- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 750
Situata a ridosso del Circolo Polare Artico, Rovaniemi è il capoluogo della provincia più settentrionale della Finlandia, la Lapponia. Importante sede universitaria, negli ultimi anni è diventata una vivace cittadina che fonde la modernità delle sue infrastrutture, alcune delle quali progettate dall’architetto Alvar Aalto, all’incontaminato ambiente che la circonda.(foto ssantatelevision.com)
Rovaniemi si è affermata a livello internazionale come meta preferita per il turismo invernale in Lapponia grazie alla ricchissima offerta di attività praticabili sulla neve: attraversare foreste innevate e fiumi ghiacciati a cavallo di motoslitte, ascoltare il silenzio della Natura a bordo di slitte trainate da renne o cani husky, passeggiare nei boschi con racchette da neve o alzare lo sguardo al cielo sperando di vedere i colori ondeggianti dell’Aurora Boreale.
I più avventurosi potranno provare l’emozione della navigazione, e dell’immersione con speciali tute termiche, tra i ghiacci del golfo di Botnia a bordo del Rompighiaccio Sampo.
E ancora: perchè non programmare una escursione in giornata al Wildlife Park di Ranua, lo zoo più a Nord del mondo?
È il Parco di Babbo Natale, e ospita esemplari di circa 60 specie di animali selvatici, grandi e piccoli, che vivono nell’Artico o nelle regioni del Nord.
Meritano una visita anche il Museo Arktikum, l’avveneristica struttura in vetro disegnata dalla matita di Alvar Aalto, che ospita il Centro Artico, importante testimonianza sulla natura e la vita nelle regioni dell’estremo Nord, e il Museo Regionale della Lapponia, dedicato al popolo Sami, alla sua storia e la sua cultura.
Ma Rovaniemi è soprattutto l’unico luogo al mondo dove è possibile vivere sempre la magia del Natale.
Tutti i bambini, anche quelli “ufficialmente” un pochino più cresciuti, avranno la possibilità di visitare l’Ufficio di Santa Claus, e li incontrare Babbo Natale in persona per affidargli le proprie speranze.
Babbo Natale ascolta tutti, e a tutti risponde con un caloroso saluto e la Sua sonora risata: Oh Oh Oh!
Un’esperienza unica da riporre in valigia e riportare a casa insieme agli altri ricordi e souvenir della cultura Lappone.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 1536
Nella magica atmosfera di Odense, patria di Christian Andersen, si è svolta dal 7 al 9 ottobre la quarta Conferenza Europea di “Scuola che promuove la salute”(SpS). Accolti dai personaggi delle fiabe, la pastorella e lo spazzacamino, la piccola fiammiferaia, la sirenetta, l’intrepido soldatino di stagno, i partecipanti provenienti da 40 paesi hanno messo a confronto le proprie esperienze su temi di salute che coinvolgono bambini e famiglie, insegnanti e l’intera comunità educante.
In questo contesto le scuole che partecipano alla Rete Locale delle Scuole promotrici di Salute della ASL Milano 2 hanno potuto raccontare come si realizza un ambiente propositivo per la salute, che aiuti a sviluppare le capacità per scegliere e adottare gli stili di vita migliori per il benessere di ognuno.
Il titolo della Conferenza, “Equità, educazione e salute”, sottolinea l’importanza di rendere sostenibile questa proposta nelle scuole. L’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) raccomanda di realizzare una scuola che promuove la salute in tutte le scuole e ha posto gli obiettivi per il 2015: concretizzare questa proposta almeno nella metà delle scuole dell’infanzia e nel 95% delle scuole primarie e secondarie. Quanto siamo lontani da questo obiettivo? Risponde la dottoressa Maria Vezzoni, coordinatrice della Rete Locale delle Scuole promotrici di Salute della ASL Milano 2, che alla Conferenza di Odense ha presentato i risultati del lavoro di 96 scuole della provincia di Milano.
“Una Scuola che promuove la salute è un impegno che la scuola assume per migliorare salute e benessere di alunni, insegnanti, genitori e staff. Si attua concretamente realizzando un clima di relazioni piacevoli, utilizzando un metodo di apprendimento a misura di bambino, offrendo l’opportunità di adottare stili di vita più sani. Come si realizza questo miracolo? Le risorse necessarie sono soprattutto di natura umana: motivazione, partecipazione, creatività e competenza. Nella nostra ASL abbiamo cominciato a parlare di “Scuola che promuove la salute”nel 2006 e nel 2009 abbiamo presentato alla 3° Conferenza Europea di Vilnius i primi risultati di questo percorso. Quest’anno, a Odense, abbiamo portato ben 5 contributi della nostra piccola rete di scuole promotrici di salute. I risultati del lavoro di questi 7 anni si possono riassumere nel numero crescente di scuole che aderiscono alla rete: nel 2013 ben 96 scuole sparse nei 53 comuni della ASL. Per rispondere su quanto siamo lontani dall’obiettivo dell’OMS possiamo dire che oltre un quarto delle nostre scuole dell’infanzia e più di un terzo delle scuole primarie ha adottato la filosofia e le pratiche che caratterizzano una scuola che promuove salute. L’obiettivo dato dall’OMS non sarà probabilmente raggiungibile nel 2015, ma ci siamo lavorando. Molto naturalmente dipenderà dal sostegno che le Autorità scolastiche e il Ministero vorranno dare a questa iniziativa. Intanto possiamo dire che essa è stata ben accolta in regione Lombardia, dove dal 2011 è stata attivata la “Rete Lombarda SpS. “
Come primo contributo sono stati portati ad Odense i risultati di 7 anni di lavoro con le scuole del territorio della ASL Milano 2. In uno studio sono state messe a confronto le scuole secondarie di primo grado impegnate nel programma (SpS), rispetto alle scuole non aderenti (non SpS): le prime hanno sviluppato maggior consapevolezza sul significato di salute, inteso come “benessere fisico, mentale e sociale” e non come “semplice assenza di malattia”. Esse hanno inoltre adottato l’approccio sistemico alla salute, che prevede il coinvolgimento di tutta la scuola (whole school approach) al posto del tradizionale insegnamento in classe seguito dalle altre scuole. L’altra differenza importante riguarda l’aspetto della partecipazione: nelle scuole SpS risulta più elevata in quanto attivamente ricercata e sostenuta. Tutte le scuole SpS possiedono poi una “commissione salute” che comprende, oltre agli insegnanti, anche i genitori, lo staff, gli alunni e gli operatori sanitari: essa rappresenta un importante fattore di condivisione e coerenza, oltre che una fonte di risorse per la scuola.
Dal 2008 ad oggi i miglioramenti delle scuole nella Rete Locale SpS sono stati notevoli, con un aumento dei fattori favorenti la salute a scuola. Quali sono le azioni che possono favorire la salute nella scuola? Per citarne alcune: pianificare azioni coerenti relative alla sicurezza, all’alimentazione, al movimento, alla salute mentale e sociale; favorire la partecipazione delle famiglie; offrire una merenda a base di frutta di stagione; migliorare l’ambiente con murales; offrire opportunità di gioco attraverso i playground disegnati sul pavimento; organizzare piedi bus e biciclettate; orientare i consumi alimentari verso scelte sane e boicottare il cibo spazzatura (junk food) e ancora molto altro. Negli ultimi anni queste azioni sono aumentate nelle scuole che si impegnano a promuovere la salute, salendo da una media di 7 azioni per 59 scuole nel 2008 a 27 azioni per 96 scuole nel 2013.
Ad Odense sono state presentato alcune tra queste esperienze molto interessanti.
La dottoressa Valentina Marcassa, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Cassano d’Adda, ha partecipato alla Conferenza raccontando come, con la creazione del “Consiglio Scolastico delle Ragazze e dei Ragazzi”, è stato affrontato il tema della democrazia nella scuola e come sono state sviluppate le competenze per effettuare scelte politiche ed esercitarsi ad assumere responsabilità. Il consiglio discute argomenti quali: la vita a scuola, le materie, i desideri e le opinioni, la struttura della scuola e il giardino, la sicurezza, le uscite didattiche, i regolamenti, l’ igiene, le feste, l’ambiente, la cultura, lo sport, la ristorazione scolastica e i trasporti. Le questioni importanti sono scelte come prioritarie e vengono sviluppate durante l’anno. I problemi vengono segnalati da tutti gli alunni tramite i propri rappresentanti e discussi dal consiglio, che si impegna a cercare delle soluzioni possibili. Gli aspetti positivi del progetto sono molteplici: esso ha contribuito enormemente all’apprendimento delle competenze nei ragazzi, ha insegnato a prendere decisioni e ad agire, ha migliorato il clima scolastico e la partecipazione, ha permesso di discutere le regole e di approvarle in maniera democratica. Insegnanti e genitori sono rimasti sorpresi dalle potenzialità espresse dai ragazzi. Gli insegnanti hanno riscontrato un aumento dell’assertività e del senso di appartenenza.
Alla Conferenza, l’esperienza del “Consiglio Scolastico delle Ragazze e dei Ragazzi” condotta nelle scuole primarie, ha suscitato molto interesse alimentando un dibattito su quale sia l’età giusta per costruire empowerment nei ragazzi, cioè a quale età i bambini siano in grado di acquisire un maggiore controllo rispetto alle decisioni e alle azioni che riguardano la propria salute. Questa esperienza ha rimesso in discussione l’età proposta di 14 anni, suggerendo di anticiparla alla scuola primaria.
