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Due città dalla storia millenaria, terre di confine e di incroci di genti, culture e idee. Poznan e Lublino, rispettivamente nell’area occidentale e in quella orientale della Polonia, sono mete perfette di un city break. Antichi mercati, fortificazioni medievali, eleganti residenze rinascimentali: è un assaggio di quanto troverete in queste due città ricche di fascino.
La Polonia è una nazione giovane, dinamica, capace di adeguarsi alle novità di un mondo in costante evoluzione restando, al contempo, sempre fedele a sé stessa. Ognuno degli avvenimenti che hanno plasmato la ricca storia del Paese resta oggi visibile nelle tracce lasciate nell’architettura, nella musica, nel cibo, nelle manifestazioni culturali di un popolo fiero, che guarda al futuro con fiducia. Non c’è modo migliore di conoscere le mille voci che popolano il vasto orizzonte culturale polacco che visitare Poznan e Lublino, città interessantissime e, tuttavia, ancora non interessate da grandi flussi turistici. Capoluoghi rispettivamente delle regioni Wielkopolska (la Grande Polonia) e Lubelskie (lett. di Lublino), Poznan e Lublino hanno in comune il ruolo di crocevia culturale di cruciale importanza per la storia dell’intero paese. Una storia che sono pronte a raccontarvi!
Poznan, il cuore della Grande Polonia
La storia di Poznan corrisponde, per certi versi, a quella della Polonia: fu sede della prima famiglia reale polacca nel XI secolo e teatro di grandi battaglie che hanno stravolto gli equilibri europei a partire dal Seicento. Il cuore della città è sicuramente la coloratissima piazza del Mercato Vecchio (Stary Rynek), dominata dall’edificio rinascimentale del Municipio, progettato dell’architetto italiano Giovan Battista Quadro e sede, inoltre, del Museo Storico di Poznan (che vale il prezzo del biglietto anche soltanto per la visita al palazzo), da cui si innalza una torre alta 61 metri. Ogni giorno, a mezzogiorno in punto, dall’orologio nella facciata del Municipio escono due caprette metalliche, simbolo della città, che si incornano vicendevolmente per 12 volte, come rintocchi di campane. Alla destra del Municipio sorge una fila di casette multicolore, le cosiddette case dei pescivendoli, lungo un porticato dove si teneva un tempo il mercato del pesce. Prendetevi pure qualche ora per rilassarvi nell’atmosfera serena di questa piazza, magari sorseggiando l’ottima birra locale!
Un’esperienza golosa da non perdere è il Museo del Croissant: il croissant di San Martino è il dolce tipico di Poznan per eccellenza. Proprio per questo, nei pressi della piazza del Mercato, Vecchio gli è stato dedicato un vero e proprio museo, dove potrete scoprire tutti i segreti di questa leccornia e, sotto la guida di mastri pasticcieri, metterete le mani in pasta, letteralmente, preparando in prima persona i vostri croissant!
Allontanandosi dalla piazza, la città mostra tutto il suo splendore barocco in edifici come la Chiesa parrocchiale del Soccorso, a sud della piazza, o quella di Sant’Antonio da Padova, a ovest.
Un modo rapido e sportivo per muoversi tra le bellezze di Poznan è l’Itinerario Reale-Imperiale: una raccolta di percorsi cicloturistici nei luoghi simbolo di Poznan e dintorni, sulle orme dei Past, originaria proprio della Wielkopolska.
I ciclo-noleggi di Poznan sono molto forniti e propongono prezzi ragionevoli.
Cosa gustare a Poznan e in Wielikopolska:
• Il croissant di San Martino, non proprio che il cornetto alla francese a cui siamo abituati! Se la forma a mezzaluna ci è familiare, la ricca farcitura di semi di papavero, uva passa, mandorle e frutta candita è un’esplosione di sapori che delizierà il vostro palato. Inutile dire che si tratta di un prodotto tutt’altro che dietetico!
