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La penisola sulla quale si e sviluppato e mantenuto il ricco centro storico di Parenzo e popolata gia da millenni e oggi viene spesso considerata un vero e proprio monumento culturale. Ancora oggi in gran parte si denotano le sembianze del centro storico di una volta, circondato da mura di cinta e torri protettive.
Passeggiando per la citta, sulle rive della baia Peschiera (Peškera) potete ammirare la Torre settentrionale. Proseguendo verso sud vedrete poi la Torre pentagonale, situata all’inizio della via Decumana, e poco oltre la Torre rotonda, affacciata verso le rive di Parenzo.
All'interno delle mura di una volta, scoprite la basilica Eufrasiana, la Casa dei Due Santi e la Casa Romanica, oltre ai resti di tempi antichi in prossimita della piazza Marafor (Foro Romano). Infatti, Parenzo puo vantare il Tempio di Marte – il santuario romano maggiore in Istria, oltre ai resti del Tempio di Marte, nelle sue immediate vicinanze.
Sulla via di ritorno, all'incrocio di due vie, la Decumana e la Cardo Maximus, potete ammirare i palazzi gotici Zuccati, Manzini e Leone, oltre a quelli barocchi Sincich, Polesini e Vergottini. Uscendo dal centro storico, non mancate di visitare il bellissimo palazzo comunale costruito in stile neogotico.
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In un negozietto di artigianato tra i tanti, l’occhio cade a caso su delle scatolette in legno dipinte a mano, con il paesaggio della bella Porec, su sfondo azzurro o chiaro, ma c’è una piccola sorpresa. Sotto la scatola girando una chiavetta si mette a suonare un carillon: è una musica che cantavano forse i marinai, quando bevevano e brindavano, augurandosi che quante erano le gocce del vino altrettanti fossero gli anni della vita.
Porec, l’antica Parenzo, situata a metà della costa istriana in Croazia, è, come quella musica, dolce, ma allegra e spensierata, luminosa, dalla bellezza antica, incastonata nell’azzurro. Così è dipinta su quelle scatolette e così appare già da lontano, col suo profilo caratteristico di antichi palazzi, che si allunga nell’azzurro tra mare e cielo.
Un tempo qui tutto apparteneva a Venezia, ai tempi della Serenissima (dal XV al XVIII sec.), per questo si respira ad ogni angolo l’atmosfera veneziana. La si ritrova subito sulle facciate candide dei palazzi cinquecenteschi con le finestre dalle tipiche bifore veneziane o ad arco, anche se la sua struttura ci riporta addirittura ai tempi dell’antica Roma: nelle vecchie vie si può intravvedere ancora l’impostazione romana del cardum e del decumanum, le strade romane che si riconoscono anche dal nome della via. Attualmente in un palazzo-museo sono ospitate epigrafi e pietre tombali dell’epoca.
Il suo gioiello più prezioso però è la Basilica Eufrasiana (o di Sant'Eufrasio vescovo), patrimonio dell’Unesco. Costruita sulle fondamenta di una chiesa precedente, intorno al 1500, ospita magnifici mosaici, i più notevoli dell’area mediterranea insieme a quelli di Ravenna, cui si aggiungono il bel cortile porticato, il Battistero e la torre campanaria: da questa si può godere una incantevole vista sul borgo e il mare. Nell’oratorio della prima chiesa, dedicata a San Mauro, vescovo di Parenzo, è ancora conservato il pavimento mosaicato che era parte di un’antica casa romana. In seguito fu distrutta per erigere la attuale basilica, quando era vescovo Eufrasio. I mosaici sui muri vennero eseguiti da maestri bizantini, mentre quelli ritrovati sotto il pavimento, recintati e protetti da una lastra di vetro, sono opera di artisti locali. Su uno dei mosaici dell’abside sono raffigurati i due vescovi, Sant'Eufrasio e San Mauro. Quest’ultimo, primo vescovo di Parenzo, fu martirizzato ai tempi delle persecuzioni dell’imperatore Diocleziano contro i cristiani. Al centro, spicca la meraviglia del ciborio e della cupola color oro e blu, il primo costruito nel 1277 per volontà del vescovo Otto. Pure il baldacchino, retto da quattro colonne in marmo, è interamente decorato di mosaici. In particolare brilla la luce dorata della cupola con il mosaico sull’arco di trionfo, in cui si distingue il Cristo su un globo e i dodici apostoli, sei per lato, che recano una corona ciascuno. Nel catino absidale, invece, si trova la Vergine con il Bambino, una delle pochissime figure della Madonna rinvenute in una basilica occidentale nei primissimi anni del cristianesimo.
