, un pò per piazzare un ulteriore marchio di proprietà su questo importante scalo marittimo, che col suo avamporto di Cobh rappresentava la principale via d’imbarco in direzione delle Americhe.
Quell’anno il raccolto non fu buono: in particolare, le patate furono colpite dalla peronospera, un malanno noto, di cui i contadini avevano conoscenza dalla tradizione orale, ma che sembrava avere effetti ancora più disastrosi che nel passato. Ma se il 1845 andò male, i due anni successivi furono peggio, la produzione di patate risultò praticamente nulla e per l’Irlanda fu la fame e la morte per fame.
Non è facile comprenderlo oggi, ma nei secoli scorsi, la patata era per larga parte dell’Europa settentrionale un alimento basilare come lo era il pane per altre regioni, un prodotto della terra che era facile coltivare e che non richiedeva grandi investimenti. In più non era abbastanza appetibile per farne lievitare il prezzo e costituiva quindi la principale fonte alimentare delle classi umili: in Irlanda i poveri vivevano di patate, i miserabili delle bucce. Queste due categorie sociali rappresentavano il 90% della popolazione in un paese rigidamente diviso tra protestanti inglesi e cattolici indigeni, dove le ricorrenti rivolte non avevano nemmeno scalfito lo stato di sudditanza di questi ultimi, dove la proprietà terriera era latifondista e dove l’odio e il disprezzo erano la regola.
La metà Ottocento fu un periodo tragico per l’Irlanda che ha lasciato segni indelebili e ancor oggi quell’epoca viene semplicemente ricordata come ‘the famine’, la carestia senza aggettivi, come se mai si fosse patito la fame prima e dopo. Il mancato raccolto ridusse i contadini sul lastrico, mentre i padroni non dimostravano particolare comprensione: si assistette a quasi 800.000 sfratti, le capanne fatte con rami d’albero divennero la regola ai bordi dei campi e delle città; famiglie sempre numerose si muovevano verso i maggiori centri sperando nella carità privata, essendo i soccorsi dello Stato scarsi e centellinati. Se la situazione non degenerò in rivolta non fu per fare dispetto a Marx che in quegli anni teorizzava a Londra l’ineluttabilità del trionfo proletario, bensì perchè la prostrazione fisica e psicologica delle classi povere era tale da non contemplare la prospettiva della riscossa.
Gli Irlandesi scelsero quindi la via della fuga dalla fame e dalla prigionia, indirizzandosi verso il paese della libertà per eccellenza dove i compatrioti erano già parecchi: fu l’esodo. Centinaia di migliaia di uomini, donne, bambini si trascinarono verso sud, verso il porto di Cork, da dove partivano le navi per New York e Boston, verso il sogno che per la maggior parte di essi sarebbe rimasto tale. La contea di Cork, da Kinsale a Bantry Bay, all’estrema punta di Mizen Head, divenne un immenso campo profughi, dove ogni giorno si raccoglievano i morti: a Skibbereen, il ground dell’antico monastero di Abbeystrewery venne trasformato in fossa comune e sulla riva di un mare che non li aveva voluti, trovarono riposo migliaia e migliaia di persone.
Il boom irlandese dei nostri anni Novanta, quelli che hanno introdotto il Nuovo Millennio, comincia anche da qui, dal cimitero della secolare abbazia, dove un’iniziativa locale che trova molto seguito, sta tentando di dare un nome ai ricordi: e pare incredibile, ma dopo centocinquant’anni di oblio, sono migliaia le segnalazioni che piovono da tutto il paese e dall’estero, per ricostruire storie individuali e familiari e tributare loro almeno l’omaggio della memoria.
Nel 1801 gli Irlandesi erano circa otto milioni e mezzo, nel 1901 quattro; gli altri se ne erano andati, almeno un milione per gli stenti, gli altri in America: in cent’anni, dall’antica terra dei Celti vi arrivarono sei milioni di persone. A distanza di un secolo gli Irlandesi sono più o meno gli stessi quattro milioni, ma, da remissivi e un pò fatalisti, si sono trasformati in tigri, Tigri Celtiche per l’appunto, che per un decennio hanno stupito l’Europa per i tassi di crescita economica e per la vivacità della loro iniziativa.