• Piatti a base di patate:
• Prazoki, nella forma più o meno simili ai classici pierogi, fatti di patate lesse e conditi con burro o ciccioli di carne;
• plindze, frittelle di patate;
• gnocconi ripieni di carne o frutta;
• zuppa di pesci ciechi (slepe ryby), una zuppa di patate così chiamata perché nella sua preparazione non viene utilizzata la carne (né alcun altro tipo di grasso) e pertanto sulla sua superficie non si creano degli “occhi” di grasso, tipici per i brodi a base di carne
• Non si può non innaffiare il tutto che con la famosissima Birra Lech, testimone di un’antichissima tradizione birraia insieme allo Stary Browar, un centro commerciale con all’interno anche un museo di arte contemporanea.
Lublino, crocevia di culture
All’estremità opposta della Polonia sorge una città che è stata nel corso dei secoli, tra le più cosmopolite d’Europa: Lublino, punto di riferimento della storia polacca (qui, ad esempio, vide la luce il Commonwealth Polacco-Lituano nel 1569), è davvero una città dalle mille anime. Rinomata snodo mercantile tra Europa occidentale e orientale, Lublino è stata anche un grande centro culturale del giudaismo. Questa “Oxford Ebraica” era, già nel XVI secolo, sede di una tipografia ebraica e dell’Accademia dei Sapienti.
Arrivando a Lublino, ciò che salta immediatamente all’occhio è il Castello Reale, struttura risalente al XII secolo e posta su un’altura appena fuori città, da poter ammirare una veduta invidiabile. Oggi la fortezza si presenta nella sua veste neogotica ottocentesca, ma la Cappella della Santa Trinità e il Torrione sono testimonianze preziosissime dell’antica gloria di un luogo ricco di storia che, dopo essere stato usato come carcere, è oggi sede del Museo di Lublino.
Il nucleo antico della città è una preziosa perla nascosta: scendendo dal castello si attraversa la porta Grodzka, che un tempo segnava il confine tra il quartiere ebraico e quello cristiano, per trovarsi sulla Grodzka, via principale del centro storico, un trionfo di casette colorate con ristoranti, locali e tanta vita! Si passa, quindi, dal cuore della città, l’elegante piazza del mercato, superata la quale, ci si ritrova davanti l’imponente Cattedrale di San Giovanni Battista, tripudio d’architettura e arte barocca, e la Torre dei Trinitari, sede del Museo Arcidiocesano.
Attraversando l’altro ingresso della città, Porta Krakowska, risalente al XIV secolo, si arriva alla Krakowskie Przedmiescie, la via più vivace della città, punto di ritrovo preferito dai residenti e dai turisti per trascorrere una serata spensierata.
Un’esperienza da non perdere è la Lublin Undergound Trail, suggestivo percorso lungo la “Lublino sotterranea” che, partendo dall’edificio neoclassico del municipio si snoda tra le antiche cantine dei mercanti, facendovi ripercorrere a ritroso la storia della città.
Allontanandosi dal centro si può facilmente raggiungere il Museo della Campagna di Lublino, molto più di un museo etnografico. Un vero e proprio parco a tema che ricrea le tradizioni agresti, i costumi e le architetture della regione Lubelskie, in uno scenario completamente immerso nel verde.
Cosa gustare a Lublino e nella regione Lubelskie:
• Cebularz Lubelski, il biglietto da visita della gastronomia locale: una schiacciata condita di cipolla e semi di papavero inventata, secondo la tradizione, da una donna ebrea, concubina di Casimiro il Grande.
• Forszmak, un gulasch in terra polacca, preparato con diversi tipi di carne e salumi, cetriolini in salamoia e pomodoro.
• La regione Lubelskie è leader nella produzione frutticola in Polonia, e proprio non può mancare una fetta di Szarlotka Jozefowka, la famosa torta di mele renette, oppure la Kremowka, il dolce preferito di Karol Wojtyla.
Per informazioni: www.polonia.travel/it
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Ariosa e barocca Vienna. E poi? E poi musicale. Quella musica classica, che è inscritta nel suo dna e che si ripropone ogni anno per le strade, nei suoi festival.