La città vecchia, popolata di negozietti e botteghe di artigianato, ceramiche, oggetti in legno e conchiglie, maschere, continua a sorprendere con scorci di palazzi cinquecenteschi, tra cui ad esempio, nella Decumanus, un palazzo sorto nel 1473, in stile gotico fiorito, dalle magnifiche doppie trifore, e poi, finestre ad arco, balconate in ferro battuto o in legno, vecchie case in pietra, per non parlare del bastione medioevale, una parte delle antiche mura che circondarono il borgo fino al 18° secolo.
Sono scorci forse già visti eppure sempre nuovi, perché la bellezza non stanca mai.
Oggi Porec è un’attrezzatissima località balneare, al centro tra due verdi pinete, a ridosso di due spiagge fatte di scogli e cemento, ma dotate tutte di vasche di sabbia, dove giocano i bambini.
Nelle pinete si trovano giochi per tutte le età e sul lato sinistro ci sono due trampolini per tuffi e uno scivolo d’acqua, un’apoteosi per bambini e ragazzi.
La costa poi continua frastagliata ai margini della ricca vegetazione mediterranea, popolata soprattutto di pini, abeti e alberi cedui, e punteggiata qua e là di alberghi e casette immersi tra il verde e l’azzurro. Sul lungomare, davanti al porto, alcuni battelli invitano a fare gite nei dintorni, soprattutto al vicino borgo di Rovinj e al verdissimo canale di Lemen.
Non mancano suggestive manifestazioni in costume, tra cui una Giostra del Settecento, che si tiene a metà settembre, evento anticipato dalla raffigurazione dei sontuosi costumi dell’epoca, di dame e signori aristocratici, uno dei quali, in vero tessuto, accoglie i visitatori all’entrata di una bottega.
E allora, luminosa Porec, arrivederci!
Grazia Paganuzzi
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È la nuova Istria che quella che si sta affacciando all’Europa e al mondo, una terra bellissima ricca di ruralità nonostante il flusso turistico di massa degli anni '80 e '90 e la conseguente standardizzazione di prodotti e servizi.
È nata una nuova schiera d’imprenditori turistici, di produttori agroalimentari e ristoratori, di chef che in pochi anni stanno raccogliendo i frutti di un lavoro fatto con il cuore e con la testa e così, dove prima l’olio era pesante e duro ora è raffinato e di carattere, dove la Malvasia era un vino impersonale ora è di gran livello, dove il pesce era cucinato in tutta la costa sempre alla stessa maniera, ora è proposto con ricerca e tecnica, dove la carne era solo quella della lombata di vitello, ora c’è il prezioso Boskarin e poi ancora i tartufi di Livade, la Sogliola di Salvore, la patata istriana, il prosciutto istriano e via… via così…
Un mondo nuovo da scoprire, una terra dura e sensuale allo stesso tempo, con un’entroterra tutto da scoprire dove il marè è visibile da ogni collina, un mondo per gli amanti del buon vivere ed anche per chi cerca servizi esclusivi d’alta qualità dedicati al wellness, al relax, come ad esempio la struttura dell’Hotel kempinski Adriatic 5 stelle (www.kempinski.com) con i suoi 2.000 metri dedicati alla spa Carolea, le camere ampie e lussuose, il campo golf 18 buche immerso negli uliveti, la spiaggia privata che guarda dritta a Pirano sovrastata dalla terrazza panoramica del ristorante Kanova. Oppure il piccolo Hotel Gourmet San Rocco di Verteneglio (www.san-rocco.hr) nell’entroterra più storico del Malvasia, uno dei luoghi di ristorazione più evoluti in Istria dove olio e aceto vengono prodotti in casa, dove abbiamo mangiato un sorprendente patata cotta nel sale con tuorlo d’uovo e tartufo nero Istriano.