Anna Gatti della Cooperativa Milagro di Melzo ha presentato il progetto “Welcome”, realizzato in partnership con l’ex 3° circolo didattico E. Bontempi di Pioltello (quartiere Satellite) e con il finanziamento della Fondazione Cariplo. Il progetto si è preso in carico, in modo articolato e diffuso, i molteplici bisogni di cui è portatore il sistema territoriale nella sua complessità, soprattutto per aiutarlo a stabilire un nuovo patto educativo e di inclusione tra scuola e città, tra genitori e bambini, tra insegnanti e famiglie con origini e storie diverse. La cultura e le pratiche di accoglienza ed integrazione messe in campo dalla scuola di questo quartiere (Scuola Primaria di via Bizet e Scuola dell’Infanzia di via Leoncavallo) e le forme di convivenza che a fatica qui vengono sperimentate, non possono non costituire uno stimolo di riflessione e di rimessa in gioco della comunità, soprattutto scolastica e politica, richiamando tutti ad una responsabilità collettiva. Il progetto, fortemente sostenuto dalla dirigente della scuola dottoressa Elisabetta Genchi, ha per tre anni coinvolto attivamente alunni, insegnanti e genitori delle scuole avendo come finalità l’integrazione, lo scambio tra famiglie, tra agenzie, la definizione di procedure e pratiche diffuse in tutti i sistemi scolastici (protocolli di accoglienza nelle scuole, documentazione tradotta, richiesta alle famiglie, requisiti per l’inserimento,...), indirizzi riconoscibili e scelte educative chiare per una scuola attraversata dai cambiamenti, per aprire le menti e il cuore dei futuri cittadini, dovunque si collochino le loro radici.
L’iniziativa presentata dalla scuola Primaria Molino Vecchio di Gorgonzola è risultata ben adatta all’ambiente fantastico di Odense, perché possiede tutte le caratteristiche di una bella fiaba: “C’era una volta una scuola con poche risorse e molte idee da realizzare…”. Una di queste idee ha dato vita ad uno spettacolo di strada. Con la collaborazione di un papà regista, Cesare Gallarini, e di insegnanti motivate, Migliorini Stefania e le sue colleghe, la dirigente dell’Istituto Comprensivo di Gorgonzola, dottoressa Maria Grazia Ricci, ha aperto la scuola alle famiglie e alla comunità e ha permesso di costruire un miracolo di partecipazione. “Ingresso nel vuoto” è uno spettacolo liberamente tratto da un gioco scenico di Peter Handke, divertente, magico, proposto nei cortili, nelle piazze, lungo le vie della città ed oltre. In scena e fuori scena oltre 150 tra attori non professionisti, tecnici e collaboratori si muovono in un atto unico che si svolge in una giornata qualsiasi, al tramonto, in un grande spazio in cui diverse figure della realtà e della fantasia, attratte dal vuoto di una scena sgombra, occupano, per così dire, il “posto libero”. Ciascuno lascia la propria impronta, un’immagine di sé, in un flusso ininterrotto di personaggi: le varie età della vita, i più svariati tipi umani, di epoche diverse, reali o immaginari, si incontrano, si scontrano, s’intralciano, si danno una mano, si uniscono fino a formare un nucleo d’umanità. Attraverso la rappresentazione scenica, la scuola ha contribuito a sensibilizzare la comunità portando “in piazza” argomenti già trattati in classe, come acqua, ecologia e territorio, buone pratiche per la salute (piedibus, attività fisica, sicurezza, attenzione per gli altri). Il successo è dimostrato dalla partecipazione corale della scuola, delle famiglie, del pubblico e dalle oltre venti repliche nelle piazze dei comuni vicini e anche di altre regioni. Il successo più grande, però, è percepire aria nuova nella comunità: un cambiamento nell’ambito relazionale che si ripercuote nei rapporti interpersonali, ma anche sul clima di classe molto più disteso e facilitante l’apprendimento, sui consigli di circolo più aperti all’ascolto, sui comitati genitori molto più propositivi, sul senso di appartenenza espresso dalla comunità, sull’impegno a dare seguito ad un’esperienza che ha attivato una rete di sinergie tale da influenzare lo stato di benessere del singolo e della collettività.
Molto interessante anche la presentazione sotto forma di poster esposta da Benedetta Chiavegatti, assistente sanitaria del Servizio di Igiene degli Alimenti e Nutrizione della ASL Milano 2, che ha illustrato l’attività di sportello di educazione alimentare organizzato da alcuni anni per le scuole superiori, come progetto di promozione sia di una sana alimentazione che dell’attività fisica. Il progetto è rivolto a tutti i ragazzi dai 14 ai 19 anni e prevede un incontro preliminare informativo nelle classi. Gli studenti hanno la possibilità di approfondire argomenti su cibo e alimentazione in colloqui individuali o di gruppo con le assistenti sanitarie o dietiste della ASL. Da sportello alimentare il progetto conta di evolvere in “peer education”, dove i ragazzi di 3° o 4° superiore, dopo un percorso formativo su questo tema, proporranno incontri e discussioni nelle prime classi dell’istituto.
La presenza alla Conferenza di Odense ha permesso ai partecipanti di confrontare il proprio lavoro con relatori provenienti da 40 Paesi dell’Europa e di portare a casa numerose nuove idee che potranno trasformarsi in buone pratiche per tutte le scuole della Rete SpS.
Si ringraziano le 96 scuole partecipanti, i dirigenti scolastici e i referenti alla salute delle scuole, i medici, le infermiere e le dietiste del Servizio di Medicina Preventiva nelle Comunità e del Servizio di Igiene degli Alimenti e Nutrizione della ASL Milano 2 per l’instancabile lavoro svolto.
Maria Vezzoni
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 601
Un mondo incantato, fatto di paesaggi, ritmi e valori perduti: lo si può trovare al Villaggio di Fionia, museo all’aperto dove è ricostruito l’ambiente di un villaggio danese tra il 1700 e il 1900, un percorso che si articola tra i 30 edifici trasportati qui da diverse zone della Fionia. In estate il villaggio è animato dagli abitanti, figuranti in costume, che raccontano della vita quotidiana nella campagna danese del XIX secolo.
E che dire dei luoghi fiabeschi per eccellenza… i castelli! La Fionia ne ospita ben 123 (foto: castello di Egeskov), molti di questi aperti al pubblico per le visite e in alcuni casi anche per il pernottamento! Nel mezzo dell’isola si trova il più suggestivo dei castelli danesi, Egeskov, un romantico edificio circondato da un placido lago e da un bosco fiabesco. I più avventurosi potranno esplorare il parco dall’alto delle passerelle che a 15 metri di altezza collegano gli alberi oppure indossare l’armatura e avventurarsi come moderni Lancillotto nel nuovissimo percorso segway che si sviluppa su un’area di 1000 mq.
Gli amanti delle vacanze attive possono dedicarsi a un soggiorno sulle due ruote attraverso i morbidi paesaggi, esplorando le isole oppure per escursioni a piedi alla scoperta del sentiero dell’Arcipelago e delle colline di Svanninge Bakker, le cosiddette 'Alpi' della Fionia.
Il contatto con la natura e il rispetto per l’ambiente sono dei temi molto cari a questa destinazione e nell’isoletta di Ærø, a Marstal, il turista può ammirare uno dei più grandi parchi di pannelli solari al mondo. L’isola, una piccola perla incontaminata dai ritmi di vita rilassati, è tra le 100 comunità di spicco al mondo che hanno l’obiettivo di diventare autosufficienti con la produzione di energia sostenibile.
Soprannominata “il giardino della Danimarca”, la Fionia produce anche una gastronomia da favola e sono numerose le opportunità di acquisti sostenibili di prodotti locali e biologici presso i negozi e chioschi delle fattorie.
ucco e travestimenti.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 768
Odense, gradevole cittadina della Danimarca sull’isola di Fionia, è il luogo di nascita dello scrittore Hans Christian Andersen e vanta il maggior numero di piste ciclabili del paese. Noleggiate una bicicletta e girate per le vie tra le casette, ad ogni angolo vi sembrerà di incontrare il personaggio di una fiaba, l’imperatore con i vestiti nuovi, la piccola fiammiferaia, la sirenetta. E veramente come per magia, vedrete comparire la statua di Andersen, il soldatino di stagno, il baule volante, la pastorella e lo spazzacamino. Per attraversare la strada, disegnato sul semaforo rosso o verde, vedrete la silhouette di Andersen, nel quartiere dove lui ha passato i primi anni della sua vita. Nel mese di agosto di quest’anno, per la prima volta, la città ha festeggiato il celebre cittadino con un festival a lui interamente dedicato.
La casa natale di Andersen (in Bangs Boder 29) è l’oggetto principale del pellegrinaggio dei visitatore di Odense. Inaugurata nel 1908 divenne il primo museo al mondo concentrato sulla vita e il lavoro di un singolo autore. Qui è rappresentata la vita dello scrittore, dall’infanzia come figlio di un povero calzolaio di Odense, fino alla realizzazione del suo sogno di scrittore a Copenhagen, è possibile seguire la sua vita artistica, amorosa e i suoi numerosi viaggi. Un museo curioso, con la ricostruzione del suo studio, the Nyhavn room, nel suo ultimo appartamento in Nyhavn 18 a Copenhagen. La ricostruzione è stata possibile grazie alla presenza di 5 fotografie del 1874 ed è arricchita da numerosi oggetti personali, manoscritti, ritratti e bauli da viaggio. Il museo presenta l’epoca, l’uomo, la vita, il lavoro e l’arte di Andersen e si conclude con una galleria che espone una selezione delle illustrazioni più belle. In maniera interattiva il museo permette di cercare i suoi libri tradotti in tutte le lingue, nella biblioteca e sui computer a disposizione, ed è possibile ascoltare le sue fiabe in diversi punti audio. Tra le sue fiabe più famose, ricordiamo: L’acciarino, La principessa sul pisello, Mignolina, La sirenetta, I vestiti nuovi dell’imperatore, Il tenace soldatino di stagno, I cigni selvatici, Il baule volante, Le cicogne, L’usignolo, Il brutto anatroccolo, La regina della neve, Le scarpette rosse, La piccola fiammiferaia, La pastorella e lo spazzacamino.