Un’idea molto pop, nel senso più nobile e divulgativo del termine, è il Festival della Musica su Schermo che si svolge, ormai dal 1991, in Rathausplatz. Nella piazza del municipio infatti, per 65 giorni, a partire dal 2 di luglio, è possibile assistere a concerti di altissimo livello, dall'opera a concerti sinfonici, ma anche, rock, soul, pop, tutto rigorosamente a ingresso libero. Sul maxischermo si assiste al concerto e nello spazio antistante si può mangiare. L’offerta gastronomica è vastissima e porta in tutto il mondo. Dalle 11 a mezzanotte, 22 stand culinari offrono cibi preparati al momento e in un attimo ti ritrovi in Giappone, in Grecia, poi in Spagna, passi dall’Italia e ritorni a Vienna per il dessert: il Kaiserschmarren, o dolce dell’imperatore, uno dei più famosi d’Austria, si tratta di una spessa crêpe tagliata a pezzi, cosparsa di zucchero a velo e servita con prugne cotte, confettura di ribes o salsa di mele, oppure il canederlo dolce di origine boema, il Germknödel, ripieno di mousse di susine. (Gli attuali territori cechi un tempo erano i granai della monarchia, non c’è da meravigliarsi che nei menu imperiali fossero comparsi i dolci tipici di quei luoghi e che vi siano rimasti).
Passeggiando per le vie di Vienna si respira un’aria di altri tempi, asburgica, rigorosa nei suoi palazzi lineari, pomposa nelle residenze imperiali dell’Hofburg, considerato uno dei più grandi complessi residenziali al mondo, nel Castello di Schönbrunn, dove Francesco Giuseppe e la sua corte passavano l’estate e ricevevano gli statisti, o al Belvedere, dove nella sua sezione museale Superiore è possibile ammirare mirabili opere di Schiele e Klimt (di cui proprio quest’anno ricorrono i 160 anni dalla nascita) tra le quali il celebre “Bacio”. Ma Vienna è anche la città dove vitale irrompe la modernità, la contraddizione. Può sembrare strano, ma il design nel capoluogo austriaco la fa da padrone, a settembre ci sarà la Settimana del Design, mentre già dall’estate con l'IBA Vienna 2022 - New Social Housing si parla di edilizia, di abitare e in giugno e luglio nella Nordwestbahnhalle è previsto un vasto programma di visite guidate e passeggiate attraverso i quartieri e i progetti IBA per esplorare i processi e i risultati della Vienna International Building Exhibition 2022.
Originale è l’impronta lasciata in città da Frederick Hundertwasser, scultore, pittore ed architetto decisamente fuori dal comune che ha realizzato alcune delle costruzioni più eccentriche d’Europa. Nel quartiere Landstrasse per dare pregio, negli anni Ottanta, ad una zona un po’ degradata, Hundertwasser ha realizzato un angolo di asimmetrie che si inserisce come una macchia di colori, materiali dissonanti, ma incantevoli, in un contesto di vie che oggi appaiono lineari e pulite. All’improvviso si inserisce Hundertwasser a sparigliare le carte, a rendere possibile un sovvertimento dell’ordine architettonico costituito e, per soli pochi metri in realtà, è tutto un tripudio di smalti, colori accesi, linee morbide, e tante piante da fare invidia a giardini verticali meneghini. E’ come se all’improvviso in città irrompesse la natura con la sua spontanea irregolarità.
A Vienna ognuno può trovare la sua dimensione. Per me la migliore è proprio quella che non ti aspetti, quella che appare improvvisa, quella dei contrasti, dei giri in carrozza mangiando un wurstel preso ad un baracchino all’angolo della strada, per capirci.
Sara Rossi
per informazioni consultare il sito Wien Info
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LA CATALOGNA SI PRESENTA A ROMA CON TUTTE LE SUE ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE E IL SUO FOLKORE
"Catalunya, on el menjar es cultura" (Catalogna, dove mangiare è cultura). Così recitava l'invito all'Orto Botanico di Roma di Largo Cristina di Svezia inviato al pubblico romano dalla Delegazione del Governo Catalano, e la promessa è stata mantenuta. Le numerose degustazioni in abbinamento ai prestigiosi vini e le tante iniziative di svago e divertimento rivolte ad adulti e bambini, hanno rafforzato l'attrattività di questa famosa destinazione spagnola. Luca Bellizzi, Incaricato governativo per la promozione dell'offerta turistica, ne ha illustrato le caratteristiche in collaborazione con l'Institut Ramon Llull e Prodeca.