E ancora dal Ristorante Badi (www.restaurant-badi.com) nel piccolo borgo marinaro di San Lorenzo di Umago dove i piatti imperdibili sono il branzino in crosta di pane e gli scampi del Quarnero e dove l’ospitalità di Bado Badurina detto Badi è davvero unica.
Oppure alla Konoba Buscina (www.konoba-buscina.hr) immersa tra gli uliveti, dove una piccola struttura in pietra ospita il bel focolare sempre acceso per preparare piatti tradizionali di carne e pesce, con Fabiana che convince con il suo carattere determinato e diretto (da poco aperto anche il vicino agriturismo/alloggio, una grande casa rurale con piscina con 8/9 posti letto per famiglie e gruppi di amici). Fabiana è una delle prime promotrici del Boskarin, un bue istriano dalle lunghe corna usato solo in agricoltura fino ai primi del ‘900.
E poi più a sud sulla punta estrema di Salvore, dove vicino al faro, emerge la nuova cucina di pesce di Fabrizio della Konoba Pergola (
Impossibile infine non passare per Grisignana nell’entroterra, un borgo rurale medioevale panoramico completamente in pietra situato sopra un colle di forma conica, alto 228 m dove, da poco è stato aperto un’esclusivo bar da visitare al calar del sol, trattasi dell’Eno-gastro Energy Bar&Design, davvero schic (+385 52 776 051).
Per l’olio, vi sono molte micro-olearie nel territorio, ma non mancate la visita ad Aleksandra Vekic la produttrice dell’olio Mate (www.mateoliveoil.com), uno dei migliori oli istriani. Aleksandra da sola dirige l’attività perseguendo il sogno di papà “Mate” che nell’ulivo, 15 anni fa aveva investito tutta la sua vita. Alecxandra vi racconterà tutti i segreti della sua straordinaria coltivazione e produzione accompagnata da una degustazione dei suoi famosi oli. Per chi non volesse venir via del territorio senza assaggiare i Tartufi di Livade, Giancarlo Zigante (www.zigantetartufi.com) è presente nel territorio con alcuni store a Buje, Livade, Motovun, Grisignana e Buzet, il tartufo nero si trova tutto l’anno, per quello bianco dovrete aspettare ottobre.
Eccellenza anche nei vini, tra i quali nel nostro piccolo viaggio abbiamo assaggiato, la Gran Malvasia di Coronica (www.coronica.com), un ottimo metodo classico del giovane Bruno Trapan di Pola (www.trapan.hr), i “macerati” di Giorgio Clai (0385 52776175) come la Malvasia ed il Pinot, il Moscato di Momiano di Gianfranco Cozlovic (www.kozlovic.hr) pioniere della nuova enologia istriana, quello del piccolo produttore Danijel Kraljevic della Vigna Cuj ed infine il terrano di Moreno De Grassi (www.degrassi.hr). Questa naturalmente era solo una piccola parte dell’Istria e c’è ancora molto da scoprire. Ancora una volta la conferma che le cose migliori vengono dai territori storicamente più difficili.
www.magnarben.it
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Colline dai pendii dolci e verdeggianti, ruscelli, venti caldi che accarezzano la pelle, sport all’aria aperta e silenzi che elevano lo spirito nella meditazione.
Tutto questo è la Moravia Orientale. Ma anche di più.
Perchè se siete alla ricerca di una vacanza che coniughi attività e relax, passione per la natura e benessere psicofisico, questa è la destinazione dei vostri sogni.