E’ possibile visitare virtualmente il museo su questo sito, per un’esperienza veramente unica.
http://hca.museum.odense.dk/rundtur/
Usciti dal museo, si visita il giardino con un laghetto e un teatrino per le rappresentazioni delle sue storie più famose. Se ci sono dei bambini si dovrà per forza terminare l’itinerario con un pomeriggio di gioco al Thinderbox, in Hans Jensens Straede 21, dove sarà possibile immergersi nelle ambientazioni delle fiabe dello scrittore, tra galeoni, mondi sottomarini, castelli e stanzette minuscole, ponti sospesi e fantastici guardaroba, salette da trucco e travestimenti.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 537
Lontana dalla desolazione paesaggistica di Saragozza e Teruel, Pamplona e immersa in un ambiente umido, tipicamente settentrionale. Oltre a potervi ammirare suggestivi quartieri medievali, leggermente tortuosi e intricati e una mirabile cattedrale in stile gotico, vi si avverte uno spiccato senso del lieto vivere e della festa. Non invano, “impazzisce” a luglio, in occasione delle corse dei tori che si snodano nelle vie cittadine in onore di San Fermino. Da non mancare la degustazione di alcune delle pili pregiate produzioni vitivinicole. Posizionata in passato, in un punto strategico del Camino de Santiago, oggigiorno vi ve dell’ industria e del terziario. Vari edifici e facciate in stile neoclassico fanno capolino nell’ aggrovigliato centro storico, tra cui la facciata della Cattedrale, opera di Ventura Rodriguez, la sede dell a Giunta Regionale della Navarra e l’ Archivio Reale e Generale che accoglie importanti documenti illustranti gli intrighi del Medioevo. Nei ritagli di tempo, la vita pero ferve sulla Plaza del Castillo e nel Parco della Taconera, dove bambini e anziani si godono fino all’ultimo raggio di sole.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 569
L'Unione europea conta 8 "regioni ultraperiferiche europee" (RUP). Si tratta di territori geograficamente distanti dal continente europeo, ma che sono parte integrante degli Stati membri ai quali appartengono.
Di conseguenza, la legislazione e i diritti e gli obblighi comunitari si applicano direttamente a tali regioni, contrariamente ai paesi e territori d'oltremare English, che godono di uno statuto differente.
Esse comprendono:
- i quattro dipartimenti francesi d’oltremare (Martinica, Guadalupa, Guyana e Riunione). Saint-Martin ("collectivités d'Outre-mer")
- le 2 regioni autonome portoghesi (Madera e Azzorre);
- le isole Canarie (Comunità autonoma spagnola).
Sulla base di un articolo specifico del trattato di Amsterdam (articolo 299, paragrafo 2) si definisce la nozione di regione ultraperiferica. L'articolo riconosce la specificità delle RUP e la necessità di adattare le politiche comunitarie alle loro realtà e limitazioni permanenti.
Difficoltà e vantaggi
Gli ostacoli al pieno sviluppo di queste regioni sono: la lontananza, l'insularità, la conformazione del territorio, il clima difficile e la dipendenza economica da un numero limitato di prodotti.
Tuttavia, i loro punti di forza sono numerosi:
- diversificazione: le RUP permettono all'UE di disporre di un territorio marittimo molto esteso oltre che di un'economia diversificata. Esportano ad esempio prodotti agricoli come il rhum, lo zucchero di canna, le banane e altri prodotti ortofrutticoli tropicali molto richiesti dai consumatori europei;
- posizione geostrategica: le RUP offrono all’UE grandi possibilità di sviluppo delle relazioni con i paesi limitrofi (Macaronesia, Caraibi e Oceano Indiano sudoccidentale);
- potenziale per attività di ricerca e di alta tecnologia. Alcuni esempi: Istituto d'astrofisica delle isole Canarie; Agenzia spaziale europea della Guyana; Dipartimento di oceanografia e di pesca dell'università delle Azzorre; Centro di ricerca e vigilanza su malattie emergenti della Riunione; rete di cavi digitali subacquei ad alta velocità, che parte dalla Guadalupa; polo di ricerca agroambientale della Martinica; centrale polivalente a Madera).
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 616
Da oltre un secolo la Svizzera è associata all’inverno in tutte le sue declinazioni. Sci, slittino, escursioni invernali o ice climbing: le Alpi svizzere sono un vero paradiso per vivere avventure da favola nella neve. I numeri parlano chiaro. Oltre 7.000 km di piste per lo sci alpino, 5.500 km di piste da fondo, sentieri per racchette da neve (2.300 km) e
passeggiate (5.150 km) di tutte le difficoltà e 250 comprensori che si adattano alle esigenze di un pubblico variegato. L’ospite può personalizzare il suo soggiorno in base ai suoi interessi e alla sua capacità di spesa approfittando di un’offerta ampia e di qualità.
La conformazione territoriale, la visione di alcuni protagonisti della storia turistica e la costante ricerca della qualità hanno contribuito all’affermazione del mito della Svizzera come meta invernale. L’altitudine media delle piste è maggiore rispetto alle altre destinazioni delle Alpi. Unica in Europa, la Svizzera vanta ben 29 comprensori al di sopra di 2’800 metri. Ciò significa innevamento garantito già a inizio stagione e possibilità di sciare fino a tarda primavera.
Appartiene alla Svizzera anche la pista più lunga: 25 km dal Kleine Matterhorn (3’883 m) a Zermatt (1’620 m) con lo sguardo rivolto all’inconfondibile Cervino. Altrettanto spettacolare è la pista per slittino Faulhorn – Grindelwald nella regione della Jungfrau: 15 km da percorrere sulla tipica slitta in legno - ancora oggi fatta a mano in alcuni laboratori artigiani - oppure sulle moderne varianti come snowbike e bob. Immortalata nella pellicola “Al Servizio Segreto di Suo Maestà”, la pista Inferno regala emozioni agli aspiranti James Bond. Per i patiti della velocità c’è la discesa Bernhard-Russi, sopra Andermatt, che in soli 8 km conduce dal ghiacciaio del Gemsstock a valle superando un dislivello di 1500 metri.
E’ il 1864 quando l’imprenditore Johannes Badrutt invita i suoi ospiti inglesi a soggiornare a St.Moritz durante l’inverno e da allora il turismo invernale si è diffuso in tutte le Alpi. Tracce inglesi si ravvisano anche in Vallese, in particolare nell’Aletsch Arena. A Belalp sorge l’Hamilton Lodge&Spa, ispirato alle vicende di Lady Hamilton e del marito John Tyndall, glaciologo e alpinista che qui compì alcuni studi a fine .800. A Davos si celebrano i 130 anni dalla prima competizione internazionale di slittino, organizzata ancora una volta grazie su iniziativa di un inglese. Pioniere fu anche il parroco di Saas Fee, Johann Imseng, che nel 1849 si recò in uno dei paesi vicini scivolando su due tavole di legno. Oggi Saas-Fee è una rinomata località sciistica senz’auto che si impegna a preservare l’autenticità del paesaggio.
L’attenzione per l’ambiente è un altro punto che contraddistingue l’offerta invernale. Sono in tutto 12 le destinazioni sciistiche dove è bandito l’utilizzo dell’auto ma ovunque il sistema dei trasporti pubblici (skibus, treni e autopostali) è così capillare e ben organizzato che l’ospite può lasciare l’auto in garage anche laddove sia permesso circolare. La Svizzera è all’avanguardia anche nello sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile. L’Hotel Saratz di Pontresina o il Palace di Gstaad sfruttano il geotermico; le Zermatt Bergbahnen sono alimentate in parte con il fotovoltaico; svizzero è anche il primo hotel PlusEnergie delle Alpi, l’Hotel Muottas Muragl.
La qualità del servizio e delle infrastrutture è frutto dei continui investimenti da parte degli operatori. La novità principale per la stagione 2013/14 è il collegamento fra Arosa e Lenzerheide ma numerose sono anche le aperture e i rinnovamenti di hotel di montagna. Non è un caso che nella classifica dei 10 migliori “Best Ski Resort 2012” figurino 4 comprensori svizzeri: Saas-Fee (2° posto), Aletsch Arena (3° posto), Zermatt (4° posto) e Arosa (8° posto). L’indagine, realizzata in 55 comprensori delle Alpi coinvolgendo più di 41’000 persone, valuta le caratteristiche delle piste ma anche dei servizi collaterali come ricettività, scuole di sci, offerta apres-ski.