L’area di Cork, cioè il sud est dell’isola è una delle zone dove questo sviluppo è più visibile e la città, che da sempre è la seconda dell’Irlanda, oggi più che mai rivaleggia con Dublino. Il paese, che ha praticamente saltato la fase dell’industrializzazione spinta, non ne ha nemmeno subito gli svantaggi e oggi può vantare un territorio che non ha uguali in Europa per qualità dell’ambiente. Non solo, ma la tradizione agricola ha consentito di dedicarsi a una produzione d’avanguardia sia nelle coltivazioni, sia nell’allevamento: le pecore continuano a fornire maglioni e i cavalli a vincere le corse.
In più, l’Irlanda ha dato della sua adesione all’Europa un’interpretazione da manuale, che ha rappresentato il vero jolly nel suo progresso di questi ultimi dieci anni. Le parole chiave si chiamano investimenti (i soldi comunitari sono stati votati alle infrastrutture e a all’istruzione), burocrazia ridotta al minimo (per fare la patente basta chiederla), poche tasse (sugli utili d’impresa si arriva al massimo al 12%). Oggi il panorama è senz'altro cambiato e il vento della crisi mondiale sta soffiando impetuoso anche qui, anzi soprattutto qui, dove si stanno ora tirando le conseguenze per qualche ebbrezza che ha sconvolto un paese abituato ad avere i piedi per terra. Ma credo che vincerà alla fine l’ottimismo di un paese giovane che sa di giocarsi una partita storica: il 38% della popolazione ha meno di 25 anni e nessuna voglia di guardarsi indietro.
La modernità si sposa peraltro con la difesa della tradizione e in particolare della lingua: i 760.000 irlandesi che trent’anni fa ancora parlavano abitualmente il gaelico sono quasi tutti di queste parti, della costa sudoccidentale del paese. Oggi l’antico linguaggio dei Celti ha perso ogni significato aggressivo di contrapposizione all’inglese, perchè non ve ne è più bisogno, così come gli irlandesi hanno smesso ogni complesso di inferiorità. Il gaelico è diventato quindi il simbolo di una storia complessa che viene poco a poco recuperata, un lavoro in cui si scrostano le mani di vernice sassone per riportare alla luce l’affresco di una comunità millenaria.
Cork, che in questa operazione di archelogia culturale è punta di diamante, è una città di 236.000 abitanti, con tutte le carte in regola per continuare la sua gara con la capitale. Se Dublino esibisce Temple Bar, Cork ha fatto rifiorire l’English Market, quartiere di acquisti ma anche di sosta e di socializzazione; al Patrick Guilbaud della capitale, l’unico due stelle Michelin in Irlanda, Cork affianca una ‘quattro-giorni-quattro’ di ottima cucina nazionale con il pantagruelico e raffinato Festival internazionale di Kinsale, primo porto irlandese per il vino fin dal 1569; agli itinerari di Joyce, dubliner per eccellenza, Cork contrappone una tradizione di film maker e di studi sull’Decima Musa (curati per decenni dall’Università) che ne fanno una delle capitali europee in questo campo.
Cork è anche città molto bella, vivace, ricca di manifestazioni di ogni genere che si tengono per lo più alla City Hall e al Triskel Arts Centre, ma anche per strada e nelle Chiese.
Uno di questi edifici, St. Anne’s Church, tiene un posto speciale nel cuore della gente. Nel dicembre 1891 Annie Moore, quattordici anni, di Cork, salì sul piroscafo assieme ad altre migliaia di compatrioti e arrivò a New York un mese dopo, dove ebbe l’onore di essere la prima immigrata a dover sopportare l’esame che le autorità americane avevano appena introdotto per selezionare l’ondata di arrivi. Riuscì nella prova, fece fortuna e cominciò a mandare soldi in patria perchè vi costruissero una chiesa, tutt’oggi imponente per l’altezza, con i suoi campanili che svettano sopra la città: ancora adesso, chi parte per mare in direzione Atlantico si porta dietro le guglie di St.Anne come ultima immagine dell’Irlanda.