Per l'intera giornata si sono susseguiti eventi, presentazioni e approfondimenti sulle località più belle da visitare e sulla varietà di un agroalimentare ricco di biodiversità. E' stato un vero e proprio incontro di culture: quella catalana, che si presenta per la prima volta in modo così completo a Roma, e quella italiana, che l’ha accolta con amicizia. Soprattutto i piatti tipici sono stati il tema di incontri e degustazioni, insieme ai vini prodotti in purezza da vitigni autoctoni del territorio. A condurre la sessione d'assaggio è stato l’esperto di vino italiano Marco Cum, titolare dell’agenzia Riserva Grande e della sede romana della Scuola di Sommellerie Europea mentre il racconto della gastronomia tipica catalana, di cui sono stati gustati piatti storici della tradizione catalana è stato tenuto dallo chef del ristorante Rasoterra di Barcellona, Daniele Rossi. Questi i sei vini portati a Roma, rappresentativi di una vitinicoltura di alto livello:
Altavins Viticultors (Garnatxa Blanca) - DO Terra Alta – Vino Bianco
Albet i Noya (Xarel·lo) - DO Penedès – Vino Bianco
Oller del Mas (Picapoll) - DO Pla de Bages – Vino Bianco
Olivardots (Carinyena) - DO Empordà – Vino Rosato
Vinyes Domènech (Garnatxa Negra) - DO Montsant – Vino Rosso
Carles Andreu (Trepat) - DO Conca de Barberà – Vino Rosso
Tra i piatti degustati invece la Butifarra, saporita salsiccia di grande formato, i Calcots, il Trinxat-de-la-Cerdana-de-col-y-patata e le famosissime tapas.
Barcellona, una delle mete gastronomiche più importanti del mondo, dalla fine degli anni Ottanta è diventata tappa fondamentale della gastronomia mondiale, anche grazie al contributo degli chef innovatori Ferran Adria e Santi Santamaria, ispiratori di decine di altri colleghi. Negli stessi anni in cui la cucina catalana andava affermandosi a livello mondiale Daniele Rossi -che ha presentato i piatti applauditissimi a Roma- aprì con Chiara Bombardi un locale vegetariano: Sesamo Comida, un locale di successo, che propose fino al 2009 piatti creati con ingredienti sostenibili e a km 0. Nel 2013 intraprese un'altra esperienza di successo insieme al collega Guillem Galera: il Rasoterra, un accogliente bistrot vegetariano con ortaggi prodotti nel vicino orto di casa. L’attenzione alla qualità e genuinità della materia prima, sempre sostenibile, è una priorità assoluta. Oggi, tra l’altro, il Rasoterra è segnalato nella guida Barcelona Slow Food Guide 2019, curata da Slow Food Editore e Slow Food Barcellona. Le attività culturali dell'iniziativa hanno avuto il sostegno e la collaborazione dell'Institut Ramon Llull, l’organismo che ha lo scopo di promuovere la cultura catalana a livello internazionale e sono aperte a tutti.
Non è mancata neppure la musica nella giornata all'Orto Botanico con il gruppo musicale I Muchachos Y Los Sobrinos. Non rientrano nei canoni dei concerti tradizionali ma presentano le proprie composizioni mentre rivisitano i classici della rumba catalana.
Il tema dell'evento romano è nato con un duplice obiettivo: la cultura enogastronomica catalana, considerata nella propria identità specifica, ben distinta dal resto di quella più in generale spagnola, non è stata mai presentata a Roma e gli stessi prodotti enogastronomici,con caratteristiche ed elaborazioni distinte da quelli in generale spagnoli, non sono abbastanza conosciuti e valorizzati in Italia.Per la loro alta qualità e la garanzia di un ottimo rapporto con il prezzo potrebbero rivestire un ruolo maggiore nel nostro mercato.