Ma l’inverno in Svizzera non significa solo sport e attività fisica. E’ il fuoco che scoppietta nel camino o il calore rigenerante dei bagni termali. Condividere una fondue in un rifugio di montagna, gustare una cioccolata calda e una fetta di torta mentre fuori nevica piano sono esperienze che rendono ancora più affascinante la stagione invernale. L’offerta benessere non è da meno. Oltre alle località termali (Scuol, Leukerbad e Charmey) sono ormai sempre più numerosi gli hotel con centri wellness dal design particolare come la Tor da Lenn dell’Hotel
Valbella Inn di Lenzerheide, che si sviluppa su 5 piani, o la Mineralbad Rigi & Spa progettata da Mario Botta.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 617
E’ un servizio di trasporto ferroviario di biciclette unico in Italia, quello inaugurato in Veneto da un convoglio che ha portato da Mestre a Domegliara di Sant’Ambrogio di Valpolicella, in provincia di Verona, fermandosi nelle stazioni dei Comuni capoluoghi, alcuni cicloamatori della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) che oggi hanno dato il via alla due giorni che li porterà pedalando da Bardolino fino a Vicenza. Ad accoglie il treno davvero “speciale” nella stazione della cittadina veronese c’era lo stesso assessore ai trasporti del Veneto Renato Chisso, assieme alla responsabile della direzione regionale di Trenitalia Maria Giaconia e ai tecnici della società ferroviaria che hanno reso possibile questa innovazione. Che è appunto unica, perchè unici sono i due vagoni appositamente adibiti al solo trasporto di 90 biciclette trasformando due vecchie carrozze portabagagli, con un intervento della società ferroviaria nelle sue officine veronesi, su progetto esclusivo e con contributo della Regione..
I due vagoni portabici possono essere utilizzati dai cicloamatori organizzati facendone richiesta alla
Il vagone portabici ha effettuato il viaggio di ritorno, raccogliendo a Vicenza e trasportando fino a Mestre gli amici della bicicletta che hanno concluso nel capoluogo berico la loro tournèe a due ruote, iniziativa sostenuta dal Ministero dell’Ambiente per la promozione della rete cicloturistica Bicitalia di FIAB.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 780
Alla stazione di Bex, il trenino che conduce a Villars sur Ollon sembra un giocattolo; diversa è la prospettiva quando i vagoni si inerpicano - quasi in verticale - nel fitto della boscaglia e sull’orlo del precipizio e allora speri davvero di non essere su un trenino-giocattolo. Canton de Vaud: un fazzoletto di Svizzera francese che profuma di autunno e di silenzio; per quanto anche in treno i collegamenti siano ottimi (Milano è raggiungibile in quattro ore e Losanna in meno di un’ora) la sensazione, palpabile, è di totale lontananza dalle forme più invasive di civiltà. Non stupisce che cent’anni fa, viaggiatori francesi e inglesi abbiano scoperto il fascino discreto delle Alpi svizzere, adottando la zona come rifugio e antidoto contro i miasmi della Seconda Rivoluzione Industriale; a sua volta, non stupisce come Villars (centro vip del luogo) si sia affermata in contrapposizione alla sfavillante vetrina di Saint Moritz come 'nascondiglio' privilegiato delle celebrità che hanno deciso di sfuggire ai riflettori e darsi alla macchia.
Turistica (ma senza eccessi), esclusiva ma senza snobismi: a Villars la parola d’ordine è 'plaisir de vivre'; lo si coglie in ogni angolo, in primis fra i molti abitanti che hanno scelto di trasferirsi qui lasciando grandi centri come Losanna e Ginevra. In realtà c’è anche chi viene da più lontano, come Joël Quintin: chef estroso - normanno di nascita, svizzero d’elezione - che ha trasformato il ristorante 'Peppino' in uno vero e proprio laboratorio di sapori. Già, perché Joël cucina con i fiori e da 'Peppino', i fiori li troverete dappertutto, sulla tavola, nel piatto, persino nelle celle frigorifere, dove mazzi coloratissimi di melolito e pimpinella convivono allegramente con caprioli e quarti di bue appesi in bell’ordine: in Italia, il ristorante sarebbe un patinato tempio della haute cuisine, ma qui la prospettiva è diversa, piacevolmente lontana da etichette e snobismi e l’atmosfera - calda e accogliente - gravita a metà fra la convivialità di una pizzeria comune e silvestre e l’estro creativo di una fucina di sperimentazione artistica. D’altra parte, la cucina del Canton de Vaud è così: felicemente in bilico tra eleganti rivisitazioni e i corposi piatti della tradizione montana, come raclette, fondue, i rösti e la croûte de fromage. In questo senso, per chi voglia sperimentare i piaceri della cucina autoctona, è d’obbligo un salto all’'Hotel de la Poste' di Les Diablerets che spicca per la sua favolosa fondue a base di gruyère, fromage vacherin e kirsch. Non è però solo per i piaceri del palato che consigliamo di visitare Les Diablerets, passaggio obbligato per chi voglia raggiungere l’imponente (e irrinunciabile) Grand Glacier Les Diablerets.
Sterminato, saldamente ancorato sulle vette delle Alpi svizzere, a 3000 metri, il ghiacciaio fa da severo contrappunto alla tavolozza di colori dei prati e dei boschi sottostanti: è un universo a sé, austero e rigorosamente in bianco e nero su cui - racconta qualcuno sottovoce - diavoli e folletti si danno convegno per giocare a birilli. Leggende? Forse, ma qui, lontano dal clamore cittadino, la realtà sembra assumere contorni diversi e ci si può concedere di credere ancora una volta alle fiabe.
testi e foto di Martina Fragale
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 664
Con 980 musei, la Svizzera vanta la più alta densità di musei al mondo. Accanto alle eccellenze nel campo dei musei d’arte - si pensi alla Fondazione Beyeler di Basilea o al Centro Paul Klee di Berna - numerosi sono gli spazi espositivi nati dalla passione per il collezionismo o dalla volontà di valorizzare l’unicità del territorio e della cultura svizzera. Non mancano le agevolazioni per poter fruire di questa ricchezza. Il Passaporto Musei Svizzeri, un biglietto annuale al prezzo di 155 CHF (circa 130 euro), consente l’accesso in oltre 470 musei. Anche per i possessori dello Swiss Pass - il biglietto unico integrato per viaggiare su treni, autobus e battelli - l’ingresso è gratis.
Tra i musei particolari c'è da segnalare il Museo Ferroviario Albula.
Non è il classico museo per 'fanatici' di trenini ma anche chi ama il genere non rimarrà deluso da questo spazio espositivo - inaugurato a giugno 2012 a Bergün - per celebrare la linea ferroviaria più spettacolare d’Europa: il Bernina Express. Su oltre 1300 mq si possono ammirare 600 fra oggetti e documenti originali che ne illustrano la storia centenaria, come le macchine obliteratrici d’epoca o i picconi usati dagli eroici operai. Punto forte della collezione è la locomotiva 'Coccodrillo', posta all’ingresso, allestita con un simulatore di guida per la gioia dei bambini che possono salire a bordo e giocare al capotreno! Ma il Museo ospita anche delle esposizioni temporanee davvero all’avanguardia. Fino al 28 febbraio è il turno della performance 'My first sonic Lok' dell’artista e musicista sangallese Andy Guhl. Catturando le vibrazioni elettromagnetiche impercettibili di un motore di 65 tonnellate e 2.400 CV, Andy Guhl ha creato un percorso visivo e uditivo da Samedan a Landquart con una rappresentazione inconsueta che abbina lo spettacolo della natura alla tecnologia del suono.
Per informazioni www.rhb.ch
Un altro museo da visitare è il Museo svizzero delle Dogane a Gandria.
Gandria è un luogo speciale annidato sul ripido versante del Monte Brè, circondato da castagneti e accarezzato dalle acque del Lago di Lugano. Si distingue per le labirintiche stradine, le ripide scalinate, le 2 corti chiuse e i porticati. Nella località, vietata alla circolazione delle auto, è stato possibile preservare le caratteristiche originarie di molti edifici, come la Cappella di San Rocco, risalente al 1645. Sulla riva del lago opposta a Gandria si trovano gli antichi depositi del villaggio, le Cantine, e la Caserma delle guardie di confine che ospita dal 1949 il Museo svizzero delle Dogane. Noto a livello popolare anche come Museo dei contrabbandieri, illustra le mansioni delle guardie di confine dalla costituzione dello Stato federale del 1848 ad oggi con una particolare attenzione alle tecniche di elusione dei controlli.
Per informazioni www.zollmuseum.ch
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 655
Niente zucche, fantasmi e zombie. A Stoccolma HALLOWEEN ha un sapore diverso, più meditativo e intimo. La notte dedicata al regno delle tenebre è il primo sabato di novembre, che quest’anno cade il 2 novembre. In questa data vengono ricordati i morti e la tradizione vuole che dopo il tramonto le persone vadano nei cimiteri a deporre ghirlande fatte di pino e candele creando un’atmosfera unica nel suo genere. Un viaggio singolare ma che permette di apprezzare e conoscere la Svezia e le sue usanze più autentiche. In particolare, da segnalare ai turisti c’è la visita a Skogskyrkogården (che significa “Cimitero nel Bosco”), un cimitero progettato dall’architetto Gunnar Asplund nel 1917: un tale capolavoro che dal 1994 è patrimonio mondiale dell’UNESCO per la sua particolarità ed unicità: questo cimitero è in mezzo a un bosco di pini esteso per 100 ettari. Entrando si è avvolti da un’atmosfera suggestiva: conifere secolari, profumo di resina, silenzio profondo e lapidi disposte ai piedi degli alberi. E se poi si aggiunge il buio, il respiro si ferma per qualche secondo. Commozione Skogkyrkogården Mikael Cavén 2e stupore si mescolano. La cerimonia è autentica e profondamente sentita. A Skogkyrkogården si riuniscono migliaia di persone che lasciano le loro candele e le ghirlande di pino e si fermano in raccoglimento a ricordare i loro cari scomparsi. Il bosco si trasforma e come per incanto diventa illuminato come se centinaia di folletti del bosco avessero deciso di uscire dalle loro tane con le lanterne a dare il benvenuto a tutti i visitatori. Anche la tomba della Divina Greta Garbo, stoccolmese di nascita, giace in questo meraviglioso bosco incantato. Sulla sua lapide compare, con molta sobrietà, la sua firma, nessuna data, e nessun epitaffio. Stoccolmaviaggi propone un tour notturno guidato al cimitero di Skogkyrkogården per partecipare alla cerimonia delle candele.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 1312
Appenzell, un Cantone racchiuso in un fazzoletto ricamato di verde, in cui il numero di mucche eguaglia quasi quello degli abitanti. In nessun’altra regione della Svizzera cultura, artigianato e convivialità vengono attivamente coltivati come tra le verdeggianti colline dell’Appenzello, dove tutto l’anno gli abitanti festeggiano o rendono omaggio ai momenti felici, ma anche drammatici, della storia dei loro antenati. Le salite agli alpeggi in primavera, le feste dei malgari durante l’estate, le mostre-mercato del bestiame in autunno e i 'Chlausezüüg' (sfilate degli uomini-albero) nel periodo natalizio: insomma, in questi luoghi le tradizioni e i costumi sono presenti e salvaguardati tutto l’anno. E questa dedizione non costituisce una semplice attrazione turistica, ma la genuina manifestazione dell’attaccamento alla propria terra da parte degli abitanti locali. La regione interna dell’Appenzello è da sempre una regione agricola, dedita prevalentemente all’allevamento e alla lavorazione del latte. Non stupisce pertanto che molti usi e costumi di questa piccola area nel Nord-Est della Svizzera traggano le proprie origini proprio dall’agricoltura, ma anche dalla fede religiosa.