Soltanto atterrando a Brno, vi renderete conto di quanto sia preminente per la popolazione morava l’accoglienza, che si lega a doppio filo ad un ricco patrimonio di tradizioni e folclore. Nella più assoluta aderenza alla filosofia del vivere ‘slow’, abbandonando le frenetiche vite cittadine, potrete però non rinunciare alla vostra sete di conoscenza e curiosità: la Moravia orientale è, infatti, ricchissima di monumenti storici, culturali, spirituali.
A 40 min dall’aereoporto di Brno, sorge la deliziosa cittadina di Velehrad.
Il monastero di Velehrad e, soprattutto, la sua basilica, rappresentano il fulcro spirituale della Repubblica Ceca. E’ proprio qui che ebbe inizio la millenaria storia della cristianità in questa parte d’Europa. Non a caso è il luogo, dove ogni anno, si tiene il pellegrinaggio nazionale, cui partecipano decine di migliaia di persone. Lo scorso 5 luglio inoltre, ricorrendo i 1150 anni dall’arrivo dei missionari slavi Cirillo e Metodio, la cittadina ha accolto il Pellegrinaggio Nazionale con un numero impressionante di pellegrini arrivati per la celebrazione solenne. La grandissima croce davanti alla basilica ricorda,inoltre, la visita di Giovanni Paolo II nel 1990. Da qui passa,poi, la via di pellegrinaggio della Grande Moravia e partono anche i diversi sentieri di pellegrinaggio diretti alla montagna con il santuario di ‘Svaty Hostyn’ verso la collina di Sant’Antonio. E’ ben evidente come l’intera zona della Moravia Orientale sia intessuta di una viva tradizione cristiana: i turisti trovano le tracce della vita spirituale ad ogni angolo. Sia che si tratti di una croce lungo la strada, di vie crucis, o di una basilica.
Da Velehrad potete poi raggiungere il meraviglioso Castello di Buchlovice, progettato da Domenico Martinelli, sullo stile delle ville barocche italiane. Nel caso lo raggiungiate a piedi, sarete premiati da splendide vedute di tutta la Moravia orientale. Il castello di Buchlovice, vi darà l’impressione di esservi catapultati in una fiaba d’altri tempi. Fu la sede nobiliare, barocca, di maggior importanza: l’area barocca del castello è costituita da due palazzi semicircolari con ricco ornato. Fa parte del complesso anche l’unico giardino pensile di tipo francese e il giardino all’inglese dove crescono rari alberi centenari e dove pavoni elegantissimi danno il benvenuto ai visitatori.
Chi considera l’avventura una ‘conditio sine qua non’ nelle attività vacanziere, non potrà lasciarsi sfuggire il centro dei voli in mongolfiera a Brestek. Mentre uno spettacolo originale, destinato non soltanto alle signore, potrete viverlo visitando il museo specializzato dell’industria calzaturiera ceca situato nel centro città di Zlin. Oltre a un migliaio di oggetti, la mostra vi presenta la produzione leggendaria della ditta Baa e la storia dell’artigianato. I più antichi pezzi originali risalgono al ‘500. Gli esempi cechi sono integrati da una collezione unica di calzature estere. Tra gli oggetti esposti, provenienti da tutto il mondo, vedrete tra l’altro anche i sandali fatti di piume di emù e capelli umani, utilizzati in Australia centrale a fini rituali.
Di grande impatto è il villaggio-museo di Rožnov pod Radhoštìm
Il complesso comprende centinaia di edifici lignei valacchi, che è possibile visitare anche all’interno, facendosi trasportare nel passato. Potete assaggiare qui le locali specialità gastronomiche ed anche cimentarvi in uno dei mestieri scomparsi. Il villaggio museo di Rožnov pod Radhoštìm ospita eventi culturali per tutto l’anno: si tengono molte iniziative ispirate al folclore locale, alle tradizioni popolari ed ai mestieri tradizionali. L’evento più amato è la tradizionale festa di Rožnov. La parte più antica e suggestiva del villaggio- museo è il paesello di legno, dove vennero trasportate le case che si trovavano sulla piazza di Rožnov e la chiesa di un vicino paese di campagna. La visita agli interni di questi edifici potrà condurvi idealmente alla vita quotidiana di chi ci ha realmente vissuto nel lontano passato. Anche un mulino a vento di tipo tedesco fa parte di questo villaggio museo, consentendoci di conoscere il funzionamento di un mulino. La città valacca , nonostante i cambiamenti subiti nel passare dei secoli, conserva gelosamente la propria identità. Rožnov pod Radhoštìm è il simbolo della salvaguardia dell’eredità storica, delle arti e dei mestieri oggi tristemente dimenticati. Dopo aver visitato tutto il giorno questa città valacca, potete dedicarvi al benessere del corpo: le terme di birra di Rožnov, uniscono elementi di medicina alternativa alle antiche tecniche degli antichi egiziani ed alle classiche cure fisioterapiche.