La Catalogna, comunità autonoma spagnola vanta una propria storia, una propria cultura e una propria lingua. E' una regione della Spagna nord-orientale, stretta tra le montagne dei Pirenei e il mar Mediterraneo. A nord confina con la Francia e il piccolo Principato di Andorra, a ovest con la regione di Aragona, a sud con la Comunità Valenziana, mentre a est è interamente bagnata dal mare.
Le spiagge della Costa Brava, e i monumenti delle città d'arte, Patrimonio Unesco ne fanno una destinazione tra le più visitare della Spagna. Imperdibile Barcellona, la capitale del Modernismo ricca di edifici storici come La Sagrada Familia di Gaudì e di importanti musei.
Mariella Morosi
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Il ponte tibetano più lungo e mozzafiato del mondo è ora sospeso tra le montagne della Repubblica Ceca
In Boemia orientale, in uno dei contesti naturali più belli di Cechia, ecco una nuovissima attrazione per coraggiosi. Là dove, in cima agli alberi, già corre inerpicandosi a spirale verso il cielo il suggestivo Sentiero tra le nuvole, si alza ora l’asticella del brivido e della sfida: 721 metri di camminamento sospeso nel vuoto, che tocca i 95 metri di altezza. Ed è record mondiale.
Che il territorio ceco sia letteralmente da vertigini, lo abbiamo raccontato più volte: torri panoramiche e d’osservazione, splendidi belvedere, arditi skywalk, campanili svettanti, castelli arroccati strategicamente, ponti slanciati sui fiumi, moderni e velocissimi ascensori, trasmettitori per le radiocomunicazioni, ripide pareti montuose, vecchie ciminiere di archeologia industriale, antichi pinnacoli, ardite conformazioni geologiche e persino un minareto e una copia della Tour Eiffel punteggiano il Paese in lungo e in largo, offrendo –insieme alla possibilità di voli in piccoli aerei turistici o in mongolfiera- di posare lo sguardo sul “tetto del mondo”. Ora però, la vertigine si fa brivido e la promessa è quella di un’esperienza mozzafiato nel vero senso della parola.
Tra le splendide guglie naturali dei Monti delle Aquile e dei Monti Frassini, in un’area bellissima, a forte vocazione turistica, fitta di vegetazione e tortuose pareti, è stato appena inaugurato il ponte tibetano più lungo del mondo: 721 metri di passerella metallica, sospesa a 95 metri d’altezza sulla Valle di Mlynicke. Con la sua lunghezza, lo Sky Bridge 721 strappa abbondantemente il record mondiale detenuto con i suoi 516 metri dal ponte di Arouca, in Portogallo, inaugurato lo scorso anno.
Da tempo, qui, ai piedi del Kralicky Sneznik (il Monte di Neve, così chiamato perché la coltre bianca lo ammanta per gran parte dell’anno), ha trovato casa il Dolni Morava Mountain Resort, un’oasi di sport, svago e divertimento nel verde (ma anche nel bianco, con un’ampia offerta sulla neve), già nota per diverse sue attrazioni, come lo Skywalk, la velocissima pista di bob, le montagne russe e il parco avventura sugli alberi.
Per affrontare il nuovo adrenalinico camminamento ci vorrà coraggio, ma ce ne vorrà ancora di più per rinunciare a un’esperienza senza eguali… L’avventura comincia proprio accanto allo Slamenka Chalet, vicino allo Skywalk, a un’altitudine di 1.125 metri, per tirare il fiato solo una volta raggiunta Chlum Hill, dall’altra parte dello strapiombo e a 10 metri di altezza in più. Durante la passeggiata, i visitatori avranno modo di scoprire il territorio e la sua storia, grazie a un percorso didattico (non a caso) intitolato The Bridge of Time.