Un’importante festività del culto cattolico è, ad esempio, il Corpus Domini. Questa ricorrenza, che si celebra rispettivamente dieci giorni dopo la Pentecoste, è chiamata dagli abitanti locali 'Ösehegottstag', con riferimento al sacramento dell’altare, l’eucarestia. La processione di Appenzell è la più grande e pomposa della Svizzera orientale, sempre che il tempo sia clemente e ne consenta lo svolgimento, s’intende. Oltre alle personalità religiose, ad attirare gli sguardi sono soprattutto le tante donne nel tradizionale costume dei giorni feriali o di festa.
Il Tracht, per le feste, è particolarmente vistoso per il suo ampio copricapo tipo cuffia, impreziosito da vari ricami realizzati a mano, uno dei più belli e sfarzosi dell’intera Svizzera, tuttora indossato da molte donne del luogo alle processioni e alle feste religiose più importanti con grande orgoglio e solennità.
Nei mesi di maggio e giugno le Alpi, nell’Alpstein, vengono monopolizzate dal bestiame e dai malgari per un paio di settimane, fino all’autunno. Mentre in molte località della Svizzera la monticazione si svolge senza accompagnamento musicale o canoro, in quanto gli animali vengono trasportati con camion e rimorchi fino all’alpeggio, nella regione dell’Appenzello capita ancora spesso di imbattersi in un variopinto corteo in ascesa. Questo evento comporta enormi sforzi: non solo, infatti, le mucche vengono 'tirate a lucido' per questa speciale occasione, ma anche gli stessi malgari sono soliti indossare a loro volta l’abito più bello, il Tracht maschile (Sennehääss). Durante la salita all’alpeggio appenzellese occorre attenersi a tutta una serie di regole non scritte, ad esempio che il corteo sia guidato da un ragazzino in costume tradizionale con un gregge di capre bianche. Spesso i vispi animali sono incitati da una ragazza in Tracht per i giorni feriali, seguita dal capo malgaro (Vorsenn) in Tracht maschile e pantaloncini in cuoio (Lederhose) gialli, 'de Geele', che sulla spalla sinistra trasporta il secchio da viaggio intagliato con fondo intercambiabile, un piatto in legno rotondo con un soggetto d’ispirazione rurale. Dietro di lui tre mucche che trasportano campanacci intonati fra loro, disposti su finimenti riccamente decorati. Seguono altri quattro malgari, uno nel Tracht di festa con pantaloncini gialli e tre accompagnatori con pantaloncini marroni, camicia bianca e panciotto rosso brillante ('Liibli'). Dietro alla mandria procede infine il proprietario degli animali insieme al suo cane pastore appenzellese.
Qualche volta un bracciante conduce un toro, tenendolo per l’anello infilato nel naso. Ad una monticazione classica non può poi mancare anche il 'Ledi', un veicolo trainato da cavalli che trasporta tutte le attrezzature della malga. Durante l’estate alpina, nell’Alpstein è da oltre 600 anni tradizione lanciare il 'Betruf', implorando in tal modo la protezione e l’intercessione dei Santi protettori. La vita quotidiana degli alpeggi viene poi rallegrata dalle vivaci feste tradizionali chiamate 'Stobede'. In autunno si svolge la pomposa discesa dagli alpeggi fino alle fattorie a valle, mentre alle mostre di bestiame si può ammirare un’esposizione degli animali con relativa premiazione.
Della realizzazione degli sfarzosi costumi in stile Tracht (sia femminili sia maschili) nell’Appenzello interno si occupano varie botteghe artigianali. Nella regione si ritrovano infatti ancora professioni altrove scomparse: fabbricanti di cinture artigianali, secchiai, orafi e argentieri o ricamatrici a mano. La domanda di gioielli filigranati in stile Tracht, bretelle riccamente decorate, secchi da viaggio accuratamente intagliati o ricami minuziosamente realizzati a mano è ancora elevata, oggi come in passato. E ad Appenzell, il pittoresco capoluogo del Cantone, si ritrovano a breve distanza botteghe artigianali tradizionali, numerosi negozi specializzati, accoglienti ristoranti e alberghi a gestione familiare.
Ma anche la musica popolare in tutta la regione fa parte della grande tradizione e costituisce una vera e propria istituzione; gli abitanti locali sono noti per la loro propensione, oltre che alla musica, al canto e alla danza. Una tipica formazione di musica per archi appenzellese contempla due violini, violoncello, contrabbasso e salterio. Vari ensemble originari di questa regione hanno già viaggiato attraverso tutto il globo e se un ambasciatore o un Ente svizzero devono festeggiare una ricorrenza, spesso la scelta ricade su una formazione originale appenzellese. Gli speciali strumenti utilizzati producono un suono particolare, conferendo ai brani musicali un carattere inconfondibile.
Naturalmente, anche i costumi tradizionali in stile Tracht indossati dai membri degli ensemble musicali costituiscono un altro emblema identificativo.
Appenzell non è solo una terra di tradizioni e costumi, ma anche una regione perfetta per viziare il palato: la gamma di specialità gastronomiche va ben oltre il celebre formaggio o l’amaro Alpenbitte. Il biber appenzellese, disponibile in diversi motivi e formati, ma sempre con gli stessi ingredienti di base, ne è un esempio. Questa ghiottoneria consta di una pasta al miele farcita di un ripieno morbido e chiaro a base di mandorle. Un altro dolce al forno tipico dell’Appenzello è il 'Landsgmeendschrempfli', che costituiva il dolcetto per eccellenza che gli uomini riunitisi per la Landsgemeinde erano soliti portare a casa per i propri cari. Si tratta di una ricetta a base di uova e zucchero con farcitura di nocciole finemente macinate. Ma il tipico menu locale non offre solo dolci, bensì anche un insaccato particolare: la Siedwurst appenzellese, una salsiccia scottata prevalentemente di carne di manzo, tradizionalmente servita con maccheroni, formaggio e patate. E quando dopo l’abbuffata la sete si fa sentire, si può optare per una bella birra Appenzeller fresca, oppure per un 'Flauder', una bevanda dolce aromatizzata con fiori di sambuco e melissa prodotta dall’etichetta della sorgente di acqua minerale Gontebad.
La regione dell’Appenzello è caratterizzata dalla presenza dell’Alpstein, che racchiude tra i suoi affascinanti anfratti tre laghi montani che rispecchiano in modo suggestivo il paesaggio circostante. Ma l’Alpstein offre anche molti altri tesori: gli amanti della natura qui avranno solo l’imbarazzo della scelta tra gli innumerevoli sentieri per escursioni, dagli itinerari più semplici a quelli più impegnativi in alta quota. L’Alpstein rappresenta uno dei gruppi montuosi più pittoreschi delle Prealpi Svizzere, grazie soprattutto alla presenza del Säntis, che con i suoi 2502 metri s.l.m. costituisce la vetta più alta della regione.
L’Hoher Kasten, il Kronberg e l’Ebenalp rappresentano poi ulteriori altrettanto rinomate mete per escursioni. In più, circa una trentina di accoglienti locande di montagna sapranno viziare tutti gli ospiti con squisite specialità gastronomiche locali, offrendo anche confortevoli possibilità di pernottamento. Il fascino romantico delle baite di montagna, dotate di tutti i comfort attuali, non restano tuttavia un privilegio riservato agli escursionisti: l’Alpstein infatti è raggiungibile con un’ampia serie di moderni impianti di risalita. A chi pernotta per un minimo di tre notti presso la stessa struttura ricettiva nell’Appenzello viene consegnata gratuitamente una Carta vacanze, che consente agli ospiti di beneficiare di oltre venti offerte gratuite: corse in dodici zone delle Ferrovie dell’Appenzello, corse con le ferrovie di montagna (Kronberg, Hoher Kasten ed Ebenalp), nonché ingressi a musei, piscine e altre attrazioni turistiche.
Leonella Zupo
Appenzellerland Tourismus
Hauptgasse 4, CH-9050 Appenzell
Tel. +41 (0)71 788 96 41
www.appenzell.ch
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 642
Dal 1985 una città dell’Unione europea diventa capitale della cultura per un anno, durante il quale ha la possibilità di manifestare la sua vita e il suo sviluppo culturale. Notevoli i vantaggi in termini socio-culturali ed economici.