Carlo Vezzoni
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Le vie per scoprire l’Irlanda sono infinite ed uno degli itinerari più originali da seguire è sicuramente quello di esplorare l’isola visitando le distillerie irlandesi, depositarie di una forte tradizione locale, che si sono distinte in tutto il mondo per l’eccellenza dei propri prodotti.
Raggiungere l’Irlanda per scoprire le sue distillerie ed entrare in contatto con la tradizione culturale, enogastronomica e soprattutto l’accoglienza dei suoi abitanti, è semplicissimo grazie ai voli diretti Aer Lingus. Nonostante la data di nascita esatta del whiskey irlandese sia incerta, con sicurezza è ben noto come la pratica della distillazione giunse in Irlanda verso il sesto secolo d.C. grazie a monaci missionari; pratica che ben presto gli irlandesi tramutarono in un’arte vera e propria, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo e che ha fatto dell’Irlanda una meta prediletta per gli intenditori di whiskey.
Le rigide ma semplici regole di realizzazione che vanno dal lungo processo di invecchiamento della durata minima di tre anni, alla tripla distillazione, rendono il sapore del whiskey più deciso e vellutato. Oggi le distillerie, grazie all’apertura delle proprie porte al pubblico, consentono ai visitatori di scoprire i procedimenti che concorrono alla produzione dei finissimi prodotti.
Qui di seguito alcune tra le più celebri distillerie irlandesi che meritano assolutamente una visita.
Old Jameson Distillery
La Old Jameson Distillery, situata al celebre numero 7 di Bow Street dove è stata fondata nel lontano 1780, è una delle distillerie più famose d’Irlanda e una delle attrazioni turistiche più importanti di Dublino. Nel 1971 la distilleria è stata trasferita a Cork mentre la conservazione del whiskey in tini avviene ancora nella capitale irlandese.
Nonostante la distilleria di Bow Street sia stata abbandonata per un lungo periodo, recentemente è stata adibita a moderno centro turistico, facilmente raggiungibile a pochi minuti dal centro della città. Durante tutto l’anno è possibile partecipare a visite guidate, degustazioni di whiskey e ammirare il processo di distillazione che è stato ricreato su piccola scala per illustrarne l'arte.
Inoltre da aprile ad ottobre la Old Jameson Distillery ospita gli eventi della serie Notti Irlandesi che includono musica irlandese e spettacoli di danza.
Info: www.jamesonwhiskey.com
Old Bushmills Distillery
L'Irlanda del Nord è molto orgogliosa della sua storia nel settore della distillazione e in particolare del proprio patrimonio Bushmills. Il nome Bushmills trova origine dal piccolo villaggio dell'Irlanda del Nord - situato sulla costa settentrionale dell'Antrim nel distretto di Moyle - che ospita questa distilleria locale sin dal 1608, un’istituzione per ogni fan del whiskey. Visitare questa antica distilleria consente non solo di conoscere il celebre processo di distillazione che è rimasto invariato per oltre 400 anni, ma anche di intraprendere un emozionante viaggio nel passato della storia d’Irlanda.
Info:www.bushmills.com
Old Midleton Distillery
Nel 1975, dopo aver operato per oltre 150 anni, il vecchio sito della distilleria Midleton, situato nei pressi di Cork, è stato trasformato in un museo che attrae moltissimi visitatori. Il museo organizza dei tour guidati che prevedono la proiezione di un film che ripercorre la storia del whiskey in Irlanda e un tour che mostra i metodi con cui il whiskey veniva realizzato allora.
Info: www.visitcorkcounty.com
Cooley Irish Whiskey Distillery
La distilleria indipendente Cooley, fondata nel 1987, è la più recente distilleria irlandese. Ubicata nella pittoresca penisola di Cooley, contea di Louth, gode di una posizione geografica di straordinaria bellezza, ideale per il processo di distillazione grazie all’accesso facilitato ad un fiume dall’acqua purissima, che scorre accanto alla distilleria. E’ possibile riservare tour privati.
Info:www.cooleywhiskey.com
Dimenticate i musei silenziosi e le venerande sale: quest’autunno tuffatevi nell’esplosione di vitalità rappresentata dalla Dublin’s Festival Season.