Ultima tappa, per concludere in bellezza è la visita alla cittadina di Kromeriz, una piccola Praga che per molti secoli è stata un centro economico e amministrativo molto importante. Ricchissima di luoghi storici e di tradizioni culturali e musicali è giustamente chiamata anche ‘L’Atene della regione Hanà’. Il castello arcivescovile, in stile barocco fu costruito nel XVIII secolo dai vescovi di Olomuc che lo possedevano dal XII sec, prima come mercato regionale,poi come residenza estiva. Di inestimabile valore sono anche le 536 opere che potrete ammirare nella pinacoteca del Castello, concludendo con una visita, doverosissima, al giardino dei fiori,monumento storico, iscritto nell’elenco dei beni UNESCO dal 1998: vialetti con alte siepi, geometrie, statue di antiche divinità e personaggi mitologici.
Sara Tufariello
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Lontano in mezzo al mare viveva un Re con i suoi sei figli, la più piccola era una sirenetta. Lei adorava sentir parlare del mondo degli umani e il giorno del suo quindicesimo compleanno le fu concesso di salire in superfice. Lì vide un veliero con a bordo un bellissimo e giovane principe. Di notte, durante una tempesta, il veliero affondò e la sirenetta andò a salvare il Principe.
Il mattino seguente, lui si svegliò, gli occhi ancora chiusi. La sirena lo baciò e lo stese sulla sabbia, ma lui non sapeva chi lo aveva salvato, dato che si svegliò e sorrise. Con il cuore spezzato lei si rituffò in mare, ma tornò spesso al suo castello per guardarlo. Divenne molo legata agli esseri umani. “Perché non possediamo un’anima immortale? Darei tutti i miei 300 anni in cambio di passare un giorno da umana, conquistare il principe e diventare immortale” pensò. Quindi partì, alla ricerca di una strega del mare. “Vuoi veramente sbarazzarti della tua coda per avere un paio di gambe, innamorarti del principe e avere un’anima immortale? le chiese la strega. “Allora il tuo desiderio verrà esaudito, ma fará male come il taglio procurato da una spada, la tua vita da sirena finirà e lo devi sposare per diventare immortale. Inoltre, voglio la tua bella voce, e se lui sposerà un’altra, tu diventerai schiuma del mare” disse la strega cominciando a mescolare una pozione magica.
La Sirenetta uscì dall’acqua, bevve la pozione e si sentì come trafitta da una spada. Una volta sveglia, trovò il Principe in piedi davanti a lei, ma lei non riusciva a parlare. Lui dunque la condusse al suo castello e si prese cura di lei come se fosse una bambina, non una moglie e presto sposò un’altra principessa. Questa fu la fine di un sogno per il quale aveva lasciato la sua famiglia, la sua casa e la sua voce; all’alba si dissolse in schiuma marina. Non sentì la morte ma vide soltanto creature dalle voci melodiche fluttuare nell’aria appena salì dalla schiuma. “Dove sono?” si chiese. “Con le figlie dell’aria. Anche noi dobbiamo conquistare l’amore di un mortale per diventare immortali. Adesso ti sei unita a noi, ma attraverso buone azioni lungo molti anni, otterrai la tua parte nella felicità eterna dell’umanità. (H.C. Andersen, 1837)
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