Per il 2019 le Capitali europee della Cultura saranno in Bulgaria e in Italia.
Fervono i preparativi nel nostro Paese e molte sono le città che intendono candidarsi al titolo: il 20 settembre si chiuderanno infatti i termini per presentare la propria partecipazione, ma già esiste un primo elenco delle aspiranti Capitali europee della cultura.
Ecco una lista preliminare delle città candidate, che attende conferma dopo la detta data di scadenza:
- Amalfi
- Aosta
- Bergamo 2019
- Caserta 2019
- Catanzaro
- L’Aquila 2019
- Lecce 2019
- Mantova 2019
- Matera 2019
- Palermo 2019
- Perugia-Assisi 2019
- Pisa
- Ravenna 2019
- Siena 2019
- Siracusa
- Taranto
- Torino 2019
- Urbino 2019
- Venezia con Nordest 2019
A Palermo si fa il tifo
Fotografia, danza, teatro, passeggiate letterarie, musica, cibo di strada, attività per bambini, visite guidate, opera dei pupi, mostre, conferenze, reading, installazioni, sport e molto altro ancora. Si annuncia ricchissimo il programma della “Settimana delle Culture”, a Palermo dal 16 al 22 settembre, per supportare la candidatura del capoluogo siciliano a Capitale Europea della Cultura 2019.
Per sette giorni l’intera città sarà teatro di questa grande iniziativa, con centinaia di eventi dislocati in vari luoghi, anche in periferia, e con una “cittadella della cultura”, allestita ai Cantieri Culturali alla Zisa. (foto)
L’inaugurazione avverrà domenica 15, alle 17, nella sala del cinema De Seta, ai cantieri culturali della Zisa, con un concerto della Fanfara dei carabinieri e della Corale San Sebastiano della Polizia municipale, insieme all’avvio contemporaneo di tutte le mostre ai Cantieri.
“L’impegno gratuito profuso da associazioni e società civile conferma che a capitale culturale non è candidata l’amministrazione comunale ma la città di Palermo”, ha detto il sindaco Leoluca Orlando, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione.
“Stiamo lavorando a un progetto di recupero dei cantieri culturali della Zisa, per noi polo della contemporaneità - ha detto l’assessore comunale alla cultura Francesco Giambrone - Lanciamo per l’occasione il primo concorso internazionale di idee per un bando che riteniamo possa essere pronto per la fine dell’anno, in modo da poter accedere ai fondi europei 2014-2020”. A fare da contorno alla manifestazione anche il cibo di strada, in associazione con l’antica Focacceria San Francesco. Fitto il programma degli eventi che quotidianamente verrà aggiornato: oltre 12 mostre fotografiche, 28 mostre di pittura, 54 spettacoli, 28 visite guidate, 13 convegni e altro ancora, per un totale di quasi 200 eventi, di cui una cinquantina in programma ai Cantieri della Zisa.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 715
Uno dei regni più antichi (e più piccoli) del mondo, la Danimarca, ospita la statua della Sirenetta, personificazione della favola della Sirenetta del danese Hans Christian Andersen. Proprio come la Torre Eiffel è il simbolo di Parigi, la statua della Sirenetta è diventata il simbolo della Danimarca e della capitale danese, Copenaghen. Per celebrare il centenario della statua, sirene dal corpo dipinto appariranno nelle città di tutto il mondo tra il 23 agosto e il 6 settembre 2013. Indossando la parte alta del bikini di conchiglie e la coda da pesce, arrampicate su scogli artificiali, le inviate della Sirenetta ridaranno vita alla favola di H.C. Andersen in tutto il mondo.
Grandi passioni
La personificazione della tragica favola di Hans Christian Andersen, la statua della Sirenetta dal cuore spezzato, siede sul suo scoglio presso il porto di Copenaghen attendendo il principe dei suoi sogni. Una piccola statua in bronzo, solo 125 cm di altezza per 175 kg di peso, la Sirenetta ha ispirato i visitatori con la sua storia d’amore duraturo per un secolo.
Ma ha anche sollevato delle controversie. Decapitata due volte da artisti radicali (nel 1964 e nel 1998), la Sirenetta è stata anche privata di un braccio (1984). E fu addirittura fatto un tentativo di farla esplodere (2003), mengtre nel 2007 si limitarono a dipingerla interamente di rosa. Nel 2010, la Statua della Sirenetta è però volata in Cina dove venne esposta alla world EXPO di Shanghai presso il padiglione danese.
Un po' di storia
La statua della Sirenetta del 1913 era in origine un regalo alla città di Copenaghen da parte del produttore di birra Carl Jacobsen (1824-1914) figlio del fondatore del Birrificio Carlsberg. Lo scultore, Edvard Eriksen (1876-1959), prese sua moglie, Eline Eriksen, come modella per la statua. L’artista, all’inizio, venne ispirato nella creazione della Sirenetta, dopo aver assistito nel 1909 ad una performance del balletto 'La Sirenetta', interpretato dal Royal Danish Ballet e con la partecipazione dell’étoile Ellen Prince nel ruolo della protagonista.
www.visitdenmark.it/it/sirenetta
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 577
Sondaggio sulla qualità della vita nelle città europee: una panoramica delle preoccupazioni e delle speranze dei cittadini nei centri urbani
La Commissione europea ha diffuso i risultati del rapporto triennale Eurobarometro "Perception of Quality of Life in European Cities", il sondaggio sulla percezione della qualità della vita nelle città europee, condotto tra 79 città negli Stati membri e in Islanda, Norvegia, Svizzera e Turchia. 41 000 persone residenti in queste città hanno classificato il loro livello di soddisfazione in merito a diversi aspetti della vita urbana, in particolare i servizi pubblici.
Dal sondaggio è emerso che:
1. Come nel 2009, secondo i cittadini, salute, impiego, istruzione e formazione sono le questioni principali delle quali le città dovrebbero occuparsi.
2. Il sondaggio indica che i cittadini nella maggior parte delle città europee ritengono sia difficile trovare un impiego. Solo in 9 città la maggior parte dei cittadini ha affermato che è facile trovare lavoro. Rispetto al 2009 l’insicurezza relativa all’impiego è aumentata notevolmente, benché in alcune città la prospettiva sia diventata più positiva.
3. In 50 città, almeno una persona su due pensa che sia difficile trovare buone soluzioni abitative a un prezzo ragionevole.
4. Il sondaggio ha inoltre registrato un basso livello di soddisfazione nei confronti delle scuole e degli istituti di formazione in molte capitali.
5. Come nota positiva, dal sondaggio è emerso che in tutte le città, tranne in 5, la maggioranza degli interpellati è d'accordo che la presenza di stranieri sia positiva per la città e che tali soggetti siano ben integrati.
6. Esistono ampie differenze tra le città sul modo in cui le persone valutano la qualità dei trasporti pubblici, dei servizi sanitari o della propria situazione finanziaria.
7. Un livello elevato di soddisfazione per quanto riguarda spazi pubblici, aree verdi, pulizia e senso di sicurezza sembra strettamente correlato alla soddisfazione complessiva delle persone nei confronti della loro città. Quando è stato chiesto loro se si sentissero «soddisfatti» di vivere nella propria città, almeno l'80% degli interpellati in 71 città ha risposto in modo affermativo.
8. Il sondaggio indica anche che più persone rispetto ai sondaggi precedenti ritengono che le proprie città siano attive in merito alla lotta al cambiamento climatico.Questo è particolarmente vero nel caso delle capitali.
Il sondaggio sulla qualità della vita nelle città europee è stato presentato ufficialmente nel corso della giornata durante gli OPEN DAYS 2013 a Bruxelles, un evento della durata di quattro giorni focalizzato sulla futura politica regionale e urbana dell'Unione europea.
Parlando prima dell'evento, il Commissario europeo per la Politica Regionale, Johannes Hahn, ha dichiarato, "Questo sondaggio offre un'utile panoramica della percezione dei cittadini europei in merito alle città in cui vivono e ci ricorda i numerosi elementi che contribuiscono a determinare una sensazione di benessere e una buona qualità della vita negli ambienti urbani. Trovandoci alla soglia della prossima fase della Politica regionale e urbana per il periodo 2014-2020, mi auguro che i risultati saranno fonte di ispirazione e guida per aiutare responsabili delle politiche, urbanisti e società civile ad affrontare i problemi urbani mediante un approccio maggiormente olistico e integrato".
La Politica regionale e urbana dell'Unione europea fornirà maggiore supporto alle città per il periodo 2014-2020. Attualmente quasi il 40% del Fondo europeo di sviluppo regionale è investito nelle città.A seconda delle priorità degli Stati membri, questa percentuale è destinata a crescere. Inoltre, nel prossimo periodo i paesi dell'Unione europea dovranno promuovere investimenti che combinano diversi tipi di azioni per far fronte alle particolari sfide economiche, ambientali, climatiche e sociali che contraddistinguono gli ambienti urbani. Almeno il 5% dovrebbe essere accantonato dagli Stati membri per questo tipo di approccio integrato.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 674
La penisola sulla quale si e sviluppato e mantenuto il ricco centro storico di Parenzo e popolata gia da millenni e oggi viene spesso considerata un vero e proprio monumento culturale. Ancora oggi in gran parte si denotano le sembianze del centro storico di una volta, circondato da mura di cinta e torri protettive.
Passeggiando per la citta, sulle rive della baia Peschiera (Peškera) potete ammirare la Torre settentrionale. Proseguendo verso sud vedrete poi la Torre pentagonale, situata all’inizio della via Decumana, e poco oltre la Torre rotonda, affacciata verso le rive di Parenzo.