Dall’inizio di settembre fino al tardo ottobre, Dublino scintilla di colori e creatività. Al chiuso e all’aperto, offre il meglio dell’arte contemporanea, celebra i suoi eroi locali, mette in scena alcune delle piece teatrali più famose del mondo e spalanca, letteralmente, le sue porte per accompagnare i visitatori alla scoperta dei suoi meravigliosi gioielli architettonici.
The Absolut Fringe
Primo tra i vari appuntamenti imperdibili, l’Absolut Fringe è il più grande festival interdisciplinare d’Irlanda, comprendente teatro, danza, musica, commedia, arte internazionale, spettacoli di strada, e che si impadronisce della città dall’8 al 23 settembre.
Si svolge in oltre 40 sedi diverse e rappresenta una formidabile vetrina di talenti creativi provenienti dai quattro angoli della terra, nella quale tutta la città è chiamata a celebrare il nuovo e il futuro.
Il 2012 segna il 18° anniversario dell’Absolute Fringe Festival e tra i momenti di maggior richiamo di quest’anno ci saranno il gruppo danese indie rock Efterklang e l’importante lift orchestra.
Solo per una notte…
Una notte da non mancare è quella del 21 settembre, quando l’annuale Dublin Culture Night invita visitatori e dublinesi ad affollare le strade per visitare oltre 150 tra gallerie, chiese, parchi, teatri, musei, case storiche e centri culturali in tutta la città, approfittando sia dell’orario d’apertura prolungato che dell’ingresso gratuito.
Descritta dai dublinesi come "la migliore notte dell’anno a Dublino", la Culture Night vede migliaia di persone (fino a 160.000) sciamare per le strade cittadine e nei luoghi in cui si fa cultura in tutte le sue forme, da minuscole gallerie fotografiche alle celebri attrazioni della città, quali il James Joyce Centre o il Trinity College, sede del meraviglioso Book of Kells.
Tra i vari avvenimenti, reading letterari, proiezioni cinematografiche, incontri e perfino un po’ di ballo per le strade.
Arthur’s Day
E certamente ci saranno altri balli in strada il 27 settembre, quando si celebra l´Arthur’s Day.
Qui si festeggiano due cose molto amate dagli irlandesi: una pinta di Guinness e un buon party. Con concerti e sessioni musicali, organizzate e no, nei pub, nei club e nelle strade della città, l’unica decisione richiesta è quella di sapere dove si è alle 17.59, momento in cui si brinderà all’uomo che inventò la "black stuff" nel 1759, il leggendario Arthur Guinness.
Regina del teatro
Gli irlandesi sono per natura dei raccontatori di storie e molto amanti del teatro, perciò non stupisce che il più importante evento della Dublin’s Festival Season sia il prestigioso Dublin Theatre Festival.
In programma dal 27 settembre al 14 ottobre, è il più antico festival teatrale d’Europa.
Quest’anno il festival presenta un incredibile insieme di produzioni teatrali irlandesi e internazionali. Classici di giganti letterari affiancheranno opere nuovissime, mentre produzioni su vasta scala si alterneranno a squisiti monologhi: in breve, più di 500 spettacoli in poco più di due settimane.
Il programma comprende l’attesissimo Druid Murphy di Tom Murphy, uno dei più rispettati drammaturghi viventi d’Irlanda, che sarà in scena al famoso Gaiety Theatre.
Druid Murphy è un’intensa storia sull’emigrazione irlandese, raccontata attraverso tre delle più grandi piece di Murphy: Conversation on a Homecoming, A Whistle in the Dark e Famine.
Si può assistere agli spettacoli in tre serate diverse, oppure a tutti insieme in una singola giornata per un’immersione totale nelle toccanti storie di chi fu costretto a lasciare l’Irlanda.
Dublin Theatre Festival presenta inoltre una multitudine di eventi speciali, tra cui masterclass dei più celebri professionisti mondiali, programmi artistici, proiezioni di film, incontri, laboratori e dibattiti.
Turismo Irlandese
Ufficio per il turismo dell’isola d’Irlanda
Piazzale Cantore 4 - 20123 Milano
(L’ufficio è aperto al pubblico dal Lunedì al Venerdì, dalle 14 alle 17) - Tel 02 4829 6060
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