Chi soffre davvero di vertigini, comunque, non tema: sono tante le attrazioni storiche e naturalistiche di questi luoghi da visitare… coi piedi per terra.
www.visitczechrepublic.com/it
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Domenica 17 aprile 2022 lo spazio espositivo della Fondazione Marguerite Arp a Locarno-Solduno riapre con la nuova mostra:“Sono nato in una nuvola” Jean Arp
Fino al 30 ottobre 2022
a cura di Simona Martinoli
«Sono nato in una nuvola» scriveva Arp nella poesia Strassburgkonfiguration (Configurazione strasburghese, 1932), uno dei numerosi testi dedicati al tema della nuvola. Se nelle epoche precedenti – si pensi ai cieli della pittura barocca o romantica – la nuvola fungeva da sfondo alla pittura di paesaggio, nel XX secolo acquisisce autonomia grazie ad artisti come Arp, Calder, Magritte o Oppenheim. Per Arp e` un tema centrale, un’entita` – al pari della sua opera – in continuo divenire e continuo cambiamento.
Dalla poesia (una delle sue raccolte piu` celebri si intitola Die Wolkenpumpe – La pompa delle nuvole, 1920) alle opere d’arte, la nuvola e` infatti una delle vere protagoniste dell’opera di Arp. Essa, inoltre, si presta idealmente, come entita` libera e senza peso, a prendere molteplici forme, le piu` mutevoli e ibride, e al tempo stesso a rivelarsi capace di evocare le associazioni piu` disparate. Nascono cosi` sculture, rilievi e stampe intitolati Coupe de nuage, Tranches de nuage o Palette de nuages.
Una sezione della mostra e` riservata alla nuvola come metafora della vita, la vita di Arp marcata dalla presenza delle due mogli, Sophie Taeuber-Arp e Marguerite Arp-Hagenbach. In un anno in cui si commemorano i 100 anni dal matrimonio tra Jean e Sophie e i 120 anni dalla nascita della creatrice della Fondazione, l’accrochage di un insieme di omaggi reciproci rivela il profondo legame tra queste tre personalita` straordinarie che hanno segnato la storia dell’arte e del collezionismo del XX secolo.
Opere di: Jean Arp, Sophie Taeuber-Arp, come pure di Alexander Calder, Marcel Jean, Frederick Kiesler, Hans Richter.
I protagonisti:
Jean Arp (16.9.1886 Strasburgo – 7.6.1966 Basilea)
Frequenta le scuole d’arte a Strasburgo e Weimar (1901-08) e l’Académie Julian a Parigi. Nel 1909 si trasferisce a Weggis, dove partecipa alla fondazione del gruppo Der Moderne Bund. Allo scoppio della guerra fugge a Parigi e nel 1915 si rifugia in Svizzera, dapprima ad Ascona poi a Zurigo, dove incontra Sophie Taeuber, che sposa nel 1922. Nel 1916 è tra i fondatori del movimento Dada a Zurigo. Espone alla prima mostra dei surrealisti a Parigi nel 1925. L’anno successivo acquisisce la cittadinanza francese. Nel 1929 gli Arp si trasferiscono a Clamart presso Parigi. Negli anni ’30 fanno la conoscenza di Marguerite Hagenbach che li ospita nella sua casa di vacanza ad Ascona. La morte di Sophie Taeuber-Arp nel 1943 fa precipitare Arp in una profonda crisi. Marguerite lo aiuta a riprendersi dal lutto e nel 1959 diventa la sua seconda moglie. Negli anni ’50 Arp raggiunge l’apice della fama quale scultore, pittore e poeta. Nel 1966 muore d’infarto.
Sophie Taeuber-Arp (19.1.1889 Davos - 13.1.1943 Zurigo)
Si forma alla scuola di arti e mestieri a San Gallo e alla scuola Debschitz a Monaco di Baviera. Nel 1914 si trasferisce a Zurigo, dove nel 1915 incontra Jean Arp, che la introduce nel movimento Dada. Frequenta i corsi di danza espressiva di Rudolf von Laban a Zurigo e al Monte Verità. Dal 1916 al 1929 insegna disegno tessile e ricamo alla Scuola di arti applicate a Zurigo. Nel 1922 Arp e Taeuber si sposano a Pura; nel 1926 acquisiscono la cittadinanza francese a Strasburgo. Negli anni ’20 si dedica all’architettura d’interni e nel 1929 si trasferisce con Arp a Clamart, presso Parigi, in una casa da lei progettata. In Francia si afferma come pittrice, scultrice, designer, nonché editrice della rivista d’arte plastique plastic. Prima che le truppe tedesche invadano Parigi, gli Arp fuggono nel sud della Francia. Durante un soggiorno in Svizzera, nel 1943 Taeuber-Arp muore in seguito ad un incidente domestico a Zurigo.