All'interno delle mura di una volta, scoprite la basilica Eufrasiana, la Casa dei Due Santi e la Casa Romanica, oltre ai resti di tempi antichi in prossimita della piazza Marafor (Foro Romano). Infatti, Parenzo puo vantare il Tempio di Marte – il santuario romano maggiore in Istria, oltre ai resti del Tempio di Marte, nelle sue immediate vicinanze.
Sulla via di ritorno, all'incrocio di due vie, la Decumana e la Cardo Maximus, potete ammirare i palazzi gotici Zuccati, Manzini e Leone, oltre a quelli barocchi Sincich, Polesini e Vergottini. Uscendo dal centro storico, non mancate di visitare il bellissimo palazzo comunale costruito in stile neogotico.
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 729
In un negozietto di artigianato tra i tanti, l’occhio cade a caso su delle scatolette in legno dipinte a mano, con il paesaggio della bella Porec, su sfondo azzurro o chiaro, ma c’è una piccola sorpresa. Sotto la scatola girando una chiavetta si mette a suonare un carillon: è una musica che cantavano forse i marinai, quando bevevano e brindavano, augurandosi che quante erano le gocce del vino altrettanti fossero gli anni della vita.
Porec, l’antica Parenzo, situata a metà della costa istriana in Croazia, è, come quella musica, dolce, ma allegra e spensierata, luminosa, dalla bellezza antica, incastonata nell’azzurro. Così è dipinta su quelle scatolette e così appare già da lontano, col suo profilo caratteristico di antichi palazzi, che si allunga nell’azzurro tra mare e cielo.
Un tempo qui tutto apparteneva a Venezia, ai tempi della Serenissima (dal XV al XVIII sec.), per questo si respira ad ogni angolo l’atmosfera veneziana. La si ritrova subito sulle facciate candide dei palazzi cinquecenteschi con le finestre dalle tipiche bifore veneziane o ad arco, anche se la sua struttura ci riporta addirittura ai tempi dell’antica Roma: nelle vecchie vie si può intravvedere ancora l’impostazione romana del cardum e del decumanum, le strade romane che si riconoscono anche dal nome della via. Attualmente in un palazzo-museo sono ospitate epigrafi e pietre tombali dell’epoca.
Il suo gioiello più prezioso però è la Basilica Eufrasiana (o di Sant'Eufrasio vescovo), patrimonio dell’Unesco. Costruita sulle fondamenta di una chiesa precedente, intorno al 1500, ospita magnifici mosaici, i più notevoli dell’area mediterranea insieme a quelli di Ravenna, cui si aggiungono il bel cortile porticato, il Battistero e la torre campanaria: da questa si può godere una incantevole vista sul borgo e il mare. Nell’oratorio della prima chiesa, dedicata a San Mauro, vescovo di Parenzo, è ancora conservato il pavimento mosaicato che era parte di un’antica casa romana. In seguito fu distrutta per erigere la attuale basilica, quando era vescovo Eufrasio. I mosaici sui muri vennero eseguiti da maestri bizantini, mentre quelli ritrovati sotto il pavimento, recintati e protetti da una lastra di vetro, sono opera di artisti locali. Su uno dei mosaici dell’abside sono raffigurati i due vescovi, Sant'Eufrasio e San Mauro. Quest’ultimo, primo vescovo di Parenzo, fu martirizzato ai tempi delle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano contro i cristiani. Al centro, spicca la meraviglia del ciborio e della cupola color oro e blu, il primo costruito nel 1277 per volontà del vescovo Otto. Pure il baldacchino, retto da quattro colonne in marmo, è interamente decorato di mosaici. In particolare brilla la luce dorata della cupola con il mosaico sull’arco di trionfo, in cui si distingue il Cristo su un globo e i dodici apostoli, sei per lato, che recano una corona ciascuno. Nel catino absidale, invece, si trova la Vergine con il Bambino, una delle pochissime figure della Madonna rinvenute in una basilica occidentale nei primissimi anni del cristianesimo.
La città vecchia, popolata di negozietti e botteghe di artigianato, ceramiche, oggetti in legno e conchiglie, maschere, continua a sorprendere con scorci di palazzi cinquecenteschi, tra cui ad esempio, nella Decumanus, un palazzo sorto nel 1473, in stile gotico fiorito, dalle magnifiche doppie trifore, e poi, finestre ad arco, balconate in ferro battuto o in legno, vecchie case in pietra, per non parlare del bastione medioevale, una parte delle antiche mura che circondarono il borgo fino al 18° secolo.
Sono scorci forse già visti eppure sempre nuovi, perché la bellezza non stanca mai.
Oggi Porec è un’attrezzatissima località balneare, al centro tra due verdi pinete, a ridosso di due spiagge fatte di scogli e cemento, ma dotate tutte di vasche di sabbia, dove giocano i bambini.
Nelle pinete si trovano giochi per tutte le età e sul lato sinistro ci sono due trampolini per tuffi e uno scivolo d’acqua, un’apoteosi per bambini e ragazzi.
La costa poi continua frastagliata ai margini della ricca vegetazione mediterranea, popolata soprattutto di pini, abeti e alberi cedui, e punteggiata qua e là di alberghi e casette immersi tra il verde e l’azzurro. Sul lungomare, davanti al porto, alcuni battelli invitano a fare gite nei dintorni, soprattutto al vicino borgo di Rovinj e al verdissimo canale di Lemen.
Non mancano suggestive manifestazioni in costume, tra cui una Giostra del Settecento, che si tiene a metà settembre, evento anticipato dalla raffigurazione dei sontuosi costumi dell’epoca, di dame e signori aristocratici, uno dei quali, in vero tessuto, accoglie i visitatori all’entrata di una bottega.
E allora, luminosa Porec, arrivederci!
Grazia Paganuzzi
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 869
È la nuova Istria che quella che si sta affacciando all’Europa e al mondo, una terra bellissima ricca di ruralità nonostante il flusso turistico di massa degli anni '80 e '90 e la conseguente standardizzazione di prodotti e servizi.
È nata una nuova schiera d’imprenditori turistici, di produttori agroalimentari e ristoratori, di chef che in pochi anni stanno raccogliendo i frutti di un lavoro fatto con il cuore e con la testa e così, dove prima l’olio era pesante e duro ora è raffinato e di carattere, dove la Malvasia era un vino impersonale ora è di gran livello, dove il pesce era cucinato in tutta la costa sempre alla stessa maniera, ora è proposto con ricerca e tecnica, dove la carne era solo quella della lombata di vitello, ora c’è il prezioso Boskarin e poi ancora i tartufi di Livade, la Sogliola di Salvore, la patata istriana, il prosciutto istriano e via… via così…
Un mondo nuovo da scoprire, una terra dura e sensuale allo stesso tempo, con un’entroterra tutto da scoprire dove il marè è visibile da ogni collina, un mondo per gli amanti del buon vivere ed anche per chi cerca servizi esclusivi d’alta qualità dedicati al wellness, al relax, come ad esempio la struttura dell’Hotel kempinski Adriatic 5 stelle (www.kempinski.com) con i suoi 2.000 metri dedicati alla spa Carolea, le camere ampie e lussuose, il campo golf 18 buche immerso negli uliveti, la spiaggia privata che guarda dritta a Pirano sovrastata dalla terrazza panoramica del ristorante Kanova. Oppure il piccolo Hotel Gourmet San Rocco di Verteneglio (www.san-rocco.hr) nell’entroterra più storico del Malvasia, uno dei luoghi di ristorazione più evoluti in Istria dove olio e aceto vengono prodotti in casa, dove abbiamo mangiato un sorprendente patata cotta nel sale con tuorlo d’uovo e tartufo nero Istriano.
E ancora dal Ristorante Badi (www.restaurant-badi.com) nel piccolo borgo marinaro di San Lorenzo di Umago dove i piatti imperdibili sono il branzino in crosta di pane e gli scampi del Quarnero e dove l’ospitalità di Bado Badurina detto Badi è davvero unica.
Oppure alla Konoba Buscina (www.konoba-buscina.hr) immersa tra gli uliveti, dove una piccola struttura in pietra ospita il bel focolare sempre acceso per preparare piatti tradizionali di carne e pesce, con Fabiana che convince con il suo carattere determinato e diretto (da poco aperto anche il vicino agriturismo/alloggio, una grande casa rurale con piscina con 8/9 posti letto per famiglie e gruppi di amici). Fabiana è una delle prime promotrici del Boskarin, un bue istriano dalle lunghe corna usato solo in agricoltura fino ai primi del ‘900.
E poi più a sud sulla punta estrema di Salvore, dove vicino al faro, emerge la nuova cucina di pesce di Fabrizio della Konoba Pergola (
Impossibile infine non passare per Grisignana nell’entroterra, un borgo rurale medioevale panoramico completamente in pietra situato sopra un colle di forma conica, alto 228 m dove, da poco è stato aperto un’esclusivo bar da visitare al calar del sol, trattasi dell’Eno-gastro Energy Bar&Design, davvero schic (+385 52 776 051).
Per l’olio, vi sono molte micro-olearie nel territorio, ma non mancate la visita ad Aleksandra Vekic la produttrice dell’olio Mate (www.mateoliveoil.com), uno dei migliori oli istriani. Aleksandra da sola dirige l’attività perseguendo il sogno di papà “Mate” che nell’ulivo, 15 anni fa aveva investito tutta la sua vita. Alecxandra vi racconterà tutti i segreti della sua straordinaria coltivazione e produzione accompagnata da una degustazione dei suoi famosi oli. Per chi non volesse venir via del territorio senza assaggiare i Tartufi di Livade, Giancarlo Zigante (www.zigantetartufi.com) è presente nel territorio con alcuni store a Buje, Livade, Motovun, Grisignana e Buzet, il tartufo nero si trova tutto l’anno, per quello bianco dovrete aspettare ottobre.