Marguerite Arp-Hagenbach (22.8.1902 Basilea – 23.8.1994 Locarno)
Si forma alla scuola commerciale di Basilea (1921-22). Dopo un soggiorno a Londra è segretaria della sezione basilese della Pro Juventute (1924-46). Prende lezioni di pianoforte. Nel 1937 inizia a collezionare arte contemporanea, in particolare concreta e costruttivista, costituendo quello che Franz Meyer, direttore del Kunstmuseum Basel, ha definito “uno dei più straordinari musei privati d’arte moderna”. Nel 1959 acquista la proprietà Ronco dei Fiori a Locarno-Solduno con Jean Arp, che sposa lo stesso anno. Nel 1977 a Rolandseck presso Bonn, fonda la Stiftung Hans Arp und Sophie Taeuber-Arp e.V. e nel 1979 a Clamart presso Parigi la Fondation Arp. Nel 1988 istituisce la Fondazione Marguerite Arp. Nel 1965 i coniugi Arp donano parte della loro collezione alla Città di Locarno. Deceduta nel 1994, riposa nel Cimitero di Locarno a fianco di Arp e Taeuber-Arp.
Installazione Nuvole di Studio Nephos
17 aprile – 30 ottobre 2022 Giardino della Fondazione Marguerite Arp
Durante la stagione espositiva, nella parte terrazzata del giardino – un appezzamento che sale verso i monti Bre` e Cardada – si può ammirare un’installazione artistica effimera ideata da Nicola Colombo e Monica Sciarini di Studio Nephos, autori di simili installazioni di grande successo a livello internazionale. Nuvole di nebbia naturale costituiscono la scenografica coulisse e il fil rouge degli eventi di questo anno speciale. Se nella sala espositiva il movimento delle nuvole è catturato in opere d’arte e testi poetici, all’esterno si privilegia l’effimero. https://www.nephos.ch/IT/Selected-Gallery-badaab00
La Fondazione Marguerite Arp
La Fondazione Marguerite Arp e` stata creata nel 1988 da Marguerite Arp-Hagenbach, vedova di Jean Arp. Ha sede nella casa-atelier dell’artista a Locarno-Solduno e custodisce gran parte della collezione di Jean e Marguerite Arp, come pure un archivio e una biblioteca, e si definisce come centro di studi sull’opera di Jean Arp e di Sophie Taeuber-Arp. Il complesso storico, che comprende la casa-atelier e il parco con le sculture, nel 2014 si e` arricchito di un importante ampliamento: su progetto degli architetti Annette Gigon e Mike Guyer e` stato realizzato un edificio che dispone di un deposito d’arte concepito secondo i piu` moderni parametri di conservazione e di uno spazio espositivo.
Info:
Spazio espositivo in Via alle Vigne 46 Locarno-Solduno e parco con sculture di Arp:
Dal 17 aprile al 30 ottobre 2022 la domenica dalle 14 alle 18.
Aperture speciali:
18.04 lunedì di Pasqua
26.05 Ascensione
06.06 Lunedì di Pentecoste
Visite guidate e attività di mediazione culturale per scuole su appuntamento
Ingresso 7.- CHF / 5. - CHF (Studenti fino ai 25 anni) Entrata gratuita fino ai 16 anni
Contatto
La Fondazione Marguerite Arp è raggiungibile con i mezzi pubblici e collabora con Fart, il treno che collega Domodossola a Locarno.
(Credits:Fondazione Marguerite Arp, Locarno.Foto: Roberto Pellegrini, Bellinzona
Fondazione Marguerite Arp, Locarno. Foto: Carlo Reguzzi )
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