Eccellenza anche nei vini, tra i quali nel nostro piccolo viaggio abbiamo assaggiato, la Gran Malvasia di Coronica (www.coronica.com), un ottimo metodo classico del giovane Bruno Trapan di Pola (www.trapan.hr), i “macerati” di Giorgio Clai (0385 52776175) come la Malvasia ed il Pinot, il Moscato di Momiano di Gianfranco Cozlovic (www.kozlovic.hr) pioniere della nuova enologia istriana, quello del piccolo produttore Danijel Kraljevic della Vigna Cuj ed infine il terrano di Moreno De Grassi (www.degrassi.hr). Questa naturalmente era solo una piccola parte dell’Istria e c’è ancora molto da scoprire. Ancora una volta la conferma che le cose migliori vengono dai territori storicamente più difficili.
www.magnarben.it
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 684
Colline dai pendii dolci e verdeggianti, ruscelli, venti caldi che accarezzano la pelle, sport all’aria aperta e silenzi che elevano lo spirito nella meditazione.
Tutto questo è la Moravia Orientale. Ma anche di più.
Perchè se siete alla ricerca di una vacanza che coniughi attività e relax, passione per la natura e benessere psicofisico, questa è la destinazione dei vostri sogni.
Soltanto atterrando a Brno, vi renderete conto di quanto sia preminente per la popolazione morava l’accoglienza, che si lega a doppio filo ad un ricco patrimonio di tradizioni e folclore. Nella più assoluta aderenza alla filosofia del vivere ‘slow’, abbandonando le frenetiche vite cittadine, potrete però non rinunciare alla vostra sete di conoscenza e curiosità: la Moravia orientale è, infatti, ricchissima di monumenti storici, culturali, spirituali.
A 40 min dall’aereoporto di Brno, sorge la deliziosa cittadina di Velehrad.
Il monastero di Velehrad e, soprattutto, la sua basilica, rappresentano il fulcro spirituale della Repubblica Ceca. E’ proprio qui che ebbe inizio la millenaria storia della cristianità in questa parte d’Europa. Non a caso è il luogo, dove ogni anno, si tiene il pellegrinaggio nazionale, cui partecipano decine di migliaia di persone. Lo scorso 5 luglio inoltre, ricorrendo i 1150 anni dall’arrivo dei missionari slavi Cirillo e Metodio, la cittadina ha accolto il Pellegrinaggio Nazionale con un numero impressionante di pellegrini arrivati per la celebrazione solenne. La grandissima croce davanti alla basilica ricorda,inoltre, la visita di Giovanni Paolo II nel 1990. Da qui passa,poi, la via di pellegrinaggio della Grande Moravia e partono anche i diversi sentieri di pellegrinaggio diretti alla montagna con il santuario di ‘Svaty Hostyn’ verso la collina di Sant’Antonio. E’ ben evidente come l’intera zona della Moravia Orientale sia intessuta di una viva tradizione cristiana: i turisti trovano le tracce della vita spirituale ad ogni angolo. Sia che si tratti di una croce lungo la strada, di vie crucis, o di una basilica.
Da Velehrad potete poi raggiungere il meraviglioso Castello di Buchlovice, progettato da Domenico Martinelli, sullo stile delle ville barocche italiane. Nel caso lo raggiungiate a piedi, sarete premiati da splendide vedute di tutta la Moravia orientale. Il castello di Buchlovice, vi darà l’impressione di esservi catapultati in una fiaba d’altri tempi. Fu la sede nobiliare, barocca, di maggior importanza: l’area barocca del castello è costituita da due palazzi semicircolari con ricco ornato. Fa parte del complesso anche l’unico giardino pensile di tipo francese e il giardino all’inglese dove crescono rari alberi centenari e dove pavoni elegantissimi danno il benvenuto ai visitatori.
Chi considera l’avventura una ‘conditio sine qua non’ nelle attività vacanziere, non potrà lasciarsi sfuggire il centro dei voli in mongolfiera a Brestek. Mentre uno spettacolo originale, destinato non soltanto alle signore, potrete viverlo visitando il museo specializzato dell’industria calzaturiera ceca situato nel centro città di Zlin. Oltre a un migliaio di oggetti, la mostra vi presenta la produzione leggendaria della ditta Baa e la storia dell’artigianato. I più antichi pezzi originali risalgono al ‘500. Gli esempi cechi sono integrati da una collezione unica di calzature estere. Tra gli oggetti esposti, provenienti da tutto il mondo, vedrete tra l’altro anche i sandali fatti di piume di emù e capelli umani, utilizzati in Australia centrale a fini rituali.
Di grande impatto è il villaggio-museo di Rožnov pod Radhoštìm
Il complesso comprende centinaia di edifici lignei valacchi, che è possibile visitare anche all’interno, facendosi trasportare nel passato. Potete assaggiare qui le locali specialità gastronomiche ed anche cimentarvi in uno dei mestieri scomparsi. Il villaggio museo di Rožnov pod Radhoštìm ospita eventi culturali per tutto l’anno: si tengono molte iniziative ispirate al folclore locale, alle tradizioni popolari ed ai mestieri tradizionali. L’evento più amato è la tradizionale festa di Rožnov. La parte più antica e suggestiva del villaggio- museo è il paesello di legno, dove vennero trasportate le case che si trovavano sulla piazza di Rožnov e la chiesa di un vicino paese di campagna. La visita agli interni di questi edifici potrà condurvi idealmente alla vita quotidiana di chi ci ha realmente vissuto nel lontano passato. Anche un mulino a vento di tipo tedesco fa parte di questo villaggio museo, consentendoci di conoscere il funzionamento di un mulino. La città valacca , nonostante i cambiamenti subiti nel passare dei secoli, conserva gelosamente la propria identità. Rožnov pod Radhoštìm è il simbolo della salvaguardia dell’eredità storica, delle arti e dei mestieri oggi tristemente dimenticati. Dopo aver visitato tutto il giorno questa città valacca, potete dedicarvi al benessere del corpo: le terme di birra di Rožnov, uniscono elementi di medicina alternativa alle antiche tecniche degli antichi egiziani ed alle classiche cure fisioterapiche.
Ultima tappa, per concludere in bellezza è la visita alla cittadina di Kromeriz, una piccola Praga che per molti secoli è stata un centro economico e amministrativo molto importante. Ricchissima di luoghi storici e di tradizioni culturali e musicali è giustamente chiamata anche ‘L’Atene della regione Hanà’. Il castello arcivescovile, in stile barocco fu costruito nel XVIII secolo dai vescovi di Olomuc che lo possedevano dal XII sec, prima come mercato regionale,poi come residenza estiva. Di inestimabile valore sono anche le 536 opere che potrete ammirare nella pinacoteca del Castello, concludendo con una visita, doverosissima, al giardino dei fiori,monumento storico, iscritto nell’elenco dei beni UNESCO dal 1998: vialetti con alte siepi, geometrie, statue di antiche divinità e personaggi mitologici.
Sara Tufariello
- Dettagli
- La Redazione By
- Visite: 665
Lontano in mezzo al mare viveva un Re con i suoi sei figli, la più piccola era una sirenetta. Lei adorava sentir parlare del mondo degli umani e il giorno del suo quindicesimo compleanno le fu concesso di salire in superfice. Lì vide un veliero con a bordo un bellissimo e giovane principe. Di notte, durante una tempesta, il veliero affondò e la sirenetta andò a salvare il Principe.
Il mattino seguente, lui si svegliò, gli occhi ancora chiusi. La sirena lo baciò e lo stese sulla sabbia, ma lui non sapeva chi lo aveva salvato, dato che si svegliò e sorrise. Con il cuore spezzato lei si rituffò in mare, ma tornò spesso al suo castello per guardarlo. Divenne molo legata agli esseri umani. “Perché non possediamo un’anima immortale? Darei tutti i miei 300 anni in cambio di passare un giorno da umana, conquistare il principe e diventare immortale” pensò. Quindi partì, alla ricerca di una strega del mare. “Vuoi veramente sbarazzarti della tua coda per avere un paio di gambe, innamorarti del principe e avere un’anima immortale? le chiese la strega. “Allora il tuo desiderio verrà esaudito, ma fará male come il taglio procurato da una spada, la tua vita da sirena finirà e lo devi sposare per diventare immortale. Inoltre, voglio la tua bella voce, e se lui sposerà un’altra, tu diventerai schiuma del mare” disse la strega cominciando a mescolare una pozione magica.
La Sirenetta uscì dall’acqua, bevve la pozione e si sentì come trafitta da una spada. Una volta sveglia, trovò il Principe in piedi davanti a lei, ma lei non riusciva a parlare. Lui dunque la condusse al suo castello e si prese cura di lei come se fosse una bambina, non una moglie e presto sposò un’altra principessa. Questa fu la fine di un sogno per il quale aveva lasciato la sua famiglia, la sua casa e la sua voce; all’alba si dissolse in schiuma marina. Non sentì la morte ma vide soltanto creature dalle voci melodiche fluttuare nell’aria appena salì dalla schiuma. “Dove sono?” si chiese. “Con le figlie dell’aria. Anche noi dobbiamo conquistare l’amore di un mortale per diventare immortali. Adesso ti sei unita a noi, ma attraverso buone azioni lungo molti anni, otterrai la tua parte nella felicità eterna dell’umanità. (H.C. Andersen, 1837)
Pagina 12 di 21